Il Papa all'udienza generale "la gioia di celebrare a Lourdes la solennità dell’Assunzione".
“Avrò la gioia di celebrare a Lourdes la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima
al Cielo”: così il Papa, ieri all’udienza, ha annunciato la partenza, sabato prossimo,
per il Santuario mariano. Lì ricorderà solennemente i 150 anni trascorsi dalla pubblicazione
della Bolla pontificia Ineffabilis Deus, con la quale Pio IX riconosceva come verità
incontrovertibile di fede l’assenza di peccato originale dal momento del concepimento
della Vergine. E’ passato un secolo e mezzo dalla proclamazione, ma dobbiamo ricordare
anche tutti gli anni di dibattito teologico, il ben più lungo e talvolta accidentato
cammino magisteriale che portò la Chiesa a quel pronunciamento. Ne ripercorre sinteticamente
le tappe, nell’intervista di Alessandro De Carolis, il padre monfortano Alberto Valentini,
esegeta e docente all’Università Gregoriana e al Marianum di Roma:
audio : **********
R.
- Ci si è giunti non solo con le discussioni teologiche ma, soprattutto nell’ultima
fase, col senso di fede del popolo di Dio. Pio IX, non a caso, ha esteso un po’ a
tutta la Chiesa la richiesta di esprimersi su questo punto e il popolo di Dio, ancora
una volta, è stato decisivo e determinante. Naturalmente, non basta proclamare un
dogma. Non è una decisione soltanto dottrinale, ma soprattutto è un’attualizzazione
della fede biblica. Ora, il problema era di come una creatura potesse essere esente
dall’eredità della colpa di origine. Aveva bisogno di essere esplicitato con un ricorso
alla Parola di Dio, alla Scrittura. I santi padri avevano parlato in questa stessa
direzione. Se leggiamo la Numen Gentium, al numero 56, si dice che la Vergine Maria
fu ricolmata di tutti i doni per l’ufficio al quale era chiamata. Nessuna meraviglia,
quindi – dice il testo – se presso i santi padri invalse l’uso di chiamarla Madre
di Dio, la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi
plasmata e resa nuova creatura. Parlando di nuova creatura, viene subito la visione
della Nuova alleanza, di profeti, di Geremia, Ezechiele, Gioele. Questa è un po’ la
visione globale che non poteva essere concentrata nel dogma, ma che andava esplicitata
e che oggi facilita il dialogo anche con i fratelli della Riforma, oltre che con i
fratelli orientali.
D. – Ecco, a questo proposito, in tema di dogmi riguardanti
la Vergine, qual è lo stato attuale dei rapporti con le Chiese protestanti?
R.
– Quando parliamo di Chiese della Riforma, dobbiamo tener conto di una grande varietà.
Ci sono delle tendenze molteplici, ma certamente c’è un dialogo serrato e anche cordiale
da molte parti. Ora, circa il Dogma dell’Immacolata Concezione, mentre prima c’era
stata una chiusura, addirittura un rifiuto e un blocco su questo non solo dai fratelli
della Riforma ma anche dalle Chiese d’Oriente, oggi la si guarda con simpatia, perché,
proprio nel dogma dell’Immacolata Concezione torna il discorso della pura grazia,
del dono di Dio in assoluto. Quindi, a poco a poco, i fratelli della Riforma vedono
in questo dogma non esplicitamente contenuto nella Scrittura, ma che si può comprendere,
vedono l’assoluto della grazia di Dio e questa è un’acquisizione splendida, che ci
unisce e ci fa camminare assieme.
D. – Un dogma è di per sé un pronunciamento
dottrinale già completo ed esaustivo. Nel caso dell’Immacolata Concezione di Maria
c’è, però, un fatto straordinario: quattro anni dopo l’approvazione del Dogma, a Lourdes
la Vergine stessa si presenta a Bernadette con quel titolo. Cosa aggiunge, allora,
questo evento prodigioso a quanto già aveva espresso il Papa?
R. – La presentazione,
con parole incomprensibili per una bambina ma così precise, della sua identità come
Immacolata Concezione, ha voluto essere un avallo, quasi un sigillo, un suggello di
quanto la Chiesa ufficialmente aveva detto. E ci dice che la scrittura stessa, la
quale cresce con chi la legge, va interpretata sempre alla luce dello Spirito.