Il Papa in Slovacchia: intervista con l'arcivescovo Sokol
Dall’11 al 14 settembre 2003 Giovanni Paolo II torna in terra slovacca, per il suo
102 viaggio apostolico. Nell’aprile del ‘90, a pochi mesi dalla caduta del regime
comunista del novembre ‘89, il Santo Padre sostò a Bratislava, nell’allora Cecoslovacchia.
Congedandosi, disse: “Sono tante le cose che ci uniscono, che ci obbligano a stare,
a vivere, a lavorare insieme… In questo spirito saluto tutti. Non è, spero, un addio
ma un arrivederci”. E così fu. Nell’estate del ‘95 il Papa si recò in quella che nel
’93 era divenuta la Repubblica di Slovacchia, per la canonizzazione di tre Santi martiri
di Košice. In quell’occasione il Pontefice ricordò “i dolorosi effetti dei duri anni
del regime totalitario, che nel passato hanno provocato una vera e propria devastazione
in campo sia sociale e culturale che in quello politico e religioso”. Ora Giovanni
Paolo II torna a visitare la Slovacchia, ancora una volta in un momento cruciale della
sua storia, alla vigilia dell’ingresso, il prossimo 1° maggio 2004, nell’Unione Europea.
Ce
ne parla mons. Ján Sokol, arcivescovo di Bratislava-Trnava, intervistato da Giada
Aquilino:
R. – Questa è già la terza visita del Santo Padre, Giovanni Paolo
II, in Slovacchia. Speriamo molto nella sua venuta e crediamo che il viaggio avrà
importanti frutti spirituali. Soprattutto ci incoraggerà nella fede e a fondare la
nostra vita sui valori fondamentali e perenni dell’esistenza.
D. – Nell’89
è caduto il regime comunista. Com’è cambiata la Chiesa da allora?
R. – Il cambiamento
è avvenuto soprattutto nelle nostre libertà. Non c’è più paura di frequentare le chiese,
di incontrarci nelle piccole comunità, di vivere la nostra fede, di avere contatti
con l’esterno.
D. – Quali sono i rapporti con le altre Chiese in Slovacchia?
R.
– Abbiamo un bel rapporto con i membri della comunità protestante-luterana, che rappresenta
il 6 per cento della popolazione. Organizziamo con loro incontri ecumenici e momenti
di preghiera. C’è anche la comunità calvinista che rappresenta più o meno il 2 per
cento degli abitanti. I rapporti sono buoni con tutti.
D. – Per la Chiesa cattolica
slovacca quali sono i problemi di oggi?
R. – Ciò che vediamo è la trasformazione
dell’economia dello Stato. C’è purtroppo tanta disoccupazione che si riflette sulla
vita delle famiglie, costrette veramente a vivere col minimo possibile: ciò si riflette
nella loro vita quotidiana, sia culturale sia religiosa.
D. – Che partecipazione
hanno le famiglie alla vita religiosa?
R. – Notiamo che i bambini frequentano
spesso il catechismo nelle scuole, sia elementari, sia medie e licei. Ci sono delle
famiglie che si incontrano regolarmente tra di loro e si scambiano delle esperienze.
E questo funziona molto bene. Ciò che incoraggiamo è lo spirito di preghiera in tutte
le famiglie. La Slovacchia, grazie ai Santi Cirillo e Metodio, ha una grande eredità
di preghiera e di fede.
D. – Il Parlamento ha in esame una preoccupante legge
sull’aborto. Qual è la posizione della Chiesa slovacca?
R. – La dottrina sociale
è sempre stata presente nella Chiesa slovacca, lo è oggi e lo sarà in futuro. Come
dice il Santo Padre, la Chiesa protegge la vita dal suo sbocciare nel seno materno
fino alla sua morte naturale. Questa è la legge di Dio. L’appello della Chiesa cattolica
in Slovacchia è proprio questo: rimanere fedeli alla dottrina della Chiesa cattolica.
D.
– Con quali sentimenti i fedeli attendono Giovanni Paolo II, che fin da quando era
arcivescovo di Cracovia ha seguito con attenzione le vicende e la vita del popolo
slovacco?
R. – La Slovacchia tutta aspetta con grande gioia il Santo Padre.
E’ visto come il vicario di Gesù Cristo, come il capo della Chiesa cattolica. Sempre
lo abbiamo amato così. Questa tradizione da noi ha radici molto forti e profonde.
D.
– Questo viaggio del Papa si colloca proprio ad un passo dall’entrata della Slovacchia
nell’Unione Europea. Qual è l’auspicio, allora, per il futuro del Paese?
R.
– L’Europa ha radici cristiane: noi vogliamo associarci al Santo Padre che protegge
queste radici cristiane e che vede il futuro in questa luce. Ci uniamo al Papa in
questa grande impresa.