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Sommario del 10/04/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa conferma ai superiori francescani il suo viaggio in Egitto

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Il Papa è tornato stamani col pensiero e la preghiera alle vittime degli attentati di ieri contro la comunità copta d’Egitto, ricevendo in Vaticano i ministri generali degli Ordini Francescani di tutto il mondo. Il servizio di Giada Aquilino

Ancora una prova di vicinanza da parte di Papa Francesco alla comunità copta d’Egitto. Il Pontefice è tornato su quanto successo a Tanta e Alessandria, ma anche sulla crisi in Siria, incontrando i frati che oggi predicano il carisma di San Francesco pure nei luoghi dove la pace non c’è. La testimonianza di padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali:

“Il Papa è molto informato e ha confermato con grande fermezza il suo viaggio in Egitto. E poi ci ha anche detto della partenza oggi del cardinale Koch per preparare un po’ il terreno e i discorsi che saranno fatti. Quindi il Papa non si ferma di fronte a quello che purtroppo è successo, ma con grande fermezza e convinzione parte e va in Egitto per confermare e aiutare il dialogo e la comunione della vita cristiana”.

Padre Michael Perry, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, appena rientrato dalla Siria, ribadisce come durante l’incontro il pensiero del Papa sia andato alle popolazioni che ancora soffrono per violenze e conflitti:

R. – L’incontro è durato più o meno 35 minuti. Abbiamo parlato anche della sua visita in Egitto e del fatto che fra poco celebreremo gli 800 anni dalla visita di San Francesco a Damietta, in Egitto, dove incontrò il sultano Malik al-Kamil, come passo verso il dialogo con i musulmani. E abbiamo parlato anche di Aleppo: ho fatto una visita in Siria e sono tornato due giorni fa. Sono stato ad Aleppo, a Damasco e a Latakia, dove ho incontrato i frati minori rimasti lì con i cristiani. Volevano tutti ringraziare Papa Francesco per la sua attenzione alla loro situazione di crisi e anche per i soldi che ha inviato recentemente, per i quali già c’è un resoconto dell’uso a favore dei cristiani e anche dei musulmani.

D. – Avete potuto cogliere una riflessione del Papa a proposito degli attacchi ai copti in Egitto o della situazione in Siria e in Iraq o per gli attentati in Europa?

R. – Ci ha chiesto sempre il sostegno nella preghiera per tutte queste situazioni devastanti.

D. – Quali sono stati gli altri argomenti?

R. – Abbiamo parlato principalmente dei passi che stiamo facendo per creare una comunione tra noi, tra i diversi ordini della famiglia francescana. Papa Francesco è stato molto attento.

D. – A che punto è questo cammino?

R. – Stiamo realizzando vari progetti adesso. Prima di tutto, c’è il processo di riunificazione dell’Università francescana a Roma, tra noi Frati minori, Cappuccini, Conventuali e Terz’Ordine. Poi ci sono altri progetti per le fraternità in Terra Santa e altri luoghi. Noi generali stiamo parlando più volte l’anno al fine di poter fortificare e sottolineare la dimensione di comunione tra noi. Inoltre, abbiamo parlato dell’importanza della possibilità di permettere ai frati laici di servire, con il ruolo di ordinario, nei rispettivi ordini.

D. – Su questo punto dei laici cosa è stato detto? Cosa vi ha detto il Papa?

R. – Papa Francesco sta cercando con noi delle possibilità per portare avanti questo progetto. Gli abbiamo lasciato una lettera, come richiesta formale per una dispensa, una grazia per noi frati francescani.

D. – Cosa significherebbe per i laici? Un laico cosa potrebbe diventare?

R. – Potrebbe diventare guardiano delle confraternite locali, provinciale e anche ministro generale o vicario generale. Tutti i ruoli di servizio nell’Ordine.

Padre Mauro Johri, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, mette in evidenza i sentimenti del Pontefice di fronte alle crisi internazionali, sottolineando pure il momento cruciale vissuto dalle famiglie francescane:

R. – Quando il nostro confratello Michael gli ha fatto vedere delle immagini e un piccolo filmato da Aleppo, ho visto la commozione sul suo volto, la partecipazione alla sofferenza di queste persone, ma anche la gioia di vedere che queste persone lo ricordano e gli sono molto grate.

