Democrazia, diritti umani e ruolo della corte penale internazionale
Sono certo diritti ancora sulla carta e sarà bene aspettare i fatti per valutare l’importanza
di questa Dichiarazione di Sana’a, approvata ieri nella capitale dello Yemen, al termine
della Conferenza intergovernativa su “Democrazia, diritti umani e ruolo della Corte
penale internazionale”, presenti massima parte dei paesi arabi. Il documento apre
comunque la speranza di una reale presa di coscienza nel mondo arabo dei principi
fondanti la vita democratica di un Paese, garantiti a tutta la popolazione, senza
distinzione di razza, religione, ceto sociale e discriminazione di alcun genere, in
particolare tra uomini e donne.
E cosi ieri dopo tre giorni di intenso dibattito
ed anche accese polemiche, cui hanno partecipato oltre 800 delegati di 52 Stati, africani,
asiatici, europei, tra cui una trentina di Paesi arabi, si è conclusa la Conferenza
internazionale, promossa su iniziativa del governo yemenita, con il sostegno - tra
altri soggetti - dell’Unione europea.
Dieci i principi della Dichiarazione
per affrontare i problemi concreti del Pianeta: tra questi spiccano la povertà, le
indebite occupazioni straniere, la questione palestinese, gli squilibri del sistema
giudiziario internazionale, la concentrazione e gli abusi di potere, le lesioni ai
diritti e al ruolo della donna nella vita pubblica, l’insufficiente istruzione, la
libertà e l’indipendenza dei mezzi di informazione e la pratica della corruzione.
Poi le indicazioni operative e l’impegno “a lavorare con serietà”.
Niente di
nuovo sotto il sole se alle parole non seguiranno politiche adeguate soprattutto nei
Paesi arabi su temi senza dubbio scottanti, come i pari diritti delle donne, il ruolo
della legge per la tutela dei diritti civili, politici, sociali e la rappresentanza
democratica negli apparati pubblici.
La Dichiarazione raccomanda di creare
un “Forum arabo di dialogo” per rafforzare “la democrazia, i diritti umani, e le libertà
pubbliche”, specie “di opinione ed espressione”.
Solo retorica? Forse questa
volta no. Il rispetto dei diritti umani – ha osservato, segretario della Lega araba,
l’egiziano Mussa, è arrivato in Occidente attraverso “un duro e faticoso lavoro che
noi ora stiamo cominciando”.