Una singolare iniziativa di dialogo tra cristiani e musulmani, nelle Filippine e in
altri Paesi asiatici.
Sono noti i fatti di violenza per mano di estremisti islamici da anni in atto nell’isola
di Mindanao, nelle Filippine. Di meno si conosce sui negoziati di pace, sulla mediazione
portata avanti da 7 anni sia dai vescovi cattolici e protestanti e religiosi musulmani.
Tanto che si è costituito un organismo permanente che comprende anche due membri del
governo responsabili dei colloqui di pace con i gruppi dei ribelli.
Un’esperienza questa che si è rivelata così costruttiva, da indurre i membri di questo
organismo di promuovere il dialogo anche in altri Paesi dell’Asia. Fatto che è avvenuto
recentemente a Pasay City, nelle Filippine. Per la prima volta si sono incontratI,
in più di 100, vescovi cattolici, di altre Chiese cristiane, e ulamah, cioè religiosi
musulmani, provenienti da 13 Paesi: dall’Indonesia, al Bangladesh e India, da Singapore
allo Sri Lanka e Uzbekistan. Vi è intervenuto anche il presidente del Pontificio
Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald.
E’ dunque un altro volto dell’Islam quello che si è mostrato a Pasay City. Ce ne parla,
al microfono di Fabio Colagrande, lo stesso mons. Fitzegerald.
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R. – Gli estremisti, i violenti, sono pochi: la maggioranza dei musulmani vogliono
la pace, ma vogliono la pace con la giustizia.
D. – Comunque, la religione continua ad essere apparentemente causa di conflitti,
soprattutto nell’Asia. Perché?
R. – Non credo che la religione sia ‘causa’ di conflitto, ma un ‘fattore’ del conflitto;
entra nel conflitto e può aggravare il conflitto, ma normalmente non è la causa. Le
cause sono altrove; le cause sono politiche economiche o sociali, ma la differenza
di religione è un fattore che fortifica questo aspetto di conflitto.
D. – Questo incontro nelle Filippine ha visto dialogare i musulmani con i cristiani,
sia cattolici che protestanti. Questo dialogo ecumenico favorisce in qualche modo
l’incontro interreligioso?
R. – Il fatto che in molti Paesi dell’Asia, ad eccezione delle Filippine, i cristiani
siano una piccola minoranza, rende più necessaria la collaborazione ecumenica tra
cattolici e cristiani di altre Chiese e comunità. E questo si è avverato in questo
Forum tra vescovi e ulamah. All’inizio erano solo i vescovi cattolici che si incontravano
con i capi religiosi musulmani nelle Filippine; e poi, quasi dall’inizio hanno aperto
anche a vescovi di altre Chiese, e questo è un buon esempio. Credo che sia importante
che i cristiani siano uniti nell’incontrare persone di altre religioni.
D. – L’incontro si è concluso con un documento: i rappresentanti di diverse religioni
hanno preso degli impegni molto importanti. Li vuole riassumere?
R. – E’ un documento che afferma la loro responsabilità, che riconosce la debolezza
e le mancanze, come ad esempio il fatto che non abbiamo sempre rettificato i pregiudizi
che possono contribuire alle discordie, ma anche si afferma che a volte le religioni
sono manipolate. C’è un appello ad una maggiore responsabilità, un appello per contribuire
alla pace, una condanna della violenza ... Noi come credenti di religioni di pace
– si afferma - siamo chiamati a proclamare, a vivere e lavorare per la pace e condannare
ogni forma di estremismo, di oppressione e di terrorismo. Crediamo che questi atti
siano attacchi alla nostra dignità, che è comune. Poi questo documento parla anche
dei ‘pilastri della pace’ - questo è preso dall’enciclica di Giovanni XXIII, Pacem
in Terris - verità, giustizia, amore e libertà, e si è aggiunta anche la sincerità
e la preghiera.
D. - Secondo lei, quella vissuta nelle Filippine, è un’esperienza di dialogo e di
incontro delle religioni per risolvere i conflitti che può essere in qualche modo
esportata?
R. – Credo che sia un incoraggiamento. A Mindanao, cercano di estendere questo dialogo
non solo ai vescovi ed ai capi religiosi musulmani, ma anche ai capi locali, agli
imam, ai parroci. Questo mi sembra molto importante: a livello di villaggio, di quartiere
si incontrano e poi aiutano la popolazione ad incontrarsi.