Ricordato a Roma il cardinale ungherese Mindszenty
(8 maggio 2005 - RV) Una concelebrazione eucaristica in occasione di tre anniversari
importanti per la vita del cardinale Jozsef Mindszenty, l’avversario più forte della
guerra scatenata nel secondo dopoguerra dal comunismo contro le radici cristiane dell'Ungheria.
Ricorre, infatti, oggi il 90° anniversario dell’ordinazione sacerdotale, il 60° della
nomina ad arcivescovo di Esztergom ed il 30° dalla scomparsa di questa straordinaria
figura del secolo scorso, Primate d’Ungheria, custode della Sacra Corona e quindi
difensore anche dell'identità storica del suo gregge. Per commemorare il cardinale
Jozsef Mindszenty è giunto a Roma il primate d’Ungheria ed arcivescovo di Esztergom-
Budapest, cardinale Peter Erdo, che nella Chiesa di Santa Balbina ha partecipato alla
solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione dei Vescovi. Ed è stato proprio il porporato a ripercorrere,
nell’omelia, le fasi della sua intensa vita. “Il cardinale Jozsef Mindszenty – ha
riferito il porporato – fu l’intrepido difensore delle radici cristiane d’Ungheria
contro il comunismo”. Alla fine della seconda Guerra Mondiale, l'Ungheria viene occupata
dall'esercito sovietico. Il vescovo József Mindszenty, già incarcerato il 27 novembre
1944, il 16 settembre 1945 viene nominato da Pio XII Primate di Ungheria. Intanto
prosegue implacabile la sovietizzazione del Paese, e per la Chiesa i tempi si fanno
sempre più difficili. Dopo una lunga campagna diffamatoria, il 26 dicembre 1948 il
cardinale Primate viene arrestato e accusato di alto tradimento. Il processo si conclude
l'8 febbraio, con la condanna all'ergastolo. Il 23 ottobre 1956, a tre anni dalla
morte di Stalin, Budapest insorge. Viene nominato un governo di emergenza. Una settimana
più tardi il cardinale Mindszenty viene liberato, ma arriva la repressione sovietica
ed il primate si rifugia nell'ambasciata statunitense, portando con sé la corona di
Santo Stefano. Rimarrà nella sede diplomatica per 15 lunghissimi anni, fino al 1971,
quando accetta di lasciare l'Ungheria. Muore a Vienna il 6 maggio 1975, dopo essere
stato accolto in Vaticano da Paolo VI. Il cardinale Re durante la sua omelia ha poi
voluto ricordare la visita che nel 1992 Giovanni Paolo II fece alla tomba del cardinale
Mindszenty. Il Pontefice – ha riferito il porporato- lo definì “una preziosa testimonianza
di fedeltà a Cristo e alla Chiesa e di amore alla Patria. Il suo nome ed il suo ricordo
rimarranno sempre in benedizione”.