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Sommario del 06/01/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Epifania. Papa: credenti come Magi spinti dalla nostalgia di Dio non dal culto di sè

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I Magi mossi dalla “nostalgia di Dio” contrapposti ad Erode, chiuso nel culto di sé e della “vittoria a tutti i costi”. Intorno a queste due immagini il Papa ha svolto l’omelia della Messa da lui presieduta questa mattina nella Basilica di San Pietro per la solennità dell’Epifania del Signore. Francesco ha sottolineato quanto il cammino più difficile che i Magi fecero è stato scoprire che il Dio da adorare non schiavizza nè umilia, ma perdona e guarisce. Occorre però avere un cuore aperto e non anestetizzato come quello di Erode. Il servizio di Gabriella Ceraso

Come è lontana per alcuni Gerusalemme da Betlemme, come è lontano Erode che dorme dai Magi che sono in cammino. L’ampia riflessione del Papa accompagnata nella splendida Basilica Vaticana dal coro della Cappella Sistina, muove da due azioni dei Magi che risaltano nel Vangelo di Matteo: “vedere e adorare”.

I Magi vedono la stella perché in cammino spinti dalla nostalgia di Dio
I “magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella”, spiega Francesco, riprendendo S. Giovanni Crisostomo; essa infatti “non brillava in modo esclusivo né loro avevano un Dna speciale per scoprirla”, ma “videro la stella perché si erano messi in cammino”, cioè avevano il “cuore aperto all’orizzonte:

“Poterono vedere quello che il cielo mostrava perché c’era in loro un desiderio che li spingeva: erano aperti a una novità. I magi, in tal modo, esprimono il ritratto dell’uomo credente, dell’uomo che ha nostalgia di Dio; di chi sente la mancanza della propria casa, la patria celeste. Riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore”.

La nostalgia di Dio contro il determinismo e i profeti di sventura
La “santa nostalgia di Dio”, spiega Francesco, è quella che“ci permette di tenere gli occhi aperti davanti ai tentativi di ridurre e di impoverire la vita”, è“ la memoria credente che si ribella di fronte a tanti profeti di sventura” ed ha animato diverse figure evangeliche che il Papa cita. Ha spinto tutti i giorni Simeone al Tempio, nella certezza che avrebbe tenuto in braccio il Salvatore prima di morire, ha ricondotto il figlio prodigo dal padre, ha spinto il pastore a lasciare le novantanove pecore per cercare quella smarrita. Ed è la” santa nostalgia di Dio” che Maria Maddalena sperimenta “la mattina di Pasqua per andare di corsa al sepolcro a cercare il Maestro risorto”:

“La nostalgia di Dio ci tira fuori dai nostri recinti deterministici, quelli che ci inducono a pensare che nulla può cambiare. La nostalgia di Dio è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno. La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca del futuro”.

Il credente alla ricerca Dio nei luoghi più reconditi
Il credente “nostalgioso”, continua il Papa, “spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i Magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il Signore”:

“Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore; e non lo fa affatto con un atteggiamento di superiorità, lo fa come un mendicante che non può ignorare gli occhi di colui per il quale la Buona Notizia è ancora un terreno da esplorare”.

Erode non cerca Dio ma dorme immerso nel culto di sè
Contrapposto a questo atteggiamento di ricerca, spiega Francesco, c’è quello di chi, come Erode, mentre i magi camminavano a poca distanza da Betlemme, dormiva,“sotto l’anestesia di una coscienza cauterizzata, e rimase sconcertato, ebbe paura”:

“E’ lo sconcerto che, davanti alla novità che rivoluziona la storia, si chiude in sé stesso, nei suoi risultati, nelle sue conoscenze, nei suoi successi. Lo sconcerto di chi sta seduto sulla ricchezza senza riuscire a vedere oltre. Uno sconcerto che nasce nel cuore di chi vuole controllare tutto e tutti. E’ lo sconcerto di chi è immerso nella cultura del vincere a tutti i costi; in quella cultura dove c’è spazio solo per i “vincitori” e a qualunque prezzo”.

Uno sconcerto dunque che nasce dalla paura “davanti a ciò che ci interroga e mette a rischio le nostre sicurezze, i nostri modi di attaccarci al mondo e alla vita”. Lo provò Erode, che per questo “andò a cercare sicurezza nel crimine”, nell'uccisione di tanti bambini.

Dioè voluto nascere dove non lo aspettavamo
L’altra azione dei Magi che risalta nel Vangelo, è “adorare”. Essi giunsero dall’Oriente, fa notare Francesco, in un Palazzo, cioè nel “luogo più idoneo” per un Re, “segno di potere, di successo, di vita riuscita”, gli “idoli a cui rendiamo culto”, ma che promettono “solo tristezza e schiavitù”. Fu proprio lì, in quel Palazzo - è la forte sottolineatura del Papa - che per i Magi ”cominciò il cammino più lungo”, “l’audacia più difficile”: scoprire che ciò che “cercavano non era nel Palazzo ma si trovava in un altro luogo, non solo geografico ma esistenziale”; scoprire “un Dio che vuole essere amato solo nel segno della libertà e non della tirannia”.

