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Sommario del 04/03/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: musica sacra doni la bellezza di Dio, no a visioni nostalgiche

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La musica sacra ha il compito di donarci la bellezza di Dio, per questo non deve mai cadere in banalità e superficialità. E’ quanto affermato da Papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Convegno internazionale sulla Musica Sacra, ricevuti stamani in Vaticano, promosso dai dicasteri della Cultura e dell’Educazione Cattolica. Il Papa ha sottolineato che la Chiesa deve salvaguardare il patrimonio ereditato dal passato ma al tempo stesso deve far in modo che la musica sacra sia inculturata nei linguaggi dell’attualità. Il servizio di Alessandro Gisotti

La Musica sacra aiuti i fedeli ad entrare nel Mistero di Dio, a contemplarlo e a percepirne il senso. Papa Francesco ha svolto il suo discorso muovendo dall’Istruzione Musicam Sacram, nel 50.mo di pubblicazione e subito ha osservato che il Concilio Vaticano II colse la necessità per i fedeli di partecipare a una liturgia di cui potessero comprenderne pienamente il linguaggio.

Musica sacra sia inculturata nei linguaggi musicali dell’attualità
Sulla musica sacra e il canto liturgico, ha proseguito, “emerge una duplice missione” per la Chiesa: da una parte, si tratta “di salvaguardare e valorizzare il ricco e multiforme patrimonio ereditato dal passato, utilizzandolo con equilibrio nel presente ed evitando il rischio di una visione nostalgica o archeologica”:

“D’altra parte, è necessario fare in modo che la musica sacra e il canto liturgico siano pienamente ‘inculturati’ nei linguaggi artistici e musicali dell’attualità; sappiano, cioè, incarnare e tradurre la Parola di Dio in canti, suoni, armonie che facciano vibrare il cuore dei nostri contemporanei, creando anche un opportuno clima emotivo, che disponga alla fede e susciti l’accoglienza e la piena partecipazione al mistero che si celebra".

No a superficialità e banalità a scapito della bellezza
Certamente, ha commentato, “l’incontro con la modernità e l’introduzione delle lingue parlate nella Liturgia ha sollecitato tanti problemi: di linguaggi, di forme e di generi musicali”:

“Talvolta è prevalsa una certa mediocrità, superficialità e banalità, a scapito della bellezza e intensità delle celebrazioni liturgiche. Per questo i vari protagonisti di questo ambito, musicisti e compositori, direttori e coristi di scholae cantorum, animatori della liturgia, possono dare un prezioso contributo al rinnovamento, soprattutto qualitativo, della musica sacra e del canto liturgico”.

Per questo, è stata la sua esortazione, “occorre promuovere un’adeguata formazione musicale, anche in quanti si preparano a diventare sacerdoti, nel dialogo con le correnti musicali del nostro tempo, con le istanze delle diverse aree culturali, e in atteggiamento ecumenico”. “La musica sacra e il canto liturgico – ha concluso Francesco – hanno il compito di donarci il senso della gloria di Dio, della sua bellezza, della sua santità che ci avvolge come una nube luminosa”.

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Altre udienze e nomine

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Per le altre udienze e nomine odierne del Papa, consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

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Bilanci Santa Sede-Vaticano: in atto riforma voluta dal Papa

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La Segreteria per l’Economia ha pubblicato il Rendiconto Annuale Consolidato 2015 della Santa Sede, dello Stato della Città del Vaticano e degli Enti ad essi collegati.

Santa Sede: deficit di oltre 12 milioni di euro
La Santa Sede ha registrato, nel 2015, un disavanzo di Euro 12,4 milioni. Le principali voci di entrata per il 2015, in aggiunta ai rendimenti degli investimenti, si riferiscono ai contributi relativi al Canone 1271 del Codice di Diritto Canonico (Euro 24 milioni) ed ai contributi dall’Istituto per le Opere di Religione (Euro 50 milioni). Come negli anni precedenti, la voce di spesa più significativa della Santa Sede si riferisce al costo del personale.

Città del Vaticano: surplus di quasi 60 milioni di euro
Il Governatorato della Città del Vaticano, per il 2015, ha registrato un surplus di Euro 59,9 milioni, principalmente dovuto alle ricorrenti entrate derivanti dalle attività culturali, in particolar modo quelle collegate ai Musei.

