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Sommario del 06/01/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Angelus. Papa: non "vivacchiamo", cerchiamo Gesù come i Magi

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L’esperienza dei Magi “ci insegna a non accontentarci della mediocrità”, ma a guardare il cielo per scoprire e seguire come loro la luce di Gesù. Con questo pensiero Papa Francesco ha salutato la folla di persone radunatasi in Piazza San Pietro per l’Angelus dell’Epifania, tenuto dalla finestra del suo studio poco dopo la Messa presieduta in san Pietro. Il servizio di Alessandro De Carolis

È tutta questione di attenzione al cielo, l’Epifania. Basta leggere il Vangelo, la storia dei pastori e la storia dei Magi. Gruppi che più diversi non si può – prestigiosi e  di raffinata istruzione i secondi, umile e spesso disprezzata gente da bivacco i primi – eppure entrambi capaci di alzare lo sguardo, vedere quella luce, mettersi in marcia per seguirla, non importa se per pochi metri o per un lungo viaggio.

"Scrutavano il cielo"
È la “lezione” che il Papa ricava dalla liturgia del 6 gennaio offrendola alla folla dell’Angelus, in ideale continuità con quanto affermato poco prima alla Messa. Ciò che “accomuna” pastori e Magi, afferma, è “il cielo”:

“I pastori di Betlemme accorsero subito a vedere Gesù non perché fossero particolarmente buoni, ma perché vegliavano di notte e, alzando gli occhi al cielo, videro un segno, ascoltarono il suo messaggio e lo seguirono. Così pure i Magi: scrutavano i cieli, videro una nuova stella, interpretarono il segno e si misero in cammino, da lontano. I pastori e i Magi ci insegnano che per incontrare Gesù è necessario saper alzare lo sguardo al cielo, non essere ripiegati su sé stessi, sul proprio egoismo, ma avere il cuore e la mente aperti all’orizzonte di Dio”.

Il cristiano cerca, non "vivacchia"
Da sempre, ricorda Francesco, la Chiesa ha colto nell’Epifania “un respiro di universalità” e visto nei Magi “l’immagine dell’intera umanità”. Celebrando l’Epifania – soggiunge – “vuole quasi guidare rispettosamente ogni uomo e ogni donna di questo mondo verso il Bambino che è nato per la salvezza di tutti”. “Il Cristo è appena nato, non sa ancora parlare” ma già, soggiunge il Papa, “tutte le genti – rappresentate dai Magi” possono “incontrarlo, riconoscerlo, adorarlo”:

“L’esperienza dei Magi ci esorta a non accontentarci della mediocrità, a non ‘vivacchiare’, ma a cercare il senso delle cose, a scrutare con passione il grande mistero della vita. E ci insegna a non scandalizzarci della piccolezza e della povertà, ma a riconoscere la maestà nell’umiltà, e saperci inginocchiare di fronte ad essa".

Auguri di Natale ai cristiani d'Oriente
Il primo pensiero di Papa Francesco al momento dei saluti post-Angelus è andato a quelle molte Chiese orientali per le quali il 6 gennaio è vigilia di una grande solennità:

“Oggi esprimiamo la nostra vicinanza spirituale ai fratelli e alle sorelle dell’Oriente cristiano, cattolici e ortodossi, molti dei quali celebrano domani il Natale del Signore. Ad essi giunga il nostro augurio di pace e di bene. Anche un bell’applauso come saluto!”.

E un saluto speciale, Francesco lo ha rivolto ai promotori e animatori del corteo storico-folcloristico dedicato per il 2016 al territorio della Valle dell’Amaseno e a tutti i cortei dei Magi che si svolgono, ha detto, “in numerose città della Polonia con larga partecipazione di famiglie e associazioni”. Un grazie è andato anche ai Frati Minori, creatori di un presepe vivente che coinvolge persone con disabilità.

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Messa Epifania. Papa: Chiesa brilla per Gesù, non di luce propria

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Nessuna divisione di razza, lingua e cultura davanti a Gesù: la Chiesa, che non brilla di luce propria ma soltanto di quella di Cristo, è chiamata a essere missionaria, non per “professione” e senza fare proselitismo, ma puntando a condurre tutti i popoli della terra “sulla via della pace”. Lo ha detto il Papa, celebrando in Basilica Vaticana la Santa Messa nella solennità dell’Epifania del Signore. Il servizio di Giada Aquilino

Nella semplicità di Betlemme trova “sintesi” la vita della Chiesa, perché è lì la sorgente di quella luce che è la “gloria del Signore”, capace di attrarre ogni persona, anche dal ‘cuore inquieto’, orientando “il cammino dei popoli sulla via della pace”. Lo ha spiegato Papa Francesco riflettendo sul ruolo missionario della Chiesa, nella solennità dell’Epifania del Signore. In una Basilica Vaticana animata dai cori della Cappella Sistina e di varie diocesi americane, alla presenza di cardinali, arcivescovi, vescovi e sacerdoti concelebranti, assieme a tanti fedeli, il Pontefice ha commentato l’odierno Vangelo di Matteo, dedicato ai Magi che giunsero a Betlemme e, guidati dalla stella fino al Bambino Gesù e Maria, “provarono una gioia grandissima”. Proprio quei Magi, ha detto, rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio:

“Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.

La Chiesa non brilla di luce propria
D’altra parte, ha aggiunto il Papa, è la luce “che viene dall’alto” a illuminare la Chiesa:

“La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria, non può”.

Annunciare Cristo non è una professione
E’ infatti Cristo “la vera luce che rischiara” e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui “riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli”. Quante persone - ha osservato ancora Francesco - attendono il nostro impegno missionario, “perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre”. E proprio grazie alla luce di Cristo, ha ricordato nella Giornata dell’infanzia missionaria, possiamo “uscire dalle nostre chiusure” e corrispondere “in maniera coerente” alla vocazione ricevuta:

“Annunciare il Vangelo di Cristo non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione. Per la Chiesa, essere missionaria non significa fare proselitismo; per la Chiesa, essere missionaria equivale ad esprimere la sua stessa natura: cioè, essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada. La missione è la sua vocazione: far risplendere la luce di Cristo è il suo servizio”

Compito della Chiesa far emergere desiderio di Dio in noi
I Magi, ha proseguito Francesco, sono “testimonianza vivente” dei “semi di verità” presenti “ovunque”, in quanto dono del Creatore “che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele”. E la Chiesa ha il compito di “riconoscere e far emergere” in modo più chiaro il desiderio di Dio che ognuno porta in sé, questo è il suo “servizio”:

“Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con il ‘cuore inquieto’ che continua a domandare senza trovare risposte certe - è l’inquietudine dello Spirito Santo che si muove nei cuori. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme”.

