2005-07-22 08:18:33

I vescovi del Canada dopo la legalizzazione dei matrimoni gay raccomandano l'unione tra uomo e donna


(21 luglio 2005 - RV) “La realtà fondamentale ed universale del matrimonio resterà sempre l’unione esclusiva di un uomo e di una donna per la vita. Dal punto di vista della Chiesa cattolica la nuova legge federale snatura i valori e i principi morali”. E’ quanto si legge in un documento dei vescovi canadesi pubblicato in seguito all’adozione, da parte del parlamento federale di Ottawa, del progetto di legge che autorizza il matrimonio tra coppie omosessuali. Nel messaggio si legge che i cattolici continueranno ad opporsi alle unioni gay e cercheranno di assicurarsi che tutti i regolamenti provinciali e territoriali sulla celebrazione dei matrimoni offrano una protezione completa della libertà di coscienza e di religione, così come garantisce la Carta canadese dei diritti e delle libertà. La Conferenza dei vescovi cattolici del Canada sottolinea con gratitudine l’impegno di tanti canadesi, di tutte le confessioni religiose ma anche di quanti non aderiscono ad alcuna fede particolare, a preservare la definizione universale di matrimonio. Tanti hanno difeso la vera natura del matrimonio con coraggio e pagando sacrifici personali considerevoli, talvolta mettendo a rischio persino la propria carriera. Alcuni cattolici hanno malauguratamente promosso la ridefinizione del matrimonio e votato a favore di un tale cambiamento. A questo riguardo essi si pongono in contraddizione con l’insegnamento della Chiesa, così come enunciato dal Santo Padre e dai vescovi. I vescovi canadesi annunciano che individualmente ed insieme continueranno a proteggere il matrimonio e la vita della famiglia. Il documento si conclude con una raccomandazione: “E’ importante riaffermare che le persone omosessuali devono essere accolte con rispetto, compassione e delicatezza. Riaffermando che la definizione universale e tradizionale del matrimonio deve essere mantenuta, si eviteranno discriminazioni ingiuste nei loro riguardi (Catechismo della Chiesa cattolica, n.2358)”. (T.C.)








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