D. – Vi ha dato un mandato, vi ha consegnato una riflessione particolare?

R. – Quando lo abbiamo incontrato alcuni anni fa, il 4 ottobre 2013 alla tomba di San Francesco, presentando i miei confratelli dissi al Papa: “Siamo i ministri generali” e lui ci disse ridendo: “Ma allora esiste anche un ecumenismo francescano!". Quindi ci invitò a rimanere uniti. Noi stiamo facendo questo cammino e il Pontefice ci ha incoraggiati a proseguire. Gli abbiamo chiesto di poterlo incontrare con tanti frati il 29 novembre di quest’anno, il giorno in cui si ricorda l’approvazione della Regola, e anche perché quest’anno si ricorda la famosa Bolla “Ite vos”, che sancì l’unificazione ma poi anche la separazione. E noi vogliamo ricordare quell’evento facendo un cammino al contrario, cioè di unificazione. È nella linea di quanto lo stesso Papa ci chiede, che si cammini cioè verso l’unificazione, il dialogo e la comunione.

Proprio di senso di unità parla anche padre Nicholas Edward Polichnowski, ministro generale del Terz’Ordine Regolare di San Francesco:

“Il Papa ci ha detto che abbiamo bisogno di un senso di unificazione. Nella famiglia francescana adesso stiamo compiendo proprio un movimento in tale direzione. Prima i Frati minori, i Frati conventuali, i Frati cappuccini e il Terz’Ordine erano indipendenti l’uno dall’altro. Ma con Papa Francesco si vive una visione, un senso di unificazione, sotto l’azione della misericordia”.

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Mons. Becciu: attentati non fermeranno missione di pace del Papa

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Gli attentati in Egitto non fermeranno il Papa, che “manterrà il proposito di andare” in questo Paese il 28 e 29 aprile prossimi: è quanto afferma in una intervista al Corriere della Sera mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato.

“Ciò che è accaduto – sottolinea il presule – provoca turbamento e una grande sofferenza, ma non può impedire lo svolgimento della missione di pace del Papa”. “È evidente, purtroppo” - spiega mons. Becciu - che questi attentati sono “un attacco al dialogo,  alla pace” e “anche un messaggio indiretto a chi governa il Paese, contro la minoranza di cristiani che in qualche modo, negli ultimi tempi, ha trovato più libertà”.

Il dialogo è anche un modo di isolare i fondamentalisti e “fin dall' inizio dell' apparizione dell'Isis - osserva l’arcivescovo - il Papa ha voluto distinguere gli atti di terrorismo compiuti da fanatici esaltati dalla religione in sé. Si è sempre rifiutato di associare l'Islam come tale al terrorismo. Terroristi potranno essere alcuni islamici deviati, ma non la religione. E questo gli ha guadagnato la riconoscenza dei musulmani, per l'onestà delle sue posizioni. Molte autorità islamiche hanno incontrato il Pontefice per ringraziarlo e molte altre gli hanno scritto ammirati per la sua autorevolezza morale”.

Il sostituto della Segreteria di Stato, interpellato sulla questione del traffico di armi su cui il Papa torna spesso, afferma che “chi traffica in armi ha interesse a provocare situazioni di tensione e di guerra perché queste armi si vendano sempre di più, per fare soldi” e “il Papa sa che cosa succede, qual è la realtà, quali lobby sono in gioco”.  

Per quanto riguarda il viaggio in Egitto, mons. Becciu ricorda che “è capitato altre volte che venissero sollevate questioni di sicurezza, timore di attentati”, come “in Centrafrica, per la situazione locale: l'organizzazione era ridotta al minimo ma tutto è andato bene. In Egitto – conclude - ci hanno assicurato che tutto procederà per il meglio, andiamo tranquilli. Senza nascondersi la realtà, talvolta poco incoraggiante, il Papa invita a guardare al futuro con speranza. E come sempre vuole dare l'esempio”.

