2003-12-05 12:29:02

Il Papa ricorda in un messaggio i milioni di ucraini uccisi dalla carestia provocata dal regime comunista sovietico negli anni ’30.


Il ricordo delle “vicende drammatiche di un popolo” si rivela “quanto mai utile per suscitare nelle nuove generazioni l’impegno a farsi, in ogni circostanza, vigili sentinelle del rispetto della dignità di ogni uomo”.

E’ la profonda riflessione di Giovanni Paolo II in un messaggio - indirizzato al cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini e al cardinale Marian Jaworsky, arcivescovo di Lviv dei Latini - per il 70.mo anniversario dell’Holomodor dell’Ucraina, la carestia provocata da Stalin, tra il 1932 e 1933, che provocò la morte di milioni di innocenti.
Il servizio di Alessandro Gisotti:


La memoria degli eventi passati diventi “fonte di ispirazione” per le generazioni presenti e future. Sono parole di speranza quelle del Papa nel ricordare una tragedia della storia. Il Pontefice rammenta il “disegno disumano attuato con fredda determinazione” dal regime sovietico per piegare il popolo ucraino alla collettivizzazione forzata. “Milioni di persone – afferma - hanno subito una morte atroce per la nefasta efficacia di un’ideologia che, lungo tutto il XX secolo, ha causato sofferenze e lutti in molte parti del mondo”. E si sofferma sulle parole di Pio XI, che riferendosi all’Unione sovietica distingueva “nettamente tra governanti e sudditi” scagionando gli ultimi e denunciando “apertamente le responsabilità del sistema misconoscitore della vera origine della natura e del fine dello Stato”.

Con il pensiero rivolto a quanti hanno patito il dramma dell’Holomodor, il Santo Padre ripete ancora una volta e con forza “mai più”. La consapevolezza delle aberrazioni passate, avverte, si deve tradurre “in un costante stimolo a costruire un avvenire più a misura dell’uomo, contrastando ogni ideologia che profani la vita, la dignità, le giuste aspirazioni della persona”. L’esperienza di quella tragedia, prosegue, deve guidare il popolo ucraino “verso prospettive di concordia e cooperazione”. Nonostante l’ideologia comunista abbia contribuito “ad approfondire le divisioni anche nell’ambito della vita sociale e religiosa”, occorre “impegnarsi per una pacificazione sincera e fattiva”.

Il Papa non manca, infine, di ricordare il suo viaggio in terra ucraina nel giugno del 2001. Custode dell’eredità cristiana orientale e occidentale, constata, l’Ucraina è chiamata ad offrire il suo specifico contributo all’edificazione della “casa comune europea”.







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