Passo importante per le riforme economiche
Il Rendiconto Annuale Consolidato 2015 rappresenta la prima informativa finanziaria predisposta in conformità con le Politiche Vaticane di Financial Management (VFMP), approvate da Papa Francesco il 24 ottobre 2014, che si basano sui Principi Contabili Internazionali per il Settore Pubblico (IPSAS). La Segreteria per l’Economia ha informato il Consiglio per l’Economia che il percorso verso la piena applicazione delle VFMP è saldamente in corso ed ha evidenziato che sarà, tuttavia, necessario qualche anno per il completamento di questo processo e per l’attuazione di una revisione contabile completa. Il Rendiconto Annuale Consolidato 2015 rappresenta un passo importante sia per le riforme economiche che per il percorso di adozione delle nuove politiche, le quali stanno ben procedendo. Il Consiglio per l'Economia ha preso quindi atto del Rendiconto Annuale Consolidato 2015 che, in questo periodo di transizione, non è stato sottoposto a revisione contabile.

Trasparenza e rigore
La Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano stanno beneficiando notevolmente dell'attuazione delle VFMP, in quanto consentono di migliorare la qualità e la trasparenza delle informazioni finanziarie oltre ad accrescere il rigore nelle procedure di reporting e di controllo finanziario.

Il Papa ha preso atto del Rendiconto Annuale 2015
Su proposta del Consiglio per l’Economia, il Santo Padre ha quindi preso atto del Rendiconto Annuale 2015. Un importante progresso è stato realizzato nell’ambito del processo di predisposizione del budget. Il Budget 2017 è stato presentato al Consiglio per l’Economia, per la prima volta, prima dell’inizio del nuovo anno solare, e ne ha raccomandato l’approvazione. Questo permetterà di attuare un ulteriore controllo sulla verifica delle spese, attraverso il monitoraggio continuo dei risultati in corso rispetto ai piani finanziari approvati. Il Consiglio per l'Economia ha ringraziato la Segreteria per l'Economia per il forte impegno nell'attuazione delle riforme economiche approvate dal Santo Padre.

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Mons. Auza all'Onu: oltre 40 milioni le vittime della tratta

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“La Santa Sede e la lotta contro il traffico di esseri umani”. E’ stato questo il tema sviluppato da mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, in occasione della conferenza inaugurale a New York, nei giorni scorsi, della nuova cattedra della Cassamarca Foundation su globalizzazione e migrazione presso la Fordham University.
 
Oltre 40 milioni le vittime della tratta nel mondo
Il fenomeno del traffico di esseri umani è impressionante. Le vittime della tratta - ha detto il presule ricordando alcune recenti stime - sono circa 40 milioni. E a questo popolo di persone ridotte in schiavitù - ha affermato mons. Auza - si aggiungono ogni anno più di tre milioni di persone. Quasi l’80 per cento delle vittime sono donne e bambini. La tratta - ha precisato - è un’industria che genera ogni anno profitti per oltre 32 miliardi di dollari all’anno.
 
Nessun Paese è immune
Gli enormi progressi scientifici possono far pensare che la schiavitù sia una pagina del passato. Ma quando esaminiamo la realtà – ha affermato il presule – restiamo scioccati di come questa piaga - declinata in tutte le sue moderne forme - sia ancora presente, anche se con modalità più sommerse rispetto al passato. Si tratta in realtà di un fenomeno in crescita ed alimentato da conflitti e da povertà estrema. Ed è un flagello che non conosce confini. Nessun Paese – ha osservato il presule – è immune.
 
Il traffico di esseri umani sfrutta anche i flussi migratori
La tratta è legata anche alle conseguenze negative della globalizzazione e ai flussi di migranti e di rifugiati. Soffermandosi in particolare su questo fenomeno, mons. Auza ha ricordato che, secondo stime riferite al 2015 delle Nazioni Unite, i migranti internazionali nel mondo sono oltre 250 milioni. Rispetto al 2000 – ha fatto notare il nunzio - si è registrato un incremento del 40%. Sempre nel 2015, più di 65 milioni di persone sono state sfollate a causa persecuzioni, conflitti e violenze. In questi dati si riflettono, spesso, le moderne forme di schiavitù e le sofferenze di milioni di persone indifese e vulnerabili.
 
La comunità internazionale elimini l’ignominia della tratta
Mons. Auza, ricordando che tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 c’è anche quello di adottare misure efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani. La comunità internazionale - ha aggiunto - deve assicurare il proprio impegno per eliminare questa “ignominia”.
 
