In Afghanistan episodi di violenza turbano le elezioni per il rinnovo del Parlamento.
Per il momento bassa l’affluenza alle urne
( domenica 18 settembre -RV) Afghanistan. Secondo un funzionario a Kabul è bassa
l'affluenza alle urne per le prime elezioni parlamentari dal 1969. I cittadini aventi
diritto al voto sono 12 milioni e mezzo. “Dopo 30 anni di conflitti, invasioni e miseria,
oggi
il Paese fa dei passi avanti”, ha commentato il presidente Hamid Karzai
nel seggio in cui ha votato. Sul terreno, intanto, episodi isolati di violenza hanno
turbato le consultazioni: un soldato francese è stato ucciso dall'esplosione di un
ordigno e, nella capitale, un magazzino delle Nazioni Unite è stato raggiunto da due
razzi. Un clima teso, dunque, di cui si è parlato anche in un incontro a Roma promosso
dall’Associazione re-Oriente attiva nel Paese mediorientale con un progetto culturale.
Attenzione puntata, in particolare, sulla condizione femminile che, dopo 30 anni di
guerra civile ed a 4 dalla caduta del regime talebano, appare sempre molto grave.
Ce ne parla il vice presidente dell’organizzazione, Riccardo Troisi:
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R. – I dati ci danno un quadro di una situazione ancora molto precaria in cui
le donne hanno un tasso di alfabetizzazione del 14 per cento, sono costrette a subire
enormi violenze e nella incapacità di inserirsi realmente in un processo di decisione
democratica. Non riescono ad accedere all’informazione perché il sistema familiare
è molto chiuso e non permette loro di arrivare ad un’istruzione primaria. Come è possibile
dunque, che le donne riescano ad arrivare a farsi eleggere o comunque ad attivare
un circuito virtuoso di democratizzazione all’interno delle loro strutture familiari!
D.
– Quindi, al di là dei meccanismi tecnici della politica, la resistenza più grande
sembra essere quella culturale?
R. – Assolutamente sì. Ci troviamo ancora di
fronte ad un regime culturale che non permette alle donne una reale emancipazione,
però crediamo che una emancipazione avverrà e avverrà progressivamente non attraverso
l’importazione di una democrazia occidentale, con i suoi canoni e le sue modalità.
Questo dovrà avvenire attraverso un percorso, un percorso di emancipazione e di libertà
all’interno della loro cultura.
D. – Eppur qualcosa si muove…
R.- Assolutamente
sì. Il progetto che abbiamo incominciato a mettere in piedi mira ad aumentare l’alfabetizzazione
delle classi più povere, delle donne soprattutto e dei giovani. Questo come? Basta
una semplice biblioteca. Sembra veramente poco, una piccola esperienza che però, per
quei 4 mila bambini, per quelle 8 mila donne che sono coinvolte in questo tipo di
progetto rappresenta – pensiamo – un segnale. Starà poi a loro trovare la strada. *********