Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 02/12/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Anno Calasanziano. Papa: scuole cristiane "aperte" e "in uscita"

◊  

Vivete questo Anno Giubilare come una nuova “Pentecoste degli Scolopi”. È l’esortazione che Papa Francesco rivolge in un Messaggio indirizzato al preposito generale dei Padri Scolopi, padre Pedro Aguado Cuesta. L’occasione è data dall’Anno Giubilare Calasanziano, inaugurato il 27 novembre scorso nella Chiesa di San Pantaleo a Roma, con una Messa presieduta dal cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il Giubileo, che si concluderà il 25 novembre del 2017, cade a 400 anni dalla nascita delle Scuole Pie come Congregazione religiosa, creata da san Giuseppe Calasanzio. Il servizio di Debora Donnini

Quattrocento anni fa, nel 1617, Papa Paolo V comprese che era “lo Spirito Santo a guidare Giuseppe Calasanzio a dedicarsi all’educazione dei fanciulli, che ai suoi tempi vagavano nelle vie di Roma” e scelse quindi la Congregazione Paolina dei Poveri della Madre di Dio della Scuole Pie come “prima Congregazione della Chiesa a dedicarsi esclusivamente all’educazione dei bambini”, specialmente di quelli poveri. Lo ricorda Francesco nel Messaggio inviato, così come ricorda che ricorrono anche i 250 anni dalla canonizzazione di San Giuseppe Calasanzio. Benché le circostanze siano cambiate, le necessità a cui l’Ordine risponde continuano ad essere le stesse. In questi 4 secoli, le Scuole Pie si sono mantenute in un permanente atteggiamento di “apertura” e di “uscita”: da Roma verso i piccoli paesi italiani, e ancora verso i diversi paesi europei fino agli altri continenti. E poi con il Concilio Vaticano II, “avete aperto il cammino delle Fraternità degli Scolopi” invitando i laici, uomini e donne, a “condividere la vostra missione”, scrive Francesco.

Essere presenti dove i più piccoli soffrono ingiustamente
L’auspicio del Papa è che il Signore conceda di vivere le disposizioni che resero santo il fondatore, Giuseppe Calasanzio. “Vi invito a vivere questo Anno Giubilare come una nuova ‘Pentecoste degli Scolopi’”, scrive Francesco, per portare avanti la missione superando barriere e paure, e che si possa irradiare la forza salvifica del Vangelo. Ricordando il motto scelto per l’Anno Giubilare - "Educare, Annunciare, Trasformare" - il Papa esorta a rimanere “aperti” alle indicazioni dello Spirito, a essere portatori di speranza e futuro. “Dio vi conceda – sottolinea – di trovarvi profeticamente presenti negli angoli dove i più piccoli soffrono ingiustamente”. “Oggi più che mai abbiamo bisogno di una pedagogia evangelizzatrice”, afferma Francesco, che “sappia trasformare i cuori” in sintonia con il Regno di Dio, rendendo le persone partecipi dei processi. Centrale per questo è l’educazione. E l’educazione apre la possibilità di accogliere la presenza di Dio nel cuore.

Milioni di bambini senza istruzione per avarizia umana e guerre
“Ci sono oggi milioni di bambini senza accesso all’educazione”, esclusi e limitati nei progetti per il futuro a causa dell’avarizia umana, migliaia di bambini allontanati dalle loro case e scuole a causa delle guerre, e che richiedono "una speciale attenzione educativa”. Anche tutti i bambini scolarizzati hanno bisogno di “autentici educatori” che gli indichino Cristo. Infine Francesco sottolinea che “seguire Gesù è seguire il suo abbassamento” e farsi servo. Per lo stesso San Giuseppe Calasanzio, centrale era “l’abbassamento davanti ai bambini, soprattutto davanti ai derelitti, per condurli alla luce”. “ Voi – conclude il Papa – non siete stati fondati per altra grandezza che quella della piccolezza”, per farvi “bambini con i bambini e poveri con i poveri”.

inizio pagina

Molti martiri tra i prossimi 24 Beati, card. Massaja è Venerabile

◊  

La Chiesa avrà presto 24 nuovi Beati, tra cui martiri della guerra civile spagnola e del regime comunista sovietico: Papa Francesco, ricevendo ieri il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare i relativi Decreti. Riconosciute anche le virtù eroiche di 8 nuovi Venerabili Servi di Dio. Il servizio di Roberta Barbi: 

La Chiesa presto venererà 24 nuovi Beati, molti religiosi, qualche laico e quasi tutti martiri. Tra loro spicca la figura di padre Stanley Francesco Rother, il primo martire cattolico nato negli Stati Uniti e ordinato a Oklahoma City, ma è in una cittadina del Guatemala che svolse la sua missione, portando la Parola di Dio tra gli indiani Tzutuhil, discendenti dei Maya: imparò la loro lingua tribale e in essa tradusse il Nuovo Testamento e il rito della Messa. Le sue opere a sostegno dei più poveri e contro il loro sfruttamento non passarono inosservate: gli anni Settanta nel Centro e Sud America erano quelli delle dittature militari e degli squadroni della morte, per mano dei quali anche padre Stanley cadde, nella sua canonica, il 28 luglio 1981, dopo aver sofferto la morte di 20 suoi parrocchiani. Quando la notizia del suo assassinio fu resa nota, gli indiani giunsero in migliaia a pregare nella parrocchia di Santiago Atitlan e ottennero che il cuore del loro padre rimanesse sepolto per sempre con loro.

