Il Papa ha dedicato l’udienza generale di oggi al 103.mo viaggio apostolico, tenutosi
a Berna il 5 e 6 giugno scorsi. Un evento caratterizzato dall’incontro con i giovani
cattolici svizzeri, in occasione del loro primo meeting nazionale, al Palaghiaccio
di Berna.
Ma cosa resta nei fedeli della Svizzera della visita del Papa, al
di là dell’emozione di quei giorni? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a mons.Pier Giacomo
Grampa, vescovo di Lugano: R. – Innanzitutto devo rinnovare lo stupore per il messaggio
del Santo Padre, che ha saputo attualizzare il Vangelo con concretezza, manifestando
una conoscenza viva della realtà giovanile. Un messaggio, quello del Papa, da riprendere.
Io ho proposto che venga distribuito a tutti i giovani. E’ un discorso che deve diventare
un programma ed una traccia per i nostri incontri di catechesi e di formazione.
D.
– Il Papa ha esortato i giovani svizzeri a proclamare con coraggio il Vangelo. Come
li aiuterete voi vescovi a mettere in atto questa esortazione?
R. – Si tratta
di trovare le strade di comunicazione con il mondo giovanile più lontano, perché questo
messaggio di coraggio, del tradurre nella realtà di ogni giorno impegni di fedeltà
al Vangelo, divengano concretezza. D. – C’è un momento in particolare che l’ha
colpita della visita del Papa?
R. – Soprattutto l’incontro con i giovani e
la determinazione del Pontefice, nonostante la parola fosse faticosa, di non lasciarsi
sottrarre il testo del discorso che qualcuno voleva far leggere ad altra persona.
Ha preteso anche che gli portassero il microfono, quando alla fine volevano che si
ritirasse. Questa determinazione a restare presente in un coinvolgimento così forte,
capace di sollevare un entusiasmo meraviglioso.