“Scoprire che lo sguardo di questo Re sconosciuto – ma desiderato – non umilia, non schiavizza, non imprigiona. Scoprire che lo sguardo di Dio rialza, perdona, guarisce. Scoprire che Dio ha voluto nascere là dove non lo aspettavamo, dove forse non lo vogliamo. O dove tante volte lo neghiamo. Scoprire che nello sguardo di Dio c’è posto per gli ultimi, feriti, gli affaticati, i maltrattati e gli abbandonati: che la sua forza e il suo potere si chiama misericordia. Com’è lontana, per alcuni, Gerusalemme da Betlemme!”

Il culto di sé stessi impedisce di aprirsi a Dio
Dunque Erode, è la conclusione di Francesco,“non può adorare perché non ha voluto né potuto cambiare il suo sguardo” ,”non ha voluto smettere di rendere culto a sé stesso“ e come lui i sacerdoti non potevano adorare perché pur conoscendo le profezie, non erano ”disposti né a camminare né a cambiare”. Ad entrambi ancora una volta si contrappongono i Magi:

“Erano abituati, assuefatti e stanchi degli Erode del loro tempo. Ma lì, a Betlemme, c’era una promessa di novità, una promessa di gratuità. Lì stava accadendo qualcosa di nuovo. I magi poterono adorare perché ebbero il coraggio di camminare e prostrandosi davanti al piccolo, prostrandosi davanti al povero, prostrandosi davanti all’indifeso, prostrandosi davanti all’insolito e sconosciuto Bambino di Betlemme, lì scoprirono la Gloria di Dio”.

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Angelus. Non dedichiamo a Gesù solo ritagli di tempo. Dono del Papa distribuito dai poveri

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"Impariamo dai Magi a non dedicare a Gesù solo i ritagli di tempo e qualche pensiero ogni tanto, altrimenti non avremo la sua luce. Come i Magi, mettiamoci in cammino, rivestiamoci di luce seguendo la stella di Gesù, e adoriamo il Signore con tutto noi stessi". Con questo pensiero Papa Francesco ha salutato le migliaia di persone raccolte in piazza San Pietro per l'Angelus dell'Epifania, alle quali ha donato un libro sulla Misericordia distribuito dai poveri presenti. Il servizio di Roberto Piermarini

Come i Magi scelsero di farsi guidare dalla stella di Gesù - ha detto il Papa "anche nella nostra vita ci sono diverse stelle, luci che brillano e orientano. Sta a noi scegliere quali seguire".

"Ci sono luci intermittenti, che vanno e vengono, come le piccole soddisfazioni della vita: anche se buone, non bastano, perché durano poco e non lasciano la pace che cerchiamo. Ci sono poi le luci abbaglianti della ribalta, dei soldi e del successo, che promettono tutto e subito: sono seducenti, ma con la loro forza, accecano e fanno passare dai sogni di gloria al buio più fitto". 

I Magi ci invitano a seguire la luce vera che è il Signore - ha affermato Francesco - "una luce che non abbaglia, ma accompagna e dona una gioia unica. Segui oggi, tra le tante stelle cadenti del mondo, la stella luminosa di Gesù! Seguendola, avremo la gioia, come accadde ai Magi". 

"Vorrei, con tanto rispetto, invitare tutti a non avere paura di questa luce e ad aprirsi al Signore. Soprattutto vorrei dire a chi ha perso la forza di cercare, a chi, sovrastato dalle oscurità della vita, ha spento il desiderio: Coraggio, la luce di Gesù sa vincere le tenebre più oscure”.

Chi vuole questa luce - ha continuato il Papa -  esce da sé e cerca: non rimane al chiuso, fermo a guardare cosa succede attorno, ma mette in gioco la propria vita. La vita cristiana è un cammino continuo, fatto di speranza e di ricerca; un cammino che, come quello dei Magi, prosegue anche quando la stella sparisce momentaneamente dalla vista.

"In questo cammino ci sono anche delle insidie che vanno evitate: le chiacchiere superficiali e mondane, che frenano il passo; i capricci paralizzanti dell’egoismo; le buche del pessimismo, che intrappola la speranza".

I Magi, quando hanno trovato il Bambino - ha concluso Francesco - non dissero solo una preghiera di circostanza, ma adorarono: entrarono in una comunione personale di amore con Gesù. Poi gli donarono oro, incenso e mirra, ovvero i loro beni più preziosi.

"Impariamo dai Magi a non dedicare a Gesù solo i ritagli di tempo e qualche pensiero ogni tanto, altrimenti non avremo la sua luce. Come i Magi, mettiamoci in cammino, rivestiamoci di luce seguendo la stella di Gesù, e adoriamo il Signore con tutto noi stessi".

Al termine della preghiera mariana, il pensiero del Papa è andato alle comunità ecclesiali dell'Oriente che domani celebrano il Natale; ha ricordato l'odierna Giornata dell'Infanzia Missionaria ed ha salutato i vari gruppi presenti. Prima di congedarsi, Francesco ha voluto donare ai presenti un piccolo opuscolo sulla Misericordia che è stato distribuito dagli oltre 300 poveri presenti in Piazza San Pietro, ai quali il Papa ha offerto un tramezzino ed una bevanda.