Molti altri martiri saranno beatificati, come padre Vincenzo Queralt Lloret, sacerdote della Congregazione della Missione, che visse a Barcellona negli anni della guerra civile spagnola e della persecuzione della Chiesa. Scoperto a evangelizzare nonostante il divieto, fu ucciso in odio alla fede. Stessa sorte subirono sei sacerdoti della sua stessa Congregazione, cinque preti diocesani, due religiose Figlie della Carità e sette laici dell’Associazione Figli di Maria della Medaglia Miracolosa.

Martire dell’ateismo di Stato del regime comunista sovietico è invece Teofilo Matulionis, arcivescovo lituano di Kaišiadorys, che si batté per ripristinare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e fu più volte incarcerato, deportato in Siberia e si vide confiscati tutti i beni prima di essere assassinato il 20 agosto 1962.

Infine, don Giovanni Schiavo, sacerdote professo della Congregazione di San Giuseppe, vicentino, svolse il suo apostolato un po’ in tutto il Nord Italia prima di essere inviato missionario in Brasile. Apprezzato per la sapiente direzione spirituale, educatore attento, delicato con i poveri, sempre sorridente, chi lo ha conosciuto lo ricorda per la forza tipica dei santi e la capacità di seminare pace e gioia.

Tra i nuovi Venerabili Servi di Dio, c’è il cardinale cappuccino Guglielmo Massaja (1809-1889). Missionario in Etiopia, ebbe uno stile di vita poverissimo, faceva lunghissimi viaggi a piedi nudi per annunciare il Vangelo e svolgere un'autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, particolarmente contro il vaiolo, per cui fu chiamato "Padre del Fantatà", il vaiolo nella lingua locale. Tra le sue opere si ricordano la lotta per l'abolizione della schiavitù, l’impegno per la diffusione dell’istruzione che lo portò a trascrivere di proprio pugno numerosi manuali scolastici, la creazione di Centri assistenziali durante i frequentissimi periodi di guerra e di carestia, la pacificazione nelle lotte tribali.

Gli altri nuovi Venerabili Servi di Dio sono:

Don Nunzio Russo, sacerdote diocesano, fondatore della Congregazione delle Figlie della Croce; nato il 30 ottobre 1841 e morto il 22 novembre 1906.

Don Giuseppe Bau Burguet, sacerdote diocesano, parroco a Masarrochos (Spagna); nato il 20 aprile 1867 e morto il 22 novembre 1932.

Don Mario Ciceri, sacerdote diocesano; nato l’8 settembre 1900 e morto il 4 aprile 1945.

Madre Maria Giuseppa Aubert (al secolo: Susanna), fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Compassione; nata il 19 giugno 1835 e morta il 1° ottobre 1926.

Madre Luce Rodríguez-Casanova y García San Miguel, fondatrice della Congregazione delle Donne Apostoliche del Sacro Cuore; nata il 28 agosto 1873 e morta l’8 gennaio 1949.

Madre Caterina Aurelia del Preziosissimo Sangue (al secolo: Aurelia Caouette), fondatrice della Congregazione delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo dell’Unione di Saint-Hyacinthe; nata l’11 luglio 1833 e morta il 6 luglio 1905.

Suor Leonia Maria Nastał, suora professa della Congregazione delle Piccole Ancelle della Beata Vergine Maria Immacolata; nata l’8 novembre 1903 e morta il 10 gennaio 1940.

inizio pagina

Il Papa parla di pace e diritti umani con il presidente dell'Uruguay

◊  

Questa mattina Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica Orientale dell’Uruguay, Tabaré Ramón Vázquez Rosas, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

“I cordiali colloqui - riferisce la Sala Stampa vaticana - hanno evidenziato le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Uruguay ed il comune interesse per lo sviluppo integrale della persona, il rispetto dei diritti umani e la pace sociale. In tale contesto, è stato evidenziato il ruolo e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche nella società uruguaiana, specialmente nella promozione umana, nella formazione e nell’assistenza ai più bisognosi”.

Nel prosieguo delle conversazioni ci si è soffermati “sulla situazione politica nazionale e regionale, con speciale riferimento allo sviluppo delle istituzioni democratiche e alla situazione sociale ed umanitaria del continente”.

inizio pagina

Altre udienze

◊  

Per le altre udienze del Papa consultare il Bollettino della Sala Stampa vaticana.

inizio pagina

Padre Cantalamessa: lo Spirito Santo ci fa vivere Cristo

◊  

«Beviamo, sobri, l’ebbrezza dello Spirito». È questo il tema delle quattro meditazioni di Avvento che il predicatore della Casa Pontificia, il cappuccino Raniero Cantalamessa, ha iniziato questa mattina alla presenza di Papa Francesco e della Curia romana nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Centrali oggi le considerazioni sulla natura dello Spirito Santo, i tratti comuni e distintivi rispetto al Padre e al Figlio, così come enunciate nel Credo. Il servizio di Gabriella Ceraso

Le prediche di Avvento dedicate allo Spirito Santo e agli aspetti della sua azione nella vita della Chiesa si inseriscono, spiega padre Raniero Cantalamessa, nella fase post-conciliare che si è aperta al termine delle celebrazioni del 50°, nel 2015. Fase segnata dall’approfondimento, dall’integrazione e dal completamento dei frutti dell’Assise, di cui lo Spirito Santo rappresenta "la maggiore novità", trattato però dal Concilio, osserva il predicatore, “en passant” spesso senza metterne in luce il "ruolo centrale".