L’impegno della Chiesa contro il traffico di esseri umani
La Chiesa cattolica – ha ricordato inoltre mons. Auza - è fortemente impegnata per eliminare la piaga della tratta e, attraverso le proprie strutture, offre un prezioso contributo. I Pontefici hanno ripetutamente denunciato e condannato questo turpe traffico. Con le sue parole e azioni – ha detto il presule – Papa Francesco ha messo in chiaro che questa è una delle priorità del suo Pontificato. L’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu ha ricordato infine il discorso del Papa, il 25 settembre del 2015, rivolto ai membri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Si deve aver cura – affermava il Santo Padre in quella occasione - che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli”. “Si devono prendere – aggiungeva – misure concrete e immediate”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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L’Elemosiniere del Papa celebra il funerale di un senzatetto

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Nella parrocchia romana di Sant’Arcangelo al Trullo, ieri pomeriggio, l’Elemosiniere del Papa, mons. Konrad Krajewski, ha celebrato il funerale di un senzatetto polacco ucciso dal freddo lo scorso dicembre. Il servizio di Benedetta Capelli

Nell’ora della Divina Misericordia, le tre del pomeriggio, mons. Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, ha celebrato nella chiesa di San Raffaele Arcangelo le esequie di Grzegorz Siejda. Il nome potrebbe non dire nulla, ma nel cuore di tanti del quartiere periferico di Roma, il Trullo, c’era anche questo uomo di 58 anni, polacco, che viveva in strada tra un distributore di benzina e le case popolari.

Era stato trovato senza vita, il 17 dicembre scorso, ad una settimana dal Natale quando una straordinaria ondata di freddo aveva colpito la capitale. Coperto di cartoni, non era riuscito a sopravvivere al gelo. A due mesi dalla sua scomparsa e solo dopo il nullaosta delle autorità, la celebrazione delle esequie animate dalla Comunità di Sant’Egidio che nella zona è una presenza fissa ed un punto di riferimento per chi si trova in difficoltà.

Una messa “per pregare insieme per una città più umana”: si leggeva nell’annuncio della celebrazione. Un modo per non restare imprigionati nella “globalizzazione dell’indifferenza” - come ama ripetere Papa Francesco - che lascia nel dimenticatoio i tanti invisibili che vivono in strada ma che sono “il volto di Gesù”.

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Oggi in Primo Piano



Indonesia: minoranze religiose sempre più a rischio violenze

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Allarme in Indonesia per le minoranze religiose ed etniche. Nel 2016 violenze e abusi sono aumentati. Lo afferma il Rapporto sulla libertà religiosa nel Paese realizzato e pubblicato dal “Wahid Institute”, centro studi fondato a Giakarta nel 2004, di cui fanno parte ricercatori musulmani. Tra le minoranze colpite anche quelle cristiane. Il servizio di Giancarlo La Vella

L’Indonesia è il più popoloso Paese del mondo a maggioranza musulmana, con oltre l'86% della popolazione. Sono presenti e riconosciuti dalla Costituzione anche i cristiani, protestanti e cattolici, induisti, buddisti e confuciani. Ma per queste ultime realtà il 2016 è stato un anno difficile. Discriminazioni, violenze e attentati sono in netto aumento rispetto al 2015. Censiti 204 episodi gravi e almeno 313 atti di abuso sulle comunità religiose. Autori delle azioni gruppi estremisti, ma anche, meno gravi ma ugualmente intolleranti, apparati statali e organizzazioni private. Le zone più colpite: Giava occidentale e la provincia di Aceh, nell’isola di Sumatra. Il tutto stride con il clima di reciproco rispetto e di pacifica tolleranza, nel quale in genere vive la popolazione indonesiana. Noi abbiamo raccolto la testimonianza del missionario saveriano a Giakarta, padre Fernando Abis:

R. - Al momento nel nostro territorio siamo in pace, non abbiamo grandi difficoltà. C’è una grande paura, questo sì, soprattutto tra le minoranze etniche come i cinesi. Però il governo di sta muovendo bene; i militari e la polizia stanno facendo un’azione preventiva molto efficace.

D. - Da chi vengono le minacce?

R. - C’è un gruppo che si chiama “Fronte di difesa dell’Islam”, che vorrebbe imporre a tutti l’adesione alla legge islamica e vorrebbe anche che altri gruppi non apparissero in modo manifesto, tanto meno che altri gruppi aspirino alle cariche pubbliche, come l’attuale governatore di Giakarta, che è un protestante cinese. Però bisogna dire che questo movimento è finanziato da gruppi che hanno interessi politici.

D. - È a conoscenza di qualche episodio?

R. – Sì, c’è stato un attentato in una chiesa nell’isola di Celebes, poi giorni fa c’è stata un’esplosione davanti ad un edificio pubblico come segnale di minaccia. In compenso direi che c’è una leadership dell’Islam moderata e in generale i capi religiosi delle varie organizzazioni islamiche sono molto cauti; non appoggiano il fanatismo; capiscono che questa cosa rovina l’Islam stesso.