“I Magi offrono a Gesù i loro doni, e parlando di doni, anche io ho pensato di farvi un piccolo dono: mancano i cammelli, ma vi darò il dono. Il libretto 'Icone di misericordia'. Il dono di Dio è Gesù, misericordia del Padre; e per questo, per ricordare questo dono di Dio, vi darò questo dono che vi verrà distribuito dai poveri, dai senzatetto e dai profughi, insieme a molti volontari e religiosi che saluto cordialmente e ringrazio di vero cuore”.

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35mila in piazza per l'Angelus; le testimonianze dei fedeli

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Circa 35mila, secondo quanto riferito dalla Sala stampa vaticana, i fedeli presenti oggi in Piazza San Pietro per assistere all'Angelus. Moltissimi i giovani e tante anche le famiglie, provenienti da diverse città, non solo italiane, che non si sono fatti scoraggiare dal vento e dalle basse temperature. Elvira Ragosta ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro, cui ha chiesto cosa rappresenti oggi l’Epifania del Signore: 

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Il Papa riprende le visite pastorali alle parrocchie romane

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Papa Francesco riprende le visite pastorali alle parrocchie romane. Il Pontefice, ha informato il portavoce della Sala Stampa vaticana Greg Burke, visiterà domenica 15 gennaio, nel pomeriggio, la parrocchia di Santa Maria a Setteville di Guidonia, nella periferia Est di Roma. Riprendono così le sue visite alle parrocchie romane, che erano state sospese durante l’anno del Giubileo straordinario della Misericordia. Sarà la seconda volta del Papa a Setteville: già il 16 marzo 2014 aveva visitato la parrocchia di Santa Maria dell’Orazione. L'ultima parrocchia romana visitata dal Papa prima della sosta giubilare era stata quella di Regina Pacis ad Ostia, il 3 maggio 2015.

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Giornata infanzia missionaria: portare amore di Gesù al mondo

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Oggi, nella solennità dell’Epifania, come ha detto il Papa dopo la preghiera dell'Angelus, in tutte le comunità cristiane del mondo si celebra la Giornata Missionaria dei Ragazzi. Istituita da Papa Pio XII nel 1950 e celebrata nel 1951 proprio il 6 gennaio, la Giornata - da sempre organizzata dalle Pontificie Opere Missionarie - rappresenta un’occasione speciale nella quale i giovani diventano veri e propri annunciatori del Vangelo. Federico Piana ne ha parlato con don Michele Autuoro, direttore di “Missio Italia”, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana: 

R. – In Italia, abbiamo scelto questo slogan “A tutto cuore”; nella sua definizione grafica, c’è un ragazzo che gira il mondo e lo attraversa formando un cuore. Certamente questo vuole sottolineare che i ragazzi anche con la loro età vogliono partecipare all’annuncio del Vangelo. E quasi anche dire a Papa Francesco che anche loro vogliono essere quei discepoli missionari come lui stesso ci dice e ci chiede di essere nell’ “Evangelii Gaudium”: per fare di Cristo il cuore del mondo. E quindi “a tutto cuore” significa voler portare, anche con la loro giovane età, l’amore di Gesù nel mondo attraverso la preghiera e attraverso la solidarietà. Da sempre, questo è stato l’impegno dei bambini e dell’infanzia missionaria, dei ragazzi missionari: proprio di pregare per i loro coetanei nel mondo e di offrire la loro vicinanza attraverso gesti di solidarietà.

D. – Don Michele, come si svolge questa Giornata missionaria?

R. – Innanzitutto, i nostri ragazzi, anche qui in Italia, in tante diocesi, si sono preparati già da tempo a questa Giornata e si sono preparati anche attraverso il tempo dell’Avvento. In molte parrocchie, in molte diocesi hanno proprio ricevuto un mandato: quello di essere proprio dei ragazzi missionari. E soprattutto in questo tempo, anche attraverso l’aiuto dei catechisti, degli educatori, si sono preparati attraverso la riflessione, quindi a guardare al mondo, alle loro problematiche, ad aprire le finestre sul mondo perché in questo modo conoscano la realtà dei loro coetanei.

D. – In questo periodo storico, cosa vuol dire essere ragazzi missionari?

R. – Essere ragazzi missionari significa innanzitutto non chiudersi, avere veramente un cuore aperto a tutti; significa – potremmo dire quasi, anche con le parole della “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II, che le gioie, le speranze, le attese, anche i dolori di tanti ragazzi del mondo loro coetanei, vengono fatte proprie. Anche se tutto questo avviene certamente in una sorta di distanza, ma oggi, in un mondo globalizzato, anche le distanze sono quasi annullate. In tutto questo, loro devono sentire che “li riguarda”, cioè che quello che avviene nel mondo, quello che avviene ai loro coetanei li riguarda: loro non sentono di essere indifferenti. E questo significa essere attenti, significa conoscere, significa fare proprie le attese degli altri ragazzi, le loro speranze ma anche tante difficoltà …

