Il Messaggio finale del Sinodo: nell'Eucaristia, presenza di Cristo vivente, la pace
del mondo
A conclusione dell’XI Assemblea Generale del Sinodo, i Vescovi hanno approvato il
Messaggio finale al Popolo di Dio, che viene pubblicato oggi, sabato 22 ottobre. Qui
di seguito il testo integrale della versione in italiano:
Eucaristia: Pane
vivo per la pace del mondo
Cari confratelli Vescovi, Cari Sacerdoti
e Diaconi, Cari Fratelli e Sorelle,
1. «Pace a voi! » Nel nome del Signore,
che la sera di Pasqua irrompe nel cenacolo di Gerusalemme, ripetiamo: «Pace a voi!
» (Gv 20, 21). Il mistero della sua morte e risurrezione vi consoli, dando senso a
tutta la vostra vita e vi conservi nella gioia della speranza! Cristo è vivente nella
sua Chiesa; secondo la sua promessa (cf. Mt 28, 20), egli rimane con noi tutti i giorni
fino alla fine del mondo. Nel Santissimo sacramento dell'Eucaristia, è Lui stesso
che si dona a noi e ci offre la gioia di amare come Lui, comandandoci di condividere
il suo amore vittorioso con i nostri fratelli e sorelle sparsi per il mondo intero.
Ecco il messaggio di gioia che vi annunciamo, carissimi Fratelli e Sorelle, al termine
del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia.
Sia benedetto Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo, che ci ha raccolti di nuovo come nel cenacolo con Maria, Madre
di Dio e Madre nostra, per fare memoria del dono supremo della Santissima Eucaristia.
2.
Convocati a Roma da Sua Santità Giovanni Paolo II di venerata memoria e confermati
dal Santo Padre Benedetto XVI, siamo venuti dai cinque continenti della terra per
pregare e riflettere insieme sull'Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione
della Chiesa. Scopo del Sinodo era quello di offrire al Santo Padre delle Proposizioni
che serviranno per riqualificare la pastorale eucaristica della Chiesa. Abbiamo potuto
sperimentare ciò che la santa Eucaristia significa fin dalle sue origini: una sola
fede e una sola Chiesa, nutrita da un unico Pane di vita e in comunione visibile con
il successore di Pietro.
3. La condivisione fraterna tra i Vescovi, gli Uditori
e le Uditrici, unitamente con i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali,
ha rinnovato la nostra convinzione che la Santa Eucaristia anima e trasforma sia la
vita delle nostre Chiese particolari d'Oriente e Occidente sia le molteplici attività
umane nei contesti più differenti in cui viviamo. Proviamo una gioia profonda nel
constatare l'unità della nostra fede eucaristica pur all'interno di una grande diversità
di riti, di culture e di situazioni pastorali. La presenza di tanti Fratelli vescovi
ci ha permesso di sperimentare in maniera ancora più diretta la ricchezza delle nostre
diverse tradizioni liturgiche che fa risplendere la profondità dell'unico mistero
eucaristico.
Vi invitiamo a pregare con maggior intensità, Fratelli e Sorelle
cristiani, perché venga il giorno della riconciliazione e della piena unità visibile
della Chiesa nella celebrazione della Santa Eucaristia, conformemente alla preghiera
del Signore la vigilia della sua morte: «Perché tutti siano una cosa sola. Come Tu,
Padre, sei in me e io in Te, siano anch'essi in Noi una cosa sola perché il mondo
creda che tu mi hai mandato» (Gv 17, 21).
4. Profondamente riconoscenti verso
il Signore per il pontificato del Santo Padre Giovanni Paolo II e per la sua ultima
enciclica Ecclesia de Eucharistia, seguita dalla Lettera apostolica Mane nobiscum
Domine, con la quale apriva l'anno eucaristico, preghiamo il Signore di moltiplicare
i frutti della sua testimonianza e del suo insegnamento. La nostra gratitudine è rivolta
anche a tutto il popolo di Dio di cui abbiamo sentito la vicinanza e la solidarietà
durante queste tre settimane di preghiera e di riflessione. Le Chiese particolari
in Cina e i loro Vescovi che non hanno potuto partecipare ai nostri lavori, hanno
avuto un posto speciale nei nostri pensieri e preghiere.
