2003-09-15 19:42:59

La consegna del Papa alla Slovacchia


“Rendo grazie a Dio perché hai saputo conservare, anche in momenti difficili, la tua fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E ti esorto: non ti vergognare mai del Vangelo! Custodiscilo nel tuo cuore come il tesoro più prezioso dal quale attingere luce e forza nel pellegrinaggio quotidiano della vita”.

Nel cuore degli slovacchi echeggia ancora l’esortazione di Giovanni Paolo II, risuonata ieri mattina a Bratislava, durante la cerimonia di beatificazione del vescovo Vasil’ Hopko e di suor Zdenka Schelingová.

Al Papa che ieri pomeriggio, poco dopo le 18.20, ha concluso il suo 102.mo viaggio apostolico, il terzo in Slovacchia, per fare ritorno in serata a Castel Gandolfo, i fedeli del Paese est europeo hanno tributato un affettuoso saluto, radunandosi in massa all’aeroporto.

E il Pontefice, ancora una volta - elevando agli altari i due martiri del Paese – non ha cessato di confermare e di sospingere la Chiesa slovacca, a partire dalle nuove generazioni, verso quel rinnovamento auspicato dai suoi vescovi, nel quadro di un’Europa comunitaria che marcia verso l’unificazione con il proprio scacchiere orientale.

Da Bratislava, la nostra inviata, Giada Aquilino:

“Siete la speranza del Papa!”. Si è conclusa con una rassicurazione ai giovani la terza visita di Giovanni Paolo II in Slovacchia. Dopo la cerimonia di beatificazione del vescovo greco cattolico Vasil’ Hopko e di suor Zdenka Cecilia Schelingova - ieri alla periferia di Bratislava - e la cerimonia di congedo all’aeroporto della capitale slovacca, alla presenza del capo di Stato Rudolf Schuster e delle autorità politiche, civili e religiose del Paese, Giovanni Paolo II ha consegnato ancora una volta il proprio messaggio di fede al Paese dell’Europa centro orientale.
 
Alla Slovacchia, che a maggio entrerà ufficialmente nell’Unione europea, il Papa – giungendo giovedì scorso all’aeroporto di Bratislava – aveva raccomandato di portare “il contributo della ricca tradizione cristiana” nella costruzione della nuova Europa, sollecitando gli slovacchi a non accontentarsi “unicamente della ricerca di vantaggi economici, perché una grande ricchezza può creare anche una grande povertà”. A Roznava, nella Slovacchia orientale, Giovanni Paolo II sabato scorso aveva ribadito il concetto, auspicando che i fedeli contribuiscano con lo stile della loro “vita cristiana all’evangelizzazione del mondo contemporaneo e alla costruzione di una società più giusta e fraterna”. Non a caso, l’arcivescovo di Bratislava-Trnava, mons. Sokol, ieri a Petrzalka ha spiegato che – dopo gli anni duri del regime comunista, in cui non c’erano né chiese né centri pastorali – oggi in Slovacchia “il cuore della gente sembra essere travolto da troppe suggestioni”, frutto di una globalizzazione sbagliata e del consumismo più sfrenato.
 
A Giovanni Paolo II, gli slovacchi hanno chiesto allora in questi giorni una conferma nella fede, per trovare nel Vangelo la giusta direzione della vita e dei valori veri. Lo hanno dimostrato proprio a Petrzalka, quando in 250mila si sono ritrovati festanti nel quartiere popolare alla periferia di Bratislava, costruito negli anni ’60-’70 sotto il regime comunista: tra pochi mesi, forse già a Natale, quell’agglomerato di case e palazzoni - nel tempo conosciuto come un “quertiere senza Dio” - avrà la terza Chiesa, una costruzione circolare in via di completamento, accanto a cui è stato eretto in questi giorni il palco papale, per la beatificazione del vescovo greco cattolico Vasil Hopko e suor Zdenka Schelingova.
 
I due martiri slovacchi, pur arrestati e perseguitati dal regime comunista, hanno guardato “con fede incrollabile” alla Croce, luogo “privilegiato in cui si rivela e manifesta l’amore di Dio”, ha ricordato ieri il Pontefice. A Petrzalka, Giovanni Paolo II ha inoltre riservato - e affidato alla voce del cardinale Tomko, come già successo in precedenza - parole accorate per i giovani, definendoli “speranza del Papa”. Per i ragazzi, il Pontefice aveva già avuto un pensiero particolare a Bánska Bystrica, nella Slovacchia occidentale, quando venerdì aveva ricordato come sia “urgente che nelle famiglie i genitori educhino alla giusta libertà i propri figli, per prepararli a dare l’opportuna risposta alla chiamata di Dio”. Una libertà che la Slovacchia ha ritrovato quattordici anni fa, dopo oltre quarant’anni di regime comunista. Una libertà che oggi – tra il Danubio e i monti Tatra - si legge nella Chiesa di questo Paese e nei volti della gente, rassicurati dalla presenza del Papa, testimone di una speranza che lo ha sorretto anche in questo suo 102.mo viaggio apostolico, nel venticinquesimo di pontificato.
 
Da Bratislava, Giada Aquilino, Radio Vaticana.







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