2004-01-19 19:52:41

SRI LANKA: CONVERSIONI


SRI LANKA: CONVERSIONI

COLOMBO - No alle conversioni forzate o ottenute in modo fraudolento, ma anche ad una legge ad hoc che servirebbe solo a dividere ulteriormente il paese. In una dichiarazione diffusa la settimana scorsa, i vescovi dello Sri Lanka ribadiscono la loro netta contrarietà ad un progetto di legge anti-conversioni voluta da alcuni ambienti nazionalisti e buddisti locali che accusano i cristiani di compiere “conversioni non etiche”. Secondo i presuli, un provvedimento legislativo che vieti formalmente questa sia pur discutibile pratica seguita da alcuni predicatori protestanti servirebbe solo ad esacerbare le tensioni religiose in Sri Lanka. Essa sarebbe infatti di difficile applicazione e potrebbe diventare “uno strumento di abuso, vessazione e intimidazione contro le religioni minoritarie”. Quello che serve, invece, è trovare un sistema equo che possa “smorzare le tensioni e promuovere un clima di armonia religiosa”. In questo senso i vescovi suggeriscono piuttosto l’istituzione di una commissione super partes che accerti la scorrettezza di determinati comportamenti secondo parametri obiettivi. I vescovi negano quindi fermamente che missionari cattolici in Sri Lanka abbiano mai convertito con la forza buddisti: “Non forziamo nessuno ad entrare nella Chiesa, ma difendiamo il diritto di ogni individuo a rimanere fedele alla propria religione o di aderire ad un’altra”. Concetto ribadito dall’arcivescovo di Colombo, Mons. Oswald Gomis, dopo l’attacco incendiario compiuto il 15 gennaio contro una chiesa cattolica in una cittadina a 25 chilometri dalla capitale, l’ultimo di una serie perpetrati in questi mesi contro chiese cristiane in Sri Lanka. Altri gruppi forse “praticano questo tipo di conversioni, ma certo non la comunità cattolica”, ha dichiarato il presule sul luogo dell’attacco.
(Ucan: 16 gen. –ZENGARINI)







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