2005-04-05 17:09:24

Giovanni Paolo II, vescovo di Roma: 26 anni di amore tra i fedeli della Città Eterna e il loro Pastore


Giovanni Paolo II e Roma, il vescovo e la sua diocesi: nei suoi 26 anni di Pontificato, il Papa ha avuto sempre cura di essere vicino ai fedeli romani. Ha visitato pressoché ogni parrocchia di Roma; ha promosso un sinodo diocesano e una missione cittadina. Papa “straniero” è stato insignito della cittadinanza capitolina. Alessandro Gisotti si sofferma - in questo servizio - su alcuni momenti forti dello straordinario legame tra Roma e il suo vescovo Karol Wojtyla: RealAudioMP3

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“Alla sede di Pietro a Roma sale oggi un vescovo che non è romano. Un vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano”.

E’ il 22 ottobre del 1978 quando Giovanni Paolo II pronuncia queste parole. Da sei giorni, il Papa polacco è stato eletto al soglio di Pietro e molti romani, che ancora pronunciano con difficoltà il suo nome di battesimo, si chiedono che vescovo di Roma sarà questo Papa “venuto da lontano”. L’incertezza dura poco: Giovanni Paolo II fa intendere subito che tiene alla sua diocesi tanto quanto al ministero petrino. E’ il 3 dicembre del 1978 quando il Pontefice visita per la prima volta una parrocchia romana. Il Papa sceglie San Francesco Saverio nel quartiere popolare della Garbatella. Una scelta non casuale. Da giovane sacerdote, Karol Wojtyla ha conosciuto e servito la comunità dei fedeli di questa parrocchia. Il Papa lo ricorda bene. Per molti, tra quanti lo ascoltano è una sorpresa, che desta emozione e simpatia:

“E’ una grande gioia per me poter visitare come prima parrocchia romana proprio la vostra, a cui unisco un ricordo particolare. Infatti negli anni dell’immediato dopoguerra, come studente a Roma, mi recavo quasi ogni domenica proprio alla Garbatella per aiutare nel servizio pastorale. Alcuni momenti di quel periodo sono ancora vivi nella mia memoria”.

Quella giornata autunnale di 26 anni fa, è solo l’inizio del lungo peregrinare di Giovanni Paolo II. In tutto il mondo desta sensazione il Papa viaggiatore, Successore di Pietro ma anche dell’Apostolo Paolo. Tuttavia, il vescovo di Roma percorre in lungo e in largo anche la sua diocesi. Nessun quartiere è escluso, anche quelli periferici a cui i quotidiani non dedicano molta attenzione. Giovanni Paolo II, negli anni, visita 301 parrocchie e quando, stanco e indebolito, non riesce a recarsi sul posto, le accoglie in Aula Paolo VI. I fedeli della Città Eterna sono arricchiti dalla presenza di questo Pastore, che con amore paterno è andato a cercare ogni sua pecorella. Ma anche il vescovo si giova di questo contatto umano. Il Papa stesso lo sottolinea il 16 dicembre del 2001 quando visita la sua 300.ma parrocchia romana, quella di Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù nella zona di Ponte di Nona:

“Quanta ricchezza di bene, di fervore spirituale, di iniziative pastorali, apostoliche e caritative ho potuto incontrare in queste visite! Ciascuna di esse è stata per me un’occasione privilegiata per dare e ricevere coraggio”.

Sacerdote tra i sacerdoti, il Papa chiede che la parrocchia sia “famiglia di famiglie” dove possa crescere la vita cristiana e ciascuno realizzi la propria vocazione. Anche da questa straordinaria esperienza degli incontri con i fedeli romani, nasce l’impulso per il Sinodo diocesano, celebrato dal 1986 al 1993, voluto fortemente dal Pontefice. “E’ stato – affermerà il Papa – una grande scuola di comunione” ed ora “è compito anzitutto del sacerdote tradurre questo messaggio nella vita quotidiana della comunità”. Il vescovo di Roma esorta ad una “nuova evangelizzazione” per la sua diocesi. Obiettivo vissuto con grande impegno e passione dal 1996 al 1999 attraverso la Missione Cittadina , volta a dare, nelle parole del Papa, “una precisa impronta missionaria a tutta la pastorale”. Ben presto, non solo la Roma cristiana, ma anche la Roma civile si affeziona alla figura di Giovanni Paolo II, lo sente suo. Il 15 gennaio del 1998, il Papa compie pochi chilometri per recarsi dal Colle Vaticano al Colle Capitolino. Il gesto ha, però, un significato straordinario: il vescovo di Roma viene ricevuto dal consiglio comunale. E qui, manifesterà tutto il suo amore per l’Urbe:

“Roma, città che non tempi il tempo né il dinamismo del progresso; Roma, crocevia di pace e di civiltà; Roma, mia Roma; ti benedico e con te benedico i tuoi figli e tutti i tuoi progetti di bene”.

Quattro anni dopo, il Papa diventa ufficialmente “cittadino romano”. Il sindaco capitolino gli conferisce la cittadinanza di Roma. Un omaggio, che il Santo Padre riceve con grande gioia. E’ il 31 ottobre del 2002:

“Il vescovo di Roma si sente onorato di poter ripetere oggi, con particolare intensità di significato le parole dell’apostolo Paolo: Civis Romanus Sum”

E Roma tutta, grazie a Giovanni Paolo II, vive uno degli eventi più gioiosi e indimenticabili della sua storia millenaria: la Giornata mondiale della Gioventù di Tor Vergata, nell’Anno del Grande Giubileo. E’ il 20 agosto del 2000, due milioni di giovani si radunano per ascoltare l’anziano Papa, che all’Angelus quasi sembra voler donare la Città Eterna alle amate “sentinelle del mattino”:

“Roma non soltanto è stata conquistata da voi, ora è diventata vostra”.

La simpatia è uno dei tratti del carattere di Giovanni Paolo II, che più verrà apprezzato nel suo quarto di secolo di Pontificato dai romani, credenti e non. E’ il 26 febbraio dell’anno scorso. Il Papa, vescovo di Roma riceve in udienza i suoi parroci. Uno di loro gli chiede un “piccolo regalo”, un pensiero in romanesco. Il Pontefice, anziano e provato dalla malattia, non ha perso l’umorismo degli anni migliori e risponde prontamente:

"Damose da fa’… Volemose bene … Semo Romani…"

Roma ha amato intensamente questo Papa, che tanto l’ha amata. Nelle ultime settimane di vita terrena, quelle segnate dalla sofferenza, i fedeli romani manifestano la loro vicinanza spirituale. In tanti si recano al Policlinico Gemelli, durante i ricoveri di febbraio e marzo. In tantissimi, lo accompagnano quando fa rientro a casa in Vaticano. E sono centinaia di migliaia quelli che in queste ore, mettendosi in fila, sfidano la stanchezza per tributargli l’ultimo, commosso saluto. Omaggio ad un Papa venuto da lontano e che tante volte ha lasciato i confini di Roma per compiere la sua missione di Pastore universale e che pure, in ogni giorno del suo ministero, è stato così vicino, così presente nel cuore dei romani.

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