2005-04-30 14:38:07

Questa domenica gli ortodossi festeggiano la Pasqua


(30 aprile 2005 - RV) La Chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano celebrano questa domenica, primo maggio, la Santa Pasqua. Un’occasione per parlare dei rapporti tra cattolici ed ortodossi assieme all’archimandrita della Chiesa ortodossa di Grecia, Ignazio Sotiriadis, che, intervistato da Giovanni Peduto, si sofferma sullo spirito con cui gli ortodossi si apprestano a celebrare la Risurrezione di Gesù: RealAudioMP3
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R. – I cristiani ortodossi vivono la Pasqua con la Chiesa e nella Chiesa. Frequentano le loro chiese, seguono le loro tradizioni, pregano, digiunano e cercano di sentire e vivere tutto il senso di questa grande festa della cristianità.
D. – Qual è l’accento particolare della spiritualità orientale sulla Pasqua?

R. – In tanti punti ci troviamo davanti alle stesse tradizioni ecclesiali: le funzioni, le preghiere… Viene però accentuata di più la spiritualità come modo di vita, cioè un modo più accentuato di vivere la propria fede. In Oriente, nell’Oriente cristiano, la cosa più importante, la cosa che purtroppo si sta perdendo in Occidente, o non è così bene accentuata, è il digiuno. Da noi il digiuno rimane ancora una forte pedagogia nella nostra vita, che ci guida a rinunciare a noi stessi, per essere liberati e poter seguire Cristo.

D. – Quale messaggio viene al mondo di oggi dalla Pasqua?

R. – Che la salvezza è possibile, che la felicità non è lontana e che Dio ci ama veramente.

D. – Benedetto XVI ha iniziato il suo Pontificato con un forte appello all’unità dei cristiani. Qual è stata la reazione tra gli ortodossi?

R. – All’inizio si è avuta, come anche qui in Occidente, a Roma, un po’ di paura, perché si parlava di un cardinale Ratzinger “inquisitore”. Devo dire, però, che subito dopo c’è stato entusiasmo, perché tutti hanno visto che si tratta veramente di un uomo pieno di saggezza, di dignità, di classe, di livello, di fede e di sorriso. Allora, le Chiese ortodosse, i nostri capi e i nostri fedeli, aspettano dei gesti maggiori verso un’unità per cui preghiamo e per cui lavoriamo con molto ardore.
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