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Irlanda: scoperta fossa comune con resti di bimbi in ex orfanatrofio

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Tragica scoperta in un ex orfanotrofio cattolico in Irlanda, chiuso 56 anni fa: è stata ritrovata una sorta di fossa comune con circa 800 corpi di bambini, morti tra il 1925 e il 1961. Si tratta di bimbi fino a tre anni sepolti senza lapidi né nomi nel cortile dell’ex istituto per ragazze madri di Tuan, nella contea di Galway, nell’Irlanda nord-occidentale, gestito da religiose. I bambini sarebbero i figli avuti da queste donne e deceduti per malattie e denutrizione. La Chiesa irlandese aveva sostenuto le autorità nel portare avanti le indagini.

Nella prima metà del secolo scorso, in base alle rigide convenzioni sociali del Paese, le ragazze rimaste incinte fuori dal matrimonio erano inviate in strutture dove potevano dare alla luce il bambino. Questi ultimi, in genere, venivano dati in adozione. Molti piccoli, però, morivano poco dopo la nascita: la mortalità infantile era estremamente elevata in Irlanda, dove la penicillina – scoperta nel 1928 – era inaccessibile per la maggior parte della popolazione. Fra questi bimbi, tuttavia, i tassi erano ben più alti, secondo le statistiche del governo. Gran parte dei bambini veniva sepolta all’interno degli stessi istituti, in fosse comuni. I bimbi ora verranno sepolti in tombe registrate.

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Patriarcato caldeo: appello a ricostruire villaggi cristiani in Iraq

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Un appello a sostenere finanziariamente la ricostruzione dei villaggi della Piana di Ninive, dove abitavano i cristiani fuggiti davanti all’avanzata del cosiddetto Stato islamico, è stato rivolto dal Patriarcato di Babilonia dei Caldei alle proprie diocesi e alle comunità caldee sparse nel mondo, formate da migranti che hanno lasciato l’Iraq. Il Patriarcato e alcune singole diocesi hanno già messo a disposizione quasi 500 milioni di dinari iracheni — pari a più di 380.000 euro — per accelerare il ripristino di abitazioni e chiese danneggiate o distrutte durante gli anni di occupazione jihadista, e così consentire il rientro degli sfollati che desiderano tornare alle proprie case.

Monitorare eventuali violazioni e conflitti
Nell’appello, il Patriarcato chiede a tutte le comunità caldee di continuare a sostenere con generosità i programmi di ricostruzione. E, come riferito dall’agenzia Fides, si dichiara anche favorevole al coinvolgimento di osservatori internazionali incaricati di monitorare eventuali violazioni e conflitti da parte delle forze impegnate nella guerra contro lo Stato islamico e prevenire eventuali scontri tra governo centrale e governo autonomo del Kurdistan iracheno nella direzione dei territori liberati.

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Arcivescovo di Varsavia: accogliere i rifugiati dalla Siria

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L’arcivescovo di Varsavia, il cardinale Kazimierz Nycz, ha lanciato un appello affinché la Polonia accolga alcune centinaia di rifugiati siriani che hanno bisogno di cure mediche urgenti. In una lettera pastorale diffusa alla stampa nella giornata di Mercoledì delle Ceneri e che sarà letta in tutte le parrocchie della diocesi questa domenica , il porporato ha sottolineato quanto sia importante l’accoglienza per ogni fedele cristiano: “Ne va dell’immagine della Polonia e della Chiesa in Polonia”, ha dichiarato l’arcivescovo di Varsavia, che ha auspicato un’apertura all’accoglienza anche da parte delle autorità.

L’iniziativa della Caritas Polonia “Famiglia per famiglia”
Al momento nel Paese si registra un forte dibattito fra chi si schiera per aiuti da inviare esclusivamente in Siria e quanti ritengono invece sia necessario rispondere alle urgenti necessità di chi fugge dalla guerra, prestando accoglienza e sostegno. Nella prima direzione si è già mossa la Caritas polacca con il programma umanitario “Famiglia per famiglia” lanciato il 4 ottobre 2016 per portare assistenza in loco alle famiglie siriane vittime del conflitto. In pratica il programma, organizzato in collaborazione con Caritas Libano, Caritas Aleppo, la missione delle Suore Francescane Missionarie di Maria e le chiese locali prevede che famiglie, parrocchie, comunità, imprese e vescovi polacchi si impegnino ognuno a finanziare per 6 mesi una famiglia siriana segnalata in una speciale pagina web, www.rodzinarodzinie.caritas.pl. All’iniziativa hanno finora aderito diversi vescovi,  quasi 400 parrocchie, una quarantina di congregazioni religiose, più di 450 sacerdoti e oltre di 5mila famiglie polacche. Più 1.700 famiglie siriane , soprattutto ad Aleppo e nei campi i profughi siriani in Libano, ricevono attualmente questo sostegno finanziario.