La “novella Pentecoste per la Chiesa”, intuizione che fu di San Giovanni XXIII, si concretizza ora, dunque, e non solo in Movimenti carismatici, in documenti, encicliche e Trattati, ma in una specifica riflessione teologica che “si affianca e vivifica quella tradizionale”, denominata “la teologia del terzo articolo”:

"Essa si propone di fare dello Spirito Santo non soltanto l’oggetto del trattato che lo riguarda, la Pneumatologia, ma per così dire l’atmosfera e l'Unzione in cui si svolge tutta la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica, “la luce dei dogmi”, fare tutto nell'Unzione dello Spirito Santo"

Il terzo articolo è quello del Credo dedicato allo Spirito Santo ed è su questo che si centra la prima predica di Avvento. “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita” recita il Credo: cosa è dunque lo Spirito Santo e cosa lo accomuna al Padre e al Figlio?

“Nel simbolo, 'che è Signore' vuol dire cha appartiene alla natura divina, è una dichiarazione della natura dello Spirito Santo.”

Spirito Santo ha dunque natura divina e dà "vita divina", cioè ci fa vivere Cristo "attraverso il Battesimo, i sacramenti, la Parola di Dio, la sofferenza  accettata in unione con Cristo". Esso, recita ancora il simbolo Niceno Costantinopolitano, “procede dal Padre”,non per “generazione”, spiega padre Raniero, ma per “spirazione” come il “soffio dalla bocca”. Ancora, secondo l’espressione del “Fiolioque”, e cosa più rilevante, lo Spirito Santo non è semplice “modo di agire di Dio”, è una “relazione”, è una “persona”, "un tu":

“E' una relazione sussistente, diranno san tommaso e s. Agostino, è una relazione, un tu, una persona: è la prima persona plurale, è il noi di Dio, è il noi del Padre e del Figlio è il vincolo di unione tra il Padre e eil Figlio"

Anche l’azione carismatica dello Spirito Santo è espressa nel Credo: “e ha parlato per mezzo dei profeti” recita. Il riferimento in questo caso lacunoso è infatti solo all’Antico Testamento e non dà conto di come e quanto lo Spirito Santo abbia ancora continuato a parlare, con Gesù e oggi, con la Chiesa. esso è presenza viva e le Chiese d’Oriente e d’Occidente lo hanno mostrato completando le affermazioni relative alla Sua natura. Si pensi solo alla Sequenza della Pentecoste, al Veni Creator, dove ritroviamo, conclude padre Cantalamessa, il rapporto personale dello Spirito Santo con l’anima di ciascuno, una dimensione assente nel Simbolo, ma importantissima:

 “Si resterebbe delusi perciò se si volesse trovare nell’articolo sullo Spirito Santo tutto, o anche solo il meglio, della rivelazione biblica su di lui. Questo mette in evidenza la natura e il limite di ogni definizione dommatica. Il suo scopo non è di dire tutto su un dato della fede, ma di tracciare un perimetro dentro il quale si deve collocare ogni affermazione su di esso e che nessuna affermazione può contraddire”.

inizio pagina

Papa: agire contro traffico di persone e nuove forme di schiavitù

◊  

Nella Giornata Internazionale per l’abolizione della Schiavitù, il Papa in un tweet invita "tutte le persone di buona volontà ad agire contro il traffico di persone e le nuove forme di schiavitù". Sulle caratteristiche moderne di questa piaga che colpisce milioni di persone, ascoltiamo padre Giulio Albanese, missionario comboniano e direttore di 'Popoli e Missione', intervistato da Sabrina Spagnoli: 

R. – I tratti fisiognomici della schiavitù moderna sono legati soprattutto a quella che è la cosiddetta globalizzazione dei mercati, col risultato che c’è tanta umanità dolente, soprattutto le giovani generazioni che vengono immolate sull’altare dell’egoismo umano. Sta di fatto che vi sono tutta una serie di questioni legate soprattutto allo sfruttamento della persona e dunque ci troviamo di fronte a una negazione della dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio.

D. – La Carta dei diritti dell’uomo vieta la tratta di esseri umani ma lo sfruttamento genera comunque un giro di affari illegale di proporzioni enormi. Si parla, infatti, solo nel 2015 di 150 miliardi di dollari…

R. – La questione mercantile in una società globalizzata dove a dettare le regole del gioco è il dio denaro, purtroppo questo poi è il risultato. Anche se dobbiamo tener presente che i contesti sono variegati perché un conto è parlare della Mauritania dove il fenomeno ha una matrice ancestrale. E la verità è che ci sono alcune categorie che sperimentano questo tipo di esclusione sociale ma ci sono altre realtà dove, per esempio, i minori delle popolazioni nilotiche, spesso, sia in passato come ancora oggi vengono ridotti in schiavitù per rispondere a quello che è il dictat dell’interesse, dei padroni di tradizione islamica. E ancora non dimentichiamo che spesso i minori diventano davvero carne da macello quando si tratta dell’ignobile traffico di organi. Insomma tutte queste sono situazioni rispetto alle quali indubbiamente la comunità internazionale non dovrebbe stare alla finestra a guardare: uso il condizionale perché purtroppo il diritto dei popoli e il diritto internazionale spesso, rispetto alla questione della schiavitù, non trova una felice applicazione.