Dimenticare interessi quotidiani e seguire la luce di Cristo
Quindi, ancora un invito a “seguire quella luce” così come fecero i Magi. Il Papa ha ripreso la riflessione cominciata nella visita a sorpresa di lunedì pomeriggio a Greccio: in cielo ci sono tante stelle, eppure i Magi - che “avevano il cuore inquieto” - ne hanno seguita una “diversa, nuova, che per loro brillava molto di più”:

“Avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo per trovare una risposta ai loro interrogativi - avevano il cuore inquieto - e finalmente la luce era apparsa. Quella stella li cambiò. Fece loro dimenticare gli interessi quotidiani e si misero subito in cammino. Diedero ascolto ad una voce che nell’intimo li spingeva a seguire quella luce - è la voce dello Spirito Santo, che lavora in tutte le persone - ed essa li guidò finché trovarono il re dei Giudei in una povera casa di Betlemme”.

I nostri doni sono libertà, intelligenza e amore
Da tale esempio dobbiamo trarre “insegnamento”, ha aggiunto il Papa. Siamo sollecitati, “soprattutto in un periodo come il nostro”, a cercare i segni che Dio offre, “sapendo - ha sottolineato - che richiedono il nostro impegno per decifrarli e comprendere così la sua volontà”:

“Siamo interpellati ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua Madre. Seguiamo la luce che Dio ci offre – piccolina…; l’inno del breviario poeticamente ci dice che i Magi 'lumen requirunt lumine': quella piccola luce –, la luce che promana dal volto di Cristo, pieno di misericordia e di fedeltà. E, una volta giunti davanti a Lui, adoriamolo con tutto il cuore, e presentiamogli i nostri doni: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro amore. La vera sapienza si nasconde nel volto di questo Bambino”.

L’annuncio del giorno di Pasqua
E come ci siamo rallegrati per la nascita del Signore, è stato evidenziato com'è tradizione durante la celebrazione in San Pietro, così si annuncia pure la gioia della Risurrezione del Salvatore, con la Pasqua il prossimo 27 marzo.

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Epifania, i fedeli: come i Magi è chi si dedica agli altri

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Grande festa questa mattina in Piazza San Pietro, gremita di decine di migliaia di fedeli, arrivati da ogni parte del mondo per celebrare l’Epifania e ascoltare le parole di Papa Francesco. Le loro emozioni raccolte da Marina Tomarro

R. – Sicuramente, è la manifestazione di Gesù alle genti, quindi è importante oggi ancora capire che Gesù si manifesta nella storia, nel concreto. Per ciascuno di noi è una cosa fondamentale.

R. – Una volta l’Epifania, storicamente, era la seconda festa dopo la Pasqua. Di per sé, come festa ha questa dimensione missionaria di testimonianza: Dio che si fa uomo, l’uomo che riconosce e accoglie questo dono del Padre. Dunque è una festa importantissima.

R. – E’ la festa della Manifestazione, quindi in noi infonde speranza per l’Anno Nuovo che parte.

R. – Per noi è la manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo. Oggi, nel simbolo dei Re Magi è la manifestazione universale di questo Cristo salvatore del mondo.

D. – Chi sono secondo lei oggi i Magi? Il Papa ha parlato di una Chiesa missionaria…

R. – I Magi sono testimoni, coloro che ci portano a Cristo, coloro che ci portano ad annunciare alle genti e ai popoli chi è veramente Cristo e con semplicità, con umiltà. I veri Magi sono gli umili.

R. – Soprattutto chi sa farsi le domande, quelle giuste, e poi cerca la risposta come hanno fatto loro.

R. – Tutti i volontari che si dedicano quotidianamente non soltanto in Africa o in Asia ma anche qui da noi, nelle Croci verdi, nelle Croci rosse, negli ospedali... Diversi fanno i volontari con gli anziani e con gli invalidi. Tutte queste persone che danno il loro contributo per migliorare la nostra società.

R. – Forse i Magi sono quelle persone che portano il loro aiuto e il loro servizio alle persone magari più in difficoltà, che fanno del bene agli altri, quindi sono persone altruiste che si mettono al servizio degli altri.

R. – I Magi hanno portato oro, incenso e mirra. Ma oggi quali doni potrebbero portare a Gesù?

R. – I doni essenziali. Ogni uomo ha da portare il suo cuore perché Gesù vedendo il cuore aperto lo riempirà del suo amore.

R. – Sicuramente, potrebbero portare la pace, l’amore e la misericordia visto che siamo in questo Anno della Misericordia e ciascuno di noi può essere la manifestazione misericordiosa del volto del Padre per ogni fratello.

R. – Il dono più importante in questo momento è sicuramente la pace nel mondo e la fine della persecuzione per i cristiani, che noi sentiamo come una grossa sofferenza. Si parla tanto delle tragedie che ci sono intorno, ma troppo poco delle tragedie che stanno colpendo la nostra comunità cristiana in certi Paesi.

D. - Come ti chiami?

R. – Silvia (una bambina)

D. – Tu che doni porteresti a Gesù Bambino?

R. – L’amore e la pace nel mondo.

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Natale copto. Mons. Mina: Egitto ha spezzato il giogo jihadista

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Le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano vivono oggi la vigilia della celebrazione del Natale, come ricordato da Papa Francesco all'Angelus dell'Epifania. Una di queste comunità è quella copta, che si prepara a celebrare la Natività di Cristo in un clima di maggiore distensione rispetto ai giorni drammatici di pochi anni fa, quando stragi di marca jihadista insanguinarono chiese e monasteri copti in Egitto. Ne parla il vescovo di Giza, mons. Antonious Aziz Mina, intervistato da Alessandro De Carolis

R. – Quest’anno il Natale ha un sapore un po’ differente, visto che è l’Anno della Misericordia. In tutte le eparchie abbiamo aperto la Porta Santa e ci prepariamo al Natale in questa atmosfera. La nascita di Cristo è l’icona della Misericordia di Dio, è la presenza della misericordia incarnata tra di noi.

