2005-10-26 14:05:53

Viaggio a Mosca dell'arcivescovo Giovanni Lajolo. Incontrerà un rappresentante di Alessio II


(26 ottobre 2005) Quattro giorni a Mosca, per una serie di incontri di alto livello ecclesiale ed ecumenico. Si accinge a compierli l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, che questa sera sarà nella capitale russa, accompagnato da un consigliere, il rev.do Julio Murat. Domani mattina, mons. Lajolo incontrerà i vescovi cattolici nella nunziatura, mentre nel pomeriggio avrà un colloquio con il presidente della Commissione per gli Affari esteri della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo. Venerdì, altro incontro politico con il ministro degli Esteri russo, Lavrov, mentre nel pomeriggio dello stesso giorno, alle 16, sarà la volta del colloquio con il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca. Dopo una viista al Cremino, in programma sabato mattina, mons. Lajolo presiederà una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale cattolica di Mosca.
Alla vigilia del suo arrivo a Mosca, mons. Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha rilasciato due importanti interviste ad organi di informazione russi, di cui pubblichiamo il testo in italiano. La seconda intervista è stata rilasciata all'agenzia "Blagovest-Info" ed in essa il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede parla del ruolo della Santa Sede nello scenario internazionale, delle relazioni con la Federazione Russa e del suo ruolo in Europa, sui rapporti con la Chiesa Ortodossa Russa.
Ecco il testo dell'intervista realizzata da "Blagovest-Info" (Mosca) :

Eccellenza, lei è giunto in Russia per la prima volta in qualità di responsabile della Sezione della Segreteria di Stato Vaticana per i rapporti con gli Stati, su invito del suo collega russo Sergej Lavrov. Da questo si evince che la Sua visita è in primo luogo una visita di Stato.
 A questo proposito vorrei chiederle: in quali ambiti collaborano Stati così diversi fra loro come la Federazione Russa e la Santa Sede? Qual’è la dinamica delle loro relazioni? Si possono rilevare dei cambiamenti negli ultimi sei mesi seguiti all’elezione al soglio petrino di Papa Benedetto XVI, o è più corretto parlare di una stabilità e continuità nella politica di ambo le parti nelle loro mutue relazioni?

Mons.Lajolo: La Santa Sede è presente sulla scena internazionale senza aver alle spalle alcun potere politico, militare, finanziario o economico; essa è presente solo con la forza del messaggio umano e morale, di cui è portatrice per la sua missione evangelica, ed appellandosi ai principi del diritto naturale.
Non pochi problemi politici hanno risvolti morali, implicazioni che riguardano l’uomo in quanto tale a prescindere dai suoi interessi nazionali, per quanto legittimi. Pensiamo per esempio al problema generale della pace, della collaborazione tra i popoli e del dialogo fra le culture, al dramma della povertà e della fame, alla tutela della vita umana, alla difesa della libertà di religione, alla promozione della ricerca biogenetica nel rispetto della dignità dell’individuo umano fin dal primo momento del suo esistere, ecc. È su questi temi che la Santa Sede interviene. E devo dire che negli organismi internazionali la sua voce è ascoltata con grande interesse e rispetto, anzi che sono i rappresentanti stessi di molti Stati che chiedono di conoscerne il pensiero o ne sollecitano la collaborazione, anche se poi non sempre si riesce a far accettare il messaggio della Santa Sede nella sua integralità.
Un punto focale, molto specifico dei rapporti bilaterali tra la Santa Sede ed i singoli Stati concerne la condizione giuridica della Chiesa Cattolica. La Santa Sede non chiede privilegi in favore della Chiesa Cattolica, ma ovunque chiede il rispetto del diritto alla libertà di religione, a livello individuale e sociale, sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e da altri importanti strumenti internazionali, ed il riconoscimento della pari dignità e pari libertà della Chiesa cattolica e dei suoi membri rispetto alle altre confessioni cristiane ed alle altre religioni.
Non dubito che anche con il Papa Benedetto XVI l’azione della Santa Sede continuerà su queste medesime linee direttive, cercando sempre di approfondire ed ampliare la collaborazione con tutte le competenti istanze statali.
 Uno dei problemi che sono deputate a risolvere le diplomazie degli Stati Europei è l’integrazione d’Europa. I media in Russia hanno più volte parlato dell’importanza attribuita dalla Santa Sede e da Lei personalmente agli aspetti morali di questo processo.
Io vorrei tuttavia rivolgerLe una domanda sull’aspetto «geografico», o meglio «geopolitico»: come vede il posto e il ruolo della Russia, che certamente è parte dell’Europa, in questo processo? Ho avuto modo di udire dalle labbra di alti rappresentanti della Chiesa di Roma che la Russia è inscindibilmente parte dell’Europa. Questo era un loro parere personale oppure rispecchia la posizione del Vaticano?