A tutti voi, vescovi,
sacerdoti e diaconi, missionari del mondo intero, uomini e donne consacrati, fedeli
laici, e anche a voi, uomini e donne di buona volontà, pace e gioia nello Spirito
Santo nel nome di Cristo Risorto!
In ascolto della sofferenza del mondo
5.
L'Assemblea sinodale ha costituito un periodo intenso di scambi e di testimonianze
sulla vita della Chiesa nei differenti continenti. Abbiamo preso coscienza di situazioni
drammatiche e di sofferenze causate dalle guerre, la fame, le differenti forme di
terrorismo e di ingiustizia, che colpiscono la vita quotidiana di centinaia di milioni
di persone. I diversi focolai di violenza nel Medio Oriente e in Africa ci hanno particolarmente
colpito, ma resi anche più sensibili dinnanzi all'oblio di questo continente nell'opinione
pubblica mondiale. Le calamità naturali, che sembrano moltiplicarsi con sempre maggior
frequenza, obbligano a guardare con maggior rispetto alla natura e a rinsaldare i
vincoli di solidarietà con le popolazioni colpite.
Non ci siamo nascosti le
conseguenze della secolarizzazione presenti soprattutto in Occidente, che portano
all'indifferenza religiosa e alle diverse espressioni del relativismo. Abbiamo ricordato
e denunciato le situazioni di ingiustizia e di povertà estrema che proliferano ovunque,
ma soprattutto in America Latina, in Africa e in Asia. Tutte queste sofferenze gridano
al cospetto di Dio e provocano la coscienza dell'umanità. Questo grido ci interpella.
Cosa sta diventando, infatti, il villaggio globale del nostro mondo che rischia di
autodistruggersi per la minaccia che incombe sull’ambiente? Che fare perché in questa
era di globalizzazione la solidarietà possa trionfare sulla sofferenza e la miseria?
Il nostro pensiero va a quanti governano le Nazioni perché guardino con la dovuta
attenzione al bene di tutti e siano promotori della piena dignità di ogni persona,
dal concepimento della vita fino alla sua naturale conclusione. Chiediamo loro di
promuovere leggi che rispettino il diritto naturale del matrimonio e della famiglia.
Da parte nostra, continueremo a partecipare attivamente all’impegno comune nel creare
le condizioni durature per un reale progresso dell'intera famiglia umana, dove a nessuno
possa mancare il pane quotidiano.
6. Abbiamo portato queste sofferenze e questi
problemi nella celebrazione e adorazione eucaristica. Nelle nostre discussioni, ascoltandoci
profondamente gli uni gli altri, siamo rimasti colpiti e scossi per la testimonianza
di martiri che sono ancora presenti ai nostri giorni, come in tutta la storia della
Chiesa, in diversi punti della Terra. I Padri sinodali hanno ricordato che i martiri
hanno sempre trovato la forza di vincere l'odio con l'amore e la violenza con il perdono
grazie alla Santa Eucaristia.
«Fate questo in memoria di me»
7. La vigilia
della sua Passione, «Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e
lo diede ai discepoli dicendo: ‘Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo’. Poi prese
il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: ‘Bevetene tutti perché
questo è il mio Sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati’»
(Mt 26, 25-28); «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-25). La Chiesa,
fin dalle sue origini, fa memoria della morte e risurrezione di Gesù, con le sue stesse
parole e gesti dell'ultima cena, domandando allo Spirito Santo di trasformare il pane
e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo. Noi crediamo fermamente e insegniamo nella
costante tradizione della Chiesa che le parole di Gesù, pronunciate dal sacerdote
durante la Santa Messa, per la potenza dello Spirito Santo, operano ciò che significano.
Queste parole realizzano la presenza reale di Cristo Risorto (cf. CCC 1366). La Chiesa
vive di questo dono supremo che la raccoglie, la purifica e la trasforma nell'unico
Corpo di Cristo animato da un solo Spirito (cf. Ef 5, 29).
L'Eucaristia è il
dono dell'amore, amore del Padre che ha inviato il suo unico Figlio perché il mondo
sia salvato (cf. Gv 3, 17); amore di Cristo che ci ha amati sino alla fine (cf. Gv
13, 1); amore di Dio sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo (cf. Rm 5,
5), che grida in noi: «Abbà, Padre» (Ga 4, 6). Celebrando il Santo Sacrificio, pertanto,
annunciamo con gioia la salvezza del mondo e proclamiamo la morte vittoriosa del Signore
fino al suo ritorno. Comunicando al suo Corpo, infine, noi riceviamo la «caparra»
della nostra stessa resurrezione.
