2005-04-17 16:05:15

Le nuove regole del Conclave


L’elezione del prossimo Papa avrà regole nuove, rispetto al passato: quelle che Giovanni Paolo II ha stabilito nella costituzione apostolicaUniversi Dominici Gregis, “tenendo conto – come scrisse nel ’96 – delle attuali esigenze ecclesiali e degli orientamenti della cultura moderna”. Il servizio di Andrea Sarubbi:
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Addio alle vecchie norme, lo impone la storia. No all’elezione per compromesso – per delega, cioè, ad un gruppo di cardinali, come accadde a Giovanni XXII – perché comporterebbe una “deresponsabilizzazione” degli altri porporati. No anche a quella perinspirationem, in cui il nome proposto da un cardinale poteva essere acclamato a gran voce da tutti: fu così per Gregorio XV, ma il passare dei secoli – si legge nellaUniversi Dominici Gregis– ha reso la procedura “inadatta ad interpretare il pensiero di un collegio elettivo così esteso per numero e tanto diversificato per provenienza”.
L’unica strada percorribile rimane, dunque, lo scrutinio segreto, a maggioranza, scelto da Giovanni Paolo II per le “garanzie di chiarezza, linearità, semplicità, trasparenza e, soprattutto, di effettiva e costruttiva partecipazione” di tutti i cardinali. Una maggioranza di due terzi, che significa – nell’attuale Conclave – 77 voti su 115. Ma che potrebbe anche modificarsi se, dopo 34 scrutini, gli elettori non dovessero trovare un’intesa: a quel punto, si potrebbe optare anche per la sola maggioranza assoluta o per il ballottaggio tra i due nomi più votati nello scrutinio immediatamente precedente.
Il primo voto è previsto, ma non sicuro, per domani. Poi quattro scrutini al giorno: due alla mattina, due al pomeriggio. Ogni sette votazioni, una pausa di preghiera e liberi colloqui, della durata massima di 24 ore. In ognuna di queste soste si prevede una esortazione, affidata nell’ordine al cardinaleProtodiacono– attualmente Medina Estévez –, alProtopresbitero, de Araujo Sales, ed al cardinale primo dell’Ordine dei Vescovi, Ratzinger.
Le schede, di forma rettangolare, porteranno la scritta “Eligo in summum Pontificem” nella metà superiore. In quella inferiore, ogni cardinale scriverà la propria preferenza: “segretamente”, ribadisce laUniversi Dominici Gregis, e “chiaramente”, ma con grafia “quanto più possibile non riconoscibile”. Piegherà la scheda e, tenendola sollevata, la porterà all’altare, dove – prima di riporla nell’urna – dirà: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Il resto è noto: il conteggio, le schede forate ed annodate con uno spago prima di essere bruciate nella stufa di ghisa, la tradizionale fumata che quest’anno – in caso di elezione – verrà accompagnata anche dal suono delle campane della Basilica di San Pietro.
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