2005-04-08 17:05:39

La Chiesa celebra la Pasqua di Giovanni Paolo II. L'ultimo commosso abbraccio al Papa venuto da lontano. In San Pietro i solenni funerali presieduti dal cardinale Ratzinger


L’ultimo commosso, immenso abbraccio a Giovanni Paolo II: una moltitudine di fedeli ha raggiunto Roma da ogni parte del mondo per i solenni funerali del Santo Padre, celebrati ieri mattina sul sagrato della Basilica Vaticana. Centinaia di migliaia di fedeli hanno partecipato alla Messa esequiale in Piazza San Pietro e in via della Conciliazione. E una folla di persone ha seguito il rito, sui maxischermi, in piazza San Giovanni in Laterano, al Circo Massimo, a piazza del Popolo, sulla spianata a Tor Vergata e in molte altre zone di Roma. Nell’omelia, il cardinale decano Joseph Ratzinger ha affermato che Papa Wojtyla è stato “sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l’intera famiglia umana”. Ai solenni funerali hanno preso parte duecento delegazioni di Stato e i rappresentanti di tutte le religioni. La Messa, presieduta dal cardinale Ratzinger, è stata concelebrata dai porporati presenti a Roma – vestiti con i paramenti rossi, colore del lutto dei Papi - assieme ai patriarchi delle Chiese orientali. Sulla solenne cerimonia funebre di ieri, ascoltiamo il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3
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(campane)
(Requiem aeternam dona ei…)
L’umanità unita si è ritrovata in Piazza San Pietro per tributare l’estremo saluto a Giovanni Paolo II, Pastore della Chiesa, che ha dedicato totalmente la sua esistenza al servizio del popolo di Dio. A rendere omaggio a Papa Wojtyla, apostolo della pace e del dialogo, ci sono decine di capi di Stato e di governo. Ma soprattutto c’è il suo gregge, i fedeli che l’hanno amato con affetto filiale. Una moltitudine, come mai la Città Eterna aveva visto nella sua storia millenaria.
(Salmo 64)
Con questo rito esequiale, la Chiesa manifesta la sua fede nella vittoria di Cristo sulla morte. Poggiata a terra, al centro del sagrato davanti all’altare, la semplice bara in cipresso dove riposano le spoglie mortali del Papa. Sul feretro, il Libro del Vangelo aperto affinché il vento sfogli le pagine. E’ il Messaggio di Salvezza che Giovanni Paolo II ha annunciato per le vie del mondo, spingendosi sino alle terre più lontane.
(Kyrie)
“Cristo è costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti”, recita la prima Lettura”, tratta dagli Atti degli Apostoli. E nella seconda, San Paolo annuncia nella Lettera ai Filippesi, che “Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”.
(Alleluja)
“Seguimi”, pasci le mie pecorelle: il brano del Vangelo di Giovanni, scelto per la Messa, descrive Gesù che chiede a Simon Pietro se lo ama. Domanda ripetuta tre volte a cui il Signore aggiunge l’esortazione: “Seguimi”. Questa parola lapidaria di Cristo, sottolinea il cardinale Jospeh Ratzinger nell’omelia, è proprio “la chiave per comprendere il messaggio che viene dalla vita” di Giovanni Paolo II. L’omelia è più e più volte interrotta dall’applauso dei fedeli. Tra loro, tantissimi provenienti dalla Polonia, la sua amatissima patria. Il vento fa garrire centinaia di bandiere polacche, listate a lutto. Il porporato ringrazia quanti hanno manifestato vicinanza al Santo Padre, “in modo speciale i giovani che – ricorda – Giovanni Paolo II amava definire futuro e speranza della Chiesa”. “Seguimi”: fin da giovane studente, Karol Wojtyla ha sentito la voce del Signore. E così è “andato ovunque ed instancabilmente per portare frutto, un frutto che rimane”. “Alzatevi, andiamo”, con queste parole - prosegue il porporato - il Papa “ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei discepoli di ieri e di oggi”. E mette l’accento sul significato straordinario del sacerdozio per Giovanni Paolo II:
“Il Santo Padre è stato poi sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l’intera famiglia umana, in una donazione quotidiana al servizio della Chiesa e soprattutto nelle difficili prove degli ultimi mesi. Così è diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore. E infine ‘rimanete nel mio amore’: il Papa ha cercato l’incontro con tutti, che ha avuto una capacità di perdono e di apertura nel cuore per tutti, ci dice, anche oggi, con queste parole del Signore: Dimorando nell’amore di Cristo impariamo, alla scuola di Cristo, l’arte del vero amore”.
