L'Iraq devastato dagli attentati: nel mirino della guerriglia, convogli militari ed
obiettivi politici.
Diplomazia al lavoro, in Iraq, per liberare i due giornalisti francesi rapiti il 20
agosto. Il ministro degli Esteri di Parigi, Barnier, ha parlato stamattina di un
rilascio“possibile”, che – secondo il rappresentante degli intellettuali iracheni
– sarebbe “questione di ore”. Ma sul terreno, intanto, non si placano le violenze.
Ce ne parla Andrea Sarubbi:
È una lunga sequenza di bombe a scandire il passare delle ore. Dinamiche ormai collaudate,
con bersagli noti: i convogli militari, sia della coalizione che del nuovo esercito
iracheno. Nella città orientale di Khaldilya ed in un quartiere di Baghdad, i kamikaze
hanno colpito i mezzi americani; a Mosul, nel nord, il corteo di automobili che scortava
un generale iracheno. Ma non mancano i bersagli politici, come l’ambasciata australiana
nella capitale – sfiorata da un’esplosione che ha provocato 3 morti – ed il governatorato
di Mosul: un’autobomba esplosa nel suo parcheggio ha ucciso almeno una persona. Il
conto delle vittime è difficile da tenere, visto il ritmo serrato delle violenze,
e si temono nei prossimi giorni ulteriori attacchi in grande stile: l’Agenzia internazionale
per l’energia atomica ha infatti annunciato, stamattina, la sparizione di circa 400
tonnellate di esplosivo da un arsenale lasciato senza sorveglianza.