D. – La Chiesa in Egitto ha attraversato in questi ultimi anni dei momenti difficili, anche dolorosi. Com’è la situazione adesso?

R. – La situazione è calma. Con i moderati abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo difficoltà con i fanatici che non sono solo contro i cristiani, ma sono contro tutti. I cristiani forse sono solo la via per arrivare a tutti per disturbare, per mettere disordine in tutto il Paese.

D. – Avete ricevuto nuove minacce di tipo jihadista?

R. – Queste minacce sono sempre all’ordine del giorno, soprattutto nei giorni di festa. Qualche volte le prendiamo sul serio, qualche volta no. È la stessa identica cosa con le minacce in Europa, hanno persino minacciato il Vaticano… Ma quest’anno dobbiamo veramente ringraziare il Signore perché guardando intorno a noi – dalla Siria, alla Libia, allo Yemen – qui in Egitto siamo riusciti con l’aiuto di Dio nel giugno del 2013 a mettere piede sulla strada giusta facendo la Costituzione, poi le elezioni presidenziali, poi quelle parlamentari – i parlamentari si radunano il 10 di questo  mese. Questo dimostra che l’Egitto ha già messo piede sulla strada giusta e ha rotto la catena dei Fratelli musulmani volta alla creazione di questo Stato islamico Daesh.

D. – Quindi, di questo rinnovato clima di fraternità  hanno beneficiato i rapporti tra la comunità cattolica e quella musulmana…

R. – Tutti quanti. Quando partecipai alla redazione della Costituzione nella Commissione dissi: “Io vengo per difendere i diritti di tutti gli egiziani”. Non ci sono i “diritti dei cristiani”: ci sono i diritti dei cittadini soprattutto, perché quando tutti gli egiziani avranno avuto i loro diritti, di conseguenza li avranno ottenuti anche i cristiani. Questa divisione è fittizia. Non va seguita, ora dobbiamo parlare di cittadinanza e di umanità. L’uomo è uomo, ed in quanto uomo ha il suo valore in sé stesso che sia cristiano, musulmano o ateo.

D. – Allora, vorrei chiederle proprio come vescovo, ma anche come egiziano, quali sono gli auguri per il Natale che fa al suo Paese?

R. – Al mio Paese rivolgo un augurio, lo stesso che rivolgo a tutto il mondo: un augurio di pace vera, interna, che esce dal cuore e che fa conciliare la persona con sé stessa, con gli altri e con tutto il mondo. Questa è la prima cosa. La seconda cosa che voglio augurare è la felicità, che non arriva se non con un amore intenso con Dio, che si riflette per forza sulle relazioni con gli altri.

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Giornata infanzia missionaria. Papa: è festa di fraternità

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Il 6 gennaio, solennità dell'Epifania, è anche la Giornata Missionaria dei Ragazzi. Una "festa dei bambini che, con le loro preghiere e i loro sacrifici – ha sottolineato Papa Francesco all'Angelus – aiutano i coetanei più bisognosi facendosi missionari e testimoni di fraternità e di condivisione". Le offerte raccolte in tutte le chiese in quest’occasione andranno a finanziare diversi progetti in tutto il mondo. Il tema scelto quest’anno è: “Poveri come Gesù, che ripropone il titolo della Giornata missionaria mondiale 2015: “Dalla parte dei poveri”. Ma che cosa si vuol trasmettere ai più giovani con questo slogan? Lo spiega al microfono di Adriana Masotti, don Michele Autuoro, direttore delle Pontificie Opere missionarie per l’Italia: 

R. – Innanzi tutto si vuole insegnare a guardare a Gesù che anche in questi giorni abbiamo contemplato nella povertà di Betlemme, ma anche alla condizione di tanti bambini del mondo. Questa giornata è nata da un vescovo francese nella meta del 1800 che, ascoltando anche le lettere di tanti missionari della Cina, rimase colpito dalla condizione di tanti bambini e quindi anche dalla loro povertà. Dopo l’incontro con la fondatrice francese di un’altra opera missionaria – quella della Propagazione della Fede - Paulina Jarico, ebbe questa intuizione di coinvolgere i bambini nell’essere solidali nell’aiutare altri bambini del mondo e allo stesso tempo educare i bambini alla missionarietà.

D. - C’è un motivo particolare per cui è stata scelta la festa dell’Epifania per questa Giornata?

R. - Certamente. È stata scelta la festa dell’Epifania perché il protagonista della festa è sempre Gesù, del bambino Gesù; poi è anche la festa dei doni da parte dei Magi, i Magi venuti da lontano. Infatti tutti i popoli sono chiamati a riconoscere Gesù come il Re, il Signore.

D. - Come ogni anno nel corso della Giornata ci sarà la raccolta di offerte. C’è una destinazione particolare questa volta?

R. - Tutto ciò che viene raccolto in questa Giornata, ma anche attraverso tante attività che i ragazzi fanno durante il tempo dell’Avvento, confluisce in un fondo universale di solidarietà. Poi, attraverso il Segretariato internazionale delle Pontificie Opere, vengono segnalati i progetti da aiutare. Una caratteristica delle Pontificie Opere Missionarie è proprio questa: avere uno sguardo universale e soprattutto partire da coloro che  hanno più bisogno. Certamente in questo momento i bambini dove ci sono conflitti in atto sono sempre quelli che hanno maggiori necessità.

D. – Al di là dell’aiuto concreto, come lei ha già accennato, c’è anche un aspetto educativo in questa iniziativa…

R. – Sì, sì. Vorrei citare una frase di Papa Francesco nel discorso che nel novembre del 2014 ha tenuto alle realtà missionarie delle diocesi italiane. Diceva così: “La missione è compito di tutti i cristiani, non solo di alcuni. È compito anche dei bambini! Nelle Pontificie Opere Missionarie i piccoli gesti dei bambini educano alla missione”. Allora questa Giornata, ma anche tutte le attività che si svolgono durante l’anno, hanno il compito di educate i bambini e i ragazzi alla loro identità missionaria. Ma i bambini stessi sono anche educatori dei grandi, educatori di mondialità, proprio ad aprire delle finestre sul mondo: questa è la nostra identità di cristiani.

