2005-05-20 14:19:10

E’ necessario riannunciare il Vangelo anche in Italia: così i vescovi italiani in una nota pastorale
 


(21 maggio 2005 - RV) Anche l’Italia, come in generale tutta l’Europa, è terra in cui ripetere il primo annuncio del Vangelo: è quanto ricorda la Conferenza episcopale italiana in una nota pastorale intitolata “Questa è la nostra fede”. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

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La necessità di dare ancora una volta la Buona Novella, una panoramica su contenuti, contesto, linguaggi ma anche su possibili modalità operative per l’annuncio del vangelo: la riflessione che la CEI fa sulla missione della Chiesa in Italia è proprio a tutto tondo. Spicca la semplicità coniugata però con la completezza. Innanzitutto si ricorda il contenuto essenziale: “Gesù Cristo, crocifisso e risorto è il Signore e l’unico salvatore del mondo”. E qui la reazione può essere di sorpresa: pensavamo che in Italia, tra i luoghi di più antica tradizione cristiana, tutto ciò fosse nel DNA di tutti, credenti e non credenti. Ma poi quando la nota CEI porta a riflettere su quanto queste semplici parole portino, chi si ferma ad ascoltarle davvero, a “cambiare vita”, allora sembra evidente che bisogna ripartire proprio da lì. E la Nota, ricordando che la Pasqua resta l’evento centrale della fede cristiana, fa riflettere su come lo stesso “contenuto identico in tutti i tempi e in tutti i luoghi può essere espresso in diversi linguaggi e generi letterari” e ricorda anche l’importanza di non dimenticare, però, quella che definisce “la nota irrinunciabile” di “lieto messaggio”. E’ il messaggio di amore, infatti, che cambia la vita. Ecco che il discorso si fa contestualizzazione e offre argomentazioni su “l’attuale frangente culturale segnato da un avanzato processo di secolarizzazione ma anche da un diffuso bisogno religioso, seppur fragile e ambiguo”. E diventa interessante leggere quali caratteri fondamentali deve avere la risposta della comunità cristiana: “il carattere di assolutezza, l’aspetto salvifico, la dimensione storica, la sua nota paradossale e sorprendente”. E per annunciare, o meglio riannunciare, il Vangelo bisogna saper comunicare, sembra sottolineare la CEI quando scrive: “grande attenzione va dedicata allo stile della comunicazione”. Anche qui un suggerimento preciso e concreto: lo stile “deve essere testimoniale e insieme dialogico, evitando false alternative, come quella fra testimonianza della vita e annuncio esplicito, come pure fra identità e dialogo”. Le alternative – lo sappiamo – sono a volte un alibi per non prendere nessuna delle strade che intravediamo appunto in alternativa. E la Nota, invece, ribadisce chiaramente che c’è bisogno di un “rinnovato primo annuncio della fede” e che “è compito della Chiesa in quanto tale”, aggiungendo: “ricade su ogni cristiano, discepolo e quindi testimone di Cristo” e “tocca in modo particolare le parrocchie”.
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