D. – Quali sono i Paesi ad oggi con la più alta percentuale di schiavismo?

R. – Il fenomeno dello schiavismo innanzitutto riguarda le cosiddette periferie del mondo, in modo direi proprio lapalissiano. Vari Paesi dell'Africa, dove l’esclusione sociale è tale che vi è un vero e proprio stato di sudditanza. La libertà, in sostanza, è negata però ci sono anche altre situazioni. Pensiamo, per esempio, ad alcuni Paesi Arabi dove purtroppo chi è straniero vive in condizioni spesso disumane, costretto a lavorare da mattina a sera. Il denaro da parte del padrone viene erogato in circostanze direi molto particolari, per cui tante volte ci troviamo di fronte a persone che, come dire, sbarcano il lunario in condizioni penose. Direi anche un’altra cosa, che purtroppo il fenomeno dello schiavismo oggi, soprattutto in riferimento all’Africa subsahariana, è legato anche ad alcuni scenari bellici. Non fosse altro perché l’utilizzo dei minori è qualcosa che in una maniera o nell’altra determina delle situazioni davvero irreversibili. Ci troviamo di fronte a persone a cui sono stati negati i diritti fondamentali.

D. – Secondo lei quali dovrebbero essere gli strumenti legali che gli Stati dovrebbero attuare per eradicare questa piaga?

R. – Servirebbe soprattutto maggiore coerenza. Il problema di fondo qual è? Che quando si tratta di stabilire relazioni commerciali con questo o quel Paese non ci si fa scrupolo di sorta. Quando si tratta di affermare l’agenda dei diritti umani, questa finisce sempre nel dimenticatoio, è il fanalino di coda. E’ questa davvero la vexata e tormentata quaestio: il primato dell’economia su tutto il resto.

inizio pagina

Card. Müller su lettera 4 cardinali: no a polarizzazioni

◊  

La Congregazione per la Dottrina della Fede non pensa per il momento di rispondere alla lettera di quattro cardinali che chiedono al Papa di chiarire dei dubbi sull’interpretazione dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia, in particolare riguardo alla possibilità per i divorziati che si sono risposati di accedere in alcuni casi alla Comunione. E’ quanto afferma il prefetto del Dicastero, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, in una intervista all’agenzia austriaca Kathpress.

La Congregazione per la Dottrina della Fede - ha detto il porporato - si muove e parla “con l’autorità del Papa” e non può “partecipare alla diatriba delle opinioni”. Il cardinale Müller fa notare come la lettera sia indirizzata personalmente al Santo Padre, il quale potrebbe “incaricare” il Dicastero a risolvere la questione, in quanto organismo competente per tutte le tematiche relative al magistero ecclesiale sulla fede e sulla morale.

Dibattito obiettivo, no a polarizzazioni
Il prefetto ha chiesto un dibattito sereno sulla Lettera apostolica “Amoris laetitia”: “In questo momento - ha sottolineato - è importante che ognuno di noi rimanga obiettivo e non si lasci trascinare in una sorta di polarizzazione e meno ancora contribuisca a rinfocolarla”.

Affermazioni Papi precedenti sempre valide
Il cardinale Müller non affronta direttamente il punto contestato, cioè se in alcuni casi, singoli e ben motivati, i divorziati risposati possano essere ammessi alla Comunione. Ha però sottolineato che questo documento non deve essere interpretato come se le affermazioni dei Papi precedenti e della Congregazione per la Dottrina della Fede non siano più valide e ha citato espressamente la risposta ufficiale del Dicastero alla lettera pastorale di tre vescovi dell’Alta Renania del 1993, in cui il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione, aveva respinto la richiesta dei presuli di fare un’eccezione in casi singoli sulla Comunione ai divorziati risposati.

Indissolubilità matrimonio e misericordia di Dio
L’indissolubilità del matrimonio - ha ribadito il cardinale Müller - deve essere il “fondamento inamovibile dell’insegnamento per ogni accompagnamento pastorale”. Al tempo stesso – ha precisato – Papa Francesco vuole aiutare tutti coloro il cui matrimonio e le cui famiglie si trovano in crisi, “a trovare una via che sia in corrispondenza con la volontà sempre misericordiosa di Dio”.

Vittoria della verità, non trionfo del potere
Infine, il porporato respinge le teorie su presunte lotte intestine in Vaticano tra quanti premono per una riforma e quanti invece frenano: stiamo parlando “della vittoria della verità – ha concluso - e non del trionfo del potere”.

inizio pagina

Santa Sede-Israele: religioni promuovano pace e tolleranza

◊  

E’ necessario oggi più che mai promuovere la pace in un tempo in cui la violenza viene perpetrata in nome della religione: è l’appello lanciato dalla Commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, riunita a Roma in questi giorni. In un comunicato congiunto, riferendosi ad una risoluzione dell’Unesco che parla dei luoghi santi di Gerusalemme Est nominandoli solo in arabo e non in lingua ebraica, si è criticato con forza il tentativo di negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico al proprio luogo più santo, il Monte del Tempio.