Aiutare in loco, ma anche aprire corridoi umanitari
Nella lettera ripresa da L’Osservatore Romano,  il card. Nycz, esprime l’auspicio che dopo il progetto “Famiglia per famiglia”, il prossimo passo sia l’apertura di corridoi umanitari per accogliere in Polonia poche centinaia di rifugiati che hanno urgente bisogno di cure mediche e di assistenza necessaria per sopravvivere.   “Questo - ha sottolineato - interpella anche le istituzioni pubbliche. La Caritas Polonia e le diocesi sono pronte, ma la cosa più importante è il coinvolgimento delle comunità locali”. “Credo che un simile appello - ha risposto in un’intervista il Ministro della Famiglia e del Lavoro, Elzbieta Rafalska - possa essere accolto dal Governo, ma se si parla di soluzioni concrete, bisogna sapere a chi sono dedicate e quale  è l’entità dell’assistenza necessaria”. (L.Z.)

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Martedì in Italia 7 famiglie siriane grazie alla Caritas Italiana

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Sette famiglie siriane sono attese martedì prossimo a Bari, provenienti dalla Giordania, in seguito ad un accordo tra il governo italiano e la Conferenza episcopale italiana. Tra le 41 persone attese ce ne sono alcune con gravi problemi di salute che saranno curate presso l’Ospedale “Casa sollievo della sofferenza” a San Giovanni Rotondo. Il servizio di Benedetta Capelli

E’ un progetto di reinserimento e non solo un corridoio umanitario quello che la Caritas Italiana, organismo della Cei, ha messo a punto per 7 famiglie siriane – 41 persone e tra di loro diversi malati – che arriveranno dai campi profughi della Giordania in Italia, a Bari, martedì prossimo. Una possibilità nata dalla collaborazione tra i vescovi e il governo italiano ma anche con il supporto di organismi internazionali e la Nunziatura apostolica di Amman. Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana, raggiunto telefonicamente in Giordania:

“Il nostro impegno col governo italiano al momento aiuterà queste prime sette famiglie che hanno al loro interno 41 persone, tra cui molti bambini, che troveranno ospitalità nell’ambito del progetto di Caritas italiana che si chiama 'Protetto rifugiato a casa mia'. Quindi verranno ospitate dalla Caritas di Manfredonia con un sistema che vede famiglie italiane che seguiranno non solo l’accoglienza ma soprattutto l’integrazione di queste persone sul territorio”.

“Protetto rifugiato a casa mia” coinvolge già più di 70 diocesi impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione. Un progetto che interessa tutta la comunità e ha avuto in tanti casi esiti molto positivi:

“Insieme si cercherà di dare veramente una risposta a tante persone che sono molto fiduciose, trovano finalmente uno spiraglio a un’esistenza che negli ultimi anni è stata veramente drammatica. Persone perseguitate, fuggite dalle loro case, che purtroppo sono bloccate in questi campi profughi al confine con la Siria senza alcun tipo di prospettiva, fino ad oggi”.

Le famiglie saranno ospitate nella “Casa Papa Francesco” a San Giovanni Rotondo, inaugurata lo scorso anno, una struttura di accoglienza per rifugiati e persone bisognose. I frati cappuccini assisteranno i malati nella “Casa sollievo della sofferenza” e anche nella “Fondazione centri di riabilitazione di Padre Pio”. Una vera e propria rinascita per molti di loro mentre resta drammatica la situazione dei profughi siriani. Ancora Oliviero Forti:

“Resta assolutamente drammatica. Io ho avuto l’occasione di partecipare a un convegno organizzato dalla Nunziatura apostolica ad Amman e si sono aperti anche altri spaccati altrettanto difficili. Penso ai tanti rifugiati iracheni che sono oggi qui, in Giordania, tra cui anche molti cristiani che non riescono a trovare una soluzione alla propria esistenza per le molte difficoltà che incontrano. C’è un governo a tempo ma che per vari motivi non riesce a garantire alla maggior parte di loro a volte neanche i servizi essenziali. Questo rende miserabile la vita di tante persone. La preoccupazione è per i tanti bambini che oggi soffrono anche di problemi di malnutrizione. Quindi ci troviamo di fronte a prospettive che non sono assolutamente incoraggianti”.