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Papa Francesco: attenzione a uso distorto biotecnologie

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Attenzione all’uso distorto delle biotecnologie: esse siano al servizio di una vita dignitosa per tutti e vi sia armonia fra le istanze scientifiche, economiche ed etiche. E’ il monito e l’auspicio che Papa Francesco stamani ha rivolto nel discorso ai circa 30 membri del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita, ricevuti in udienza in Vaticano. Istituito 25 anni fa presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato ha come compito quello di supportare il Governo nell’adozione di indirizzi scientifici, economici e sociali su queste materie. Il servizio di Debora Donnini

L’uomo è chiamato a coltivare e a custodire il giardino del mondo, come dice il racconto della Genesi. Nel discorso al Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della vita, Papa Francesco richiama prima di tutto al principio di responsabilità, “cardine imprescindibile dell’agire dell’uomo” che deve rispondere dei suoi atti anche di fronte a Dio:

“Il vostro compito è non solo quello di promuovere lo sviluppo armonico ed integrato della ricerca scientifica e tecnologica che riguarda i processi biologici della vita vegetale, animale e umana; a voi è anche chiesto di prevedere e prevenire le conseguenze negative che può provocare un uso distorto delle conoscenze e delle capacità di manipolazione della vita”.

Il pericolo di usare male la potenza delle tecnologie
Lo scienziato è chiamato quindi a prendere decisioni responsabili sui passi da compiere e su quelli di fronte ai quali fermarsi e imboccare una strada diversa:

“Le tecnologie, ancora più delle scienze, mettono nelle mani dell’uomo un potere enorme e crescente. Il rischio grave è quello che i cittadini, e talvolta anche coloro che li rappresentano e li governano, non avvertano pienamente la serietà delle sfide che si presentano, la complessità dei problemi da risolvere, e il pericolo di usare male della potenza che le scienze e le tecnologie della vita mettono nelle nostre mani”.

Attenzione a intreccio fra potere tecnologico ed economico
"Quando poi l’intreccio fra potere tecnologico e potere economico si fa più stretto", allora gli interessi possono condizionare gli stili di vita "nella direzione del profitto di certi gruppi industriali e commerciali", a detrimento delle popolazioni più povere, nota il Papa. Per arrivare invece ad un’armonica composizione fra le istanze scientifiche, produttive, etiche e politiche e promuovere uno sviluppo sostenibile che rispetti la casa comune, serve apertura al confronto fra le diverse posizioni, con la certezza che la testimonianza resa alla verità e al bene comune dagli uomini di scienza, contribuisce alla maturazione della coscienza civile:

Le tecnologie siano al servizio di una vita dignitosa per tutti
“A conclusione di questa riflessione, permettetemi di ricordare che le scienze e le tecnologie sono fatte per l’uomo e per il mondo, non l’uomo e il mondo per le scienze e le tecnologie. Esse siano al servizio di una vita dignitosa e sana per tutti, nel presente e nel futuro, e rendano la nostra casa comune più abitabile e solidale, più curata e custodita”.

E Francesco incoraggia il Comitato a sostenere processi di consenso tra scienziati, imprenditori e rappresentanti delle Istituzioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni poste dagli sviluppi delle biotecnologie.

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Altre udienze

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Per le altre udienze odierne del Papa, consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

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Aperta "Lavanderia di Papa Francesco" per i senzatetto

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E’ da oggi in funzione a Roma la “Lavanderia di Papa Francesco”, un servizio offerto ai più poveri, in particolare i senza dimora, che gratuitamente vi potranno lavare, asciugare e stirare indumenti e coperte. L’iniziativa è dell’Elemosineria Apostolica e a gestire il servizio sarà la Comunità di Sant’Egidio. Adriana Masotti:

 

Nei locali adibiti a lavanderia in funzione sei lavatrici e sei asciugatrici di ultima generazione con relativi ferri da stiro, il tutto donato da una grande azienda del settore, come forniti gratuitamente da un gruppo industriale sono i detersivi per il bucato. L’iniziativa della “Lavanderia di Papa Francesco” è però dell’Elemosineria Apostolica che, spiega in un comunicato mons. Konrad Krajewski, anche con questo segno intende “dare forma concreta alla carità e al tempo stesso intelligenza alle opere di misericordia per restituire dignità a tante persone”.