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Oggi in Primo Piano



Turchia: 18 arresti per l’attacco a Smirne. Il governo sicuro della pista curda

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La polizia turca ha eseguito 18 arresti all’indomani dell’attacco al Palazzo di Giustizia di Smirne costato la vita a due persone. Identificati anche gli autori dell’assalto, ma per il momento non sono note le loro identità. Tuttavia per il ministro della Giustizia turco “non ci sono” dubbi riguardo alla matrice curda dell’attentato. Intanto prosegue la caccia al terrorista che a capodanno ha ucciso 39 persone al locale Reina di Istanbul. Il servizio di Marco Guerra: 

Responsabile dell’attentato è il Partito dei lavoratori curdi (Pkk), "non ci sono dubbi". Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag è sicuro della matrice curda dell’attacco di ieri al Palazzo di Giustizia di Smirne. Il bilancio finale è di un poliziotto ed un impiegato del tribunale uccisi e di altre sette persone rimaste ferite; oltre alla morte di 2 attentatori in un conflitto a fuoco con la polizia, mentre un altro terrorista e' riuscito a fuggire, dando il via ad una nuova caccia all'uomo. Prosegue infatti la ricerca del killer del nightclub 'Reina'. E' "probabilmente un uiguro, appartenente a una cellula con un addestramento speciale", ha detto il vicepremier Kaynak, confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi sulle indagini focalizzate su una cellula asiatica dello Stato Islamico. Ieri, nuovi raid contro esponenti della minoranza cinese degli uiguri, turcofona e musulmana, originaria della regione nordoccidentale dello Xinjiang. Diversi arresti sono stati compiuti alla periferia di Istanbul. “La Turchia è sotto attacco contemporaneo di diversi gruppi terroristici che vogliono metterla in ginocchio. Ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno", ha ribadito il presidente Recep Tayyip Erdogan, poco prima di una nuova ondata di purghe contro 408 diplomatici sospettati di aver appoggiato il fallito golpe dello scorso 15 luglio. L'accusa, per tutti, è di avere legami con Fetullah Gulen imam e magnate accusato di aver orchestrato il colpo di Stato.

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Iraq-Siria: “Uniamo le forze contro il terrorismo”

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Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha inviato un messaggio al presidente siriano Bashar al Assad in cui propone “un coordinamento tra i due Paesi nella guerra al terrorismo”. È quanto rivela il consigliere per la sicurezza del governo di Baghdad, Falih al Fayyadh, che ieri a Damasco ha consegnato il messaggio ad Assad. Il delegato iracheno ha discusso con il capo di Stato siriano i successi ottenuti in entrambi i Paesi nella guerra contro il terrore, sebbene a Mosul, la 'capitale' del sedicente Stato Islamico in Iraq, le forze lealiste di Baghdad stiano avanzando molto lentamente in un'offensiva cominciata il 17 ottobre scorso e che le ha portate finora a riconquistare non più di un quarto della città.

In Iraq ancora attentati dell'Is
​Intanto, nei due Paesi anche oggi continuano i combattimenti contro lo Stato Islamico e i ribelli integralisti. In Iraq, otto soldati sono stati uccisi dall'esplosione di un kamikaze dell'Is in un commissariato di Al Dur, a est di Tikrit, mentre le forze irachene hanno riconquistato un villaggio nel Nord di cui i militanti del califfato avevano preso il controllo qualche ora prima.

In Siria scontri nella Valle di Barada
In Siria gli scontri si concentrano nella Valle di Barada, 15 chilometri a nord-ovest di Damasco, da dove proviene la maggior parte delle risorse idriche per la capitale. Governo e insorti si accusano vicendevolmente per l’interruzione dei rifornimenti di acqua alla città. Lo Stato Islamico e i qaedisti del Fronte Fatah al Sham (ex Fronte al Nusra) sono esclusi dalla tregua entrata in vigore la settimana scorsa in tutta la Siria, in quanto organizzazioni riconosciute come terroriste dall'Onu. Dal canto suo, lo stato maggiore russo ha dato inizio alla riduzione delle sue forze in Siria; il gruppo navale guidato dalla portaerei Kuznetsov sarà il primo a lasciare l'area. (M.G.)

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Usa: Obama difende risultati economici e riforma sanitaria

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“Lascio l’America più forte e prospera”: il presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha scritto una lettera di congedo rivolta a tutti i cittadini americani in cui fa il bilancio degli otto anni della sua amministrazione. Obama mette in evidenza la crescita economica, l'estensione della copertura assicurativa per la sanità, la spinta sulle energie rinnovabili e il ritiro delle truppe Usa dalle zone di guerra. “Per la prima volta, il 90% degli americani ha un'assicurazione. Sarebbe sbagliato togliere l'assistenza a 30 milioni di persone”, afferma senza nominare il successore Trump. Oggi si terrà il party di addio alla Casa Bianca a cui sono invitati molti personaggi dello spettacolo che hanno sostenuto la sua presidenza.

Non si placano le polemiche sull’interferenza degli hacker russi nelle elezioni presidenziali 
Ieri, davanti alla commissione delle Forze Armate del Senato presieduta da John McCain, il direttore della National Intelligence americana James Clapper ha ribadito la convinzione che la Russia abbia tentato di condizionare l’esito del voto. Il presidente eletto Donald Trump ha sempre messo in discussione le conclusioni degli 007 e si prepara a sostituire Clapper al vertice dell’intelligence Usa con l’ex ambasciatore in Germania, Dan Coats.

