La Chiesa ucraina greco-cattolica sta svolgendo “un’efficace opera di evangelizzazione” grazie anche al “clima di libertà” che si respira oggi nel Paese ex sovietico. Ed è una Chiesa alla quale Giovanni Paolo II guarda affetto e “ammirazione profonda”, nella speranza che possa presto ottenere ciò a cui aspira: una piena configurazione giuridico-ecclesiale.
Il Papa ha accolto con queste parole in udienza, questa mattina, i membri del Sinodo permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina, che da martedì scorso sono riuniti a Roma sotto la guida del cardinale Lubomyr Husar.
Il Pontefice, che ha parlato in ucraino, ha sottolineato “la profonda vitalità” e la fedeltà che l’ha distinta nel corso dei secoli. Una fedeltà pagata a caro prezzo, in particolare durante l’ultimo secolo quando il regime comunista di Stalin tentò letteralmente di liquidare i greco-cattolici, con l’arresto di massa dei vescovi nell’aprile del ’45 e il tentativo, fallito, di far passare con la forza un’intera comunità all’ortodossia. Ma già un decennio prima, la pulizia etnica attuata del regime aveva innescato una spirale di morte con la drammatica pagina dell’Holodomor, il genocidio per fame dell’Ucraina, che portò alla morte sette milioni di persone.
Il Papa, che già lo scorso anno aveva ricordato in un discorso il 70.mo anniversario di quell’abominio, ha lodato ancora una volta il coraggio della Chiesa Ucraina, che oggi conta 5 milioni di cattolici di rito bizantino e mezzo milione di rito latino.All the contents on this site are copyrighted ©. |