8. A quarant'anni di distanza dal Concilio
Ecumenico Vaticano II siamo stati provocati a compiere un esame di coscienza pastorale,
per verificare in quale misura la fede è espressa e celebrata con coerenza nelle nostre
Assemblee liturgiche. Il Sinodo riafferma che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha
posto le basi necessarie per un rinnovamento liturgico autentico. È necessario, quindi,
coltivare i frutti positivi e correggere gli abusi che si sono infiltrati nella pratica.
Siamo convinti che il rispetto del carattere sacrale della liturgia passa per una
autentica fedeltà alle norme liturgiche della legittima autorità. Nessuno si consideri
padrone della liturgia della Chiesa. La fede viva coglie la presenza del Signore e
costituisce la prima condizione per la bellezza delle celebrazioni e il loro compimento
nell'amen pronunciato per la gloria di Dio.
Luci nella vita eucaristica
della Chiesa
9. I lavori del Sinodo si sono svolti in un'atmosfera di gioia
e di fraternità che è stata nutrita da una discussione aperta dei problemi e una spontanea
condivisione dei frutti dell'anno eucaristico. L'ascolto e gli interventi del Santo
Padre Benedetto XVI sono stati per tutti noi un esempio e un aiuto prezioso. Molte
testimonianze hanno riferito fatti positivi che consolano; ad esempio: la rinnovata
presa di coscienza circa l'importanza della s. Messa domenicale, l'aumento delle vocazioni
sacerdotali e di vita consacrata in diverse parti del mondo, la forte esperienza delle
giornate mondiali della gioventù che sono culminate in Germania a Colonia, lo sviluppo
di numerose iniziative per l'adorazione del Santissimo Sacramento in tutto il mondo,
il rinnovamento della catechesi del Battesimo e dell'Eucaristia alla luce del Catechismo
della Chiesa cattolica, la crescita di movimenti e comunità che formano dei missionari
per la nuova evangelizzazione, il moltiplicarsi di tanti gruppi di ministranti, vivai
di nuove vocazioni, e tante altre esperienze che ci aprono a un sincero rendimento
di grazie.
Infine, noi Padri sinodali ci auguriamo che l'anno eucaristico sia
l'inizio e un punto di riferimento per la nuova evangelizzazione dell'umanità, nell’era
della globalizzazione, a partire dall'Eucaristia.
10. Desideriamo che lo «stupore
eucaristico» (EE 6) provochi i fedeli a una vita interiore sempre più forte. A tal
scopo, le tradizioni orientali ortodosse e cattoliche celebrano la Divina Liturgia,
praticano la preghiera di Gesù e il digiuno eucaristico, mentre la tradizione latina
propone una «spiritualità eucaristica» che culmina nella celebrazione eucaristica
e nell'adorazione del Santissimo Sacramento fuori della Messa, le benedizioni eucaristiche,
le processioni con il Santissimo Sacramento e le sane manifestazioni di pietà popolare.
Una tale spiritualità sarà certamente feconda nel sostenere la vita quotidiana e nel
fortificare la nostra testimonianza.
11. Ringraziamo il Signore perché in molti
Paesi dove i sacerdoti erano assenti o confinati nella clandestinità, la Chiesa oggi
può celebrare liberamente i santi Misteri. La libertà di evangelizzazione e le testimonianze
di ritrovato fervore risvegliano poco a poco la fede in zone profondamente scristianizzate.
Salutiamo con affetto e incoraggiamo quanti soffrono ancora la persecuzione. Domandiamo,
inoltre, che là dove i cristiani sono una minoranza possano celebrare il giorno del
Signore in piena libertà.
Sfide per un rinnovamento eucaristico
12.
La vita delle nostre Chiese è segnata anche da alcune ombre e problemi che non abbiamo
eluso. Pensiamo, in primo luogo, alla perdita del senso del peccato e alla crisi persistente
nella pratica del sacramento della Penitenza. È importante riscoprire il suo significato
profondo: è una conversione e una medicina preziosa donata da Cristo Risorto per la
remissione dei peccati (cf. Gv 20, 23) e per la crescita nell'amore verso di Lui e
i fratelli.
Notiamo con interesse, comunque, che sempre più giovani, debitamente
istruiti nella catechesi, praticano la confessione personale dei peccati e manifestano
una sensibilità alla riconciliazione, richiesta per ricevere degnamente la Santa Comunione.