Mons.Lajolo: È troppo evidente che la Russia è parte dell’Europa, e non una piccola, ma una grande parte dell’Europa. Non si può pensare all’Europa nella sua integralità e nella sua identità, che è anzitutto morale prima che geografica e politica, senza pensare al grande contributo nelle scienze, nell’arte, nella cultura, nella religione, e specificamente nella spiritualità cristiana, che viene dalla Russia. Nessuno – che io sappia – ne dubita. La Russia è però anche un paese bi-continentale, estendendosi anche su vastissime regioni dell’Asia. E questa sua posizione ne qualifica – mi sembra – in maniera unica la sua missione nel mondo.

Abbiamo parlato di relazioni tra gli Stati Vaticano e Federazione Russa. Ma sarebbe strano non farLe una domanda – in qualità di Vescovo cattolico – sulle relazioni fra la Chiesa cattolica romana e la più numerosa Chiesa del mondo ortodosso, la Chiesa ortodossa russa. Non è un segreto per nessuno che attualmente sono lontane dall’essere ideali e, cosa particolarmente triste, che per molti aspetti sono peggiorate rispetto a 20 anni fa.
Secondo Lei, qual’è la causa – o le cause – di questa tensione? Quali vie ci sono per uscire dalla crisi e instaurare un rapporto di reciproca fiducia tra le due Chiese più numerose del mondo cristiano? Rientrano nel programma della sua visita anche incontri e trattative con esponenti della Chiesa ortodossa russa?

Mons.Lajolo: Vorrei partire da un dato-base che non dovremmo mai dimenticare, e che deve permetterci di rinnovare costantemente un atteggiamento positivo ed aperto nei rapporti ecumenici: il riconoscimento che tutti sinceramente vogliamo aderire alla volontà di Colui che noi riconosciamo come nostro unico Signore: Gesù Cristo.
Ciò detto, dobbiamo anche ammettere con verità ed umiltà che le relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa in Russia, che è la più grande Chiesa esistente all’interno dell’ortodossia, sono segnate da reciproche difficoltà. Mi sembra che si tratti soprattutto di una dolorosa incapacità di elaborare un linguaggio comune per affrontare l’esame e ricercare la soluzione delle divergenze.
Non si può non rilevare, ad esempio, una differenza nel modo di valutare il diritto della persona a compiere una propria scelta confessionale. Sono convinto d’altro canto che non esistono problemi irrisolvibili, se solo ci lasciamo guidare dal Vangelo. Dobbiamo pregare molto perché lo Spirito Santo purifichi i nostri cuori, illumini le nostre menti e guidi le nostre azioni. L’unità della Chiesa è operata dallo Spirito Santo. Nel lavorare come suoi strumenti in questa prospettiva dobbiamo essere anche pazienti con noi stessi per la nostra incapacità di “scoprire” le vie del Signore.
La Chiesa Cattolica in Russia, unitamente alla Rappresentanza Pontificia a Mosca, è comunque pronta, da sempre, ad esaminare, insieme alla Chiesa Ortodossa, i motivi e le occasioni delle differenze, e talvolta dei malintesi, per cercare di risolverli in spirito soprannaturale. Mi piace anche ricordare che, pur nei momenti più difficili, il canale di comunicazione tra la Santa Sede ed il Patriarcato di Mosca non si è mai chiuso.
Il Signore ci ha detto: «Rimanete nel mio amore... questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15, 9.17). Se accettiamo questo invito, anzi questo amorevolissimo comando di Nostro Signore, noi non potremo mai interrompere il dialogo e continueremo a ricercare occasioni di intesa ed iniziative comuni in tutti i campi in cui ciò sia possibile. Ricordo come una parola molto luminosa di Giovanni Paolo II, questo suo detto: “Poiché operiamo per la piena comunione, facciamo insieme quanto non dobbiamo fare separatamente. Lavoriamo insieme, nel pieno rispetto delle nostre distinte identità e tradizioni” (26 settembre 2001). Per questo penso, per esempio, che vi sia molto spazio ad iniziative comuni in campo culturale per valorizzare il patrimonio spirituale condiviso dalle due Chiese.
Ma mi pare anzitutto necessario coltivare ed intensificare i rapporti interpersonali al fine di superare le barriere della diffidenza ed aprire nuove vie al dialogo teologico. In questo spirito mi accingo a far visita al Metropolita Kyrill, Presidente del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, e ai suoi collaboratori.


Si incontrerà con esponenti della comunità cattolica russa? Purtroppo, negli ultimi anni da quest’ultima si odono sovente rimproveri sul fatto che il Vaticano e la gerarchia della Chiesa ortodossa russa cercano di risolvere i propri problemi «passando sulla sua testa». Ha avuto modo di sentire rimproveri di questo genere e quanto, a parer suo, sono giusti?

