2003-09-22 13:23:23

IRAQ: SACERDOTE


PER LA PRIMA VOLTA DOPO LA GUERRA UN SACERDOTE CALDEO È NEL CONSIGLIO
PROVINCIALE, ORGANO ESECUTIVO NELLA CITTÀ DI MOSUL: “LA PACE DIPENDE DAGLI
SFORZI DI TUTTI”

Mosul (Agenzia Fides) – La città di Mosul, la storica Ninive, dove la
presenza cristiana è sempre stata ben marcata, ha nel Consiglio
provinciale, l’organo di governo civile dell’area, un sacerdote cattolico
Caldeo. È don Louis Sako, parroco a Mosul, impegnato nella pastorale
giovanile e del dialogo islamo-cristiano. Don Sako è anche Consultore del
Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. L’Agenzia Fides gli ha
rivolto alcune domande sul suo impegno sociale e sulla situazione in Iraq.

Cosa pensa dell’attuale situazione in Iraq? La gente vive meglio oggi
rispetto al passato?
Prima della guerra tutto l’Iraq era come una grande caserma piena di
soldati e armi: nessuno poteva criticare o manifestare, la vita era
militarizzata. Oggi invece, sebbene ci siano tanti problemi, la gente ha
ripreso a vivere, si respira un clima di libertà e democrazia. Il popolo
può scegliere i loro rappresentanti liberamente, si possono fare
manifestazione nelle strade, pubblicare giornali. Certo, dopo la guerra
ancora non c’è la sicurezza che noi vogliamo, ma pian piano tutto si
risolverà: la pace è un progetto che richiede tempo e dipende dagli sforzi
di tutti. Oggi c’è nel paese una nuova atmosfera: per questo sono molto
ottimista per un futuro migliore.

Nel ricoprire l’incarico all’interno del Consiglio non ha paura di
attentati terroristici, come è successo di recente con la sig.ra Akila Al
Hashmi a Baghdad?
Non ho paura perché difendo i poveri e gli oppressi, e cerco di fare del
bene a cristiani e musulmani: e vedo che tutti mi apprezzano. Il Consiglio
mi aveva proposto di usufruire di cinque guardie del corpo, ma io ho
rifiutato, perché secondo me, occorre dare un esempio di fiducia: sono
convinto che Dio è sempre con me e mi protegga, perché quello che sto
facendo è per il servizio alla comunità civile di Mosul.

Come riesce a coniugare il ministero di parroco con il nuovo incarico civile?
Ogni sacerdote deve organizzare il proprio tempo tra il servizio
sacerdotale e altri servizi. Nella parrocchia ho tanti laici che mi
aiutano. E poi il mio impegno politico vale per questo periodo di
transizione: ho accettato questo incarico per dare un contributo a
preparare un futuro di pace e serenità, di cui potranno beneficiare anche i
cristiani iracheni.

Quanti rappresentanti cristiani ci sono in Consiglio provinciale a Mosul?
Il Consiglio è formato da 24 membri: 16 sono arabi, 3 cristiani, 3 curdi, 1
turcmeno. I membri sono distribuiti in tante commissioni: io mi occupo
della Commissione per la Cultura. Università e beni religiosi. Devo dire
che la mia esperienza di dialogo con intellettuali e leader musulmani ha
reso più facile il lavoro nel Consiglio municipale, dove tutti mi chiamano
“Abuna”, che significa “Padre”.

Quali attività svolgete all’interno del Consiglio? Vi sono in particolare
opere a favore della comunità cristiana?
Lavoriamo per il bene dell’intera comunità di Mosul, e i problemi che
affrontiamo dipendono spesso dal fatto che c’è stato in Iraq un cambiamento
repentino, con il crollo del regime, e la gente deve ancora abituarsi alla
nuova situazione. Nel Consiglio, inoltre, lavoro per tutelare i diritti,
sociali, politici e religiosi della comunità cristiana. Oggi i cristiani
possono pubblicare giornali (a Mosul ve ne sono già cinque) e stanno
cercando di avere un rete di Tv e radio. Stiamo inoltre cercando di
recuperare tutti i terreni che avevano i Monaci Caldei attorno al Monastero
di San Giorgio a Mosul, che il regime di Saddam aveva espropriato con la
forza, e d far rientrare tutti coloro che erano stati cacciati dalle loro
case o dai villaggi. Inoltre in alcune città a maggioranza cristiana, Il
Consiglio, che ha anche giurisdizione sulla provincia, ha scelto un sindaco
cristiano per cittadine circostanti come Alqosh, Karakosh, Telkef.
(BM) (Agenzia Fides lines words lines 60 words 643 )








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