Cos’è la Pasqua ebraica e in che modo si celebra? Benedetta Capelli lo ha chiesto al rabbino capo di Milano, Giuseppe Laras:
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R. – E’ un momento importantissimo nella storia religiosa del popolo ebraico, perché
ricorda l’uscita degli Ebrei dalla schiavitù egiziana. Quindi ricorda la presenza
di Dio nella vita del Popolo, nella storia, ricorda i miracoli, ricorda l’apertura
del Mar Rosso ... L’evento della liberazione dalla schiavitù d’Egitto è un evento
che viene ricordato ogni anno nella sera del Seder, cioè nelle prime due sere viene
fatta una cerimonia domestica, una cena, in cui si legge la Gada, e in questo libro
si leggono brani biblici.
D. – Esiste tutta una simbologia ed un rituale estremamente particolare. Ce ne vuole spiegare il senso?
R. – Sì. Durante la cena del Sèder ci sono delle cose che mangiamo e che hanno una valenza simbolica: l’erba amara che ricorda le amarezze dei nostri padri in Egitto, poi una specie di marmellata che si accompagna all’erba amara proprio per sottolineare che dopo le amarezze della schiavitù è venuta la dolcezza della libertà ...
D. – In questo particolare momento di conflitto, la Pasqua può assumere un significato aggiuntivo, diverso?
R. – Nel celebrare la Pasqua noi Ebrei, ma anche gli altri, anche i Cristiani, debbono – secondo me – concentrarsi sul valore della vita, sul valore della liberazione, sul rifiuto della violenza e della schiavitù; e devono guardare avanti, verso un futuro che non conosca più violenza, sangue, lacrime. La Pasqua ebraica ci stimoli ad andare a sperare in questa direzione.
D. – Secondo lei, quali sono i segni di Dio che il popolo ebraico trova oggi nella sua storia?
R. – La mano di Dio è sempre presente nella storia; guiderà l’umanità. La Pasqua vuol
dire ‘passare oltre’, ‘andare al di là della contingenza’ magari violenta, magari
triste; guardare verso un futuro che ci veda accomunati come umanità con altri sentimenti
ed in altri contesti.
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