Giovanni Paolo II “non ha mai voluto salvare la propria vita, tenerla per sé; ha voluto dare se stesso senza riserve, fino all’ultimo momento, per Cristo e così anche per noi”. La poesia, l’amore alla parola di Papa Wojtyla, ricorda il cardinale Ratzinger, “fu una parte essenziale della sua missione pastorale” e ha dato nuova “attualità, nuova attrazione all’annuncio del Vangelo”, anche quando è “segno di contraddizione”. Quindi, il porporato torna con il pensiero all’ottobre del 1978: il cardinale Wojtyla ode di nuovo la voce del Signore, “si rinnova il dialogo con Pietro”. Alla domanda del Signore: “Karol mi ami?” L’arcivescovo di Cracovia risponde dal profondo del suo cuore: “Tu sai che ti amo”:
“L’amore di Cristo fu la forza dominante nel nostro amato Santo Padre; chi lo ha visto pregare, chi lo ha sentito predicare, lo sa. E così, grazie a questo profondo radicamento in Cristo ha potuto portare un peso, che va oltre le forze umane: Essere pastore del gregge di Cristo, dalla sua Chiesa universale”.
Seguimi: “insieme al mandato di pascere il suo gregge – sottolinea il cardinale Ratzinger – Cristo annunciò a Pietro il suo martirio”. Pieno di forze all’inizio del Pontificato, con il trascorrere degli anni, Giovanni Paolo II “è sempre più entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo” e “proprio in questa comunione col Signore sofferente ha instancabilmente e con rinnovata intensità annunciato il Vangelo, mistero dell’amore cha va fino alla fine”. Per questo, “il messaggio della sua sofferenza e del suo silenzio è stato così eloquente e fecondo”. Il Santo Padre, prosegue, ha “interpretato per noi il mistero pasquale come mistero della Divina Misericordia” ed “ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio”, lui che aveva perso la mamma in tenera età. Totus Tuus e dalla Madre ha imparato a conformarsi a Cristo. Quindi, il cardinale decano conclude l’omelia rivolto spiritualmente a Giovanni Paolo II, tornato alla Casa del Padre:
“Per tutti noi rimane indimenticabile come in questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico ed un’ultima volta ha dato la benedizione “Urbi et Orbi”. Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della Casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna e del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore”.
In una clima di intensa commozione, alcuni fedeli leggono le intenzioni di preghiera per il defunto Pontefice. Orazioni pronunciate in diverse lingue, dal francese allo swahili dal polacco al filippino. Nessuna lingua era straniera per Giovanni Paolo II. Si prega per la Chiesa, affinché “fedele al suo mandato sia fermento di rinnovamento in Cristo della famiglia umana” e, ancora, per i popoli di tutte le nazioni, perché nella giustizia e nella pace, “formino una sola famiglia”. Durante la liturgia eucaristica, tra gli offerenti c’è anche una famiglia di Wadowice, il paese natale di Papa Wojtyla. Dopo la Comunione, la solenne cerimonia vive il momento commuovente della Valedictio , il commiato finale al Santo Padre. Il cardinale decano e gli altri concelebranti si avvicinano al feretro, quasi lo abbracciano, affidano alla misericordia di Dio l’anima del Pontefice. Un momento di viva emozione, accompagnato dagli applausi:
(applausi)
E’ il momento dell’invocazione dei Santi …
“Sancta Maria Faustina ora pro eo…”
Alcuni tra loro sono stati canonizzati da Giovanni Paolo II, come Massimiliano Kolbe e suor Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia, figure tanto care al Papa. Terminato il canto delle litanie, il cardinale vicario, Camillo Ruini, conclude la supplica chiedendo a Dio di accogliere il vescovo di Roma affinché contempli in eterno il “mistero di pace e di amore che egli, come successore di Pietro e pastore della Chiesa, dispensò fedelmente” alla sua famiglia.
(Parole in greco…)
La Valedictio continua con la supplica delle Chiese Orientali. Il rito viene presieduto dal patriarca di Alessandria dei Copti, Stephanos Ghattas. “Dona il riposo all’anima del tuo Servo”, intona il coro in greco, “conducila alla vita beata presso di te, amico degli uomini”. Poi, gesto che non ha precedenti: alle spoglie di Giovanni Paolo II, al Papa dell’impegno ecumenico, della Ut Unum Sint , si avvicinano per rendergli omaggio anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il Catholicos di tutti gli Armeni, Karechin II e il primate della Comunione anglicana, Rowan Williams. Piazza San Pietro si appresta a salutare Giovanni Paolo II. E’ il suo ultimo viaggio: il cardinale Ratzinger asperge con l’acqua benedetta la salma del Pontefice, poi il feretro viene portato in processione alle Grotte Vaticane, luogo della sepoltura. Sulle note del Magnificat , i fedeli salutano per l’ultima volta Giovanni Paolo II. E’ un grazie più che un saluto. Ringraziamento ad un Pastore che tanto abbiamo amato. Un Padre Santo, che oggi, come il 22 ottobre di tanti anni fa, ci esorta a non avere paura.
(Canto del “Magnificat”)
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