Il dramma della fame nel mondo è anche dovuto all'egoismo dell’uomo: così Benedetto
XVI nel messaggio per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione
(17 ottobre 2005 -RV) Il dramma della fame nel mondo è anche dovuto all’uomo, al suo
egoismo: è un passaggio forte del messaggio che Benedetto XVI ha inviato al direttore
generale della FAO, Jacques Diouf, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione
che si è celebrata ieri nel 60esimo anniversario della nascita della stessa organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Della riflessione del Papa
ci parla nel servizio Fausta Speranza:
********** Non
sono solo situazioni geografiche e climatiche a causare la mancanza di cibo ma anche
le scelte egoistiche dell’uomo: il richiamo del Papa è ancora più chiaro quando elenca
“carenze nell’organizzazione sociale, rigidità delle strutture economiche troppo spesso
votate unicamente al profitto, pratiche contro la vita umana e sistemi ideologici
che riducono la persona, privata della sua dignità fondamentale, ad essere solo uno
strumento”. Tutti auspicano un “vero sviluppo mondiale”, spiega Benedetto XVI aggiungendo
che questo esige però il contrario di quanto avviene: e cioè bisogna “conoscere in
modo obiettivo le situazioni umane, discernere le vere cause della miseria e fornire
risposte concrete”. E per farlo bisogna avere come priorità “una formazione appropriata
delle persone e delle comunità”. Così – ribadisce – saranno messe in opera la libertà
autentica e la responsabilità che – ricorda – sono “proprie dell’agire umano”. Il
Papa, guardando al tema scelto per la Giornata dell’Alimentazione 2005: “Agricoltura
e dialogo tra le culture”, lo traduce come un invito a considerare il dialogo uno
strumento efficace per creare le condizioni di sicurezza alimentare, nel rispetto
della biodiversità. “Il dialogo coniuga gli sforzi di persone e nazioni a servizio
del bene comune” e aiuta a vincere le tentazioni di conflitto dovute alla diversità
di cultura, etnia, livello di sviluppo. E dunque il Papa parla di progresso tecnico
per ricordare che non sarà mai efficace se non trova posto in una prospettiva più
vasta in cui l’uomo sta al centro. Ricorda gli obiettivi ambiziosi e complessi che
si dà la FAO, sottolineando che la Chiesa cattolica auspica che la sua attività e
i suoi sforzi aiutino un vero dialogo tra le culture e contribuiscano a aumentare
la capacità di nutrire la popolazione mondiale, nel rispetto della biodiversità. E
il Papa cita l’espressione delle Sacre Scritture “non di solo pane vive l’uomo”, per
ribadire che gli obiettivi della FAO possono essere raggiunti se “il rispetto della
dignità umana, origine e fine dei diritti fondamentali diventa il criterio che ispira
e orienta tutti gli sforzi”. In definitiva il Papa ricorda che “l’essere umano
non deve compromettere imprudentemente l’equilibrio naturale, frutto dell’ordine della
creazione, ma deve al contrario badare a trasmettere alle generazioni future una terra
in grado di nutrirle”. ********** Ma cosa si deve fare per preservare la diversità
biologica? Eugenio Bonanata lo ha chiesto ad Albino Maggio, ricercatore presso l’Università
Federico II di Napoli: