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Sommario del 18/02/2015
- Francesco: nel mondo come fratelli, altrimenti odio e muri
- Francesco prega per i copti uccisi in Libia e invoca soluzioni pacifiche
- Papa prega per pace in Ucraina
- Papa a Guardia Costiera: vi ammiro, anche se c'è chi vi accusa
- Papa: digiuno, preghiera, elemosina per aprirsi a Dio e ai fratelli
- Brasile. Papa a Campagna Fraternità: ascoltare grido poveri
- Patti Lateranensi, card. Parolin: intervento in Libia sotto egida Onu
- Papa, tweet: Signore, dacci la grazia di sentirci peccatori
- Oggi su "L'Osservatore Romano"
- Libia, attesa decisione Onu. Gentiloni: soluzione politica
- Funerali Ferrero. Mons. Lanzetti: uomo mai sul piedistallo
- Terra Santa: a Beit Jala prima pietra Centro giovanile "Papa Francesco"
- Afghanistan: in forte aumento vittime civili nel conflitto
- Onu-Siria: possibile cessate-il-fuoco "umanitario" ad Aleppo
- India. Vescovi al premier: azioni concrete per le minoranze
- No dei vescovi sudafricani alla tratta degli esseri umani
- Messico: documento dei vescovi contro la corruzione
- Canada: Campagna di Quaresima contro la fame nel mondo
- Amecea: celebrazione regionale Anno della vita consacrata
- Regno Unito: Chiesa dona libretti di preghiera ai detenuti
- E' morto ieri il vescovo di Modena mons. Lanfranchi
- La cronaca vista dalla Quaresima, la sfida di Chicercate.net
Francesco: nel mondo come fratelli, altrimenti odio e muri
Senza la fraternità il mondo è sempre terra di divisioni e guerre. I cristiani siano esempi di cosa voglia dire amare col cuore di un fratello o una sorella. Con queste esortazioni Papa Francesco ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua catechesi sulla famiglia, presiedendo l’udienza generale in Piazza San Pietro davanti a migliaia di persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:
L’amore tra fratelli, come l’odio, sono sentimenti che convivono in parallelo dall’inizio del tempo. Il prevalere dell’uno o dell’altro può rendere il mondo una famiglia e una famiglia un’oasi di serenità, oppure un deserto di guerre e muri. Lo capì Caino quando si sporcò le mani col sangue di Abele. Lo sanno bene i Caino di oggi che massacrano gli Abele indifesi, persino quelli che hanno il loro stesso sangue:
‘Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina questo rapporto fra fratelli, apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo. Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’. E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione”.
Nel grembo della stessa mamma
Francesco la ripete alla generazione attuale, mentre la trama delle catechesi che sta tessendo sulla famiglia lo porta ad affrontare il capitolo della fraternità, dall’ambito domestico a quello internazionale. Per il cristianesimo, dice, “la fratellanza è bella” ed è intesa “ben oltre i legami di parentela”:
“La fratellanza è una cosa grande, pensare che tutti e due, tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza. Pensiamo un po’, tutti conosciamo famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato, pensiamo un po’ e chiediamo al Signore per queste famiglie - forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi - perché il Signore ci aiuti a riunire i fratelli, ricostituire la famiglia”.
Fratelli in famiglia, fratelli nel mondo
Il Papa indica nella “premura”, nella “pazienza”, nell’“affetto” – per esempio quelli con sui si circonda in famiglia “un fratellino o una sorellina più deboli”, magari portatori di handicap – il faro che fa risplendere il valore della fraternità:
“Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, fra i fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo!”
Libertà senza fraternità è individualista
Francesco allarga la sua riflessione a cerchi concentrici soffermandosi sul vincolo della fraternità quando sia capace di scavalcare le barriere della lingua, della cultura, della religione:
“Pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: ‘Eh, questo è E’ proprio come un fratello, questa è proprio come una sorella per me!’. E’ bello questo, è bello! La storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse”.
Il povero è mio fratello
“Oggi più che mai – afferma Papa Francesco – è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica”. E qui il balsamo è dato dalla “fraternità cristiana”, quella che sa voler bene allo sconosciuto come a suo fratello, soprattutto se lo sconosciuto è povero e invisibile:
“I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno 'diritto' di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che sono nostri tutti siamo fratelli”.