13.
Ci preoccupa fortemente la mancanza di presbiteri per la celebrazione dell'Eucaristia
domenicale e questo ci invita a pregare e a promuovere più attivamente la pastorale
per le vocazioni sacerdotali. Diversi sacerdoti, con grande fatica, sono obbligati
a moltiplicare le celebrazioni e trasferirsi da una parte all'altra per corrispondere
nel miglior modo possibile alle necessità dei fedeli a prezzo di grandi fatiche. Meritano
la nostra stima e la nostra gratitudine. Un pensiero riconoscente va anche ai numerosi
missionari il cui entusiasmo per l'annuncio del Vangelo consente fino ad oggi di essere
fedeli al comando del Signore di andare in tutto il mondo e battezzare nel suo Nome
(cf. Mt 28, 19).
14. D'altra parte, siamo preoccupati perché l'assenza del
sacerdote impedisce la celebrazione della s. Messa nel giorno del Signore. Diverse
forme di celebrazione esistono già in differenti continenti che soffrono per la mancanza
di sacerdoti. La pratica della «comunione spirituale», comunque, così cara alla tradizione
cattolica potrebbe e dovrebbe essere maggiormente promossa e spiegata, così da aiutare
i fedeli sia a meglio comunicarsi sacramentalmente sia per essere di vera consolazione
a quanti non possono ricevere la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo per diverse
ragioni. Crediamo che questa pratica aiuterebbe le persone sole in particolare i disabili,
gli anziani, i prigionieri e i rifugiati.
15. Conosciamo la tristezza di quanti
non possono accedere alla comunione sacramentale per una situazione familiare non
conforme al comandamento del Signore (cf. Mt 19, 3-9). Alcuni divorziati e risposati
accettano con dolore di non poter ricevere la comunione sacramentale e lo offrono
a Dio. Altri non comprendono questa restrizione e vivono una frustrazione interiore.
Ribadiamo che, pur nella irregolarità della loro situazione (cf. CCC 2384), non sono
esclusi dalla vita della Chiesa. Chiediamo loro di partecipare alla s. Messa domenicale
e di dedicarsi assiduamente all'ascolto della Parola di Dio perché possa nutrire la
loro vita di fede, di carità e di conversione. Desideriamo dire che siamo loro vicini
con la preghiera e la sollecitudine pastorale; tutti insieme chiediamo al Signore
di obbedire fedelmente alla sua volontà.
16. Abbiamo constatato in alcuni ambienti
un basso senso del sacro che tocca non solo la partecipazione attiva e generosa dei
fedeli alla s. Messa, ma anche il modo di celebrare e la qualità della testimonianza
pubblica di vita che i cristiani sono chiamati a dare. Attraverso la santa Eucaristia
cerchiamo di ravvivare il senso e la gioia di appartenere alla comunità cattolica
perché in alcuni Paesi si moltiplicano gli abbandoni. Il fatto della scristianizzazione
richiede una formazione migliore della vita cristiana nelle famiglie, in modo che
la pratica dei sacramenti si rinnovi ed esprima realmente il contenuto di fede. Invitiamo
pertanto i genitori, i pastori, i catechisti a mobilitarsi per aprire un grande cantiere
di evangelizzazione e di educazione alla fede all'inizio di questo nuovo millennio.
17.
Dinnanzi al Signore della storia, del presente e del futuro, i poveri di sempre e
i nuovi, le vittime sempre più numerose dell'ingiustizia e tutti i dimenticati della
terra ci interpellano; riportano alla nostra mente l'agonia di Cristo che dura fino
alla fine del tempo. Queste sofferenze non possono restare estranee alla celebrazione
del mistero eucaristico che impegna tutti noi a operare per la giustizia e la trasformazione
del mondo in maniera attiva e consapevole, forti dell'insegnamento sociale della Chiesa
che promuove la centralità della persona e della sua dignità.
«Non possiamo
illuderci: dall'amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine di chi è
nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (cf. Gv 13, 35; Mt 25,
31-46). È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l'autenticità delle
nostre celebrazioni eucaristiche» (Mane nobiscum Domine 28).
Sarete i mie testimoni
18.
