2005-05-01 17:34:21

La preghiera per la piena comunione con i fratelli ortodossi che hanno celebrato la Pasqua ieri, il forte auspicio che non manchi il lavoro ai giovani e il pensiero a tutte le popolazioni che soffrono: sono tra i punti forti delle parole di Benedetto XVI al Regina Coeli, recitato dalla finestra su una Piazza San Pietro gremita di folla e illuminata da un sole primaverile
 


(2 maggio 2005 - RV) La preghiera per la piena comunione con i fratelli ortodossi che hanno celebrato la Pasqua ieri, il forte auspicio che non manchi il lavoro ai giovani e il pensiero a tutte le popolazioni che soffrono: sono tra i punti forti delle parole di Benedetto XVI al Regina Coeli, recitato dalla finestra su una piazza San Pietro gremita di folla e illuminata da un sole primaverile. Parole che il Papa ha letto aggiungendo a braccio significative note personali.
Il servizio di Fausta Speranza:
“Mi rivolgo a voi per la prima volta da questa finestra, che l’amata figura del mio Predecessore ha reso familiare a innumerevoli persone nel mondo intero”.
Comincia così il saluto di Benedetto XVI per la recita del Regina Coeli in un giorno che rappresenta la Pasqua ortodossa e la festa di San Giuseppe lavoratore ma che è anche la prima occasione in cui parla dalla finestra dello studio papale.
“Pensiamo anche all’altra finestra”.
Con questa affettuosa aggiunta il Papa spiega che “di domenica in domenica Giovanni Paolo II, fedele ad un appuntamento diventato un’amabile consuetudine, ha accompagnato per oltre un quarto di secolo la storia della Chiesa e del mondo e – sottolinea – noi continuiamo a sentirlo più che mai vicino”. E in riferimento al suo impegno ha parole di gratitudine “verso coloro che – dice - mi hanno sostenuto in questi giorni con la preghiera e verso quanti da ogni parte del mondo mi hanno inviato messaggi e voti augurali.
“Con particolare affetto” saluta le Chiese ortodosse e le Chiese cattoliche di rito orientale, che proprio in questa domenica celebrano la risurrezione di Cristo:
“A questi nostri cari fratelli rivolgo il tradizionale annuncio di gioia: Christós anesti! Sì, Cristo è risorto, è veramente risorto”.
Con altrettanta intensità, ricorda che si tratta di un’occasione speciale di preghiera di fede e di lode a Colui che è il nostro comune Signore e che – aggiunge - interpella cattolici e ortodossi:
“Ci chiama a percorrere con decisione il cammino verso la piena comunione.”
Ricordando che la memoria liturgica di San Giuseppe Lavoratore fu istituita dal Papa Pio XII proprio cinquant’anni fa, Benedetto XVI ribadisce l’intento di sottolineare l’importanza del lavoro e della presenza di Cristo e della Chiesa nel mondo operaio”. Richiama alla mente il ‘Vangelo del lavoro’, di cui parlava Giovanni Paolo II nell’Enciclica Laborem exercens, per esprime un auspicio preciso:
“Auspico che non manchi il lavoro specialmente per i giovani, e che le condizioni lavorative siano sempre più rispettose della dignità della persona umana.”
Ma anche qui c’è una discreta intrusione personale che – osiamo dire – ci suona quasi come un’affettuosa richiesta di auguri:
“E voi sapete che io mi chiamo Giuseppe”.
Con il pensiero a tutti i lavoratori, Benedetto XVI saluta in particolare quelli appartenenti a numerose associazioni presenti in piazza e quelli che chiama “gli amici delle Acli” che celebrano quest’anno il sessantesimo di fondazione. A loro augura di “continuare a vivere la scelta della ‘fraternità cristiana’ come valore da incarnare nel campo del lavoro e della vita sociale”, ribadendo l’obiettivo della Chiesa:
“La solidarietà, la giustizia e la pace siano i pilastri su cui costruire l’unità della famiglia umana”.
In questa giornata che è anche la prima del mese dedicato tradizionalmente a Maria, il Papa affida “alla Vergine tutte le necessità della Chiesa e dell’umanità”, ricordando l’insegnamento del suo predecessore:
“Con la parola e, più ancora, con l’esempio il Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato a contemplare Cristo con gli occhi di Maria, specialmente valorizzando la preghiera del Santo Rosario.”
Dopo la recita del Regina Coeli, l’appello del Papa per “tutti i popoli che soffrono” prende il via con l’incipit di una confidenza:
“In questi giorni mi ritrovo spesso a pensare a tutti i popoli che soffrono a causa di guerre, malattie e povertà. In particolare, oggi sono vicino alle care popolazioni del Togo, sconvolte da dolorose lotte interne. Per tutte queste nazioni imploro il dono della concordia e della pace.”
Dopo alcuni saluti particolari in lingua spagnola e in italiano, Benedetto XVI ha augurato “Buona domenica a tutti”, tornando poi a ripetere arrivederci e aggiungendo parole che restano dentro in modo particolare:
“Grazie per l’attenzione”
 







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