Al termine delle catechesi nella altre lingue, da rilevare il particolare saluto riservato da Francesco ai fedeli provenienti dalla Slovacchia, dove una settimana fa si è svolto il referendum a sostegno della famiglia tradizionale. “Bravi difensori della famiglia” è stata la frase con la quale il Papa ha voluto ringraziarli.
Francesco prega per i copti uccisi in Libia e invoca soluzioni pacifiche
All’udienza generale, Papa Francesco ha lanciato un accorato appello per la pace in Medio Oriente e Nord Africa, ricordando nuovamente il sacrificio dei 21 giovani copti egiziani uccisi dai jihadisti del sedicente Stato Islamico. Un pensiero che ha toccato i cuori degli egiziani. Le parole del Papa nel servizio di Benedetta Capelli:
“Vorrei invitare ancora a pregare per i nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani. Il Signore li accolga nella sua casa e dia conforto alle loro famiglie e alle loro comunità. Preghiamo anche per la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i profughi. Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia”.
Ancora una volta Papa Francesco fa sentire la sua voce e ricorda la tragica fine dei 21 giovani lavoratori egiziani copti barbaramente uccisi dal sedicente Stato Islamico. Nei saluti ai pellegrini di lingua araba poi ha voluto rimarcare che si è sempre fratelli al di là della lingua e della cultura:
“Gesù ha illuminato, con l’incarnazione, l’esperienza della fraternità umana, aprendo i suoi orizzonti ad accogliere ogni uomo, specialmente i più bisognosi e poveri. Egli ha istituito la fraternità che oltrepassa ogni ostacolo di colore, di lingua e di cultura per abbracciare tutti gli uomini quando ci ha insegnato a rivolgerci a Dio chiamandoLo “Padre nostro”! Il Signore vi benedica e vi protegga tutti dal maligno!”.
Le parole di Papa Francesco hanno toccato il cuore degli egiziani come conferma padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica al Cairo:
R. – We’ve really felt the proximity…
Abbiamo sentito davvero la vicinanza del Papa. E tutti noi egiziani – musulmani e cristiani – siamo sensibili a questo. Anche prima dell’udienza generale, infatti, Sua Santità, in un incontro con la Chiesa riformata di Scozia, ha detto di essere molto triste e pieno di dolore per quanto accaduto a questi giovani. E ha detto qualcosa di molto importante sull’ecumenismo dei martiri, sull’ecumenismo del sangue: che siamo uno in Cristo, che non ci sono cattolici, protestanti o ortodossi, ma siamo tutti uno nel sangue e nel martirio. Il Papa stava quasi per piangere e noi abbiamo trasmesso questo messaggio al Patriarca Tawadros, che ci ha detto che Papa Francesco lo ha chiamato al telefono per presentare le sue condoglianze. Comunque abbiamo sentito che la Chiesa cattolica e Sua Santità Papa Francesco sono davvero vicini a noi e pregano per l’Egitto e per i cristiani d’Oriente.
D. – Il Papa ha detto all’udienza generale che Dio ci dona la fraternità al di là della lingua e della cultura…
R. – This is what we care for…
Questo è quello che ci preme: essere tutti fratelli e sorelle in un unico Dio che ci ha creato tutti. Questa apertura della Chiesa cattolica ai fratelli e sorelle di altre Chiese è qualcosa di molto bello e noi sentiamo davvero questa vicinanza di Sua Santità a noi, qui in Egitto.
D. – C’è prossimità da parte della comunità musulmana?
R. – All the newspapers – the Egyptian…
Tutti i giornali - i giornali egiziani, non quelli cristiani – tutti i giornali egiziani e la televisione hanno fatto riferimento a quello che Sua Santità ha detto diverse volte. Lo vedono come uomo di pace. Ed ogni volta che incontriamo i nostri fratelli musulmani, la domanda che ci fanno è: “Quando verrà Papa Francesco?”.