Di fronte alle sfide e alle tragedie umane contemporanee è stata sottolineata l’importanza che le guide religiose diano esempi di tolleranza e di rispetto. Inoltre, i partecipanti si sono impegnati a persuadere nel modo più efficace le proprie rispettive autorità ad agire nei modi più tolleranti e umani nei confronti degli “altri” e dei deboli. A questo proposito le recenti affermazioni di Papa Francesco rivolte ai rappresentati di varie religioni sono particolarmente appropriate: «Siano rigettate le strade senza meta della contrapposizione e della chiusura. Non accada più che le religioni, a causa del comportamento di alcuni loro seguaci, trasmettano un messaggio stonato, dissonante da quello della misericordia. Purtroppo, non passa giorno che non si senta parlare di violenze, conflitti, rapimenti, attacchi terroristici, vittime e distruzioni. Ed è terribile che per giustificare tali barbarie sia a volte invocato il nome di una religione o di Dio stesso. Siano condannati in modo chiaro questi atteggiamenti iniqui, che profanano il nome di Dio e inquinano la ricerca religiosa dell’uomo. Siano invece favoriti, ovunque, l’incontro pacifico tra i credenti e una reale libertà religiosa» (Discorso del Santo Padre Francesco all’udienza interreligiosa, Vaticano, 3 novembre 2016).

I membri della Commissione hanno preso in attenta considerazione e accolto con soddisfazione le iniziative esplicitamente volte al ripudio degli abusi violenti della religione, in particolare il più recente incontro di Marrakesh, che ha pubblicato una storica dichiarazione a protezione della dignità umana e della diversità nelle terre musulmane.

Dopo oltre mezzo secolo di riconciliazione ebraico-cattolica e di dialogo fruttuoso, ebrei e cristiani sono chiamati ad operare insieme per contribuire a creare pace per l’intera famiglia umana, adempiendo le parole del salmista: «Misericordia e fedeltà si sono incontrate, giustizia e pace si sono baciate» (Salmo 85, 11). I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di educare le nuove generazioni a promuovere pace e rispetto reciproco.

Hanno firmato il documento, insieme ai presidenti delle delegazioni, il rabbino Rasson Arussi e il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, da parte ebraica i rabbini David Rosen, Daniel Sperber, Avraham Steinberg, Moshe Dagan e il signor Oded Wiener, da parte cattolica gli arcivescovi Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, e Bruno Forte, il vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, mons. Pier Francesco Fumagalli e il salesiano Norbert J. Hofmann, segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo.

inizio pagina

Le verità nascoste dell'arte vaticana nel libro di De Luca

◊  

“Anche i muri parlano, per chi li sa ascoltare”, così il restauratore Maurizio De Luca alla presentazione del suo libro: “Verità nascoste sui Muri dei Maestri” (Edizioni Artemide). La pubblicazione racconta i segreti delle pitture di Michelangelo, Raffaello e degli altri grandi pittori che hanno impreziosito il Vaticano con le loro opere. La presentazione, avvenuta in un’affollatissima sala conferenze dei Musei Vaticani, si è conclusa con la visita alla cappella Paolina, restaurata proprio sotto la guida di De Luca. Il servizio di Eugenio Murrali

“Quod vidi scripsi”, “Ho scritto quel che ho visto”. E Maurizio De Luca lo ha visto con gli occhi dell’esperienza, gli occhi di un restauratore che per decenni ha dialogato con i grandi artisti della pittura. Nella Cappella Sistina, per esempio, ha potuto verificare quanto il Vasari raccontava sulle dorature dell’artista Cosimo Rosselli, che tanto piacquero a Papa Sisto IV, il quale costrinse poi Perugino, Ghirlandaio e Botticelli a intervenire sul loro lavoro, riempiendo tutto d’oro. Spiega Maurizio De Luca:

“Bisogna sapere dove guardare, come guardare. E avere la conoscenza della tecnica per poterli poi interpretare questi segni, perché viene tutto quanto dalla tecnica. Lei immagini il muro dell’intonaco dell’affresco è come una scatola nera: lascia tracce di ciò che avviene. Non come le altre tecniche nel dipinto su tela o su tavola, in cui è più difficile trovare queste tracce. Un muro, essendo molle, lascia impressi tutti quei segnali che poi noi possiamo interpretare. Ecco perché io li chiamo 'documenti da muro' ".

Molte le scoperte di De Luca, che si sofferma , per esempio sull’Appartamento Borgia e spiega come Pintoricchio dovette lavorare con molti materiali per accontentare Alessandro VI. L’affresco. L’intonaco, il muro nel loro ruolo di documenti storici, dunque, e testimoni del tempo che su di essi ha agito, Osserva Antonio Paolucci:

“Il tempo è pittore. Anche i rifacimenti, anche i degradi nel tempo acquistano una loro coerenza unitaria. Uno deve stare molto attento per non sciupare quell’armonia che prima in qualche modo c’era e che dopo può essere devastata per sempre. E così si è fatto nella Cappella Paolina: trattare Michelangelo per ultimo, in modo che uscisse dalla pulitura perfettamente omologato, perfettamente coerente, con tutto quello che lo circondava. E’ stata questa l’idea giusta che ha guidato il nostro intervento e di cui poi parla Maurizio De Luca, riferendosi anche alle scoperte che ha fatto in questa occasione: scoprire – per esempio – come i chiodi della Crocefissione siano rifacimenti successivi, fatti per omogenizzate l’iconografia di San Pietro in Croce, che dove essere simile a tutti i San Pietro crocifissi che esistono nell’iconografia cristiana”. Un San Pietro la cui testa, secondo De Luca, è frutto di un ripensamento di Michelangelo, che volle fare un omaggio al defunto Paolo III Farnese. Il volto di San Paolo, sulla parete opposta, sarebbe, invece, un autoritratto di Michelangelo, a giudizio di Papa Ratzinger, che ha visitato ben tre volte la Cappella Paolina durante i restauri: “La sua presenza è stata una delle emozioni più belle della mia carriera”, afferma De Luca. Dal suo libro emerge questo rapporto privilegiato che il restauratore vive con l’opera d’arte, con i suoi creatori, verso i quali ha rispetto, ma anche confidenza, complicità. Osserva lo storico dell’Arte Claudio Strinati:

“I restauratori hanno il privilegio di poter fare questo: il corpo a corpo con l’opera d’arte. La dimensione fisica è il veicolo dell’approdo alla cognizione speculativa, etica ed estetica. E questo avviene particolarmente a noi che siamo formati nella cultura cattolica. E’ così profondamente radicato questo pensiero per cui l’arte figurativa è veicolo di spiritualità e scala verso il cielo; è cognizione del sé, che è nel contempo il divino”.

La conferenza è stata anche un momento di particolare emozione per il Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, che tra pochi giorni lascerà la guida a Barbara Jatta.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Francia: approvata legge che vieta di difendere la vita su Internet

◊  

Estensione della legge francese sull’aborto che vieta alle associazioni di effettuare consulenze, sostegno e difendere la vita su Internet. Ieri sera infatti con una votazione per alzata di mano, l’Assemblea nazionale ha approvato in prima lettura la norma che aggiunge agli 'ostacoli all’interruzione di gravidanza', puniti dalla legge, anche quello 'digitale'. Il servizio di Roberto Piermarini

La riforma, che ora dovrà passare all’esame del Senato, nasce da un’iniziativa del governo socialista che punta a oscurare i siti Internet curati da varie associazioni a difesa della vita per sopperire agli effetti di un’altra legge fatta approvare esattamente un anno fa dalla maggioranza che eliminava la settimana obbligatoria di riflessione per le donne che stanno pensando di abortire. L’eliminazione di quello spazio - riporta il sito di Avvenire - nasceva dall’idea secondo la quale la donna non deve rendere conto a nessuno della sua decisione di abortire, che dunque da facoltà depenalizzata a certe condizioni diventa "diritto". La conseguenza della cancellazione di qualsiasi figura con la quale la donna possa confrontarsi prima di decidere ne era l’inevitabile conseguenza.

Quest'ultimo intervento normativo introduce così una vera e propria repressione di presenze online di quelle associazioni che si dedicano all’ascolto delle donne che si trovano di fronte alla difficile scelta se abortire o meno. Una riforma lungamente annunciata, contro la quale sinora su Internet non si è alzata nessuna tra le voci che abitualmente difendono la libertà di parola.

A difesa dei siti per la vita, si è schierata la Chiesa cattolica con la lettera del presidente dei vescovi mons. Georges Pontier al Presidente Hollande, rimasta senza risposta. Il presule spiega al microfono di Hélène Destombes cosa rappresenta questa norma per la società francese:

R. – Je pense que ça nous dit de notre société qu’il y a un éclatement …
Credo che ci dica, della nostra società che è in atto la distruzione dei concetti antropologici e quindi in modo particolare del rispetto della dignità della persona umana; inoltre ci dice che il cammino dell’individualismo, del ciascuno-fa-come-gli-pare-e-come-vuole è ormai totale, e così si evidenzia “il diritto della donna a gestire il proprio corpo come vuole”; non c’è più nulla che difenda il più debole, in questo caso il bambino che sta iniziando la sua vita …

D. – Un altro punto che lei tratta nella sua lettera riguarda la limitazione della libertà d’espressione. In che modo questa misura rappresenterebbe una vera minaccia, un attacco allo stesso principio di democrazia? Questo lei afferma nella lettera …

R. – On voit bien qu’on a eu dans notre Pays des grandes discussions légitimes au moment des attentats …
Sappiamo tutti che nel nostro Paese ci sono state discussioni – legittime – quando ci sono stati gli attentati di Charlie Hebdo sul diritto e sulla libertà d’espressione. In ogni ambito, nella nostra società è un fondamento, se non uno dei fondamenti e comunque una delle manifestazioni dell’esistenza della democrazia e del diritto di esprimersi in maniera libera. E in questo caso, abbiamo l’impressione che per ragioni “militanti” o ideologiche, ci sia una restrizione del diritto alla libertà d’espressione in internet e una definizione dell’espressione di difesa della vita come inaccettabile in seno alla nostra società.

inizio pagina

Siria. Mons. Khazen: i ribelli impediscono la fuga dei civili

◊  

“Nei quartieri di Aleppo ancora in mano ai ribelli e ai gruppi jihadisti sono stati nominati cinque rappresentanti che dovrebbero trattare con l'esercito siriano una sorta di accordo. Speriamo e preghiamo affinchè attraverso questa strada si possa arrivare a una soluzione che risparmi altre sofferenze e distruzioni per tutti”. Così il vescovo Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, riferisce all'agenzia Fides gli sviluppi più recenti delle operazioni militari in atto presso la martoriata metropoli siriana, dove l'esercito governativo sta progressivamente riconquistando i quartieri dell'enclave orientale che da anni erano controllati dalle formazioni paramilitari ribelli, comprese le milizie jihadiste come Jabhat al Nusra.

