MAPUTO 15 set. - “Il portoghese è parlato nel mondo da circa 250 milioni di persone
e rappresenta una delle lingue maggiormente utilizzate nel mondo cattolico, Questa
base comune ha permesso ai Vescovi presenti di discutere con grande libertà e fraternità
sulla vita della Chiesa e della missione nella comunità da loro rappresentate” . Lo
ha rilevato Mons. Odilo Pedro Scherer, Vescovo ausiliare di San Paolo e Segretario
Generale della Conferenza Episcopale del Brasile, in un articolo sull’incontro delle
Conferenze Episcopali dei Paesi lusofoni che si è tenuto a Maputo, capitale del Mozambico,
nella scorsa settimana.
Nella riunione i Vescovi lusofoni hanno presentato
la situazione religiosa, politica, sociale ed economia delle loro nazioni, le loro
preoccupazioni pastorali e le sfide all’evangelizzazione, oltre che formulare delle
proposte di aiuto reciproco, specialmente nel campo missionario e della formazione
degli agenti d’evangelizzazione. In particolare Mons. Scherer si sofferma sulla realtà
delle Chiese africane di lingua portoghese.
“In Angola - scrive - la Chiesa
vive la situazione tipica di un Paese giovane, uscito da poco dalla guerra civile
lunga e lacerante e che tenta di consolidare le istituzioni, anche se fragili, della
democrazia” scrive Mons. Scherer. “Preoccupa la grande povertà della maggioranza della
popolazione. Il cattolicesimo è considerato una religione tradizionale manca di un’evangelizzazione
più approfondita. Vi sono diverse vocazioni, però lungo il cammino verso il sacerdozio
vi sono molti abbandoni”.
Anche il Mozambico dal punto di vista sociale è simile,
per alcuni versi, all’Angola, perché “è un Paese giovane che ha affrontato la guerra
per l’indipendenza, seguita da una lunga e dolorosa guerra civile. La democrazia ha
dovuto affrontare diverse resistenze per affermarsi sugli effetti del regime marxista.
I cattolici rappresentano il 24% circa della popolazione. La Chiesa gode di libertà
e di considerazione nella società”.
Il Mozambico è un buon esempio di collaborazione
tra le diverse Chiese lusofone. Nel Paese africano operano infatti 25 missionari e
missionarie brasiliani che operano nella zona di Maputo. In questo contesto la Chiesa
opera per “il consolidamento della pace, l’inculturazione delle fede e della promozione
umana”.
In Guinea Bissau i cattolici sono circa il 15% della popolazione. Anche
questo Paese subisce ancora le drammatiche conseguenze di una lunga guerra civile.
La Chiesa cattolica porta il suo contributo al sostegno delle istituzioni democratiche
e all’affermazione della cultura della pace. “I Vescovi incoraggiano le organizzazione
di base della vita sociale di cultura popolare per affermare i valori della solidarietà,
del rispetto degli anziani e dei valori tradizionali familiari”. (Fides - MANCINI)