La lavanderia è collocata all’interno del “Centro Genti di Pace” della Comunità Sant’Egidio, presso l’antico complesso ospedaliero del San Gallicano. E sarà proprio la S. Egidio a gestirla. Ascoltiamo Carlo Santoro, uno dei responsabili del servizio per i senza dimora della Comunità:

“Io penso che sia un passo ulteriore che noi facciamo verso i poveri e soprattutto verso le persone che stanno per la strada, perché noi sappiamo che molti di loro hanno la necessità – come ognuno di noi – di cambiare i propri vestiti, di arrivare a una dignità che riguarda la cura della persona. Noi già avevamo una piccola lavanderia; con questo 'sforzo' del Papa e dell’Elemosineria, questa struttura viene raddoppiata e così, in questa maniera, noi potremmo avere quasi 400 poveri che potranno usufruire di tutti questi servizi. Questo è molto bello perché è frutto di una collaborazione e in fondo io penso che questa città debba riappropriarsi del rapporto con i poveri: spesso, infatti, manca questa accoglienza. Per esempio, bisogna valutare che a Roma non ci sono bagni, bagni pubblici, e se sei povero nessun bar ti fa entrare. Questo per dire come spesso anche le cose banali per i poveri diventino difficilissime”.

La Comunità di Sant’Egidio offre già da tempo preso il “Centro Genti di Pace” altri servizi di accoglienza e di assistenza alle persone più povere. Nei prossimi mesi se ne  aggiungeranno altri: docce, barberia, guardaroba, ambulatori medici e distribuzione di generi di prima necessità. Ancora Santoro:

“Sì, certo: il nostro tentativo è quello di accogliere sempre più poveri; dare una risposta per noi vuol dire sempre un avvicinarsi a ciascuna singola persona provando a capire come aiutarla, qual è il problema … Però, questo è uno sforzo che ognuno deve fare per provare a comprendere i poveri”.

A conclusione del Giubileo della Misericordia, nella Lettera apostolica Misericordia et misera, il Papa aveva scritto: «Voler essere vicini a Cristo esige di farsi prossimo verso i fratelli, perché niente è più gradito al Padre se non un segno concreto di misericordia. E ancora «è il momento di dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia». Tante le realtà ecclesiali che si sono sentite e si sentono interpellate da questo invito:

“Assolutamente sì! C’è stato un moltiplicarsi di associazioni, ma anche di singoli cittadini, tanta gente che si interroga sul proprio rapporto con i poveri, sulla propria amicizia con loro… Quando il Papa parla, appunto, di una Chiesa povera per i poveri, è esattamente questo: una Chiesa che si ritrova per la strada, una Chiesa che apre le porte ai poveri, perchè i poveri sono parte della Chiesa in quanto sono per noi esattamente Gesù!”.

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Tweet: chiediamo la grazia di comprendere meglio il sacrificio di Gesù

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Tweet di Papa Francesco in questo Lunedì Santo. Sull’account @Pontifex in nove lingue scrive: “Rivolgiamo lo sguardo a Gesù, chiediamo la grazia di comprendere meglio il mistero del suo sacrificio per noi in questa Settimana Santa”.

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Oggi in Primo Piano



Egitto, i copti dopo la strage: viaggio del Papa, segno di vicinanza

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In Egitto è scattato, alle ore 13 locali, lo stato d'emergenza per i prossimi tre mesi annunciato ieri sera dal presidente al Sisi in seguito agli attentati contro le chiese copte di Tanta e Alessandria, che hanno provocato 47 morti e 126 feriti. Condanna agli attacchi e sostegno degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo sono stati ribaditi nel colloquio telefonico tra il presidente americano Trump e il capo di Stato egiziano. Intanto, la comunità cristiana del Paese ha accolto con gioia la conferma del viaggio del Papa: una visita sentita come un segno di grande vicinanza. Il servizio di Marco Guerra: 

Dispiegamento di unità speciali dell'esercito per garantire la sicurezza nei luoghi più sensibili dell'Egitto; sospensione del diritto alle manifestazioni di ogni genere e le adunate di oltre cinque persone e l’estensione dei poteri delle forze di polizia. Sono entrate in vigore le misure annunciate ieri dal presidente al Sisi. Ma oggi è ancora una giornata di rabbia, dolore e preghiera per le vittime tra le varie comunità cristiane d’Egitto. Sentiamo mons. Kyrillos William, vescovo copto cattolico di Assiut, intervistato da Hélène Destombes:

"Tutti sono tristi: cristiani e musulmani. Si chiedono: 'Ma perché?'. Nonostante tutto ciò che avviene, siamo fiduciosi nella Divina Provvidenza, fiduciosi in Dio, nostro Salvatore, che canteremo per tutta a Settimana Santa. Poniamoci di fronte all’immagine di Cristo in Croce e partecipiamo alla sua sofferenza per partecipare anche alla gioia della sua Resurrezione".