Trump torna a scagliarsi contro la delocalizzazione delle industrie che producono negli Usa 
Dopo aver ammonito la Ford, Trump ha avvertito la Toyota che ha annunciato un nuovo impianto a Baja, in Messico: “Per costruire le auto Corolla per gli Stati Uniti, assolutamente no! Fate la fabbrica in America o pagate una tassa alta” alla dogana. Parole che hanno causato una frenata del titolo della Casa nipponica nelle borse asiatiche. (M.G.)

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Natale copto, vescovo di Giza: l'Egitto non è più come prima

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Come ha ricordato il Papa all'Angelus, le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano si preparano a vivere il Natale, che secondo la loro tradizione liturgica cade il 7 gennaio. Spesso si tratta di Chiese colpite dal terrorismo di matrice jihadista. Ma i cristiani non rinunciano a celebrare la Natività di Cristo, come i copti in Egitto. Qual è la situazione in cui vivono oggi i copti? Ascoltiamo il vescovo di Giza, mons. Antonious Aziz Mina, al microfono di Sergio Centofanti: 

R. – Si vive sempre nella stessa situazione di una Chiesa del martirio che attende sempre il Signore per avere la sua salvezza.

D. - Ci sono dei timori particolari quest’anno o tutto procede tranquillamente?

R. - Tutto procede tranquillamente. C’è soltanto l’amarezza di quei cristiani “martiri” che abbiamo perso poco più di un mese fa (25 morti nell’attentato contro la Cattedrale copta del Cairo, l’11 dicembre scorso, ndr)

D. - La situazione in Egitto è un po’ migliorata a livello politico?

R. - Purtroppo il pensiero di questi fanatici ha influito sul modo di pensare della società spingendola a pensare in un senso unico; tutti quelli che non la pensano come loro sono nemici.

D. - Le frange estremiste sono più isolate adesso in Egitto?

R.  - Le loro azioni diminuiscono; non hanno lo stesso tenore di prima, ma il pensiero che regna è questo e questo è il guaio. Sono 30, 40 anni, forse di più, che seminano le loro idee; seminano queste idee chiuse, vedono solo quello che dicono e credono loro, senza lasciar spazio ad un’altra persona di dire le proprie ragioni.

D. - A che punto è il dialogo della vita tra cristiani e musulmani in Egitto?

R. - Il dialogo della vita va avanti soprattutto tra le persone ancora aperte; ci sono  vicini che si conoscono bene e si aiutano tra di loro, ma ci sono altri che non si vedono, non tanto a livello cristiano-musulmano, ma proprio al livello umano; anche un fratello con un suo fratello … Non c’è più questa affettività che c’era prima fra gli egiziani, fra tutti insomma. Ora un fratello è disposto a portare suo fratello di sangue davanti ad un tribunale per una sciocchezza.

D. - È una situazione molto cambiata quella della società egiziana …

R. - Esatto. I nostri ragazzi che erano portati ad amarsi gli uni gli altri, alla cultura della convivenza, dell’accettazione e dell’apertura, sono diventati chiusi, ciascuno per conto suo; chi può arrivare ad avere un suo diritto, anche a costo del diritto di un altro, non esita un attimo ad andare avanti.

D. - E il Natale che cosa dice ai cristiani in questo contesto così difficile?

R. - Dice: “Non dovete odiare, perché se arrivate ad odiare loro hanno vinto”. Il messaggio del Natale è un messaggio di amore e di pace. Prima di tutto dobbiamo avere la pace dell’anima per poter dare la pace agli altri. Allo stesso modo, dobbiamo pregare per tutti, anche per quelli che odiano, che ci perseguitano, che non ci vogliono nemmeno vedere; dobbiamo dare questa testimonianza di amore per vivere veramente il Natale.

D. - Oggi la vita dei cristiani è più difficile?

R. - La vita degli egiziani oggi è più difficile, non solo  per i cristiani, ma per tutti gli egiziani. L’etica è cambiata, non c’è più il valore dell’amore, ma regna l’egoismo. Dobbiamo ricominciare daccapo. Non  dimenticatevi di noi nelle vostre preghiere, perché è su questo che noi contiamo. Conosciamo la forza della preghiera e del rimanere saldi nell’amore di Dio: è questo che ci salverà.

