RUMBEK. - "L'ottimismo sul raggiungimento di un accordo di pace per il Sudan è fondato,
ma i tempi saranno più lunghi del previsto e una firma non arriverà prima del prossimo
anno. Ma è bene chiarire che dal momento della firma inizierà un cammino ancora più
difficile". A parlare è mons. Cesare Mazzolari, comboniano, vescovo di Rumbek, nel
Sudan meridionale, che oggi in un'intervista rilasciata alla agenzia Misna si è detto
soddisfatto del buon esito verso cui sembrano ormai avviati i colloqui di pace organizzati
dalla comunità internazionale per mettere termine al conflitto sudanese: una guerra
che da oltre venti anni vede impegnati i ribelli dell'Esercito di liberazione popolare
del Sudan (Spla) e il governo di Khartoum. "Il cammino verso la pace è ancora lungo
- commenta mons. Mazzolari - c'è grande soddisfazione per l'accordo che le parti hanno
raggiunto sulla sicurezza, ma restano ancora da chiarire definitivamente la divisione
del controllo di tutte le aree petrolifere e dei relativi proventi". Non è questo,
però, l'unico aspetto del processo di pace che sembra non convincere il vescovo di
Rumbek e con lui tutta la Chiesa sudanese. "Secondo gli accordi presi finora dalle
parti, - chiarisce il vescovo - il Sud Sudan si avvia a diventare una sorta di Stato
militarizzato. La presenza fittissima, su vaste zone del territorio, di una imponente
forza militare mista, migliaia di uomini dell'esercito sudanese ed altrettanti dei
ribelli, rischia di non essere accettata dalla popolazione civile che è stanca di
vedere combattenti dappertutto". (Misna 1 ott. – MANCINI)