L'arcivescovo Lajolo sulle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Russia e sul "piccolo
gregge" cattolico russo
(26 ottobre 2005) Alla vigilia del suo arrivo a Mosca, questo pomeriggio, l'arcivescovo
Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha rilasciato
due importanti interviste ad organi di informazione russi, di cui pubblichiamo il
testo in italiano. Nel corso della sua visita ufficiale in programma da oggi fino
a domenica 30 ottobre, mons.Lajolo incontrerà venerdì prossimo il Ministro degli Affari
Esteri della Federazione Russa, il sig. Lavrov, e successivamente il Metropolita Kirill,
Presidente del Dipartimento delle Relazioni Ecclesistiche Esterne del Patriarcato
di Mosca. La prima intervista è stata rilasciata al periodico cattolico "Svet Evangelja",
ed in essa il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede si sofferma
in particolare sulla questione delle piene relazioni diplomatiche tra la Federazione
Russa e la Santa Sede e sulla necessità che il "piccolo gregge" cattolico russo goda
di "pari dignità" e "pari libertà" in territorio russo. L'arcivescovo Lajolo celebrerà
inoltre domenica prossima, nella Cattedrale cattolica dedicata all’Immacolata Concezione
di Maria, Madre di Dio, la conclusione del Congresso Eucaristico diocesano. Ecco
il testo dell'intervista:
1. Eccellenza, Le è già capitato di trovarsi
in Russia in precedenza? Quali ricordi, impressioni, emozioni sono legati per Lei
al nostro paese?
R. : È questa la mia prima visita in Russia. Si
realizza così un mio vivo desiderio, da tanto tempo accarezzato. La grande letteratura
del vostro paese fa parte delle mie letture giovanili: Dostojewskij e Tolstoj – per
nominare solo due nomi che balzano immediatamente alla mente – sono tra i massimi
scrittori europei e rivelano la grande umanità del popolo russo ed anche le radici
cristiane che affondano nel profondo del suo spirito. E nei miei studi storici non
potevo certo trascurare la parte attiva – ricca di pagine gloriose – che la Russia
ha avuto nella storia europea. Oggi la Russia è un grande paese, retto a regime democratico,
che conserva un ruolo di primissimo piano sulla scena internazionale, con eccezionale
potenzialità di sviluppo e di influenza: essa è infatti l’unico paese del mondo che
si estende su amplissimi territori di due continenti. La mia visita vorrebbe anche
testimoniare la simpatia, della Santa Sede e mia personale, per il popolo russo, recentemente
provato dalla grande tragedia di Breslan dell’1 settembre 2004 e più recentemente
dall’attentato di Nalcik, che tanto hanno scosso l’opinione pubblica mondiale. Tutto
ciò può far comprendere con quale emozione io mi accingo a compiere questa visita.
2. Quali
sono gli scopi della Sua visita? Quali risultati si attende? Quali conseguenze potrebbero
attestare il successo della Sua missione?
R. : La mia visita risponde
ad un invito del Ministro degli Affari Esteri, S.E. il Sig. Sergej Lavrov, che il
7 giugno scorso è stato in Vaticano per colloqui con l’Eminentissimo Cardinale Sodano,
Segretario di Stato, ed il sottoscritto. Sono molto grato al Sig. Lavrov per questo
suo gentile invito. Lo scopo precipuo della mia visita è di meglio approfondire la
conoscenza circa la posizione ed il giudizio del Governo russo su diversi problemi
di ordine internazionale, come anche di far conoscere il punto di vista della Santa
Sede. A questo primo scopo, determinato dal cortese invito del Ministro Lavrov, si
aggiunge però anche il desiderio di far visita a S.E. Mons. Tadeusz Kondrusiewicz,
Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca ed alla vivace comunità cattolica moscovita,
e portare ad essa l’affettuoso saluto ed una particolare benedizione del Santo Padre
Benedetto XVI.
3. Quali sono i principali problemi e le speranze
nelle relazioni fra gli Stati del Vaticano e della Federazione Russa? Ci si può attendere
in un prossimo futuro l’instaurarsi di piene relazioni diplomatiche (a livello cioè
di Ambasciata, e non di Rappresentanza)?