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Pakistan: due progetti di Acs in aiuto delle donne

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Per Acs - Aiuto alla Chiesa che soffre il nuovo anno si apre con due progetti rivolti alla donne cristiane in Pakistan:  "Formiamo giovani ostetriche" a Faisalabad e "Aiutiamo le donne povere" a Lahore. Nel Paese è drammatica la persecuzione dei cristiani come anche la condizione femminile. Per capire nel dettaglio questi due progetti, Giulia Angelucci ha intervistato il direttore Acs Italia, Alessandro Monteduro

R. – A inizio anno abbiamo scelto due progetti e abbiamo individuato come territorio più appropriato per la valorizzazione il Pakistan. Credo che noi non dobbiamo mai perdere di vista la realtà della persecuzione per ragioni di fede. Dedicando buona parte delle iniziative al Medio Oriente, all’Iraq e alla Siria si rischia di lasciar perdere o di non tenere nella giusta considerazione altre realtà del mondo in cui si soffre. Il Pakistan è forse una delle terre al mondo in cui la condizione delle minoranze religiose, in modo particolare della minoranza cristiana, è particolarmente dura. Tutti sappiamo della legge anti-blasfemia, tutti sappiamo della condizione in cui versa Asia Bibi. Poco sappiamo delle condizioni in cui versano – sofferenti – le donne. E allora, due progetti: uno per la zona di Faisalabad e una per la zona di Lahore. Nel primo, ci siamo posti il problema di venire incontro alle necessità delle aree rurali, in particolare di quelle donne che hanno subito violenze domestiche, abusi sessuali, delle donne che hanno dovuto affrontare matrimoni forzati, anche delle donne in carcere, perché si possa recuperare per loro una vita dignitosa. E’ un progetto che punta a formare 75 ostetriche in 15 aree del distretto di Faisalabad, per prestare assistenza sanitaria alle donne in procinto di partorire: questa è la nostra necessità, il nostro fine, la nostra ambizione. Il secondo progetto lo mettiamo in pratica nella zona di Lahore, dove le Suore del Buon Pastore sono il nostro partner: sono realmente meravigliose. Puntano ad aiutare le ragazze in situazioni psicologiche difficili, in particolare le ragazze-madre, emarginate. Il Centro delle Suore del Buon Pastore, questo Crisis Intervention Centre, può accogliere 15 ospiti e le suore seguono queste ragazze per sei mesi. Pensi che negli ultimi quattro anni ne hanno già salvate 62! Le recuperano soprattutto attraverso un percorso correlato alla componente spirituale, oltre al sostegno psicologico. Se hanno una qualsivoglia necessità per il loro reinserimento sociale, loro se ne occupano. L’ambizione di “Aiuto alla Chiesa che soffre”? Far sì che si possano coprire i costi del Centro per i prossimi cinque anni.

D. – Come è possibile prevenire anche quello che esiste a monte, cioè le violenze domestiche o gli abusi sessuali, anche in quelle zone?

R. – E’ difficile fornire una risposta perché la situazione in Pakistan non migliora per le minoranze: tende addirittura a degenerare. La notte di Capodanno, nella zona del meridione del Pakistan, nella zona di Sukur, nel distretto di Hyderabad, probabilmente alcune decine di famiglie cristiane si sono viste espropriate dei loro terreni da parte dei latifondisti musulmani del posto: non è difficile in Pakistan creare documentazione falsa e presentarsi a casa di queste povere realtà, espropriandogliela. Vogliamo raccontare la storia di un altro cristiano che due giorni or sono è stato accusato di aver strappato le pagine del Corano? Si tratta di un cristiano incapace di leggere e di scrivere … La condizione delle minoranze in Pakistan è drammatica. Noi vogliamo dare un segnale e vogliamo rivolgerlo alle donne.

D. – Quanti Centri esistono che operano in ambito anche spirituale, in queste zone di persecuzione dei cristiani?

R. – Sono tanti: sono tutte le congregazioni religiose presenti e che si danno da fare. Chi si professa cristiano accoglie e sostiene tutte le persone in difficoltà. A prescindere dalla loro appartenenza di fede.

D. – Quali altre iniziative sono previste per l’anno appena iniziato?

R. – Purtroppo, quest’anno saremo costretti a fare un viaggio attorno al pianeta: in accordo con le diocesi locali, a febbraio ci dedicheremo alla realtà della Nigeria. Nel 2016 siamo intervenuti in circa 150 zone, regioni – forse qualcuna di più – di nazioni del mondo. Ad “Aiuto alla Chiesa che soffre”, con il sostegno, con questa meravigliosa generosità dei benefattori e delle benefattrici, compete dare la possibilità di mantenere sempre viva la speranza. Credo, da questo punto di vista, che sia forse la più bella missione nella quale siamo impegnati.

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Filippine: missionario denuncia uccisione presunti criminali

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"Vi sono oltre 6.000 morti, presunti spacciatori di marijuana o altre droghe, e 1.000 uccisi, solo sulla base di un sospetto, nell'ultimo mese. Per alcuni può essere un grande successo: è una pena di morte de facto, senza bisogno di una legge sulla pena capitale o di lunghi processi nei tribunali. L'eliminazione dei presunti criminali con l'esecuzione sommaria è molto più efficace, secondo i sostenitori di tale politica. In tutto questo c'è qualcosa di sinistro e di crudele": è quanto dice all'agenzia Fides padre Shay Cullen, missionario irlandese nelle Filippine, fondatore e direttore della Fondazione “Preda” che si occupa di numerose opere sociali sociale, in favore di minori abbandonati, donne sfruttate, tossicodipendenti.