Intanto, secondo la stampa araba entrambi i kamikaze entrati in azione ieri avrebbero combattuto in Siria. Di piano per destabilizzare e dividere il Paese parlano le autorità egiziane, compreso il grande Imam della Moschea di Al Azhar, el-Tayyib. Stessa riflessione anche da parte di mons. William:

"Ci aspettavamo qualcosa del genere, perché l’avevano promesso già qualche mese fa. Hanno mantenuto la promessa e hanno scelto un giorno di festa, la Domenica delle Palme, proprio quando le chiese sono gremite di fedeli. E hanno scelto due chiese simboliche. Vogliono – è ovvio – dividere la società, vogliono far credere che lo Stato non è in grado di proteggere i cristiani e all’avvicinarsi della visita – imminente – del Santo Padre vogliono mettere il governo in una situazione critica".

I cristiani, dal canto loro, si stringono alle comunità colpite e guardano con speranza all’azione del governo, che annuncia anche l’istituzione di una Commissione permanente anti-terrorismo per sconfiggere i gruppi radicali. Ascoltiamo padre Andrea Sahmi, sacerdote della diocesi di Giza: 

R. – Noi non abbiamo paura degli attentati, ma sentire sempre che non sei protetto è una cosa brutta. Siamo inermi perché noi non abbiamo armi e sanno benissimo che non rispondiamo con la violenza alla violenza e quindi siamo sempre le vittime …

D. – Voi testimoniate la fede anche dopo questi attacchi violenti …

R. – E’ vero, è vero! Perché i cristiani sono decisi a celebrare le altre cerimonie della Settimana Santa e la gente va di più in chiesa. Poi il fatto che la Chiesa cattolica ha annunciato che la visita del Papa non sarà spostata, anche questo è un fatto molto bello!

D. – Cosa chiedete al governo, alle autorità?

R. – Non credo che il problema sia solo del governo, perché noi stiamo combattendo un’ideologia che qui in Egitto esiste fin dagli anni Trenta: prendono persone semplici e fanno loro il lavaggio del cervello. Il governo fa il possibile. Magari il piano di sicurezza è da rivedere, perché quando la situazione è calma la sicurezza viene meno; invece si deve essere allertati sempre. Creare una Commissione per combattere il terrorismo è di per sé una cosa molto bella perché almeno comincia un lavoro serio sul terrorismo. E poi, anche lo stato d’emergenza è già qualcosa: questo dice che il governo ha l’intenzione di fare qualcosa di concreto.

D. – Il terrorismo vuole estirpare i cristiani dall’Egitto, ma i cristiani sono parte fondante dell’Egitto: l’Egitto chiede di avere i cristiani …

R. – Sì, infatti. Noi sentiamo questo in maniera molto più forte di prima, ogni giorno di più sentiamo che noi siamo una parte essenziale del Paese. 

Sulla situazione nel Paese ci parla anche mons. Antonios Aziz Mina, vescovo emerito di Giza: 

R. – Noi come cristiani siamo preoccupati per la destabilizzazione del Paese. Quelli che ragionano vedono che non si può andare avanti così. Ma fatto sta che c’è sempre quella spada sopra la nostra testa.

D. – I cristiani sono importanti per l’Egitto…

R. – I cristiani sono importanti non solo per l’Egitto ma per tutta la regione. Io non posso immaginare - e neanche i musulmani moderati possono farlo - un Medio Oriente senza i cristiani. E questo governo lo sa di certo. Ma bisogna che tutti veramente si muovano per questo.