R. : I rapporti tra il
Governo della Federazione Russa e la Santa Sede sono molto positivi e cordiali. Penso
di poter dire che non è aperto alcun serio contenzioso. Non mancherò certo di far
presente alcune istanze e legittime aspirazioni della Chiesa Cattolica in Russia,
in merito alle quali il Governo russo ha però sempre dimostrato comprensione ed apertura.
Si tratterà piuttosto di studiare la maniera per sviluppare la collaborazione nell’impegno
sul grande tema della pace e su alcune gravi situazioni conflittuali in atto in diversi
Paesi del mondo, in particolare in Medio Oriente, e di sintonizzare meglio l’azione
in seno ad alcune organizzazioni internazionali: penso per esempio all’OSCE, della
quale anche la Santa Sede è membro, o all’ONU, presso la cui Assemblea Generale la
Santa Sede ha lo status di Osservatore Permanente, mentre è membro in diversi suoi
organismi. E ciò con specifico riferimento ad alcune tematiche fondamentali relative
alla cooperazione tra i popoli, alla lotta contro la fame e la povertà, alla dignità
della persona umana (e qui si aprono i grandi temi dello sviluppo demografico, dell’eutanasia,
delle manipolazioni genetiche, ecc.). Oltre a queste questioni, penso che si possa
avviare un’azione più intensa in ambito culturale, attraverso la collaborazione dei
Musei Vaticani con i grandi Musei di Mosca, come il Museo Pushkin o la Galleria Tretiakov. Per
quanto concerne le relazioni diplomatiche, mi appare evidente che l’attuale status
delle reciproche Rappresentanze a Mosca e in Vaticano non corrisponde al peso che
la Santa Sede attribuisce ai propri rapporti con il Governo di Mosca, né alla posizione
che la Santa Sede – con le sue 174 Nunziature Apostoliche e oltre 20 Rappresentanze
presso le organizzazioni internazionali – ha nel mondo. Credo però che entrambe le
Parti lavorino per passare ai pieni rapporti diplomatici.
4. Esponenti
ufficiali della Chiesa Ortodossa russa hanno dichiarato più volte che si attendono
dal Vaticano “passi concreti” per migliorare le relazioni. Lei porterà a Mosca qualche
nuova iniziativa in questo campo? Che passi verso l’avvicinamento sono possibili da
parte della Chiesa Cattolica, e quali passi si attende la Santa Sede dal Patriarcato
di Mosca? R. : Il tema delle relazioni tra Chiesa Ortodossa
russa e Chiesa Cattolica ha in sé un risvolto direttamente connesso al dialogo “ecumenico”
tra le due Chiese, che rientra nella specifica competenza del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’unità tra i cristiani. Il Cardinale Walter Kasper, che ne è
il presidente, è stato a Mosca ancora a fine giugno c.a.. Da parte mia, mi farò portatore,
tra l’altro, del vivo desiderio di Sua Santità il Papa Benedetto XVI di migliorare
i rapporti con il Patriarcato di Mosca, anche in vista di una necessaria testimonianza
comune di tutti i cristiani, nel mondo contemporaneo, dei valori evangelici. 5. A
parer Suo, che ruolo dovrebbe avere la comunità cattolica locale, il “piccolo gregge”
dei cattolici in Russia nelle relazioni internazionali e interconfessionali? Qual
è il Suo parere sul fatto che i cattolici non sono rappresentati nel Consiglio interreligioso
della Russia, e nella Camera pubblica in formazione (dove vi sono ortodossi, musulmani,
ebrei, buddisti e protestanti)?
