“Chiesa locale, vita consacrata e territorio: un dialogo aperto”: è il tema della
43.ma assemblea generale del Cism, la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori,
che si apre oggi pomeriggio a San Marino. L’incontro, che durerà fino all’8 novembre,
rappresenta un’occasione di confronto e dibattito sulle questioni di maggiore attualità
per gli istituti di vita consacrata. Alessandro Gisotti ha raccolto una riflessione
del presidente del Cism, don Mario Aldegani:
R. – C’è una necessità di uscire,
credo, da una specie di autoreferenzialità che può aver caratterizzato certe presenze
sul territorio, sia in rapporto alla Chiesa locale che in rapporto alle situazioni
della gente. Accanto a questa situazione, noi abbiamo una tradizione notevolissima
di vicinanza al popolo, ai problemi, ai dolori, alle sue fatiche. D. – Come viene
percepita nella vita quotidiana del territorio la presenza dei religiosi? Ha ancora
un significato radicale di testimonianza?
R. – Certo c’è maggiore attenzione
per la vita consacrata quando si spende sui versanti più disagiati del mondo in cui
viviamo, sulle frontiere dell’emarginazione. Forse viene intravista e riconosciuta
meno la valenza di profezia evangelica che sta dentro e dietro questi comportamenti.
Credo che la sfida per noi sia quella di far almeno intuire che c’è una motivazione
evangelica. E credo che alla fine il senso più profondo della presenza dei consacrati
in un territorio, in una Chiesa, sia quello di essere un richiamo a Dio, essere un
richiamo alla santità. D. – Può indicarci qualche esempio concreto di iniziative
volte a far dialogare i religiosi con le comunità in cui sono inserite?
R.
– E’ un dato di fatto che le presenze di comunità religiose sul territorio esercitino
sempre una specie di capacità di attrazione. Un elemento significativo oggi mi sembra
che sia quell’insieme di azioni in sinergia con altri: l’aspetto della collaborazione
con i laici nel portare innanzi attività, scelte apostoliche che nel passato facevamo
soprattutto noi religiosi. E c’è un grande valore in questo. Ciò che è importante
è che i nostri rapporti con qualsiasi persona si incontri abbiano il profumo del Signore,
diano speranza, perché rappresentano una forma di relazionalità umana della quale
tutti abbiamo bisogno.