D. – Ci sono stati quindi anche atti di solidarietà da parte dei musulmani…

R. – Sì, è normalissimo. Mi chiamano per farmi le condoglianze. E io ieri sono andato a fare le condoglianze a un generale dell’esercito che ha perso la moglie. È un generale che avrà il compito di garantire la sicurezza della sala dove il Papa celebrerà la Messa. Cosa si potrà fare? Io dico sempre che non è compito dei poliziotti: i poliziotti devono catturare una persona che commette un crimine. Ma per impedire fatti del genere bisogna fare un altro sforzo molto più importante: curare i cervelli che sono stati “lavati”. I terroristi hanno usato il lavaggio del cervello.

D. - Quindi c’è bisogno di ‘un’azione culturale in Egitto e in tutto il Medio Oriente?

R. – Esatto, bisogna che le forze politiche con quelle religiose e intellettuali, con tutti quanti, collaborino per questo.

D. – E’ importante che si celebri comunque la Pasqua…

R. – La Pasqua si celebrerà in tutte le nostre chiese come sempre. Perché la morte quando verrà, verrà. E noi, come Chiesa copta, sappiamo che siamo chiamati a vivere la vita dei martiri: la Chiesa copta è chiamata a questo. È sempre così.

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Navi Usa verso la Corea del Nord contro il nucleare di Pyongyang

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Nella crisi siriana rischiano di innestarsi anche le frizioni tra Stati Uniti e Corea del Nord. Dopo l’annuncio di Pyongyang di voler continuare nel programma nucleare in risposta ai recenti bombardamenti americani in Siria, il presidente Trump invia navi da guerra verso la penisola coreana. Una situazione che rischia di coinvolgere le tre grandi potenze: Stati Uniti, Russia e Cina. Su questa escalation negativa della situazione mondiale, Giancarlo La Vella ha parlato con Luigi Bonanate, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Torino: 

R. – Il mondo ha incominciato a cambiare modo di funzionare dopo l’11 settembre: da quel momento in poi, si è persa la capacità di ragionare di politica internazionale. Il problema siriano di nuovo è una prova di incapacità di capire come funziona il mondo da parte di tutti i politici. Cosa possiamo aspettarci? In questo momento direi quasi di tutto. Però, non credo che siamo ancora arrivati a dover fare previsioni catastrofiche …

D. – Andando sul concreto: ci sono navi americane che stanno dirigendosi verso la penisola coreana …

R. – Questa è la tipica politica ottocentesca, quando si mandavano le cannoniere … E’ chiaro, è un gesto di tipo dimostrativo. La Nord Corea è un piccolo Paese, senza risorse, che ha investito tutto in quei pochi armamenti; ha dei missili che una volta partono e dieci volte non partono; sa benissimo che qualsiasi sua provocazione, specialmente alla luce della situazione attuale, provocherebbe una risposta nucleare da parte degli Stati Uniti, e qualsiasi cosa di nucleare succeda nel Mar del Giappone o dintorni vuol dire un inquinamento dalle conseguenze gravissime per tutta l’Asia del Nord Pacifico, quindi una cosa con danni enormi, che non avrebbero nessun confronto con la provocazione. Allora, voglio credere che il dittatore nord-coreano, neanche lui arrivi a questo punto …

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Pakistan: cristiani e musulmani insieme per la pace

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Cristiani e musulmani in Pakistan vogliono costruire la pace sociale e religiosa nella nazione e, con questo intento, lanciano una campagna che ha scelto il simbolo dell’ulivo per indicare l’impegno comune: come riferisce a Fides la Commissione Nazionale per il Dialogo interreligioso e l'Ecumenismo, nella Conferenza Episcopale del Pakistan, presieduta dall’Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, per promuovere la pace e l’armonia è stata avviata in tutte le diocesi del Pakistan una simbolica campagna di piantagione di ulivi in scuole, chiese, moschee, madrase, seminari, istituzioni cristiane e islamiche.

“L'ulivo è un albero sempre verde. Il ramo d'ulivo è un simbolo di abbondanza, gloria e pace. L'ulivo è il simbolo di pace, saggezza, gloria, fertilità, potenza e purezza. La colomba ha portato un ramo di olivo e Noè per dimostrare che il diluvio era finito. L'olivo e l'olio di oliva sono menzionati sette volte nel Corano e l'olivo è lodato come un frutto prezioso”, ricorda padre Francis Nadeem, segretario esecutivo della Commissione.

