2005-09-07 16:40:16

INDONESIA: CRISTIANI E MUSULMANI CONTRO LE VIOLENZE


GIAKARTA 7 set. - Il cardinale Giulio Darmaatmadja, arcivescovo di Giakarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana, si è recato ieri dal capo della polizia indonesiana,  generale Sutanto, per chiedere un intervento della pubblica sicurezza in caso di nuove attacchi contro fedeli e luoghi di culto. Insieme al porporato si sono recati al comando generale della pubblica sicurezza Kiai Haj Hasyim Muzadi, presidente del Nahdlatul Ulama (Nu, la più grande organizzazione musulmana dell’Indonesia) ed il reverendo Andreas Yewangoe, presidente del Sinodo delle chiese indonesiane. La visita alla polizia è da mettere in relazione alla protesta del 3 settembre a Giakarta di migliaia di fedeli cristiani contro la chiusura di 23 chiese nella provincia ad opera del Fronte di Difesa Islamico (Islamic Defender Front, Idf), gruppo composto da fondamentalisti islamici. Il giorno dopo,il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono reiterava l’impegno governativo a garantire la libertà religiosa. Nel documento Susilo chiede alla pubblica sicurezza di prevenire ogni violenza contro le diverse confessioni religiose e chiama in causa Haj Maftuh Basyuni, ministro degli Affari religiosi, che – scrive il presidente - “insieme ai capi locali deve fermare rapidamente la violenza a Bandung, nel West Java”. Habieb Rizieq, presidente dell'Idf, ha risposto oggi alle accuse ed ha sostenuto che quelle chiuse “non erano chiese ma case, che non hanno il permesso di ospitare celebrazioni o preghiere”. Rizieq aveva ospitato, nei giorni scorsi, il gesuita Franz Magnis-Suseno confermandogli la disponibilità del suo gruppo “a prevenire ogni attacco contro le chiese legali, finchè queste rimangono tali”. Intanto, tre cristiane sono state condannate a 3 anni di detenzione con l’accusa di proselitismo verso bambini musulmani. L’accusa è stata mossa dal Consiglio indonesiano dei Mullah. Alle varie udienze in un tribunale di Giakarta hanno partecipato musulmani che incitavano alla condanna a morte delle tre cristiane.
(Asianews – MANCINI)

 







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