D. – Com’è la situazione ora dopo questo brutale assassinio?
R. – Well, the situation is calm but…
Beh, la situazione è calma, ma questa gente veniva da un’area davvero molto povera nella parte alta dell’Egitto, vicino al governatorato di Minia. Le famiglie di questi ragazzi sono molto, molto povere, al di sotto della soglia di povertà. Se hanno lasciato le loro famiglie e sono andati in Libia, nonostante il terrorismo e le brutte condizioni di vita, è perché stavano cercando lavoro e pane. Dobbiamo trovare un modo per aiutare questa gente a non andare verso aree di terrorismo, così da non avere altri problemi come quelli che abbiamo avuto.
D. – Siete spaventati per l’Is?
R. – Well I’m not afraid but …
Beh, io non sono spaventato, ma sta minacciando la pace del mondo. Se lei guarda il video, le ultime parole dicono: “Invaderemo Roma”. Tutti i cristiani in Occidente e in Europa devono avere paura non dello Stato Islamico, ma che Dio non sia presente in Europa. Dobbiamo scoprire ancora una volta la nostra cristianità e il nostro Signore Gesù Cristo, riportarlo nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nei nostri Paesi, e avere il coraggio per questo. Mi dispiace dire questo agli europei, ma questo è quello che davvero sentono qui in Oriente.
Papa prega per pace in Ucraina
Il Papa all’udienza generale ha rivolto la sua preghiera di pace anche per l'Ucraina, dove gli accordi siglati nel secondo vertice di Minsk, la scorsa settimana, faticano ad essere realizzati e la tregua dalle armi scattata nella notte tra sabato e domenica, continua ad essere violata in diverse occasioni da ambo le parti. Il servizio di Roberta Gisotti:
Francesco si è rivolto ai vescovi del Paese, in visita ad Limina, presenti in Piazza San Pietro accompagnati dai fedeli delle loro diocesi:
“Fratelli e sorelle, so che tra le tante altre intenzioni che portate alle Tombe degli Apostoli c’è la richiesta della pace in Ucraina. Porto nel cuore lo stesso desiderio e mi unisco alla vostra preghiera, perché al più presto venga la pace duratura nella vostra patria”.
E notizie contrastanti arrivano dall’Ucraina, dove i separatisti filorussi hanno iniziato a ritirare le armi pesanti nel Donbass, nell’est del Paese, come previsto dagli accordi di Minsk2. Mentre nella zona di Debaltesvo, strategico snodo ferroviario a nord di Donetsk, ancora conteso tra Kiev e separatisti - arrivati ieri a sferrare un pesante attacco all’interno città - un migliaio di soldati dell’esercito, ce ne sono circa 5 mila, hanno deposto le armi e abbandonato la postazione. Fonti locali lamentano però che i ribelli continuino a bombardare la città e non vi sia un corridoio sicuro per l’uscita delle truppe e dei civili. Da qui il severo richiamo dell’Alto rappresentante dell’Unione Europea, Mogherini, ai separatisti di fermare tutte le attività militari e alla Russia di “attuare pienamente gli impegni di Minsk”, chiedendo l’accesso immediato nell’area per gli osservatori dell’Osce, pena misure appropriate. Mosca ha invitato invece l’Occidente a cessare la “controproducente guerra delle sanzioni” e ad avviare un dialogo costruttivo con la Russia, riservandosi di reagire alle nuove misure punitive imposte lunedì dall’Unione Europea ed oggi dal Canada. Annunciata nel pomeriggio una video conferenza tra Putin, Poroshenko, Merkel ed Hollande, i quattro leader che hanno negoziato a Minsk.