“I leader islamici – riferisce Nadeem – hanno voluto che gli ulivi venissero piantati in diversi seminari dove gli studenti musulmani studiano e imparano a diventare esseri umani amanti della pace. In tal modo vogliamo e possiamo far emergere il desiderio innato di ogni essere umano di vivere in pace. Intendiamo promuovere la pace e l'armonia in particolare tra i bambini. Inoltre, come gli ulivi crescono ogni giorno nel giardino di un seminario, allo stesso modo ci aspettiamo che l'atteggiamento e le relazioni d'amore e di pace crescano”. E’ significativo che questa campagna sia iniziata in Quaresima, e proseguirà per tutto il tempo di Pasqua, nota la Commissione e almeno cinque scuole islamiche in ogni diocesi hanno aderito all’iniziativa.

Tra gli altri eventi che stanno caratterizzando in modo positivo le relazioni interreligiose, va notato l’invito della “Majlias Wahadat Muslimin”, congregazione religiosa islamica di carattere socio-politico, che ha organizzato di recente un incontro con la Commissione Nazionale per il Dialogo interreligioso e l'Ecumenismo, annunciando di voler attivare un'ala interconfessionale della congregazione per promuovere stabilmente iniziative di dialogo tra cristiani e musulmani.

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Venezuela, card. Urosa: difendiamo i diritti senza violenza

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"Dobbiamo controllarci e agire con calma, in modo razionale, cercando la comprensione con gli altri. L'abbiamo detto negli ultimi messaggi della Conferenza Episcopale: dobbiamo difendere i nostri diritti e i diritti degli altri, ma dobbiamo farlo senza violenza, seguendo la Costituzione e le leggi". Sono le parole del cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, pronunciate ieri, durante la celebrazione della Domenica delle Palme nella Cattedrale della capitale.

In una chiesa gremita come poche volte succede, l'arcivescovo ha chiamato i fedeli a non perdere la speranza dinanzi alla terribile situazione che vive il Paese. La nota, inviata a Fides dall'Arcidiocesi di Caracas, conclude riportando l'invito del cardinale a partecipare alle celebrazioni di questa Settimana Santa in tutte le chiese del Venezuela e a pregare per la situazione del Paese.

Purtroppo la tensione in Venezuela non si allenta. Per due giorni ci sono state diverse manifestazioni in diverse località del Paese, alcune anche violente. Per oggi l'opposizione ha invitato a manifestare in 23 città per appoggiare il processo della Camera per rimuovere i sette magistrati della Corte Suprema accusati di aver organizzato un "golpe” di Stato.

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Arcidiocesi Bukavu: anche società civile responsabile del caos in Congo

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La responsabilità del caos politico nel quale è piombata la Repubblica Democratica del Congo è dei politici ma anche della società civile, afferma una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Bukavu, nell’est del Paese.

Ricordando il caos seguito nel 1997 alla caduta del Presidente Mobutu, la nota afferma che “è stata la pressione della società civile a salvare lo Zaire di Mobutu e la Repubblica Democratica del Congo da un rischio reale d’implosione e di deriva dittatoriale”.

Questo perché all’epoca “la società civile era composta da personalità capaci di costituire un contropiede agli attori politici. Potevano dare una parola d’ordine alla popolazione ed essere sicuri di venire seguiti”.

“Ora è tutto il contrario” dice Giustizia e Pace che lamenta la mancanza di leader credibili, visto che la maggior parte di questi sono giovani senza alcuna esperienza sul terreno, senza alcuna statura di leader, che “solcano i media improvvisandosi analisti politici e proponendo soluzioni impopolari come loro stessi”. Questo perché la scena sociale è stata abbandonata dai veri protagonisti che preferiscono cercare di spartirsi posti di potere senza interessarsi del bene della popolazione. “Senza organizzazioni di base solide con animatori impegnati per il cambiamento e il benessere del popolo è il caos. Si capisce perché i politici si permettono di tutto perché nessuno li preoccupa veramente”.

L’apatia politica è tale - conclude la nota - che ormai “la politica non interessa nessuno, né la gestione della cosa pubblica interessa ai politicanti. Siamo tutti vittime, forse, ma siamo tutti colpevoli. Di fronte al futuro della nazione congolese abbiamo fallito tutti; gli uni attraverso le azioni, gli altri per omissione. Tutti noi dobbiamo guarire per risolvere il problema”.