In 20mila in fuga dalle zone controllate dai ribelli
Riguardo alla situazione di Aleppo, il vescovo riferisce alla Fides informazioni che si fa fatica a trovare nei report del mainstream mediatico internazionale. “Almeno 20mila persone sono fuggite dai quartieri controllati dai ribelli e sono state accolte dall'esercito siriano e dalle organizzazioni di assistenza. Altre 70mila sono rimaste nelle zone appena riconquistate dalle forze armate del governo, che hanno distribuito viveri e favorito il potenziamento dei soccorsi sanitari. Tra tutti questi si registra il sollievo per la fine di una pressione che durava da anni". 

Al Nurna usa anche le armi per impedire ai civili di fuggire
"Nelle zone ancora in mano ai ribelli - continua mons. Khazen - quelli di al Nusra non vogliono fare uscire la popolazione civile. In alcuni casi lo hanno impedito usando le armi. Sappiamo che in alcuni casi ci sono state manifestazioni popolari per chiedere alle milizie dell'opposizione di ritirarsi. Adesso speriamo tutti in una trattativa per arrivare a un accordo, e possibilmente anche a una riconciliazione, attraverso i negoziatori che ovviamente sono stati scelti con il consenso dei gruppi armati”. (G.V.)

inizio pagina

Pizzaballa: chiude Porta Santa, rimane misericordia per ferite Terra Santa

◊  

Con una Santa Messa nella Basilica del Getsemani, presieduta dal vicario patriarcale mons. William Shomali assieme a padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, si chiude questo sabato a Gerusalemme la Porta Santa, apertasi proprio nella Basilica dell’Agonia il 13 dicembre dell’anno scorso per il Giubileo della Misericordia. Un anno ricco di piccole ma significative iniziative, spiega ai nostri microfoni l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, francescano, amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme, che nei giorni scorsi a Roma ha partecipato alla riunione della commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Giada Aquilino lo ha intervistato, partendo dal significato della chiusura della Porta Santa: 

R. – E’ lo stesso della chiusura del Giubileo e della Porta Santa un po’ in tutte le parti del mondo: quello di concludere – come ha detto anche Papa Francesco – l’Anno Giubilare facendo anche tesoro di tutto quello che è stato fatto in questo anno e di continuare a tenere aperta – come dice il Pontefice – la ‘Porta della Misericordia’. E chi più di noi? Qui in Terra Santa abbiamo bisogno di misericordia per le tante ferite e divisioni che ci coinvolgono.

D. – Il fatto appunto che le Porte Sante si siano aperte anche e soprattutto là dov’è più acuta la sofferenza dei cristiani e dove la difficoltà di convivenza tra credenti di diverse fedi assume spesso una dimensione ben visibile cosa ha generato lì in Terra Santa?

R. – Ha generato tantissime iniziative. Non ci aspettavamo e non abbiamo avuto grandi eventi che hanno cambiato il corso della storia qui nel nostro presente, però abbiamo avuto tante piccole iniziative a livello di territorio: penso all’aiuto ai rifugiati, agli immigrati; penso alle tante iniziative di gemellaggio tra scuole israeliane e palestinesi. Tante piccole realtà che hanno segnato un po’ il territorio nella vita ordinaria di tante persone.

D. – Purtroppo si registra ancora uno stallo nei colloqui israelo-palestinesi. Quali sono i suoi auspici?

R. – Il mio auspicio è che i politici, coloro cioè che devono prendere le decisioni, abbiano coraggio e visione. Purtroppo, con molto realismo, devo dire che a breve e anche medio termine non vedo tutto questo. Comunque continuiamo a lavorare sul territorio, con la gente, per fare qualcosa. Ci sono molte iniziative a livello di associazioni e anche a livello religioso tra cristiani, ebrei e musulmani, che non fanno notizia e che forse è anche bene che non facciano notizia, perché altrimenti entrerebbero dinamiche di visibilità e di paure che potrebbero complicare il tutto. Ma sono tantissime.

D. – Lei recentemente ha firmato il comunicato congiunto tra Gran Rabbinato di Israele e Santa Sede. Dopo la Risoluzione dell’Unesco che parla dei luoghi santi di Gerusalemme est nominandoli solo in arabo e non in lingua ebraica, cosa si è detto a proposito del tentativo di negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico al luogo più santo, il Monte del Tempio?

R. – Evidentemente in quella circostanza c’era molto disappunto, soprattutto da parte ebraico-israeliana e non tanto per il contenuto, quanto per il modo in cui è stato scritto ed elaborato (il documento di risoluzione, ndr), che è oggettivamente problematico.

D. – Quindi è stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione?

R. – Certo. Bisogna portare rispetto universale per tutti i luoghi santi, quelli musulmani - e ci mancherebbe! – quelli cristiani e quelli ebraici. E soprattutto rispetto per la storia: nessuno vuole negare la realtà presente, ma la storia è quella e non ci sono elementi per cambiarla.

