40 anni fa veniva promulgato il decreto conciliare “Inter Mirifica” sugli strumenti
della comunicazione sociale: ce ne parla l’arcivescovo John Foley
40 anni fa veniva promulgato il decreto del Concilio Vaticano II “Inter Mirifica”,
sugli strumenti della comunicazione sociale: con questo documento la Chiesa chiedeva
solennemente ai mass media di operare per il bene comune e il progresso dell’umanità
e alle autorità politiche di garantire la libertà d’informazione nel rispetto delle
leggi morali e dei diritti e della dignità dell’uomo. Il decreto invitava con forza
i cattolici a utilizzare questi strumenti per la diffusione del Vangelo.
Ma
su questo evento ascoltiamo l’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio
delle comunicazioni sociali, al microfono di Giovanni Peduto. R. – Ricordo quel
giorno come se fosse ieri, perché ero presente nella Basilica di San Pietro per la
promulgazione della ‘Inter Mirifica’: ero un prete studente qui a Roma, in quel periodo,
ed ero giornalista. Ero molto felice perché per la prima volta un Concilio aveva parlato
dei mezzi di comunicazione. Nella ‘Inter Mirifica’ si chiedono tre cose: la prima,
un dicastero nella Curia Romana per trattare tutti i temi legati ai mezzi di comunicazione,
ed ecco che oggi abbiamo il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali. Quel
giorno di 40 anni fa, nella Basilica di San Pietro, non potevo immaginare che un giorno
proprio io sarei stato alla guida di quel dicastero! La seconda, la preparazione di
un’Istruzione pastorale, che fu pubblicata poi nel 1971: la ‘Communio et Progressio’,
la magna charta della Chiesa nel campo delle comunicazioni. La terza cosa chiesta
dalla ‘Inter Mirifica’ era l’istituzione della Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali. La Giornata mondiale si è celebrata ogni anno, con frutti positivi, e penso
che la ‘Inter Mirifica’ abbia sensibilizzato la Chiesa alla necessità di utilizzare
i mezzi delle comunicazioni in modo sempre più intelligente.
D. - Quale sviluppo
ha avuto l’uso dei mass-media nell’evangelizzazione?
R. – E’ una cosa che tocca
tutto il mondo, ovviamente. Io ho visto un declino, purtroppo, nell’apertura dei mezzi
pubblici o privati al messaggio religioso, ma ho visto anche uno sviluppo della presenza
della Chiesa con i mezzi propri, particolarmente in America Latina, in Europa, ed
ora anche in Africa, con la radio cattolica ... Penso che in ogni ambiente la Chiesa
stia cercando di toccare i cuoi dei cristiani e degli altri tramite i mezzi delle
comunicazioni sociali. Possiamo sempre fare di più; dobbiamo fare sempre di più!
D.
– Secondo lei, in che modo?
R. – Io ho visto qui in Italia, per esempio, il
fatto che ci sono degli spot per chiedere che le persone possano segnalare l’attribuzione
dell’8 per mille per la Chiesa cattolica: perché noi non possiamo avere degli spot
per incoraggiare la gente a tornare alla Chiesa stessa? Io penso che possiamo e dobbiamo
utilizzare la pubblicità ed altri mezzi per un’attività molto intelligente e creativa
di evangelizzazione, per toccare i cuori delle persone e per offrire loro il messaggio
della vita eterna.