«Gesù, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». San Giovanni
rivela il senso dell'istituzione della Santa Eucaristia con il racconto della lavanda
dei piedi (cf. Gv 13, 1-20). Gesù si china per lavare i piedi dei suoi discepoli come
segno del suo amore che arriva fino all'estremo. Questo gesto profetico anticipa la
spogliazione di sé fino alla morte in croce che toglie il peccato del mondo e lava
le nostre anime da ogni colpa. La santa Eucaristia è il dono dell'amore, un incontro
con Dio che ci ama e una sorgente zampillante di vita eterna. Noi vescovi, sacerdoti
e diaconi siamo i primi testimoni e i servitori di questo amore.
19. Cari sacerdoti,
in questi giorni abbiamo pensato molto a voi, conosciamo la vostra generosità e dedizione.
In comunione con noi portate il peso del servizio pastorale quotidiano presso il popolo
di Dio. Annunciate con forza la Parola del Signore, cercando di ben introdurre i fedeli
nel mistero eucaristico. Che grazia è il vostro ministero! Preghiamo con voi e per
voi perché insieme possiamo rimanere fedeli all'amore di Cristo. Vi chiediamo di essere,
insieme con noi e sull'esempio del Santo Padre Benedetto XVI, gli «umili operai nella
vigna del Signore», con una vita sacerdotale coerente. La pace di Cristo, che donate
ai peccatori pentiti e alle assemblee eucaristiche, risplenda su di voi e sulle comunità
che vivono della vostra testimonianza.
Ricordiamo con gratitudine l’impegno
dei diaconi permanenti, dei catechisti, degli operatori pastorali e dei numerosi fedeli
laici a favore della comunità. Possa il vostro servizio essere sempre fecondo e generoso,
sostenuto da una piena comunione di intenti e di azione con i Pastori della comunità.
20.
Carissimi fratelli e sorelle, qualunque sia lo stato di vita nel quale siamo chiamati
a vivere la nostra vocazione battesimale, rivestiamoci dei sentimenti di Cristo Gesù
(cf. Fil 2, 2) e sul suo esempio facciamo a gara gli uni gli altri nell'umiltà e nell’amore.
La nostra carità reciproca non è solamente un'imitazione del Signore, è una prova
vivente della sua presenza che agisce in mezzo a noi. Salutiamo e ringraziamo tutte
le persone consacrate, questa porzione scelta della vigna del Signore, che in piena
gratuità testimonia la bella notizia dello Sposo che viene (cf. Ap 22, 17-20). La
vostra testimonianza eucaristica nella sequela di Cristo è un grido d'amore nella
notte del mondo, una eco dello Stabat Mater e del Magnificat. La Donna eucaristica
per eccellenza, coronata di stelle e immensamente feconda, Vergine Assunta e Immacolata
Concezione, vi protegga nella pace e nella gioia di Pasqua per la speranza del mondo,
nel servizio che rendete a Dio e ai poveri.
21. Cari giovani, il Santo Padre
Benedetto XVI vi ha detto e ripetuto che donandovi a Cristo non perdete nulla. Riprendiamo
le sue parole forti ma serene, pronunciate per la s. Messa di inizio del suo ministero,
che vi orientano verso la vera felicità, nel più grande rispetto della vostra libertà:
«Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui
riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita».
Confidiamo nelle vostre capacità e nel vostro desiderio di sviluppare i valori positivi
del mondo e di cambiare quanto vi è di ingiusto. Contate sul nostro appoggio e la
nostra preghiera per accogliere insieme la sfida di costruire il futuro con Cristo.
Voi siete «le sentinelle del mattino» e gli «esploratori del futuro». Voi non mancherete
di attingere alla sorgente dell'energia divina della santa Eucaristia per operare
le trasformazioni necessarie.
Ai giovani seminaristi che si stanno preparando
al ministero sacerdotale e con i loro coetanei condividono le speranze per il futuro,
desideriamo far giungere un particolare pensiero perché la loro vita di formazione
sia impregnata da una genuina spiritualità eucaristica.
22. Cari sposi cristiani
con le vostre famiglie, la vostra vocazione alla santità, come chiesa domestica, si
nutre alla sacra Mensa dell'Eucaristia. La vostra fede nel sacramento del matrimonio
trasforma l'unione coniugale in un tempio dello Spirito Santo, in una sorgente feconda
di vita nuova nel generare i figli frutto del vostro amore. Abbiamo spesso parlato
di voi al Sinodo, perché siamo coscienti delle fragilità e incertezze del mondo presente.