Il 76% dei filippini sarebbe favorevole alle esecuzioni sommarie dei criminali
Il missionario nota con preoccupazione che "tale fenomeno, già ampiamente denunciato dalle Ong nei mesi scorsi, non sembra fermarsi in nessun modo , anzi avrebbe la schiacciante approvazione del 76% dei filippini". Padre Cullen rileva che intanto “il Parlamento potrebbe approvare il ripristino della pena capitale, nonostante tutti gli argomenti portati contro tale pratica: non scoraggia il crimine, uccide innocenti e sospetti, o perlopiù i poveri che non possono permettersi gli avvocati; è crudele e priva l'imputato della possibile redenzione; è contro il valore sacro della vita e della dignità della persona umana". Ma questa sarebbe comunque "un modo legale per sopprimere un condannato", aggiunge . Invece “le esecuzioni sommarie sono più veloci e sbrigative" . 

Uccidere ogni mese un migliaio di persone è una pena capitale de facto
"Uccidere un migliaio di persone al mese, come si fa ora, non è per nulla un fatto da sottovalutare. E' la pena di morte più crudele mai vista, che si pratica ogni giorno. E' un crimine mostruoso per contrastare molti piccoli spacciatori. Ai sospettati non è data la possibilità di difendersi contro i loro accusatori, come è prerogativa e diritto costituzionale. Tali diritti sono stati sospesi e la sfida per tutti oggi è ripristinarli . Bisogna chiedere un cessate-il-fuoco in questa violenza che sta costando tante vite e che è contro lo stato di diritto", conclude padre Cullen. (P.A.)

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Immigrazione. Ue: “2016 anno record di arrivi in Italia”

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Con oltre 181mila unità, il 2016 è stato l’anno record di arrivi di migranti sulle coste italiane. Lo certifica anche l’agenzia europea ‘Frontex’ dopo che, nei giorni scorsi, i primi dati erano stati diffusi dal governo italiano. Si tratta del numero più alto mai registrato su quella che l’Ue definisce la rotta centro-mediterranea, con un incremento del 20% rispetto all'anno precedente. L'aumento degli arrivi in Italia, secondo l'agenzia europea di gestione delle frontiere esterne, riflette l'incremento della pressione migratoria dal continente africano, soprattutto dall'Africa Occidentale. Gli sbarchi in Grecia sono al contrario crollati del 79%, a 182.500. In totale, Frontex stima che nel 2016 siano stati 503.700 i migranti che hanno attraversato illegalmente le frontiere dell'Unione Europea, di cui 364.000 via mare.

Polemiche in Italia sui Cie e la redistribuzione dei richiedenti asilo
Nel frattempo, la Commissione europea fa sapere che “accoglie la decisione del governo italiano di aprire strutture aggiuntive dedicate per il rimpatrio di migranti irregolari”. Ma in Italia proseguono le polemiche per la proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti di riaprire i Cie (Centri di identificazione e espulsione) e per l’accordo tra il Viminale e l’Anci per la redistribuzione su tutto il territorio nazionale dei richiedenti asilo. (M.G.)

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Su Raiuno docufilm "Paradiso": storie di gente a San Pietro

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Va in onda questa sera alle 23.50 su Raiuno “Paradiso”, un documentario di Stefano Consiglio prodotto da BiBi film in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano ed interamente girato in Piazza San Pietro: il luogo della fede nel quale arrivano persone da ogni parte del mondo. Il regista ne ha incontrate alcune, scoprendo, raccontate da loro, storie bellissime, emozionanti, inaspettate. Il servizio di Luca Pellegrini

Piazza San Pietro, di giorno e all’imbrunire, col sole e la pioggia, il buio e i lampioni che la illuminano: non vince la paura, quella che attanaglia il mondo, ma la fede, l’appartenenza a una comunità credente, oppure la curiosità per un luogo simbolico e denso di storia. Stefano Consiglio, il cui documentario viene trasmesso questa sera su Raiuno, ha frequentato Piazza San Pietro per alcune settimane, seguito dalla sua troupe discreta, attento alle sensibilità di coloro che incontrava, ai quali chiedere una storia, un ricordo, un commento: il perché erano lì, che cosa cercavano, che cosa speravano. “Paradiso” è un film che racconta persone d’ogni angolo del pianeta che arrivano a San Pietro per le più diverse motivazioni, che di loro svela un volto profondo, inaspettato. Un film – chiediamo al regista – che nasce da quale personale esigenza artistica, spirituale e civile?

R. - C’è il titolo di un racconto di Grace Paley che si chiama “Enormi cambiamenti all’ultimo momento”: è diventato una specie di stella polare del lavoro che faccio in qualunque dominio. E con l’irrompere sulla scena di Papa Francesco, ho pensato che sarebbe stato molto interessante tentare di capire quale era l’idea della fede e la vita interiore delle persone oggi. Poi c’è stata, come dire, la coincidenza fortuita del Giubileo e da qui nasce l’idea di realizzare questo film.

D. - È un titolo impegnativo e particolare, “Paradiso”, per raccontare l’umanità di oggi che arriva nella piazza più famosa del mondo. Perché questo titolo?

R. - Perché è un po’ il contrario di quella cosa di Calvino a cui mi sono in un certo modo ispirato, una frase che dice nelle “Città invisibili” e che recita: “Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, è farlo durare, e dargli spazio”. Ecco, questa cosa che non è inferno, che dura, alla quale bisogna cercare di dare spazio, mi è sembrato, come dire, che la cosa migliore fosse chiamarla “Paradiso”.

