Al voto i 25 paesi dell'UE per il nuovo Parlamento
732 deputati di 25 Stati diversi, per rappresentare un continente di 455 milioni di
persone. Da domani mattina – quando si apriranno i seggi in Gran Bretagna e nei
Paesi Bassi – a domenica sera – quando si chiuderanno nella maggioranza dei Paesi
interessati – l’Unione Europea sceglierà il nuovo Parlamento.
Un’assemblea
che, per la prima volta, vedrà nell’aula di Strasburgo polacchi ed estoni, ciprioti
e slovacchi, cechi e lettoni, maltesi e lituani, ungheresi e sloveni.
A Federiga
Bindi, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Università di Tor Vergata, abbiamo chiesto
quali sfide attendono il nuovo Parlamento:
R. – Sicuramente il Parlamento deve
continuare ad incrementare i suoi poteri, perché è vero che nella sua co-decisione
ha un potere uguale a quello del Consiglio ma è anche vero che la co-decisione si
applica oggi al 30 per cento delle materie che esistono nell’Unione Europea. Va quindi
allargato ad un numero molto maggiore di materie, possibilmente a tutte.
D.
– L’ingresso dei nuovi Stati potrà spostare gli equilibri politici all’interno del
Parlamento?
R. – Sicuramente a quanto si sente dai sondaggi verranno spostati
dal punto di vista conservatore e quindi il Ppe si confermerà quasi sicuramente il
primo partito. Bisogna vedere quale sarà l’effetto sulla linea politica dello stesso
Ppe.
D. – Pare che l’allargamento porti con sé anche il rischio di astensionismo:
nei nuovi Paesi l’affluenza si annuncia piuttosto bassa.
R. – Questo è un segno
molto grave. Quando Spagna e Portogallo sono entrati il tasso di voto era molto alto
e permane molto alto. C’è qualcosa che non funziona se dei Paesi che sono democratici
da così poco tempo già non vanno più a votare.
D. – Quale la causa ?
R.
– Secondo me l’idea è questa: hanno visto nell’Unione Europea più un luogo dove sviluppare
le loro economie, se vogliamo. Il significato di democratizzazione, di pace che è
alla base della Comunità europea rischia così di perdersi. In questi Paesi c’è gia
uno scontento perché nel loro processo di avvicinamento all’Unione Europea, pensavano
di diventare ricchi e di stare bene subito; questo non succede e quindi dicono che
è un po’ colpa dell’Unione Europea.