Un testimone della fede del ventesimo secolo, il vescovo greco-cattolico Vasil’ Hopko
Domenica prossima, ultimo giorno di viaggio, Giovanni Paolo II presiederà nella spianata
di Petralka, a Bratislava, quella che è annunciata ed è attesa come la cerimonia più
significativa della visita pontificia: la beatificazione di due martiri slovacchi,
entrambi vittime della sanguinosa repressione comunista negli anni Cinquanta. Due
testimoni della fede del ventesimo secolo, il vescovo greco-cattolico Vasil’ Hopko
e la religiosa dell’istituto di Carità della Santa Croce, suor Zdenka Schelingová. Un
profilo del presule è tracciato da Giovanni Peduto: Basilio Hopko nacque il 21
aprile 1904 a Hrabske (Slovacchia) da Basil e Anna Petrenk, secondo di tre figli.
La sua famiglia apparteneva alla Chiesa cattolica di rito bizantino. Entrato nel seminario
eparchiale di Prešov, il suo vescovo lo inviò a Roma per gli studi teologici. Dopo
il secondo anno, fu chiamato alle armi e prestò servizio come assistente cappellano
militare, terminando gli studi nel 1928. Il 3 febbraio 1929 fu ordinato sacerdote
dal vescovo Paolo P. Gojdič – oggi beato, allora amministratore apostolico di Prešov.
Incaricato di costruire una nuova parrocchia a Praga, fece della chiesa di San Clemente
un centro spirituale per i fedeli ruteni della Boemia. Nel 1936 venne nominato direttorespirituale
del seminario eparchiale a Prešov e ottenne i dottorato in Sacra Teologia nel 1940
dall’Università Komensky di Bratislava. L’11 maggio 1947 fu ordinato vescovo titolare
di Midila e ausiliare di Prešov.
Con il regime comunista in Cecoslovacchia,
anche la Chiesa greco-cattolica venne soppressa, il vescovo imprigionato e il suo
ausiliare messo sotto sorveglianza dalla polizia. Rifiutato ogni tentativo fatto dai
comunisti di farlo entrare nella Chiesa ortodossa, anche il servo di Dio fu messo
in prigione, il 18 ottobre 1950, e subì gravi torture. Per la sua fedeltà alla Chiesa
cattolica, fu condannato, a Bratislava, dalla Corte Suprema Slovacca, a 15 anni di
prigione per ‘attività sovversiva’ e ‘per aver intrattenuto contatti con uno Stato
estero’ (il Vaticano).
Con la cosiddetta ‘Primavera di Praga’, nel 1968, anche
alla Chiesa greco-cattolica fu dato il permesso di ristabilire le sue strutture. Liberato
dal carcere per motivi di salte, mons. Hopko si mise a riordinare la diocesi di Prešov
e collaborò poi con il nuovo amministratore apostolico nominato da Paolo VI. Basilio
Hopko morì il 23 luglio 1976 a Prešov, nella casa delle Ancelle di Maria Immacolata
che l’avevano curato durante la malattia. Date le difficoltà di natura politica e
accogliendo la richiesta dell’arcivescovo metropolita di Pittsburg di rito bizantino,
la Congregazione per le Cause dei Santi trasferì la competenza di istruire la causa
di beatificazione del servo di Dio dalla diocesi di Prešov all’arcidiocesi di Pittsburg,
con rescritto del 27 maggio 1986. Il nulla osta per iniziare la causa fu dato il 17
dicembre 1994. A seguito degli ultimi eventi politici, la causa è tornata di competenza
della diocesi di Prešov, dove è felicemente terminata l’inchiesta diocesana.