R. : Desidero rilevare anzitutto
che la comunità cattolica dei fedeli russi è sì un “piccolo gregge”, ma che è un “piccolo
gregge” a pieno titolo russo, che ha dietro di sé una storia secolare, segnata da
prove dolorose, sostenute con un esemplare coraggio di fede. Senza voler in alcun
modo modificare il peso dei numeri, e nel chiaro riconoscimento del ruolo della Chiesa
Ortodossa nella storia della nazione russa, non si può transigere sul principio della
“pari dignità”, e della “pari libertà”. Ciò non significa in alcun modo una diminuzione
della posizione preminente della Chiesa Ortodossa in Russia, ma comporta che la comunità
cattolica russa deve poter vivere e testimoniare la propria fede religiosa, caratterizzata
specificamente dall’unione con il Vescovo di Roma e con la Chiesa Universale, nell’ambito
di quei diritti fondamentali riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo del 1948 e dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici
del 1966. Nella consapevolezza, poi, che la “comunione” è la prima forma di “missione”,
penso che i cattolici russi, oggi, anche alla luce degli insegnamenti del Concilio
Vaticano II, di cui quest’anno si celebreranno i 40 anni della conclusione, si sentiranno
stimolati ad offrire, in un certo senso, a mettere ulteriormente il loro “tesoro”
di fede e di testimonianza a disposizione dei fedeli delle altre confessioni cristiane
e dell’intera società russa, individuando cammini di convergenza e di mutua accoglienza
e di “servizio” al grande paese, la Russia, che è la loro patria. Nella costruzione
di rapporti di amicizia e di riconciliazione i cattolici russi possono certamente,
al pari dei cattolici delle altre nazioni, dare il proprio specifico contributo alla
promozione morale, spirituale e sociale del proprio paese. Penso, qui, ai settori
della cultura, dell’assistenza sociale e umanitaria, ecc. Proprio per questo, mi
auguro che essi possano essere presto rappresentati nella Camera del Pubblico, affinché
siano in grado di svolgere pienamente la loro missione e collaborare alla crescita
della società russa, di cui sono parte integrante, e nel Consiglio interreligioso
della Russia per sviluppare sia il dialogo ecumenico tra cristiani che quello interreligioso
tra i fedeli delle altre religioni a servizio, soprattutto, della serena convivenza
pacifica e civile di tutti i cittadini di questo grande paese.
6. Il
18 maggio 2005, sulla tomba di Papa Giovanni Paolo II nelle cripte vaticane il Metropolita
Kondrusiewicz ha indetto un anno in memoria del defunto Pontefice in Russia. Quali
aspetti di Papa Wojtyla Lei ritiene fondamentali? Che cosa ricorda, in particolare,
degli incontri con lui?
R. : Nel pontificato di Giovanni Paolo II
sono facilmente riconoscibili alcune linee dominanti: 1°: la fedeltà al Concilio
Ecumenico Vaticano II; 2°: l’impegno prioritario a difesa della vita e della dignità
dell’uomo; 3°: la volontà fermissima di servire alla ricomposizione dell’unità dei
cristiani. Nei miei incontri con lui ho sempre ammirato la sua profonda semplicità
ed umiltà – ed era da questo a mio avviso che derivava quel che di naturalmente sovrano
che lo caratterizzava! – il suo realismo, la sua paternità verso tutti: non ho mai
udito da lui una parola di critica o di condanna nei confronti di alcuna persona.
7. Sta
cambiando la politica estera della Santa Sede nel nuovo Pontificato? Quali sono oggi
le sue direttive prioritarie?
R. : Non so se sia proprio esatto
parlare di politica “estera” della Santa Sede. Perché la Chiesa Cattolica si sente
interna ad ogni popolo e nazione, e sente ogni popolo e nazione come parte di se stessa,
beninteso nel riconoscimento e nel rispetto della chiara distinzione dei ruoli delle
istanze religiose e politiche nei diversi Stati. Ma usando per comodità il termine
“politica estera”, credo che con il pontificato di Benedetto XVI essa non sarà modificata,
bensì ulteriormente sviluppata, in coerenza con i principi che da sempre la guidano,
di apertura all’uomo nella sua concreta realtà storica, fatta di sempre nuovi bisogni
e di sempre nuove possibilità, e di fedeltà al Vangelo, che Cristo ha portato perché
– come leggiamo nel Vangelo di Giovanni – gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza. 8. Come valuta le conclusioni della recente assemblea
del Sinodo dei Vescovi?
R. : Ne emerge la centralità
del Mistero eucaristico nella vita della Chiesa e di ogni cristiano, la sua forza
propulsiva tanto nel proseguimento del cammino ecumenico quanto nell’impegno sociale.
Non è un nuovo messaggio, ma è il messaggio di sempre, proposto con rinnovata incisività,
per dare nuova luce e gioia al cuore dei fedeli. È Dio con noi.
9. Saremmo
lieti di pubblicare gli auguri e gli auspici che Vostra Eccellenza volesse rivolgere
ai cattolici russi alla vigilia del Suo viaggio nel nostro paese.
R.
: Il mio augurio è che essi vivano sempre la loro fede con gioia, in unione con
il loro vescovo e con il Papa, successore di Pietro, ed anche con l’umile fierezza
di essere membri della grande comunità cattolica che si estende da un confine all’altro
della terra.