2003-09-02 19:03:53

Una singolare iniziativa di dialogo tra cristiani e musulmani, nelle Filippine e in altri Paesi asiatici.


Sono noti i fatti di violenza per mano di estremisti islamici da anni in atto nell’isola di Mindanao, nelle Filippine. Di meno si conosce sui negoziati di pace, sulla mediazione portata avanti da 7 anni sia dai vescovi cattolici e protestanti e religiosi musulmani. Tanto che si è costituito un organismo permanente che comprende anche due membri del governo responsabili dei colloqui di pace con i gruppi dei ribelli.

Un’esperienza questa che si è rivelata così costruttiva, da indurre i membri di questo organismo di promuovere il dialogo anche in altri Paesi dell’Asia. Fatto che è avvenuto recentemente a Pasay City, nelle Filippine. Per la prima volta si sono incontratI, in più di 100, vescovi cattolici, di altre Chiese cristiane, e ulamah, cioè religiosi musulmani, provenienti da 13 Paesi: dall’Indonesia, al Bangladesh e India, da Singapore allo Sri Lanka e Uzbekistan. Vi è intervenuto anche il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald.

E’ dunque un altro volto dell’Islam quello che si è mostrato a Pasay City. Ce ne parla, al microfono di Fabio Colagrande, lo stesso mons. Fitzegerald.

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R. – Gli estremisti, i violenti, sono pochi: la maggioranza dei musulmani vogliono la pace, ma vogliono la pace con la giustizia.

D. – Comunque, la religione continua ad essere apparentemente causa di conflitti, soprattutto nell’Asia. Perché?

R. – Non credo che la religione sia ‘causa’ di conflitto, ma un ‘fattore’ del conflitto; entra nel conflitto e può aggravare il conflitto, ma normalmente non è la causa. Le cause sono altrove; le cause sono politiche economiche o sociali, ma la differenza di religione è un fattore che fortifica questo aspetto di conflitto.

D. – Questo incontro nelle Filippine ha visto dialogare i musulmani con i cristiani, sia cattolici che protestanti. Questo dialogo ecumenico favorisce in qualche modo l’incontro interreligioso?

R. – Il fatto che in molti Paesi dell’Asia, ad eccezione delle Filippine, i cristiani siano una piccola minoranza, rende più necessaria la collaborazione ecumenica tra cattolici e cristiani di altre Chiese e comunità. E questo si è avverato in questo Forum tra vescovi e ulamah. All’inizio erano solo i vescovi cattolici che si incontravano con i capi religiosi musulmani nelle Filippine; e poi, quasi dall’inizio hanno aperto anche a vescovi di altre Chiese, e questo è un buon esempio. Credo che sia importante che i cristiani siano uniti nell’incontrare persone di altre religioni.

D. – L’incontro si è concluso con un documento: i rappresentanti di diverse religioni hanno preso degli impegni molto importanti. Li vuole riassumere?

R. – E’ un documento che afferma la loro responsabilità, che riconosce la debolezza e le mancanze, come ad esempio il fatto che non abbiamo sempre rettificato i pregiudizi che possono contribuire alle discordie, ma anche si afferma che a volte le religioni sono manipolate. C’è un appello ad una maggiore responsabilità, un appello per contribuire alla pace, una condanna della violenza ... Noi come credenti di religioni di pace – si afferma - siamo chiamati a proclamare, a vivere e lavorare per la pace e condannare ogni forma di estremismo, di oppressione e di terrorismo. Crediamo che questi atti siano attacchi alla nostra dignità, che è comune. Poi questo documento parla anche dei ‘pilastri della pace’ - questo è preso dall’enciclica di Giovanni XXIII, Pacem in Terris - verità, giustizia, amore e libertà, e si è aggiunta anche la sincerità e la preghiera.

D. - Secondo lei, quella vissuta nelle Filippine, è un’esperienza di dialogo e di incontro delle religioni per risolvere i conflitti che può essere in qualche modo esportata?

R. – Credo che sia un incoraggiamento. A Mindanao, cercano di estendere questo dialogo non solo ai vescovi ed ai capi religiosi musulmani, ma anche ai capi locali, agli imam, ai parroci. Questo mi sembra molto importante: a livello di villaggio, di quartiere si incontrano e poi aiutano la popolazione ad incontrarsi.







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