D. - Nel contattare e conoscere decine e decine di uomini e di donne di diversa nazionalità e religione, che arrivano nella piazza o per fede o per semplice curiosità, qual è stata la scoperta maggiore nel contattare questa porzione di umanità?

R. - La scoperta maggiore non è mai scoprire delle porzioni di umanità, ma dei singoli esseri umani. Allora, trovarsi di fronte a due ragazze arabe, musulmane, per quanto viventi e residenti in Francia, che parlano dell’unicità di Dio per tutte le religioni – cattolica, cristiana, ebraica - stagliate sullo sfondo della cupola di San Pietro, mi è sembrata un’emozione fortissima; come fortissima è stata l’emozione di incontrare un militare degli Stati Uniti d’America, un Presidente di una corte marziale, che diceva che non riusciva a mettere misericordia nel momento in cui doveva giudicare una persona che aveva commesso dei reati, che era davanti a lui, ma che la misericordia era assolutamente essenziale per fare il suo lavoro.

D. - Ha anche incontrato delle persone religiose?

R. - Diverse persone religiose. Una in particolare, indimenticabile: una suora nera, che se non ricordo male veniva dalla Costa d’Avorio, veramente una persona dedita all’umanità e veramente una sposa di Gesù, che però meravigliosamente da ragazza pensava di fare l’artista e la modella - come dice lei - e che si ispirava a Naomi Campbell. Mi sembra un segno di un’enorme, enorme umanità.

D. - Dopo tante testimonianze, il film si chiude con l’immagine di San Francesco tratta del famoso film di Rosellini. Perché questa scelta?

R. – Uno, perché “non si può vivere senza Rossellini”, come diceva Gianni Amico riportato in un film di Bernardo Bertolucci, che era “Prima della rivoluzione”; poi perché sono immagini sublimi che riportano tra l’altro il nome del santo a cui il Papa attuale fa riferimento. Quindi mi sembrava assolutamente essenziale e anche obbligatorio.

D. - Dopo questa esperienza di Piazza San Pietro che cosa rimane nel cuore, nella memoria, nell’anima?

R. - Mi rimane che la potenzialità e la forza d’amore, proprio in senso lato, non necessariamente legata alla fede - anche alla fede per chi crede -, è veramente qualcosa su cui bisogna fare affidamento ed è qualche cosa che dà speranza nel futuro del mondo.

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A p. Lombardi, Leccese, Jozsef e Mari il premio “Buone Notizie” 2017

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Padre Federico Lombardi, direttore emerito della Sala Stampa Vaticana e della Radio Vaticana; Safiria Leccese, conduttrice de “La Strada dei Miracoli” su Rete4; Eric Jozsef, corrispondente dall’Italia del quotidiano francese “Liberation”; Arturo Mari, “il fotografo del Papa”: sono i vincitori dell’edizione 2017 del premio “Buone Notizie”. Il riconoscimento, giunto alla nona edizione - riferisce l'agenzia Sir - è l’unico in Italia a premiare le “buone notizie”, cioè non solo l’informazione corretta e completa, ma anche quella pronta a fare un passo in più raccontando la normalità positiva della società. 

La “Buona Notizia” del 2016 è il ristorante solidale “Ruben” di Ernesto Pellegrini a Milano
Il “Buone Notizie”, premia per la terza volta anche la “Buona notizia dell’anno”, scelta grazie alla collaborazione con il multiblog “Buone notizie” del “Corriere della Sera”. La “Buona Notizia” del 2016 è il ristorante solidale “Ruben” di Ernesto Pellegrini a Milano: un ristorante che offre circa trecento pasti al giorno, a un euro a pasto. L’idea della “Buona Notizia” dell’anno è quella di diffondere sempre più il racconto delle storie positive. 

La consegna del premio sabato 21 gennaio a Caserta
La consegna del premio, una scultura in bronzo, fusa appositamente dall’artista Battista Marello, avverrà sabato 21 gennaio alle 16 nella Biblioteca del Seminario di Caserta (in piazza Duomo a Caserta). Il 21 sarà consegnato anche un altro riconoscimento: saranno premiati gli studenti o le scuole che hanno partecipato alla seconda edizione del concorso “Buone notizie Scuola”, che prevedeva la realizzazione di clip sul tema “L’ambiente: una risorsa da recuperare”.

Premio per chi racconta anche i lati positivi della quotidianità
Il premio “Le Buone Notizie – Civitas Casertana”, ideato dall’Ucsi, è organizzato insieme con l’Assostampa, l’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali di Caserta, il corso di comunicazione dell’Issr, l’associazione “ScrivEremo”, e in partecipazione con il multiblog “Buone Notizie” del “Corriere della Sera”. Il premio si terrà alla presenza del vescovo di Caserta, mons. Giovanni D’Alise. “Il nome Buone notizie – spiega Luigi Ferraiuolo, presidente della sezione di Caserta dell’Ucsi – è nato dalla volontà di promuovere i comunicatori e le persone che fanno buona informazione raccontando anche i lati positivi della quotidianità”. (R.P.)

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 6

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.