D. – Educatori di mondialità, è importante sottolineare questa educazione all’apertura verso gli altri, quando oggi vediamo che si ergono muri a difesa delle frontiere, ad esempio …

R. - Certamente. Soprattutto in questo momento, in questa Giornata si ricorda che la  terra è di tutti, che tutti abbiamo diritto ad una pienezza di vita e che Gesù è venuto proprio per abbattere i muri, per unire, per costruire una grande fraternità universale. Il bene è proprio in questo: nella condivisione, nella comunione dei beni, nella fraternità, nella giustizia. Perché condividere molto spesso non è solo carità, ma è anche  giustizia.

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Nomine episcopali in Brasile

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In Brasile, Papa Francesco ha nominato vescovo della diocesi di Amparo mons. Luiz Gonzaga Fechio, finora ausiliare di Belo Horizonte. Il presule è nato il 4 dicembre 1965, a Matão, diocesi di São Carlos, nello Stato di São Paulo. Ha compiuto gli studi elementari nella sua città natale (1973-1980) e quelli secondari presso il Centro diocesano “La Sale” a São Carlos (1981-1983). Ha compiuti gli studi di Filosofia presso il Seminario “São Carlos” nell’omonima diocesi (1984-1986) e quelli di Teologia presso la Facoltà Teologica della Pontificia Università Cattolica di Campinas (1987-1990). Ha ottenuto, inoltre, la Licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Facoltà Teologica “Nossa Senhora da Assunção”, nell’arcidiocesi di São Paulo. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 dicembre 1990 e si è incardinato nella diocesi di São Carlos, nella quale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario parrocchiale e poi Parroco della parrocchia “Santo Antônio de Vila Prado” (1991-1992); Parroco della parrocchia “Nossa Senhora das Dores” a Bariri (1993-1998); Rettore del Seminario Propedeutico “Nossa Senhora do Patrocínio” a Jaú (1998-2008); Rettore del Seminario Maggiore “João Paulo II” e Parroco della parrocchia “Santos Anjos” a São Carlos (2008-2010). È stato nominato Vescovo titolare di Puzia di Bizacena ed Ausiliare di Belo Horizonte il 19 gennaio 2011 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 marzo successivo.

Sempre in Brasile, il Pontefice ha nominato coadiutore della diocesi di Parnaíba mons. Juarez Sousa da Silva, trasferendolo dalla diocesi di Oeiras. Il presule è nato il 30 giugno 1961 a Barras, nella diocesi di Campo Maior, Stato di Piauí. Ha frequentato gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore interdiocesano di Teresina e ha ottenuto la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1994 per la diocesi di Campo Maior. Nel corso del ministero sacerdotale è stato Parroco della parrocchia “São José” ad Altos, nella diocesi di Campo Maior (1994-1996). Inoltre, ha lavorato per diversi anni nel Seminario Maggiore della Provincia ecclesiastica del Piauí dove ha ricoperto gli incarichi di Vice-Rettore (1997-1999), Economo, Professore di Storia della Chiesa e Direttore spirituale, nonché di Direttore degli studi e professore di Latino del medesimo Seminario (2001-2008). Il 27 febbraio 2008 è stato nominato Vescovo di Oeiras, ricevendo l’ordinazione episcopale il 17 maggio successivo. All’interno della Conferenza Episcopale Brasiliana, ricopre gli incarichi di Vice-Presidente del Regionale “Nordeste 4”  e anche di Responsabile della Gioventù nel medesimo Regionale.

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Roma. Aperta la Porta giubilare al Santuario del Divino Amore

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Il Santuario della Madonna del Divino Amore, caro in particolare ai romani, ha da questa mattina la sua Porta Santa giubilare. Il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha presieduto verso le 10.30 il rito di apertura della Porta, ubicata sotto la storica Torre del Primo Miracolo, per poi presiedere la Messa solenne nel nuovo Santuario. Federico Piana ne ha parlato con il parroco-rettore del Divino Amore, don Luciano Chagas Costa

R. – Questa Porta Santa è molto importante proprio per la grande devozione del popolo romano alla Madonna del Divino Amore. Il Santuario della Madonna del Divino Amore – diceva il Santo Padre, San Giovanni Paolo II – è la “casa di campagna” della Madonna. Grande è l’affezione e la devozione del popolo di Roma verso il nostro Santuario. Giustamente, un Giubileo qui per i pellegrini è una cosa molto, molto importante.

D. – Naturalmente avete scelto l’arco della Torre del Primo Miracolo come Porta Santa. Perché, don Luciano?

R. – Perché lì è il primo segno della misericordia: lì c’è l’icona della Madonna del Divino Amore. Il cardinale Vallini, precisamente, ha preferito proprio questo spazio come luogo simbolo della misericordia, perché lì c’è stato il primo miracolo di tanti che sono seguiti nei secoli e soprattutto in questi ultimi tempi.

D. – Che cosa lega i romani a questo Santuario?

R. – Oltre al primo miracolo, che è avvenuto nel 1740 – e dopo il quale, cinque anni dopo, è stato costruito l’antico Santuario – ce n’è stato uno più vicino a noi, che ha legato tanto i romani a questo luogo e che risale alla Seconda Guerra Mondiale: il secondo grande miracolo, tra i tanti miracoli che ci sono stati. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Papa Pio XII fa un voto alla Madonna del Divino Amore per la conversione del popolo romano: la costruzione del nuovo Santuario. Un’opera di carità intorno al Santuario, proprio per la salvezza della città di Roma. Dopo di che avviene la liberazione. Il miracolo, quindi, della liberazione è stato attribuito alla Madonna. L’icona della Madonna, infatti, era a Roma e visitava tutte le parrocchie. Allora, il Papa fece questa promessa, questo voto alla Madonna. E da quella data del ’44 fino a oggi i romani vengono in pellegrinaggio, incessantemente.

D. – Non solo i romani, però, vengono in pellegrinaggio, so anche da tutta Italia e dall’estero. E’ un amore “internazionale”…

R. – E’ irradiazione della misericordia. La devozione alla Madonna del Divino Amore va oltre i confini di Roma certamente, vengono da tutta Italia e anche dall’estero. Tanti, all’estero, attendono notizie, seguono gli eventi del Santuario. La devozione al Divino Amore, effettivamente, è in tutto il mondo grazie anche alle missioni delle nostre suore, Figlie della Madonna del Divino Amore.

