BEIRUT - “Salutiamo il successo dei negoziati che hanno portato
alla liberazione di un certo numero di libanesi dalle carceri israeliane, nella speranza
che un giorno siano tutti liberati”. Con queste parole, contenute nel comunicato finale
della loro riunione mensile il 4 febbraio a Bkerké, i vescovi maroniti hanno espresso
la loro approvazione per lo scambio dei prigionieri fra Israele e Hezbollah avvenuto
nei giorni scorsi. Nella nota, i presuli esprimono altresì la speranza che un simile
passo venga compiuto anche dalla Siria con la liberazione dei centinaia di cittadini
libanesi detenuti nelle sue prigioni: “Auspichiamo che lo Stato libanese e lo Stato
siriano tengano conto delle richieste dei genitori dei libanesi ritenuti dispersi”.
La Siria, forza occupante del Libano, ha sempre negato la presenza di detenuti politici
libanesi sul proprio territorio. Fatto confermato invece anche da Amnesty International
che afferma di essere in possesso di una lista completa di nominativi di cittadini
libanesi scomparsi in Siria e detenuti per motivi politici. Secondo fonti delle Forze
libanesi, la maggior parte dei prigionieri politici sono di religione cristiana, fra
i quali anche dei sacerdoti cattolici. Nella lista compaiono sia membri delle milizie
libanesi cristiane, sia civili. Fra gli altri punti trattati dai vescovi alla riunione
presieduta dal Patriarca maronita il Cardinale Nasrallah Sfeir, vi è stata la crisi
economica e la disoccupazione che attanagliano il Libano. I vescovi hanno concluso
con l’augurio che l’imminente Festa di San Marone, il 9 febbraio, “ispiri i maroniti
a cooperare con i loro fratelli libanesi” per risollevare il Paese. (Apic/AsiaNews
6 feb. – ZENGARINI)