Scioglimento dei ghiacciai, desertificazione, carestie ed epidemie: entro il 2050
saranno tra le conseguenze del rialzo della temperatura sulla terra di almeno un grado
e mezzo. E sono tra le preoccupazioni della comunità scientifica che da oggi si
ritrova presso il Centro Internazionale di cultura scientifica “Ettore Majorana”,
ad Erice in Sicilia, per il tradizionale appuntamento di confronto annuale. 130
studiosi di diversa nazionalità discutono di temi vari come l’immigrazione o la difesa
dagli oggetti cosmici, il terrorismo o la mucca pazza e biosicurezza mondiale.
Spiega
le priorità, nell’intervista di Rosa Praticò, il professor Antonino Zichichi, direttore
del centro “Ettore Majorana”: R. – La novità che noi portiamo avanti da tempo è
l’effetto del sole, di questa candela nucleare che illumina e riscalda in modo da
poter influenzare seriamente i cambiamenti climatici. Poi c’è l’acqua, l’energia,
il problema petrolio, alternative: quella nucleare, sicura, e la cosiddetta energia
a idrogeno che non è vera, nel senso che non esistono i pozzi di idrogeno che si possono
utilizzare. Per produrre l’idrogeno, ci vuole più energia di quella che poi l’idrogeno
da quando si trasforma in acqua. Il vantaggio dell’idrogeno è che nelle città si riduce
fortemente l’inquinamento, però si aumenta l’inquinamento a livello atmosferico. Poi,
l’emergenza culturale, relativa alla perdita dei valori che caratterizza la nostra
società e che deforma totalmente la verità scientifica. La scienza è sorgente di valori
e parlare di temi come complessità, evoluzionismo, vita, senza tenere conto del rigore
necessario, è un fatto che crea grossissimi problemi.
D. – Lei ha detto che
l’azione dell’uomo sul clima incide al massimo per il 10 per cento. Cosa può fare
allora la scienza?
R. – La scienza può mettere chiarezza, nel senso che per
quello che riguarda l’influenza dell’uomo, va capita. La nostra incidenza è trascurabile
rispetto a quella dei fenomeni naturali. Ora, solo da poco tempo la temperatura del
pianeta è sotto analisi e ancora non è chiaro qual è il motivo di queste variazioni.
Tutti prevedevano un’estate torrida e non c’è stata un’estate torrida, perché modelli
matematici non sono in grado di fare queste previsioni. Quindi, dobbiamo distinguere
nettamente i problemi dell’inquinamento dai problemi delle variazioni climatiche.
Mentre bisogna combattere l’inquinamento, non va combattuta la variazione climatica
se questa variazione è dovuta a fenomeni come per esempio il fatto che il sole ha
un periodo di particolare attività che dovrebbe essere nella norma ma che è leggermente
fuori norma. Se ci sono queste fluttuazioni, bisogna attribuirle alle origini giuste.
D.
– I clamorosi black-out di New York e Roma pongono in primo piano il tema dell’energia,
che oggi è di attualità anche per la questione del petrolio. Come guardano gli scienziati
a questo problema?
R. – Il problema è politico, non scientifico né tecnologico.
Sappiamo benissimo come alimentare di energia le città e le nazioni. Per risparmiare,
si prendono provvedimenti che sono contro ciò che noi diciamo e poi ci si meraviglia.
D.
– Lei ha dichiarato: “Scoprire una verità scientifica è come mettersi a colloquio
con il Creatore”. E’ questo lo spirito di Erice?
R. – Lo spirito di Erice e
della vera grande scienza è questo. Non basta la logica per capire come è fatto il
mondo. E’ necessaria la sperimentazione scientifica, che corrisponde a una domanda
posta al Creatore!