D. – Dopo questo comunicato quale sarà il prossimo passo della commissione congiunta?

R. – Ci saranno altre riunioni ed iniziative qui in Terra Santa e in Israele di proseguimento di questi colloqui su vari temi: il prossimo tema sarà quello su media ed etica, che è un tema molto attuale.

inizio pagina

Card. Toppo a vescovi asiatici: famiglie tribali scuole autentiche di Vangelo

◊  

“Le famiglie sono scuole autentiche di Vangelo, dove i membri imparano a comunicare l’un con l’altro la gioia del Vangelo e con amore genuino formano la splendida comunità della misericordia”. Lo sostiene il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi (in Jharkhand) e inviato papale alla Plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) in corso in Sri Lanka. Ai vescovi provenienti da tutta l’Asia dice: “Il terreno di fede della famiglia educa i membri ad essere veri seguaci di Gesù, nonostante le difficoltà, i problemi e le sfide della vita”. In più egli ha sottolineato - riferisce l'agenzia AsiaNews - che le famiglie tribali possiedono tradizioni culturali molto vicine al Vangelo.

I vescovi stanno discutendo delle sfide poste alla famiglia
L’inviato papale è intervenuto ieri durante i lavori, che vedono impegnati oltre 140 delegati da 40 Paesi. I partecipanti – laici e consacrati – stanno discutendo delle sfide poste alla famiglia e alle relazioni matrimoniali. L’obiettivo è riaffermare l’importanza del nucleo familiare come strumento della missione di misericordia della Chiesa cattolica.

Mantenere costante lo sguardo sulla famiglia di Nazareth
Il card. Toppo evidenzia che “le famiglie cattoliche in Asia vivono insieme a persone che professano fedi differenti. Perciò devono mantenere costante lo sguardo sulla famiglia di Nazareth, in modo da essere splendide comunità di amore e vita e rappresentare la Chiesa locale, che è per i poveri nella sua missione di misericordia”. Secondo il porporato, è stata la fede potente delle famiglie cattoliche in Asia a “coltivare la fede per secoli, a dispetto delle persecuzioni e divisioni. La Chiesa in Asia spera che il germoglio di Jesse possa portare molti frutti e rendere fruttuosa ogni cosa”. “Infiammati da questa speranza – aggiunge – la Chiesa in Asia guarda alla famiglia cattolica e alla Chiesa locale per i poveri come canale migliore per la misericordia e la compassione di Dio”.

L’anima della vita tribale ben si adatta per definire i legami familiari
L’arcivescovo di Ranchi, di origini tribali, sottolinea che “l’anima della vita tribale ben si adatta per definire i legami familiari. Un meccanismo interno di affetto spontaneo e semplicità lega insieme (i membri) e li tiene uniti nel viaggio della vita. Le famiglie tribali, presenti in molte zone dell’Asia, sono una unità ben congiunta con una visione tradizionale della vita”. I bambini nati in queste famiglie, continua, “prendono il nome del nonno o della nonna, per mantenere vivo il lignaggio. È difficile che tra maschi e femmine si creino discriminazioni, al contrario di quanto avviene nelle comunità dominanti. A tutti i bambini vengono garantite uguaglianza e opportunità di crescita, nei limiti delle possibilità economiche della famiglia”.

Villaggi tribali in tutta l’Asia sono la forza emergente in ogni famiglia
Il cardinale sostiene che “la condivisione è il tratto peculiare della vita nella comunità tribale. Perciò riteniamo che i villaggi tribali in tutta l’Asia siano la forza emergente in ogni famiglia. Essi sono cristiani per natura che vivono i valori del Vangelo nella vita quotidiana. Quindi il cristianesimo non è stato un nuovo terreno per loro. Vivendo nel loro contesto sociale, culturale e tradizionale, essi possono diffondere con facilità la nuova vita ricevuta con la fede”. (S.D.)

inizio pagina

Usa: 50° del sostegno dei cattolici alla pastorale latinoamericana

◊  

La sottocommissione per la Chiesa in America Latina della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) ha approvato la concessione di 204 sussidi per progetti di evangelizzazione e di solidarietà, per un totale di $ 3,8 milioni. Secondo la nota ripresa dall'agenzia Fides, il totale delle sovvenzioni assegnate quest'anno è il più alto, supera gli 8 milioni di dollari, mentre la raccolta annuale per la Chiesa in America Latina celebra il suo 50mo anniversario.

La ricostruzione delle chiese in Ecuador dopo il terremoto 
I progetti approvati sostengono il lavoro pastorale della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, e riguardano la formazione di responsabili laici, di seminaristi e religiosi, il lavoro pastorale e missionario nelle carceri e la pastorale giovanile. Tra le sovvenzioni anche quelle per la ricostruzione delle chiese in Ecuador dopo il terremoto del mese di aprile 2016.

Insegnamento e pastorale della Chiesa cattolica non sempre accessibli in America Latina
​"L'insegnamento e la pastorale della Chiesa cattolica dovrebbero essere accessibili a tutti, ma per molti in America Latina e nei Caraibi l'ubicazione, le condizioni geografiche o economiche comportano difficoltà per partecipare alla vita della Chiesa" ha detto mons. Eusebio Elizondo, vescovo ausiliare di Seattle e presidente della sottocommissione. "Questi sussidi portano la fede a quelli che sono lontani, unendoli con noi qui negli Stati Uniti. La quantità record di finanziamenti assegnati quest'anno è stata possibile solo grazie alla generosità di molti cattolici impegnati nel nostro Paese" ha ribadito il vescovo. (C.E.)

inizio pagina
Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 337

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.