2005-06-11 15:29:13

L'astensione consapevole ai referendum per una civiltà più umana, per stare dalla parte dei più deboli


(11 giugno 2005 - RV) Non una questione cattolica ma umana e civile. Le ragioni dell'astensione domenica e lunedì ai referendum sulla fecondazione assistita. Il servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3
Sono quattro i quesiti del referendum per l’abrogazione parziale della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistitita: con il primo i referendari vogliono togliere il limite alla ricerca sugli embrioni, rimuovendo il divieto di congelamento e della cosiddetta clonazione terapeutica che mira alla produzione di embrioni-copia per utilizzarne le cellule staminali a scopo curativo. In questo modo gli embrioni utilizzati vengono distrutti. “Andate a votare pensando ai malati” dice il Comitato del sì. Il fronte dell’astensione invece denuncia la strumentalizzazione di chi soffre e ricorda che finora nessun malato è stato mai curato dalle cellule staminali embrionali. Ascoltiamo il prof. Claudio Manna, docente di fisio- patologia della riproduzione umana all’Università romana di Tor Vergata, al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Non esiste neanche ancora una malattia curata attraverso le cellule staminali embrionali: questa è la verità!

D. – Quindi la ricerca verso che cosa si rivolge: le staminali adulte?

R. – Non solo queste. Ci sono delle novità. Per esempio: le staminali totipotenti provenienti da aborti spontanei; oppure ci sono nuovissime prospettive per cui il “DNA” adulto potrebbe essere riprogrammato attraverso cellule cosiddette “artificiali” in modo tale da produrre cellule staminali totipotenti. Quindi, ci sono moltissime prospettive, non solamente le cellule staminali embrionali.

D. – Professore, allora perché si fa un gran parlare, anche nel mondo scientifico, di cellule staminali embrionali?

R. – Uno dei motivi principali è che queste cellule staminali embrionali sono “facili” da avere perché effettivamente se ne producono molte in tutto il mondo nei centri di riproduzione assistita e dunque, probabilmente, c’è anche una ragione economica dietro all’interesse per queste cellule.

D. – Professore, dove inizia la vita umana?

R. – Quando i due patrimoni genetici si uniscono in modo indissolubile: questo è un dato scientifico, è un dato biologico assolutamente inconfutabile.

Con il secondo quesito i referendari vogliono abolire il divieto di creare in vitro più di tre embrioni, nonché il divieto di accesso alla fecondazione alle coppie prima di aver accertato effettivamente la sterilità. Intenderebbero così salvaguardare la salute della donna. Tutto il contrario per il fronte dell’astensione che ricorda come i bombardamenti ormonali cui sarebbero sottoposte le donne rappresentano un serio rischio sanitario. Con il terzo quesito si intende cancellare il riferimento ai diritti del concepito. Secondo i referendari questo riferimento potrebbe mettere in pericolo la legge sull’aborto. Ma non è così - afferma il presidente del Comitato Nazionale di Bioetica il prof. Francesco D’Agostino, intervistato da Massimiliano Menichetti:

R. – L’embrione non ha uno statuto giuridico esplicitamente definito nel nostro ordinamento. Ciò però che viene sottaciuto sistematicamente dal movimento dei referendari, è che esiste un’importantissima sentenza della Corte Costituzionale italiana, la n. 37 del 1997, che venne redatta da Giuliano Vassalli, illustre uomo politico della sinistra, come tutti sanno, nella quale si affermava che esistono ragioni costituzionali per affermare che il concepito ha diritto alla vita e che il diritto alla vita del concepito, nel nostro ordinamento, trova un limite solo attraverso la legge che legalizza l’aborto e quindi solo nel caso di conflitto tra la salute del nascituro con quella della madre.

D. – Ed in questo non c’è conflitto con la 194, la legge sull’aborto?

R. – Non esiste questo conflitto, perché la donna attiva la fecondazione assistita in una condizione di piena salute fisica. Io ritengo, da giurista, che sia assolutamente coerente l’affermazione dell’art. 1 della legge 40 che dice che i centri di fecondazione assistita devono tener conto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi i diritti del concepito.

