PRETORIA - I vescovi del Sudafrica tornano ancora
una volta a premere sul governo perché faciliti l’accesso ai farmaci antiretrovirali
per l’Aids e garantisca una migliore assistenza alle persone colpite dalla malattia.
In una nota diffusa al termine della loro plenaria conclusasi il 4 febbraio a Pretoria,
i presuli chiedono alle autorità sudafricane di eliminare “tutti gli ostacoli burocratici
che ostacolano la realizzazione delle iniziative promosse dalla società civile nel
settore sanitario”. “A causa dell’inefficienza e dell’indifferenza della burocrazia”,
infatti, molti malati e orfani di genitori vittime dell’Aids non possono accedere
all’assistenza. La Chiesa sudafricana è oggi la principale erogatrice di servizi
e programmi di assistenza e prevenzione contro l’Aids del paese, dove l’incidenza
dell’epidemia è tra le più alte al mondo. “Una solida collaborazione tra lo Stato
e la Chiesa in questo settore – rilevano i vescovi - è l’unico modo per fare in modo
che i finanziamenti statali arrivino a chi ha più bisogno”. Durante l’assemblea, i
presuli hanno anche espresso la loro preoccupazione per il dilagare della corruzione
che, a dieci anni dalla fine dell’apartheid, minaccia oggi la giovane democrazia sudafricana.
Una piaga contro la quale, ricordano, la Chiesa è impegnata in prima fila, insieme
a altre organizzazioni della società civile. Di qui l’appello a tutte le persone oneste
a “non cedere alla tentazione della corruzione” e a denunciarla ovunque essa si manifesti.
Un altro importante punto all’esame dell’assemblea è stata l’approvazione del nuovo
Protocollo per gli abusi sessuali sui minori nella Chiesa, che fissa le procedure
da seguire in questi casi. A questo proposito i vescovi chiedono l’attiva collaborazione
dei media per aiutarli a sradicare questo male. (Cns 5 feb. – ZENGARINI)