All’udienza generale, la preghiera di Benedetto XVI per le tante necessità della Chiesa
e del mondo, in particolare per le popolazioni colpite dal terremoto e da altre calamità
ambientali
(26/10/2005 - RV) Come sempre anche stamane una grande folla di pellegrini ha accolto
il Papa in Piazza San Pietro per l’Udienza generale, tra questi un numeroso gruppo
di circa mille bambini e ragazzi di varie regioni italiane, guariti negli ultimi 10
anni da malattie neoplastiche, aderenti alla Fondazione “Città della speranza” di
Padova, venuti per ricevere la benedizione papale e donare una speranza in più a tutti
i malati di poter vincere il tumore. Il servizio di Roberta Gisotti
Come abbiamo
appena ascoltato, tra le migliaia di pellegrini in Piazza San Pietro, il Papa si è
rivolto ai ragazzi della “Città della speranza”, una fondazione veneta davvero meritevole.
Ce ne parla Tiziana Campisi.
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Una fondazione nata nel 1994 per i bambini leucemici. “Città della speranza” è
stata voluta da un gruppo di imprenditori e privati del Veneto per sostenere la costruzione
di un reparto di Oncoematologia Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e per
sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili. L’organizzazione finanzia e gestisce
progetti scelti da un Comitato Scientifico Internazionale e aiuta bambini di tutta
l’Italia ma anche provenienti dall’estero, in particolare dall’Est e da Chernobyl.
Uno dei soci fondatori ne descrive le attività:
R. – Noi tutti siamo volontari
e tutto quello che entra attraverso la raccolta di manifestazioni, di donazioni, serve
per la ricerca. La fondazione “Città della speranza” paga gli stipendi a questi ricercatori.
Prima abbiamo costruito questo padiglione, dove ci sono stanze che raccolgono i bambini,
ma anche dove i genitori possono avere una sistemazione confortevole, perché devono
purtroppo per mesi e mesi stare dentro a questi padiglioni.
Ma come affrontano
genitori e figli la malattia? Ascoltiamo la testimonianza di una madre:
R.
– Bisogna avere fiducia nei medici, nel consiglio dei sacerdoti, delle comunità… Si
guardava sempre ad un’immagine di Maria e di Gesù con la speranza della guarigione”.
Laura
oggi ha trent’anni, ne aveva 15 quando ha vinto la sua battaglia contro la leucemia
grazie al trapianto del midollo ricevuto dal fratello.
R. – Adesso sto bene,
faccio una vita normale, lavoro, ho amici …
D. – Come sei riuscita a superare
i momenti più difficili?
R. – Avevo vicino i miei genitori. Mi appoggiavo su
di loro e un po’ alla volta ne sono venuta fuori.
D. – Cosa, invece, ti sentiresti
di dire ad una persona che ancora deve affrontare tanto?