Con il quarto quesito infine i referendari vogliono consentire la fecondazione eterologa puntando a far cadere il divieto di utilizzare gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente. Il fronte dell’astensione denuncia i pericoli della fecondazione eterologa. Ce ne parla il prof. Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all’Università Gregoriana di Roma. L’intervista è di Paolo Ondarza:

R. - Ci sono conseguenze sia per il bambino sia per i genitori. Il bambino ha diritto di avere genitori certi e conosciuti. Invece, il donatore vuole rimanere sconosciuto. Un bambino nato dall’eterologa e magari ha una malattia tale per cui il medico che gli sta davanti gli chiede se la causa della malattia viene da fuori o se è una cosa ereditaria, perché cambia il modo in cui lo deve curare, la risposta non c’è perché il padre non si conosce! Accettiamo di mettere al mondo un figlio sapendo già di dovergli negare i diritti essenziali. Francamente, questa non è giustizia! E poi, ci sono conseguenze pesanti, spesso anche per i genitori. Quando la coppia attraversa un periodo di difficoltà e di incomprensione, normalmente il figlio è qualcuno che unisce i due. Quando si è avuto un bambino con l’eterologa, il padre comincia a pensare che quel figlio è figlio soltanto della moglie e non suo, e in molti casi questi padri chiedono il disconoscimento del figlio, poi è un figlio – questo – che non eredita ... Invece, per la donna può succedere che appaia il fantasma di quest’uomo che è il padre biologico del bambino che l’ha fecondata ma che non c’è ....

Secondo i referendari l’astensione è diseducativa ed equivale ad un disimpegno civile. Ma tutte le forze politiche a suo tempo hanno utilizzato questa possibilità. Pannella con i suoi radicali nell’85 sulla “scala mobile”, Fassino con i DS nel 2003 sull’articolo 18. Chi invita a non andare al voto, tra cui la Chiesa Cattolica Italiana ma anche tanti laici non credenti, chiede che l’astensione sia attiva e consapevole per stare dalla parte dei più deboli e dell’uomo. Una possibilità quella dell’astensione assolutamente legittima e riconosciuta dalla Costituzione, come conferma il preside della Facoltà di giurisprudenza presso l’Università della LUMSA di Roma Giovanni Giacobbe:

R. – Nella seconda parte della Costituzione, dove è inserita la norma sul referendum, viene trattato il processo di formazione delle leggi e il referendum abrogativo rientra nel processo di formazione delle leggi. Ora, rispetto al referendum abrogativo, non c’è una disposizione che prevede che sia un dovere civico il voto al referendum, anzi avendo la Costituzione richiesto il quorum, la mancata partecipazione al referendum è una possibile scelta proprio per contestare la utilizzazione del referendum in questa determinata materia. Chi si astiene dal partecipare al referendum sulla legge n. 40, non è che se ne lava le mani, come si dice, o peggio ancora realizza un trucco o addirittura una scorrettezza costituzionale, al contrario manifesta in modo esplicito la propria posizione contraria all’abrogazione della legge, favorevole alla tutela della vita e quindi l’astensione rappresenta una doppia manifestazione di volontà diretta ad impedire che la legge venga modificata, anche attraverso il mancato raggiungimento del quorum.

L’astensione si presenta dunque, per i suoi promotori, come una battaglia civile in difesa di chi non ha voce, contro la disumanizzazione della civiltà. Benedetto XVI, incoraggiando i vescovi italiani, ha detto che qui non sono in gioco interessi cattolici ma quelli dell’uomo. Per Luca Volontà deputato dell’UDC e presidente del comitato “Non votare” l’astensione è contrastare l’idea che l’embrione umano sia assimilato per dignità ad un vegetale o a un animale:

R. – Tutti gli esponenti del ‘sì’ considerano gli esperimenti sull’embrione umano meno di quanto non siano gli esperimenti sui topolini o sul mais transgenico. Il principio di precauzione vale per il mais, che mangiamo, vale per il pomodoro, vale per il topolino, ma non può valere – dal loro punto di vista – per l’embrione umano, cioè per l’inizio della vita mia e di chiunque ci ascolti! Questo è francamente sconvolgente!.







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