Ad Assisi incontro interreligioso sulla contemplazione
(17 luglio 2005 - RV) Come avviene la contemplazione? Che effetti ha sulla vita della
persona e sulle sue relazioni con gli altri e con il creato? Queste le domande a cui
sono stati chiamati a rispondere i relatori di religione induista, cristiana, islamica
nel convegno di Assisi, oggi alla sua ultima giornata. L’iniziativa dal titolo “La
contemplazione di Dio nell’induismo, nel monachesimo benedettino, nel sufismo”, è
stata promossa a partire dal 13 luglio dal Dialogo interreligioso monastico dei benedditini,
attivo da 27 anni nella ricerca del confronto con i fedeli delle altre religioni.
“Dio è in tutti noi e tutti noi, anche se in modo diverso, lo cerchiamo. In questo
convegno proviamo a comprendere Dio più con la strada dell’intelletto che con quella
del cuore e per questo ci rivolgiamo al monachesimo” ha dichiarato il benedettino
Cipriano Carini, responsabile della Commissione italiana del Dim. Lo stile del monachesimo,
infatti, come ha spiegato lo stesso Carini, “è il modo migliore per vivere le religioni.
Conduce ad incontrare Dio nella contemplazione”. Contemplazione intesa come abbandono
al Signore e come necessità di dimenticare le distrazioni del mondo moderno e degli
affari per nutrirsi del vero. Ed è proprio questo il fulcro del dialogo interreligioso
aperto presso il monastero di San Giuseppe ad Assisi. Giuseppe Scattolin, missionario
Comboniano in Egitto esperto di sufismo, ha osservato come questa religione professi
un totale assorbimento del credente in Dio perché “l’uomo moderno ha necessità di
riscoprire la dimensione trascendente” per ritrovare quei valori assenti nella società
tecnologica e dei consumi. Un concetto, questo, ricorrente anche nell’induismo che
vede nella contemplazione uno degli strumenti per l’ascesi intesa non come rinuncia
al mondo ma ai suoi condizionamenti. Il tutto per vivere serenamente la propria vita.
La contemplazione quindi come itinerario, ma anche come rischio da correre. Perché
come ha notato suor Luciana Myriam Mele, del monastero benedettino di San Giovanni,
“quando si incontra Dio, bisogna essere disposti a lasciarsi andare e a farsi modificare”.
(R.P.)