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Muolo: Benedetto XVI, Papa del coraggio e del dialogo con tutti

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"Il Papa del coraggio". E' il titolo dell'ultimo volume del vaticanista di Avvenire, Mimmo Muolo, dedicato a Benedetto XVI in uscita in questi giorni - per le edizioni Ancora - in occasione del 90.mo compleanno di Joseph Ratzinger. Nella prefazione al libro, l'arcivescovo Rino Fisichella sottolinea che il Papa emerito "ha posto dinanzi a noi il dramma della sua esistenza come uomo e come credente, come professore e come Papa" e che "le domande che ha provocato non sono rimaste senza risposta". Al microfono di Alessandro Gisotti, Mimmo Muolo si sofferma sul titolo del suo libro che sottolinea appunto la dimensione del coraggio di Papa Benedetto: 

R. – Papa del coraggio, perché innanzitutto è chiaro, la sua decisione della rinuncia è una decisione quasi senza precedenti, storicamente parlando, e quindi è una decisione che implica coraggio. E poi, perché nonostante tutto quello che si è detto e si è scritto di lui, è stato un Papa che è rimasto lì, a fronteggiare una tempesta dopo l’altra, spesso suscitate dai mass media che avevano un preconcetto nei suoi confronti. Ricordiamo che ha sempre detto: “Di fronte ai lupi, il vero pastore non fugge”. Ecco, io penso che Benedetto XVI abbia fatto veramente questo, e quando poi le acque si sono calmate, quando ha ritenuto che il pericolo immediato non ci fosse più, ha avuto il coraggio di dire: “Ecco, io non sono più il pastore adatto per proteggere questo ovile: devo passare la mano a un altro”.

D. – Nel libro scrivi che Benedetto XVI è stato il Papa dell’essenziale, “ha focalizzato l’attenzione sulla questione della fede” …

R. – “Il Papa dell’essenziale”, perché ci sono due grandi assi che attraversano la sua vita e il suo pontificato in particolare. Innanzitutto, la questione della fede. Lui ha posto con grande forza, all’interno della Chiesa, questa questione: se non c’è la fede, tutto il resto diventa superfluo. Tra l’altro ha posto – ecco l’altro grande asse cartesiano – nei confronti del mondo, il tema del dialogo con il cristianesimo: il suo invito alla razionalità allargata, il suo invito al dialogo con i non credenti, il Cortile dei Gentili, tutte le iniziative che vanno in questo senso. Anche qui, una grande distanza tra il Papa reale e il Papa percepito. Il Papa reale, che ha sempre cercato il dialogo da uomo di cultura, innamorato del Vangelo e di Gesù Cristo, e il Papa che invece ci veniva presentato come refrattario al dialogo: penso che da questo punto di vista Benedetto XVI abbia ancora oggi tanto da insegnarci. E il suo magistero sta passando anche nel pontificato di Papa Francesco, il quale ovviamente lo reinterpreta secondo il suo stile e secondo i suoi canoni.

D. – Nella prefazione al libro, mons. Fisichella scrive che le domande che ha provocato Joseph Ratzinger in tutta la sua vita di servizio alla Chiesa, quindi non solo da Papa, non sono rimaste senza risposta: ecco, c’è la sensazione che in questi anni, da quando Benedetto XVI ha rinunciato al ministero petrino, ci sia anche una rilettura e anche forse una maggiore e migliore comprensione di quello che è stato il suo pontificato?

R. – Io penso proprio di sì. L’atto della rinuncia lo ha come spogliato di quell’aura preconcetta che abbiamo notato. Ci ha fatto vedere il vero Joseph Ratzinger, e appunto il vero Joseph Ratzinger è quello che dice alla Chiesa: “La fede è importante: senza la fede, tutto il resto scade – direbbe Papa Francesco – a una ong pietosa”, e il vero Joseph Ratzinger è quello che ha cercato costantemente di dialogare con gli uomini e le donne del suo tempo. E’ la stessa cosa che sta facendo – ripeto, con uno stile diverso dal punto di vista umano – Papa Francesco.

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 100

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.