Papa a Guardia Costiera: vi ammiro, anche se c'è chi vi accusa
Incontro ieri sera a Casa Santa Marta tra il Papa e una delegazione della Guardia Costiera italiana, che ha portato a Francesco la testimonianza del servizio svolto in mare per le difficili operazioni di soccorso di profughi e migranti. La delegazione era composta da otto persone, tra loro l’ammiraglio comandante della Guardia Costiera Felicio Angrisano e l’ammiraglio capo del reparto operativo Giovanni Pettorino, accompagnati dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi. I presenti hanno raccontato al Papa le loro esperienze concrete, toccanti e impressionanti. Il Papa ha manifestato la sua partecipazione e il suo apprezzamento per il servizio svolto con coraggio e dedizione a favore dei più poveri. Francesca Sabatinelli:
Siete persone “ai limiti della vita e della morte, della speranza, della disperazione”. Papa Francesco accoglie a Santa Marta i membri della delegazione della Guardia Costiera, rende omaggio alla loro abnegazione e lo fa ricordando le parole che il suo elemosiniere mons. Krajewski pronunciò un anno fa al rientro da Lampedusa, quando parlò di uomini che “rischiano la vita per salvare gli altri” e che poi devono mettere la loro faccia di fronte “a una società che non li capisce”. Ma prima di tutto, dice il Papa, viene la “vita di quella gente”. Lampedusa è stata generosa, così come il suo sindaco che ha coinvolto tutto il popolo, aggiunge Francesco, e per questo l’isola e i suoi abitanti hanno pagato un “prezzo molto costoso”. Hanno perso turismo e soldi “ma hanno salvato vite. Il pensiero del Papa va ad un ragazzo eritreo incontrato a Lampedusa durante il suo viaggio, ne ricorda la vita: cinque volte preso e venduto, fatto schiavo e torturato. In molti non capiscono, dice ancora ai militari, ciò che voi fate, ma quando c’è un ferito, occorre “fasciare le ferite, curarle, guarire quello che si può”, e poi si pensa. “Alcuni Paesi d’Europa hanno risposto bene”, ma la situazione è complessa, perché, sottolinea Francesco, “non è un problema morale che si può risolvere da un giorno all’altro: è lavorare fra la vita e la morte”. Ascoltiamo le parole del Papa:
“E poi io vi ringrazio per quello che voi fate, davvero, perché rischiate la vita, lasciate la famiglia, un giorno, un capodanno, un giorno di festa e poi, senza sapere se si possono salvare questi. E poi, quando tornate, l’accusa di tanta gente: ‘Perché perdere tempo? Finiamola con questo!’ Questo onora voi, onora la vostra forza. Io ho ammirazione per voi, davvero, lo dico, mi sento piccolo davvero di fronte al lavoro che voi fate rischiando la vita, e vi ringrazio di cuore per questo. Ma vi sostengo come posso: con le preghiere e le buone parole e l’affetto”.
A guidare la delegazione della Guardia Costiera, ricevuta ieri dal Papa in Vaticano a Santa Marta, è stato l’ammiraglio comandante, Felicio Angrisano. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. – L’emozione per le parole di Sua Santità, ma soprattutto la commozione dei nostri giovani ragazzi che quotidianamente operano per salvare i migranti, è stata forte. La capacità dei giovani di offrire a Sua Santità la fotografia delle loro emozioni, delle loro paure, della speranza che portiamo, e loro portano a chi sfugge da guerre e da disperazione, è stata notevole. Poi, Sua Santità ha usato un’espressione che mi ha mortificato e credo ci abbia mortificato: “Io sono piccolo”. E, allora, a quel punto, mi sono sentito io in grossa difficoltà perché sentirsi dire da un uomo come Papa Francesco quelle parole mi ha fatto sentire un momento a disagio, interiore.
D. – Il Papa ha detto, parlando a lei, parlando a tutta la delegazione: “Siete persone ai limiti della vita e della morte, della speranza, della disperazione”. Sono parole veramente molto forti…
R. – Rappresentano la realtà del nostro impegno, la quotidianità della nostra missione. Noi siamo l’altra faccia del “ma, a me che importa?”. Noi non siamo e non vogliamo essere indifferenti al dolore. Ci troviamo di fronte a degli assassini e ho detto questo anche al Santo Padre: che quel coraggio, la professionalità, la generosità, l’altruismo, la fraternità potrebbero un momento non bastare più di fronte a questa recrudescenza dei venditori di morte, dei mercanti di carne.
D. – Questi giovani membri della Guardia costiera sfidano ogni giorno, e lo abbiamo visto, la forza della natura per salvare le persone. Non si sono fermati ultimamente neanche di fronte a onde alte 10 metri…
R. – Siamo stati criticati perché le nostre imbarcazioni non erano adatte a prestare quel soccorso: se non fossero andate quelle imbarcazioni pensate, costruite, equipaggiate, per affrontare onde alte otto metri, noi oggi non avremmo contato solamente 29 morti, ma 29 più i 75 che sono stati salvati. Noi abbiamo messo al centro del nostro lavoro la persona.