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Petizione europea: un milione di firme per difendere la famiglia

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I movimenti pro-family italiani, Movimento per la Vita, Comitato Difendiamo i Nostri Figli, Generazione Famiglia e Ai.Bi (Associazione Amici dei Bambini), rilanciano la petizione europea ‘Mum Dad and Kids’ a un mese e mezzo dalla chiusura della raccolta firme. L’iniziativa, sostenuta anche dalla Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (FAFCE), sottoscrivibile sul sito www.mumdadandkids.eu, sollecita la Commissione Ue affinché definisca nei trattati europei i concetti di "matrimonio" come unione tra un uomo e una donna e di "famiglia" come istituzione fondata sul matrimonio e sulla discendenza e la filiazione. Marco Guerra ne ha parlato con l’avvocato Simone Pillon, portavoce italiano della campagna: 

R. – In Europa, è chiaro, molti Paesi hanno legislazioni diverse in tema di famiglia. Per questo è indispensabile trovare una definizione comune affinché, quando si parla di famiglia nei trattati o nelle direttive o nelle norme di carattere europeo, sia chiaro quello di cui si sta discutendo, quello che si sta normando. Il senso della petizione è intervenire nel meccanismo della definizione di famiglia a livello europeo portando un common ground, cioè un livello minimo di condivisione fra le varie e diverse legislazioni, che preveda la definizione unitaria di famiglia. Qual è questo common ground? E’ quello della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione dei figli. Non c’è alcun Paese europeo che non preveda questa come definizione di famiglia. Poi ce ne sono anche altre, più o meno vere, più o meno ideologiche: non ci interessa, perché questa è quella riconosciuta da tutti i Paesi. L’obiettivo è fare in modo che tutte le volte che si parla di famiglia, il riferimento nei trattati o, ripeto, nelle norme internazionali sia a questa forma di famiglia, l’unica accettata comunemente.

D. – Riconoscere nei trattati europei questa forma di famiglia quali conseguenze può avere a livello giuridico? Perché è importante? Quale cornice antropologica va a fissare?

R. – Consideriamo che oggi ci sono direttive o raccomandazioni dell’Unione europea che incidono pesantemente sulla vita delle famiglie e sulla vita quotidiana. Pensiamo a quello che riguarda l’adozione, l’affido, la filiazione, la relazione tra i coniugi, il ricongiungimento familiare, l’impresa familiare: sono tutti temi che afferiscono alla famiglia e che spesso vengono utilizzati nella legislazione europea. Avere chiaro cosa significa famiglia permetterà poi ai Paesi membri, eventualmente, di regolamentare al loro interno, anche in modo differente, il sistema famigliare, ma senza dimenticare che il livello comune di definizione di famiglia è quello che abbiamo detto, cioè la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

D. – Come sta andando questa petizione? C’è un risveglio della sensibilità di molti Paesi europei riguardo le tematiche della famiglia, della vita?

R.  – Servono un milione di firme e devono essere raccolte nei Paesi che fanno parte dell’Unione europea, 600 mila sono già state raccolte. Dieci Paesi hanno raggiunto la loro quota e l’hanno superata. E’ significativo che proprio dai Paesi dell’Est Europa - dalla Polonia alla Finlandia, dalla Romania alla Slovenia, alla Grecia - stia arrivando un segnale sempre più chiaro di quella che io chiamo una “ripresa valoriale”: cioè le persone e i cittadini si stanno rendendo conto che le politiche di dissoluzione della famiglia che, ahimé, sono state portate avanti in questi anni anche dall’Unione europea, hanno portato dei conflitti sociali e dei disastri sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista demografico, pensiamo al grande inverno demografico che affligge la nostra Europa. Si è compreso che solo riscoprendo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna si potrà addivenire a una inversione di tendenza. Noi siamo convinti che questa iniziativa possa essere un sasso lanciato nello stagno, un segnale molto forte perché si inverta la rotta, questa rotta che ci sta portando sulle secche della dissoluzione delle relazioni e dell’individualismo, sostanzialmente.

D.  – C’è tempo fino al 3 aprile per raggiungere un milione di firme: quale sarà il passo successivo, una volta raggiunta questa quota?

R. – Noi stiamo facendo pressioni il più possibile per raggiungere questo quorum entro il 3 aprile, dobbiamo davvero mobilitare famiglie, amici, conoscenti affinché tutti firmino questa petizione. Troppe volte ci lamentiamo dell’Europa che si disinteressa o, peggio, che aggredisce la famiglia. Ecco, questo è il momento buono per far sentire la nostra voce. Una volta raggiunto il quorum, il comitato organizzatore porterà le firme materialmente presso le istituzioni europee e chiederà che sia avviata una discussione valoriale, antropologica, affinché sia inserita questa definizione nei trattati europei e si giunga a una inversione di rotta nel family mainstreaming dell’Europa.