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Oggi in Primo Piano



Nuovo test nucleare della Nord Corea, mondo in allarme

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La Corea del Nord ha annunciato di aver effettuato oggi con successo un test nucleare con una bomba H nel sito di Punggye-ru, una regione montagnosa del nordest del Paese. Secondo l’intelligence sudcoreana, si tratterebbe di una bomba atomica, meno potente di un ordigno all’idrogeno. Dure le reazioni di condanna da tutto il mondo: violate le risoluzioni dell’Onu, che da parte sua convoca una riunione d’urgenza. Il servizio di Roberta Barbi: 

“Cominciamo il 2016 con il suono emozionante della nostra prima bomba a idrogeno”. Così il leader nordocoreano, Kim Jong-Un, ha commentato il test atomico effettuato da Pyongyang, oggi alle 10 ora locale, nel sito di Punggye-ru, ben noto all’Occidente per altri tre precedenti esperimenti nucleari del Paese. L’annuncio era stato dato già il 15 dicembre, poi il 3 gennaio il via libera esecutivo firmato dal leader in persona e oggi la conferma da parte della tv di Stato. In effetti, nell’area specificata si sarebbe registrato un terremoto di magnitudo 5.1 con epicentro in Corea del Nord e avvertito anche in Cina, tanto che Pechino ha evacuato alcuni residenti lungo il confine, ma sarebbe proprio l’entità del sisma a far dubitare gli esperti internazionali che si tratti effettivamente di una bomba H, più probabile un ordigno nucleare “tradizionale”.

Le reazioni internazionali di condanna
Il punto è che, però, Pyongyang prosegue il suo programma atomico a dispetto della comunità internazionale: il fatto costituisce comunque una violazione alla risoluzione dell’Onu che ha convocato in giornata una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza a New York. Unanime la condanna del mondo, a partire dai Paesi dell’area come Corea del Sud, Cina e Giappone, ma anche da Gran Bretagna e Francia e dal capo della diplomazia europea Mogherini che definisce il test “una grave minaccia alla pace”. “Moderazione”, viene chiesta da Mosca, mentre anche l’Aiea, l'Agenzia internazionale per l’energia atomica, e la Nato hanno condannato il fatto. “L’arma nucleare ci serve per difenderci dagli Stati Uniti – ha precisato Pyongyang – ma se questi non violeranno la nostra sovranità nazionale, non la useremo”.

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L'Orchestra di S. Cecilia esegue dal vivo "Fantasia" di Disney

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Natale all’insegna della gioia e della creatività. E’ quanto propone, fino a venerdì 8 gennaio, l’Accademia di S. Cecilia, che porta in Italia per la prima volta il capolavoro di Walt Disney “Fantasia” con le musiche eseguite dal vivo dall'orchestra di Santa Cecilia diretta da Keith Lockhart. Adatta ad ogni età, la versione proposta all’Auditorium Parco della musica, unisce brani del film originale del 1940 con altri del successivo Fantasia 2000. Uno spettacolo unico, per un capolavoro che compie 75 anni, come racconta al microfono di Gabriella Ceraso il presidente e sovrintendente dell’Accademia, Michele Dall'Ongaro

R. – “Fantasia” è probabilmente il più celebre cartone animato che utilizza la struttura musicale come elemento base di una drammaturgia, intorno alla quale costruire un racconto come quello di Topolino con l’Apprendista stregone o la sesta Sinfonia di Beethoven ambientata nell’Olimpo… Questa combinazione di musica, chiamiamola classica, e fantasia è un esperimento giudicato all’epoca del tutto azzardato e visionario, tanto è vero che in pochi scommisero sulla fortuna di questa esperienza, ma che invece è diventato un classico per cui c’è un doppio intento: rivisitare un capolavoro in chiave innovativa con la musica dal vivo e anche avvicinare alla musica classica un grande pubblico che ha tutto il diritto di conoscerla.

D. – Beethoven, Debussy e Tchaikovsky sono solo alcuni dei nomi; in realtà questo film ha dato nuova vita a partiture già notissime…

R.  – E’ così perché Disney e i suoi hanno inventato il video, perché questa idea dimettere insieme immagini e musica – e questa è la parte geniale, le immagini sono sempre evocate da un elemento musicale, non sono appiccicate a caso – questo connubio in questa maniera così approfondita non si era mai studiato, è un linguaggio totalmente nuovo. Da questo punto di vista, le esperienze non sono state poi molte. Ricordiamo solo un’esperienza italiana piuttosto bella, ben riuscita, con “Allegro non troppo”, se non ricordo male, che è un cartone animato di Bruno Bozzetto, ispirato un po’ al criterio di Fantasia, naturalmente realizzato con meno mezzi ma non con meno creatività. E infatti stiamo studiando la possibilità di dedicare questa Befana e anche le prossime sempre a esperienze di questo genere, in modo che il pubblico sappia che Santa Cecilia per la festa della Befana prepara una sorpresa per grandi e piccini, cioè che la musica è di tutti.

D. – E’ anche vero che in questo periodo di festa è un po’ un modo per rilanciare un messaggio di grande delicatezza, perché Disney in queste immagini ha una grande delicatezza oltre ad avere una grande efficacia…

R. – Ma c’è anche un’idea di virtuosismo, perché bisogna sempre pensare che la musica sarà in sincrono con le immagini: cioè, diversamente da come è stato fatto per il film, dove il montaggio è stato fatto ovviamente sulla musica, il direttore che è molto esperto, ed è straordinariamente capace, questo giovane inglese, avrà il sinc in cuffia, avrà dei segnali in cuffia che gli permettono di dirigere col tempo giusto ogni singola sequenza, l’orchestra dovrà andargli dietro, quindi c’è anche una scommessa virtuosistica. E’ anche una cosa abbastanza spettacolare… Ci sono tante cose dentro questo spettacolo: la grande musica, Disney, le immagini, la delicatezza, l’idea di accoglienza... In un momento come questo dove i luoghi di ritrovo sono anche visti con sospetto a causa delle terribili notizie che i giornali di questi giorni ci hanno riportato, insomma, vedere che non ci si nasconde dentro casa ma invece i grandi luoghi di aggregazione possono ospitare spettacoli per tutti e essere luoghi di accoglienza popolare e di qualità è una bella cosa.

D. – Lei è compositore. Nel tempo dopo Disney queste esperienze sono state fatte e ai compositori attrae l’immagine del cartone, secondo lei?