Abbiate coraggio nel vostro sforzo per educare i figli nella fede. Siate germoglio
di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; non dimenticate che Cristo è presente
nella vostra unione e la benedice con ogni grazia di cui avete bisogno per vivere
santamente la vostra vocazione. Vi incoraggiamo a conservare l'abitudine di partecipare
con tutta la famiglia all'Eucaristia domenicale. In questo modo rallegrate il cuore
di Gesù che ha detto: «Lasciate che i bambini vengano da me» (Mc 10, 14).
23.
Desideriamo rivolgere una parola a quanti soffrono, in particolare agli ammalati e
ai disabili, che con la loro sofferenza vissuta nella fede sono uniti al sacrificio
di Cristo (cf. Rm 12, 2). Per il dolore che portate nel corpo e nel vostro cuore partecipate
in modo speciale al sacrificio eucaristico e siete testimoni privilegiati dell'amore
che esso esprime. Siamo sicuri che nel momento in cui facciamo esperienza della debolezza
e dei nostri limiti, la forza dell'Eucaristia può essere di grande aiuto. Uniti al
mistero pasquale di Cristo, troviamo la risposta alle angoscianti domande della sofferenza
e della morte, soprattutto quando la malattia colpisce i bambini innocenti. Siamo
vicini a tutti voi, ma soprattutto ai morenti che ricevono il Corpo di Cristo come
viatico per il loro ultimo passaggio verso la vita eterna.
Che tutti siano
uno
24. Il Santo Padre Benedetto XVI ha riaffermato il solenne impegno della
Chiesa per la causa ecumenica. Siamo tutti responsabili di questa unità (cf. Gv 17,
21) perché, mediante il Battesimo, siamo membri della famiglia di Dio, gratificati
della stessa dignità fondamentale e condividendo l'inestimabile dono sacramentale
della vita divina. Sentiamo tutti il dolore della separazione che impedisce la celebrazione
comune dell’Eucaristia. Vogliamo intensificare nelle nostre comunità la preghiera
per l'unità, lo scambio di doni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali, così come
i rapporti rispettosi e fraterni tra noi in modo da conoscerci meglio e amarci, rispettando
e apprezzando le nostre differenze e i valori comuni. Precise norme della Chiesa stabiliscono
le condizioni per accedere alla comunione eucaristica con fratelli e sorelle che non
sono ancora in piena comunione con noi. Una sana disciplina impedisce la confusione
e i gesti improvvisati che possono invece nuocere alla vera comunione.
25.
Come cristiani, siamo vicini agli altri figli di Abramo: agli ebrei, eredi della prima
Alleanza e ai musulmani. Celebrando la santa Eucaristia pensiamo di essere, come dice
sant’Agostino, «sacramento dell'umanità» (cf. De civ. Dei 10,6), la voce di tutte
le preghiere e suppliche che dalla terra salgono verso Dio.
Conclusione: Pace
piena di speranza
Carissimi Fratelli e Sorelle, 26. Ringraziamo il Signore
per questa XI Assemblea sinodale che ci ha permesso di ritornare alla sorgente del
mistero della Chiesa, a quarant'anni dal Concilio Vaticano II. Terminiamo l'anno
dell'Eucaristia, confermandoci nell'unità e rinnovandoci nell'entusiasmo apostolico
e missionario.
All’inizio del quarto secolo del cristianesimo, il culto cristiano
era ancora proibito dalle autorità dell’Impero Romano. Alcuni cristiani del Nord Africa
legati alla celebrazione del giorno del Signore sfidarono la proibizione. Furono martirizzati
mentre dichiaravano che non avrebbero potuto vivere senza l'Eucaristia della domenica.
I quarantanove martiri di Abitene, uniti a tanti santi e beati che hanno fatto dell'Eucaristia
il centro della loro vita, intercedono per noi all'inizio del nuovo millennio. Ci
insegnano la fedeltà all'incontro nella Nuova Alleanza con Cristo risorto.
Al
termine di questo Sinodo sperimentiamo questa pace piena di speranza che i discepoli
di Emmaus ricevettero con il cuore ardente dal Signore risorto. Essi si alzarono e
ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere la gioia con i fratelli e le sorelle
nella fede. Noi auguriamo che possiate andare colmi di gioia all'incontro con la santa
Eucaristia e toccare con mano la verità della sua Parola: «Io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).