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Santo Sepolcro: celebrazione ecumenica per fine restauro

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Il 22 marzo, a Gerusalemme, una liturgia ecumenica celebrerà la fine dei lavori di restauro del Santo Sepolcro. Dopo 9 mesi di interventi, decisi congiuntamente dalle Chiese cattolica, greco-ortodossa e armena, la Tomba di Gesù potrà essere visitata senza ponteggi e impalcature. “Durante le varie tappe del restauro vi sono stati momenti storici – ha raccontato al Christian Media Center, Antonia Mariopoulou, coordinatrice scientifica dei lavori di restauro. Primo fra tutti l’apertura della Tomba di Gesù in ottobre. La prima volta in duecento anni e la terza nella storia”. “Abbiamo visto uno strato marmo e al di sotto un’altra lastra di marmo grigio, ricoperta di materiale terroso - ha proseguito Antonia Mariopoulou - Con il permesso dei tre guardiani delle tre comunità cristiane, abbiamo rimosso questo materiale. Abbiamo solo svelato, senza scoprirla, una roccia scolpita che ci fa capire che qui fu sepolto qualcuno, che qui fu deposto il Corpo di Cristo”.

Il Santo Sepolcro un monumento vivo
La coordinatrice scientifica dei lavori ha definito il Santo Sepolcro un monumento vivo, dove milioni di pellegrini pregano incessantemente e ha aggiunto che gli interventi di restauro sono stati “una grande benedizione, una grande responsabilità e una grande sfida”, soprattutto per “cercare il modo di risolvere i problemi, lavorare e vigilare su tutte le persone coinvolte”. “Abbiamo potuto vedere con il cuore e con la mente un Sepolcro pieno di espressività ... É qualcosa che abbiamo potuto sentire - ha concluso Antonia Mariopoulou - lo abbiamo sentito molto bene quando abbiamo aperto il Sepolcro. Noi, professionisti coinvolti... tutti lo hanno sentito”. (T.C.)

 

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Barcellona: incontro europeo su giovani e vocazioni

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Come riconoscere la chiamata di Cristo nell’era dei social network? Come accompagnare il discernimento vocazionale? Come distinguere “il mormorio del vento leggero” tra i tanti suoni e stimoli offerti dalla società multimediale? Saranno probabilmente anche queste, tra le altre, le domande al centro dell’incontro a Barcellona, dal 28 al 31 marzo prossimi, sul tema "Camminava con loro (Lc 24,15). Accompagnare i giovani a rispondere liberamente alla chiamata di Cristo", promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, CCEE; in collaborazione con la Conferenza Episcopale Spagnola e l’Arcidiocesi di Barcellona.

Circa 200 partecipanti dalle varie realtà della pastorale giovanile
Circa 200 i partecipanti, tra vescovi, responsabili per la pastorale giovanile, scolastica, universitaria, vocazionale e della catechesi provenienti anche da aggregazioni laicali e movimenti ecclesiali: come i discepoli di Emmaus cammineranno guidati dal Vangelo, accolti tra gli altri dai cardinali Angelo Bagnasco e Vincent Nichols, rispettivamente presidente e vice-Presidente CCEE e da Mons. Juan José Omella Omella, Arcivescovo di Barcellona.

Preghiera, eucarestia e bellezza al centro delle quattro giornate
Le tematiche legate ai giovani e alle sfide dell’accompagnamento nell’attuale contesto sociale saranno affrontare attraverso lo scambio di “buone pratiche”  tra i partecipanti. Centrali la preghiera e la celebrazione eucaristica, che scandiranno le 4 giornate di lavori. Significativo esempio proposto di annuncio del Vangelo attraverso la bellezza sarà la visita alla Sagrada Família.