R. – Secondo me straordinariamente. Ci sono state esperienze di nicchia, fatte con animazione, alcuni compositori che hanno rivisitato vecchie pellicole sperimentali dell’avanguardia tedesca degli anni ’30, ad esempio, perché sono linguaggi che si prestano in qualche modo. E io credo che ci sia un grandissimo sviluppo in quella direzione. Molto è stato fatto, soprattutto a Londra, da gruppi di giovanissimi musicisti e videomaker, ma io ho l’impressione che ci sia tutta una strada che merita di essere perseguita e credo che Santa Cecilia non rimarrà a guardare.

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Nella Chiesa e nel mondo



Migranti, nuova strage nell'Egeo. Ue a confronto su Schengen

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La Danimarca ha ripristinato i controlli ai confini, ma non per i passeggeri per le compagnie di trasporti; la Germania richiama la necessità di adottare nuove misure "perché i controli alle frontiere esterne, soprattutto di Grecia e Turchia, non funzionano" e afferma che finché le regole sull'asilo non saranno rispettate, ogni Stato darà la propria risposta alla questione. Sono queste le dichiarazioni dei partecipanti alla riunione di oggi a Bruxelles, alla quale la Commissione europea ha invitato i rappresentanti di Danimarca, Svezia e Germania con l’obiettivo di “coordinare meglio la gestione comune dei flussi migratori” tra i Paesi coinvolti. La decisione dell’Ue arriva all’indomani del provvedimento adottato da Stoccolma che prevede l’obbligo di controllare l’identità di chiunque entri nel Paese con ogni mezzo di trasporto – in deroga all’articolo 23 del trattato di Schengen sulla libera circolazione nel continente – motivato da “grave minaccia della sicurezza interna”, cioè l’unica motivazione per cui esiste la possibilità di deroga. “Schengen è sotto pressione – ha ammesso ieri il portavoce della Commissione Ue, Margarite Schinas – stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure”. Non decollano, invece, altre iniziative di Bruxelles come i ricollocamenti dei cittadini siriani ed eritrei.

L’Italia: Schengen non si tocca
“Non abbiamo alcuna intenzione di sospendere Schengen”: queste le parole rassicuranti del ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, che in un’intervista ridimensiona le voci circolate in merito al ripristino del confine con la Slovenia. “Quello che abbiamo fatto da settimane è rafforzare i controlli in funzione antiterrorismo lungo la rotta balcanica – ha detto – la frontiera del nordest è quella del contrabbando e ora può essere anche quella da cui provengono i combattenti stranieri, perciò dobbiamo assicurarci che quella strada non sia un pericolo per noi”.

Nuova strage di migranti nel Mar Egeo, 36 morti
E mentre l’Europa si sigilla, nel Mar Egeo si continua a morire: ieri sono state almeno 36 le vittime (tra cui 6 bambini e altrettante donne, una incinta) in due diversi naufragi avvenuti al largo dell’isola di Lesbo, dove  erano diretti due barconi partiti da Dikili, in Turchia. Alcuni corpi sono stati ritrovati sulle coste turche, altri in acqua, e il bilancio della tragedia è ancora provvisorio, mentre 68 persone sono state soccorse nel corso delle operazioni di salvataggio.

Il 2015 anno record di migrazioni e vittime
Si apre con due nuove stragi, dunque, il 2016, che segue un anno record di flussi migratori e di vittime dei viaggi della disperazione. Nel 2015, circa 850 mila persone hanno intrapreso la cosiddetta “rotta balcanica” alla volta dell’Europa – un aumento del 570% dei viaggi – ma 805 hanno perso la vita durante il tragitto. Oltre un milione di profughi siriani, infine, ha chiesto asilo in Germania. (R.B.)

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Crisi Arabia Saudita-Iran, Paesi si parlano attraverso l'Onu

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Continua a salire la tensione tra Arabia Saudita e Iran: entrambe le missioni diplomatiche all’Onu dei due Paesi hanno inviato una lettera al Consiglio di sicurezza e al segretario generale, Ban Ki-moon, in cui spiegano le proprie ragioni in merito ai fatti di questi giorni: l’attacco all’ambasciata saudita di Teheran e al consolato di Mashad, in risposta all’esecuzione, da parte di Riad, di 47 detenuti tra cui l’imam sciita Nimr al-Nimr. Una “condanna del principio d’inviolabilità delle sedi diplomatiche” viene dall’Arabia Saudita, che tuttavia si dice pronta a ricucire con Teheran se questa “cesserà di interferire negli affari interni di altri Paesi, compreso il nostro”. Per parte sua, l’Iran ha espresso “rammarico” per gli episodi in questione e ha promesso di lavorare “per prevenire fatti del genere in futuro”.

Iran blocca pellegrinaggi alla Mecca
Ieri, però, un nuovo evento che certo non gioca a favore della distensione tra i due Paesi: l’Iran ha vietato i pellegrinaggi alla Mecca (Umra), che tutti i musulmani possono fare nel corso dell’anno fatta eccezione per il mese sacro del Ramadan, “finché l’Arabia Saudita non migliorerà le condizioni di sicurezza”. La decisione si riferisce alla strage di 1500 pellegrini – tra cui oltre 450 cittadini iraniani – rimasti uccisi nella calca a Mina il 24 settembre scorso.

Il ruolo strategico dello Stretto di Hormuz
Con l’acuirsi delle tensioni tra Arabia Saudita e Iran, gli occhi degli analisti sono puntati sullo Stretto di Hormuz, lo stretto braccio di mare che ricade nei territori nazionali di Iran, Oman ed Emirati Arabi Uniti, dove transita ogni anno circa un quinto del petrolio prodotto in tutto il mondo. Già in passato l’Iran ha minacciato di bloccarlo, con conseguenze evidentemente catastrofiche sul piano commerciale, essendo l’unica via di comunicazione diretta tra il Golfo Persico e l’Oceano Indiano. 

La posizione degli Stati Uniti
Delicato il ruolo degli Stati Uniti nel braccio di ferro tra Arabia Saudita e Iran. Cauta, infatti, la condanna di Washington nei confronti di Riad per le esecuzioni effettuate: l’Arabia Saudita, infatti, è un alleato storico degli Stati Uniti, anche se i rapporti sono fondati su interessi reciproci – in questa fase molto forte è quello della lotta allo Stato islamico – più che su valori condivisi. Tali rapporti, tuttavia, sono andati raffreddandosi dopo la decisione degli Usa di non intervenire in Siria contro il presidente Assad e dopo lo storico accordo con l’Iran sul nucleare. (R.B.)

