"Misericordia voglio e non sacrificio". Le parole di Gesù nel Vangelo della Domenica
commentate da padre Rupnik
Domenica 5 giugno, 10.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta la
chiamata di Matteo, detto anche Levi, da parte di Gesù. Matteo, è un esattore delle
imposte ed è ritenuto pubblicamente un peccatore, ma segue senza indugio il Signore.
Segue quindi la scena in cui i farisei criticano Gesù, perché mangia insieme con molti
pubblicani e peccatori. Il Maestro allora dice: “Non sono i sani che hanno bisogno
del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia
io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
******** (musica)
Cristo
chiama Levi dal posto dove lui, di fatto, peccava. La vocazione è la salvezza. L’esperienza
di essere salvati diventa il fondamento della vocazione. La memoria del Salvatore
ci stringe fortemente a Lui e accresce l’amore per Lui. E’ tale amore che ci rende
fedeli e pronti a sopportare molto per il Signore, ma allo stesso tempo la memoria
di dove Cristo ci ha chiamati ci fa umili. Come giudicare gli altri se ancora è così
vivo il ricordo di come ero io stesso prima dell’incontro con il Signore? Come non
essere misericordiosi se ho sperimentato io per primo tanta misericordia. Anzi, chi
ha conosciuto la misericordia sa che nessun sacrificio la può sostituire. La misericordia
genera l’amore, la bontà e la vera fede agisce nell’amore. Il credente traduce verso
gli altri il rapporto che Cristo ha avuto verso di lui.