Con gli occhi già rivolti al Sinodo 2018
Lo sguardo sarà ovviamente puntato sul prossimo Sinodo, convocato dal Papa per l’ottobre 2018 in Vaticano, sul tema dei giovani e la vocazione: il frutto dei lavori di Barcellona infatti sarà offerto direttamente all’attenzione dei padri sinodali. Significativa in tal senso la partecipazione del  cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che animerà un momento di scambio con gli operatori pastorali.  Maggiori informazioni sul sito http://symposium2017.ccee.eu/ (A cura di Paolo Ondarza)

   

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Napoli: riparte la Città della Scienza a tre anni dall'incendio

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Dai segreti infinitamente piccoli del corpo umano a quelli vasti e in gran parte insondati dell'universo che scorgiamo alzando gli occhi. La Città della Scienza di Napoli oggi festeggia due aperture: "Corporea", il primo museo interattivo europeo dedicato al corpo umano; e il "Dome/3D", il più grande planetario d'Italia. Alessandro Guarasci

La Città della Scienza di Napoli rinasce dalle ceneri, letteralmente. Questo spazio espositivo, ma anche dell’innovazione, fu in parte distrutto da un incendio tre anni anni fa. E oggi riparte con due iniziative d’eccezione: "Corporea" e "Dome3D". Due viaggi, nella macchina perfetta del nostro organismo e tra stelle e pianeti dello spazio, per conoscere, sperimentare, divertirsi e imparare. Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca:

"La Regione ha investito quasi venti milioni di euro per realizzare 'Corporea', un museo interattivo veramente affascinante. C’è dunque uno sforzo straordinario della Regione per valorizzare la Città della Scienza nel contesto di una valorizzazione straordinaria di Bagnoli per la quale, anche per il nostro intervento, abbiamo strappato 270 milioni di euro dal precedente governo. Dunque, abbiamo nelle mani davvero una possibilità straordinaria di realizzare un intervento strutturale, cioè decisivo, per la crescita di Napoli e della Campania".

La Città della Scienza è anche un modo per attrarre talenti, ricercatori, ma anche tanti giovani. Insomma Napoli punta sulle sue potenzialità. Il direttore della Fondazione Città della Scienza, Luigi Amodio, parla della mostra Corporea:

"È un edificio di circa cinquemila metri quadri. I primi tre livelli – noi siamo al piano terra – ospiteranno la parte espositiva, quindi le mostre dedicate al corpo umano, alla salute e alla prevenzione. Il quarto piano sarà dedicato invece ad un incubatore per piccole start-up nel campo del settore biomedicale e infine l’ultimo livello – il quinto da cui devo dire si gode una straordinaria vista sul Golfo di Pozzuoli – ospiterà invece un’area per mostre temporanee ed eventi".

E poi dal 19 marzo ci sarà il "Planetario Dome3D", 20 metri di diametro e oltre 120 posti a sedere, per uno spazio immersivo pensato per spettacoli dedicati all’astronomia e a spettacoli didattici su salute e medicina. Tutta la città è stata coinvolta: oltre 400.000 tra cittadini, scuole, aziende, comunità locali hanno fatto a gara per donare piccoli contributi, per un totale circa 2 mln di euro. Il presidente della Fondazione Giuseppe Silvestrini:

"La Città della Scienza è nata nel 1987, quindi ha circa 30 anni. Da allora non è mai morta: è stata colpita, è stata ferita, ma ha la pelle dura. Questa è la casa della gente curiosa".

Napoli ancora una volta cerca di far collaborare innovazione e tradizione.

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Commento di don Sanfilippo al Vangelo della I Domenica di Quaresima

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Nella prima Domenica di Quaresima, la liturgia della Parola ci propone il Libro della Genesi, che racconta il peccato originale di Adamo ed Eva, e il Vangelo in cui Gesù vince le tentazioni del diavolo nel deserto. Il Signore dice: 

«Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma: 

Attraverso le letture di questa prima domenica di Quaresima, Dio rivela la nostra situazione esistenziale: dalla ribellione di Adamo ed Eva ogni persona umana sperimenta la morte interiore, la perdita della capacità di amare e la condizione di solitudine ed insoddisfazione derivante dall’egoismo compulsivo che ci domina. Allo stesso modo ci viene annunciato che Gesù Cristo è venuto a difenderci, combattendo contro l’autore della nostra schiavitù, vincendo ogni sua tentazione e offrendoci il riscatto, la natura divina che s’innesta nella nostra. Tutto ciò si compie in modo straordinariamente efficace in questo tempo quaresimale, un’occasione per rigenerare la forza spirituale, una “beauty farm” dell’anima, per rinvigorire il dono di noi stessi. Accogliendo il perdono di Dio nel Sacramento della Confessione, imbracciando le armi luminose del digiuno, della preghiera e dell’elemosina, dal nostro volto spariranno le rughe del peccato, le macchie della superbia e del rancore. I germogli della primavera sono un pallido riflesso e insieme una silenziosa promessa della fioritura di grazie e virtù che lo Spirito Santo vuole elargire nel cuore di chi si mette in cammino con tutta la Chiesa verso la Pasqua, nella sicura speranza di risorgere con Cristo a vita nuova. Che grande grazia ci sta facendo il Signore!

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 63

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.