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Card. Bagnasco: nessun muro potrà fermare i migranti

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“Non c’è muro che possa fermare questa marcia" dei popoli "dal sud verso il nord del mondo o della moltitudine di poveri, di coloro che vivono drammi di guerra e di violenza, di persecuzione per la fede, verso Paesi che si spera possano offrire un domani migliore e una libertà più vera". Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a margine della Messa per l’Epifania celebrata nella cattedrale della sua città. "Non possiamo pensare di fermare la marcia dei popoli soprattutto dal Sud verso il Nord del mondo”, ha sottolineato riferendosi alla decisione di alcuni Paesi europei di ripristinare i controlli alle proprie frontiere, in deroga al trattato di Schengen, che l’Europa sta discutendo in queste ore a Bruxelles.

Occidentali vittime del proprio individualismo
Durante l’omelia, il porporato è tornato ad ammonire contro la tendenza del mondo occidentale di essere troppo preso dall'individualismo: “Noi occidentali siamo ipersensibili alla nostra libertà, alla nostra autonomia e alla nostra indipendenza – ha detto – così catturati dal nostro io individuale, che abbiamo il timore di ogni ingerenza altrui, di qualunque ingerenza, di ogni intromissione di ogni parola che ci indichi la via da percorrer”. “Ogni parola indicativa, non certo impositiva, crea d'istinto nell’uomo moderno occidentale una chiusura, un rifiuto, un’allergia, e questo – ha concluso – è  un meccanismo diffuso anche tra noi credenti”. (R.B.)

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Vescovi irlandesi: difendere libertà religiosa e di coscienza

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“Abbiamo urgente bisogno di un rinnovato impegno internazionale per sostenere il diritto umano universale alla libertà di coscienza e di religione, in modo da proteggere non solo i nostri fratelli cristiani, ma tutte le minoranze perseguitate”: lo scrive mons. John McAreavey, presidente del Consiglio episcopale Giustizia e pace della Chiesa cattolica irlandese. In occasione dell’inizio del nuovo anno, il presule ha diffuso un messaggio in cui evidenzia le sfide principali del 2016, usando come filo conduttore il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, celebrata il 1.mo gennaio.

Non essere compiacenti con la negazione di diritti umani fondamentali
In primo luogo, il vescovo irlandese richiama la promozione dei diritti dei poveri e la protezione dell’ambiente, insieme con la solidarietà verso i più bisognosi, in particolare le vittime di violenze e persecuzioni. Per contrastare, inoltre, quella “globalizzazione dell’indifferenza” così spesso stigmatizzata dal Pontefice, mons. McAreavey ribadisce: “Non possiamo permetterci di essere compiacenti di fronte alle sfide che deve affrontare la dignità umana, innanzitutto la negazione di diritti basilari, come quello alla vita e ai mezzi necessari per condurla in modo dignitoso per contribuire alla società”.

Non dimenticare i cristiani perseguitati nel mondo
Poi, guardando al contesto del Giubileo straordinario della Misericordia, inaugurato da Papa Francesco l’8 dicembre 2015 e che si protrarrà fino al prossimo 20 novembre, il presule esorta i fedeli a “riflettere sugli insegnamenti delle Scritture, raggiungendo con l’amore e la compassione tutti coloro che sono emarginati o esclusi” dalla società”, ed agendo “per la giustizia e la pace, in difesa delle vittime di violenza, persecuzione ed ingiustizia in tutto il mondo”. Infine, il vescovo irlandese chiede di “ricordare in modo particolare il dramma dei cristiani che hanno perso tutto a causa della loro fede”, facendo sì che i loro diritti siano tutelati. (I.P.)

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Stati Uniti: 22 gennaio, tradizionale Marcia per la vita a Washington

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Si terrà il 22 gennaio la Marcia per la Vita a Washington, il tradizionale appuntamento dei movimenti e delle organizzazioni pro-life promosso dal 1974, con il sostegno della Conferenza episcopale statunitense (Usccb),  per ricordare la storica sentenza con cui nel 1973 la Corte Suprema ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Il tema di questa 43.ma edizione sarà “Pro-vita è pro-donna”, a sottolineare - spiega all’agenzia Cns la presidente di "March for Life", Jeanne Monahan-Mancini - che l’aborto non è solo l’uccisione di una vita nascente, ma anche una ferita indelebile per la donna che lo pratica e che la lotta contro l’aborto non è rivolta alle donne. 

La Marcia preparata da una speciale Novena di preghiera per la vita
Come ogni anno,  la marcia sarà preceduta da una veglia notturna di preghiera nella Basilica del Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione, che sarà aperta e conclusa da due Messe, e da una celebrazione ecumenica nella Constitution Hall. È inoltre prevista una manifestazione di giovani e una Messa per la vita promossa dall’arcidiocesi di Washington. A seguire, nella mattinata del 22 gennaio il corteo si snoderà con un percorso diverso rispetto agli anni precedenti per confluire nell’area attorno al monumento a Washington, presso il quale avverrà l’incontro dei partecipanti con diversi leader politici. Anche quest’anno la manifestazione sarà preparata da una “Novena di preghiera, pentimento e pellegrinaggio”  per la quale è stato scelto lo slogan: “Le tue preghiere sono importanti, i tuoi sacrifici fanno la differenza”. La Novena potrà essere seguita tramite app, sms quotidiani e mailing list che ogni giorno suggeriranno spunti di riflessione e preghiere adatte all’occasione.

Aumentate le adesioni alla Marcia, ma l’opinione pubblica resta pro-aborto
Nel corso degli anni il numero delle adesioni alla Marcia per la Vita è progressivamente cresciuto fino a toccare, per esempio nel 2010, circa 300.000 persone. Nonostante questa accresciuta partecipazione, a livello nazionale il sostegno per la legalizzazione dell’aborto negli USA resta alto. Un recente sondaggio realizzato dall’Associated Press poco dopo la sparatoria nella clinica per aborti a Colorado Springs a novembre, indica che il 58 per cento dei cittadini americani ritiene che l’interruzione volontaria della gravidanza debba essere ammessa in quasi tutti i casi, registrando un netto aumento rispetto all’inizio del 2015. Un aumento attribuibile alla reazione emotiva alla strage. (L.Z.)

