SEOUL. - Aiuti immediati e una catena di solidarietà che non si ferma: così la Caritas
coreana e tutta la Chiesa in Corea del Sud hanno reagito al passaggio del violento
tifone ‘Maemi’ (“cicala” in lingua coreana), abbattutosi nei giorni scorsi sulle regioni
meridionali e orientali della penisola. “Sono otto le diocesi colpite nel Sud e nella
costa Est del paese - spiega Alex Lee, responsabile della cooperazione nell'Ufficio
diocesano di Caritas Corea -. Le Caritas diocesane si sono attivate con prontezza
- aggiunge - e stanno svolgendo un lavoro eccellente. In questa prima fase si tratta
di rispondere all’emergenza, venendo incontro alle necessità delle persone colpite
dal tifone, rimaste senza casa, senza lavoro, senza cibo”. “L’Arcidiocesi di Seul
– dice Lee – ha già inviato oltre 250mila dollari, divisi nelle otto diocesi colpite,
mentre la Caritas nazionale sta coordinando gli sforzi, per lo scambio di informazioni
e l’organizzazione degli aiuti, provvedendo all’invio di volontari. Abbiamo stanziato
15 mila dollari per la diocesi di Masan e 10 mila in quella di Pusan, dove i danni
sono stati più gravi”. Intanto tutta la Chiesa coreana ha lanciato una catena di solidarietà. “Domenica
prossima - informa Lee - in molte diocesi ci sarà una raccolta speciale di fondi
da destinare alle vittime del tifone. E alla raccolta partecipano non solo i cattolici:
tutta la popolazione è molto sensibile al disastro, che non ha precedenti nella storia
del paese”. Secondo le ultime stime, le vittime sono circa 100, gli sfollati 25mila
e i danni materiali, che hanno colpito soprattutto le telecomunicazioni, ammontano
a oltre 700 milioni di dollari. Dopo aver toccato Giappone e Corea, il tifone sta
ora proseguendo la sua corsa nel Mare cinese orientale. (Fides 16 set. - MANCINI)