Papa: digiuno, preghiera, elemosina per aprirsi a Dio e ai fratelli
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia il tempo forte della Quaresima. All’udienza generale il Papa ha detto che “la Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la … vita spirituale” nelle due dimensioni dell’amore per Dio e del prossimo. Seguendo quanto dice l’apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, ha esortato a sentire “questo richiamo rivolto personalmente a ciascuno di noi” e a metterlo “in pratica con generosità”. Ha quindi invitato i fedeli a “riscoprire di nuovo la bellezza della fraternità, a viverla e ad espanderla” intorno ad essi. Salutando i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli ha ricordato le tre pratiche quaresimali:
“La pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirne la sua presenza amorevole; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli. Buona Quaresima a tutti!”.
Papa Francesco si reca nel pomeriggio, alle 16:30, nella Basilica di Sant'Anselmo all'Aventino per la "Statio" quaresimale e la processione penitenziale fino alla Basilica di Santa Sabina dove alle 17.00 presiede la Messa con il rito dell’imposizione delle Ceneri. Sul rito delle Ceneri ascoltiamo il padre monfortano Corrado Maggioni, sotto-segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, al microfono di Monia Parente:
R. - Possiamo dire che, fin dall’antichità, l’inizio della Quaresima è caratterizzato dal rito delle Ceneri, che si colloca all’interno della celebrazione dell’Eucaristia. Quindi, la Quaresima si apre in atteggiamento di preghiera, ascolto della Parola di Dio e comunione al Corpo di Cristo. Ma questo inizio è caratterizzato dalla dimensione penitenziale, ricordata proprio dalle ceneri che ci rammentano la nostra fragilità, la nostra corruttibilità, la nostra mortalità. Nell’antichità erano i peccatori pubblici, cioè i battezzati che, caduti in peccato grave, decidevano di riconciliarsi con Dio e con la Chiesa. Allora, intraprendevano un cammino di penitenza e l’inizio di questa penitenza pubblica veniva segnato con l’inizio dell’imposizione delle ceneri, un rituale di seppellimento. Allora il peccatore accettava, sceglieva di far morire il suo uomo vecchio, di seppellirlo, perché l’uomo viene dalla polvere, dalla terra; Adamo è tratto dalla terra e alla terra ritorna. Allora un credente che decide di lasciarsi rinnovare il cuore deve affrontare una morte. L’uomo vecchio, contrario al Vangelo, attaccato al mondo, deve morire, deve essere sepolto. Il vescovo cospargeva di ceneri i penitenti, prostrati al suolo in chiesa. Nel Medioevo, quando i penitenti pubblici sono scomparsi, questo rito di ricevere le ceneri sul capo per tutti i battezzati è rimasto, proprio per iniziare questo cammino di 40 giorni per un incontro più vivo con il Signore.
Sul significato della pratica del digiuno ascoltiamo il teologo Michele Giulio Masciarelli, preside dell’Istituto teologico abruzzese molisano, al microfono di Federico Piana:
R. – Il digiuno che è subordinato all’astinenza - non so se il caso di sottolineare questo: è una particolare virtù dell’astinenza - ha tre fini di mortificazione: reprime le concupiscenze, le passioni disordinate che in questa maniera vengono come “snervate", viene tolto vigore a queste forze negative che sono in noi, e dispone l’anima a contemplare le cose più alte. É un elemento liberatorio. La chiamata al digiuno, all’astinenza, significa purificare la vita, renderla trasparente, più leggerla, per squamare la nostra esistenza di elementi che la sovraccaricano e dunque ci rende più capaci di ascendere. Inoltre è un elemento riparativo.