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Nigeria: inaugurata la più grande statua dell'Africa dedicata a Gesù

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Centinaia di fedeli hanno preso parte venerdì scorso ad Abajah, in Nigeria, all’inaugurazione della grande statua “Jesus the Greatest” (Gesù il Grandissimo). Alta 8,53 metri, dal peso di 40 tonnellate, è stata realizzata in marmo bianco ed è stata commissionata nel 2013 ad un’impresa cinese da Obinna Onuoha, direttore generale di una compagnia nigeriana di distribuzione di gas e petrolio.

Idea nata nel 1997
Facoltoso e fervente cattolico, riferisce la France Press, l’uomo è originario di Abajah, nello Stato di Imo. “Jesus the Greatest” raffigura Cristo a piedi nudi e con le braccia aperte e sovrasta la chiesa di Sant’Aloysius. “Sarà un grande simbolo di fede per i cattolici e per quanti passeranno vicino questa magnifica statua” ha detto il vescovo della diocesi di Orlu, mons. Augustin Tochukwu Okwuoma. “Sarà la più grande statua di Gesù del continente”, ha affermato Obinna Onuoha che ha raccontato di aver sviluppato l’idea della statua dopo una visione avuta nel 1997. (T.C.)

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Argentina: dal 16 gennaio, Settimana dedicata al Beato Cura Brochero

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“Con Brochero, siamo misericordiosi come il nostro Dio Padre”: questo lo slogan con il quale si svolgerà, dal 16 al 26 gennaio prossimi in Argentina, la Settimana brocheriana. Promossa dalla diocesi di Cruz del Eje e rivolta alla provincia di Cordoba, l’iniziativa prevede una serie di incontri e di appuntamenti incentrati sull’opera pastorale del sacerdote José Gabriel del Rosario Brochero, soprannominato “Cura Gaucho”, proclamato Beato il 14 settembre del 2013.

Tenere lo sguardo fisso su Gesù misericordioso
“Con gli occhi fissi su Gesù e sul suo volto misericordioso - si legge in un comunicato della diocesi Cruz del Eje - possiamo sentire l’amore della Santissima Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza”, perché “Dio è amore, come si legge nella Bolla con la quale Papa Francesco ha indetto l’Anno giubilare della Misericordia”.

Messe speciali tutti giorni ed omelie sul tema della misericordia
Questi i principali eventi in programma: sabato 16, alle ore 21.00, il vescovo di Cruz del Eje, mons. Santiago Olivera, presiederà nel Santuario dedicato al Beato Brochero la Messa di apertura della settimana brocheriana. Da domenica 17 in poi si terranno celebrazioni quotidiane alle ore 7.00, alle 11.00 e alle 21.00, mentre i sacerdoti saranno a disposizione per la confessione un’ora prima di ogni celebrazione liturgica. Per tutta la settimana, inoltre, le omelie verteranno sul tema “Brochero e la misericordia”.

Gli auspici per la canonizzazione del Beato Brochero
Martedì 26, alle ore 10, l’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Mario Aurelio Poli, presiederà la Santa Messa di chiusura della settimana brocheriana, che sarà concelebrata da vescovi e sacerdoti provenienti da tutte le zone del Paese. In quell’occasione verrà anche ribadito l’auspicio per la canonizzazione del Beato Brochero.

Papa Francesco: Cura Brochero, un pastore con l’odore delle pecore
Da ricordare che nel 2013, in occasione della Beatificazione, Papa Francesco ha inviato una lettera ai vescovi argentini in cui definiva Brochero un pastore con l’odore delle pecore, un pioniere nell’uscire verso “le periferie geografiche e esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio”, un sacerdote “che si fece povero fra i poveri”, che fu come una “carezza di Dio” per il popolo. Uomo “normale, fragile” – sottolineava il Pontefice – il Cura Gaucho si lasciò lavorare il cuore dalla misericordia di Dio, uscendo dalla caverna “dell’egoismo meschino” per andare incontro al prossimo, soprattutto a “chi soffre e ha bisogno dell’amore di Dio”. (I.P.)

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Sri Lanka: inaugurato Istituto culturale dedicato a Benedetto XVI

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Era il 15 gennaio 2015 quando Papa Francesco, nel corso del suo viaggio apostolico in Sri Lanka, sostava per un momento di preghiera presso l’Istituto culturale “Benedetto XVI”, situato a Bolawalana. Accolto dal rettore dell’Istituto, padre Mahamalage Quintus Fernando, il Papa raggiungeva la cappella del Centro accompagnato dai dieci padri gesuiti della comunità e da alcuni pescatori locali, mentre all’esterno della cappella si trovavano numerosi lavoratori del mare che avevano collaborato alla costruzione del Centro.

Istituto finanziato anche dalla Conferenza episcopale italiana
Ad un anno di distanza dal quel significativo evento, nei giorni scorso l’Istituto è stato aperto ufficialmente. Alla cerimonia, riferisce il sito web dell’arcidiocesi di Colombo, erano presenti l’arcivescovo della città, il cardinale Malcolm Ranjith, promotore del progetto, ed il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana che ha cofinanziato il progetto.

Centro chiuso dal governo nel 1990 e tornato alla Chiesa locale nel 2003
“Dal 1948 al 1961 – si legge ancora sul sito – l’edificio è stato sede del 'Catholic Teachers’ Training College', uno dei più prestigiosi centri di preparazione per formatori cattolici del Paese. Nel 1961, il governo prese in carico la gestione dell’Istituto, che fu chiuso nel 1990. La Chiesa cattolica riottenne l’Istituto solo nel 2003”. Successivamente, nel 2011, il cardinale Ranjith prese l’iniziativa di dare nuova vita al Centro e decise nel 2013 di intitolarlo a Benedetto XVI.

Obiettivo dell’Istituto: promuovere il dialogo e la riconciliazione nazionale
Devastato da un annoso conflitto civile durato dal 1983 al 2009 e che ha visto contrapposti l’esercito regolare ed il gruppo indipendentista estremista delle Tigri Tamil, lo Sri Lanka sta ora tentando di tornare ad un clima di pace e di riconciliazione. La Chiesa locale opera, naturalmente, in questa direzione, nonostante la guerra civile abbia avuto pesanti conseguenze anche su di essa: molti i missionari ed i sacerdoti rimasti uccisi nel corso della guerra, mentre nella sola diocesi di Jaffna 110 Chiese e 15 case di religiosi sono state abbandonate. L’Istituto culturale “Benedetto XVI” mira proprio a favorire la riconciliazione, promuovendo il dialogo in tutte le sue declinazioni, inclusa quella interreligiosa. (I.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 6

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.