Mons.Lajolo: Può darsi che in qualche caso si sia inavvertitamente ferita la sensibilità di alcuni cattolici. Ciò non fu però certo dovuto a mancanza di considerazione, ma al fatto che talvolta l’attenzione prioritaria è rivolta ad acquisire una nuova amicizia, e ciò può portare a trascurare involontariamente amicizie già acquisite e sicure...
Non risponderebbe però a verità che il dialogo tra la Santa ed il Patriarcato di Mosca sia stato condotto senza conoscenza o senza il consenso della gerarchia cattolica russa. Per esempio, i membri cattolici della Commissione Mista, istituita dopo la visita del Cardinale Kasper nel febbraio del 2004, sono stati scelti e designati su indicazione dei Vescovi cattolici, proprio per assicurare la rappresentatività della Chiesa locale e perché essa possa essere protagonista nel processo di avvicinamento fra le due Chiese. Vorrei anche aggiungere che gli incontri che il Rappresentante Pontificio costantemente ricerca con vari Vescovi ed istituzioni ortodosse hanno proprio lo scopo di creare un miglior clima di comprensione reciproca tra le due Chiese, che non può non tornare di vantaggio ai fedeli cattolici.
Confido del resto che questa mia visita possa far comprendere alla comunità cattolica di Mosca tutta la considerazione e l’affetto che la Santa Sede nutre per essa. Il Santo Padre Benedetto XVI mi ha espressamente incaricato di portarle l’espressione del suo vivo affetto paterno e la sua benedizione apostolica.


Quando i media laici parlano delle relazioni fra Chiesa ortodossa russa e cattolica, spesso sollevano due temi strettamente congiunti fra loro: la possibilità di una visita del Pontefice romano in Russia e le prospettive di un suo incontro con il Patriarca di Mosca. Negli ultimi mesi alcuni organi di stampa ed informativi hanno ripreso questi temi. Si può dire che dietro queste voci esistano reali speranze di una simile evoluzione degli eventi oppure, ancora una volta, si confonde tra sogno e realtà?

Mons.Lajolo: Una visita del Santo Padre nella Federazione Russa costituirebbe un evento ecumenico molto significativo ed importante. Essa dovrebbe però essere preparata con grandissima cura. Come rilevò qualche mese fa il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, una tale visita, rivestendo un carattere principalmente spirituale, dovrebbe rappresentare un motivo di gioia e di speranza non solo per i cattolici, ma per tutta la Russia, compresi gli altri credenti cristiani ed i seguaci di altre religioni. Non penso che il Santo Padre Benedetto XVI compirebbe una visita che, invece di contribuire ad una maggiore comprensione e concordia anzitutto in campo cristiano, potesse essere motivo di tensione o di scontento. Preghiamo perché il Signore ne faccia maturare presto le premesse.


È in programma una nuova visita del Presidente della Federazione Russa in Vaticano? Vladimir Putin ha lavorato molti anni in Germania, conosce bene questo Paese, la mentalità del suo popolo; forse, un suo dialogo personale con il Papa tedesco potrebbe aprire una nuova pagina nella storia delle relazioni fra la Russia e il Vaticano?

Mons.Lajolo: Il Presidente Putin ha fatto visita al Papa Giovanni Paolo II nel giugno 2000 e nel novembre 2003. In una sua visita al Papa Benedetto XVI il Presidente Putin sarebbe certo ricevuto con tutti gli onori e con grande cordialità, personalmente e come Capo della Federazione Russa, cioè come rappresentante di un grande popolo per il quale la Santa Sede ha sempre nutrito amicizia ed ammirazione. Non mi è noto che una tale visita sia già in programma, anche per il fatto che il nuovo Ambasciatore russo presso la Santa Sede, S.E. Sig. Nikolay Sadtchikov, è giunto a Roma soltanto da poche settimane.


Da ultimo, vorrei farLe una domanda di carattere più «generale». Una domanda che si pone a tutti i cristiani – e non solo a loro – lungo tutto il corso della storia della Chiesa: che cos’è la politica cristiana? E più concretamente, quali priorità si pone nella sua politica estera, nella sua missione diplomatica lo Stato del Vaticano, che per definizione non è possibile considerare separatamente dalla Chiesa cattolica?

Mons. Lajolo: L’attività politica – diceva il Papa Pio XI – può e deve essere la più grande forma di carità, cioè di amore al prossimo: essa deve infatti mirare al bene comune e non all’interesse egoistico del singolo. La politica “cristiana” è quella politica che, nel mirare al bene comune, si lascia ispirare da grandi valori evangelici: di attenzione ai più poveri, di dignità di ogni persona umana in quanto immagine di Dio, di fratellanza, di generosa solidarietà con i poveri ed i bisognosi anche se molto lontani.
Le priorità della politica estera della Santa Sede sono determinate, oltre che da tali ideali, che ne costituiscono una costante invariabile, anche dalle diverse esigenze del momento, che possono subire variazioni di giorno in giorno a causa di vicende politiche locali o di tragici eventi naturali. In questi decenni vi sono però alcuni ambiti regionali, per esempio il Medio Oriente o l’Africa sub-sahariana, i cui drammatici problemi continuano a sollecitare l’attenzione della Santa Sede così come di diverse potenze.







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