D. - Che pedagogia c’è della Chiesa dietro il digiuno e l’astinenza?
R. - La pedagogia è quella della sobrietà; la pedagogia è anche quella di ricordare chi fa un’astinenza o un digiuno forzato a lungo. A questo Papa piacerà senza meno un pensiero simile: il piccolo digiuno, provvisorio, parentetico che noi facciamo, ci fa ricordare il prolungato ed ingiusto digiuno dei poveri che non hanno da mangiare, addirittura “i popoli” della fame. Dunque ha un valore pedagogico, un valore di ricordo di chi a questo digiuno è costretto ma non per un paio di giorno all’anno, ma a lungo per decenni: i cosiddetti “morti per fame”. Io credo che questo sia un elemento pedagogico molto importante. Inoltre ci sono diversi pani da masticare: non c’è solo il pane che ci dà sopravvivenza o il companatico che dà gusto nel mangiare; ci sono i pani che trascuriamo: il pane del perdono, ad esempio. Un digiuno buono è quello del perdonare. Il perdono è contro natura sotto un certo aspetto, perché non so quante ragioni ci siano per perdonare un nemico. La nostra sensibilità, tra l’altro, si ribella a questo, però il perdono ci rende grandi a livello umano: saper perdonare significa veramente somigliare a Dio.
Brasile. Papa a Campagna Fraternità: ascoltare grido poveri
Si ama servendo, soprattutto i più poveri: è quanto afferma Papa Francesco nel suo messaggio per la 52.ma Campagna di Fraternità, la tradizionale iniziativa di solidarietà del tempo di Quaresima promossa dai vescovi brasiliani. Il tema della campagna di quest’anno è “Fraternità: Chiesa e società” con il versetto biblico di riferimento “Sono venuto per servire”, tratto dal Vangelo di Marco (Mc 10,45). Il servizio di Sergio Centofanti:
“Amare servendo”: questa – scrive il Papa – è “la sintesi dell’identità del cristiano” che vuole seguire Gesù. E “la Quaresima” – ricorda – è proprio un “tempo per rinnovare la nostra vita, identificandoci” con il Signore che è “venuto per servire”, donandoci generosamente ai fratelli, “soprattutto i più bisognosi”. “La Chiesa – osserva - non può essere indifferente alle necessità” della gente e vuole dare il suo contributo “nel rispetto della laicità dello Stato e senza dimenticare l'autonomia delle realtà terrene”. Lavorare per il bene dell'essere umano – rileva - “non è un compito esclusivo delle istituzioni: ognuno deve fare la sua parte”, in famiglia, negli ambienti del lavoro, nella società.
“Dobbiamo aiutare i più poveri e bisognosi concretamente” sottolinea il Papa: “ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo” (Evangelii gaudium). La parola chiave è accoglienza “perché – afferma il Pontefice - quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con essa - un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo” (Discorso alla Comunità di Varginha del 25 luglio 2013). Francesco invita, infine, a fare “un esame di coscienza” sul nostro “impegno concreto ed effettivo” nella costruzione di “una società più giusta, fraterna e pacifica”.
Sul tema della campagna di quest’anno “Fraternità, Chiesa e Società” ascoltiamo la riflessione del cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, al microfono di Silvonei Protz:
R. – Siamo davanti a situazioni molto concrete. La Chiesa in Brasile ha una storia, quella di essere voce profetica nella società. C’è stato il momento forte della dittatura militare, della restrizione delle libertà democratiche, la persecuzione, la tortura, la violazione dei diritti umani negli anni ’70 e ’80. La Chiesa si è manifestata molto fortemente. Tali questioni sono superate, ma ci sono adesso altri problemi della vita sociale, in cui la voce della Chiesa si fa sentire fortemente. I diritti umani continuano in qualche modo ad essere feriti, in tante situazioni e circostanze: ancora con l’emarginazione di tante persone, con la dimenticanza del bene comune, la poca attenzione alle politiche rivolte alla promozione integrale della persona umana, ai diritti fondamentali anche della salute, della casa, di quei beni che sono essenziali alla vita. Manca ancora tanto lavoro per migliorare la vita della gente. In tutto questo, quindi, la voce della Chiesa oggi si fa sentire. Poi, i diritti delle popolazioni minoritarie. Per esempio gli indigeni e gli afroamericani, ma anche altre minoranze nella società, sono talvolta dimenticati. La Chiesa, anche in questo caso, è una voce profetica a loro favore. E finalmente c’è la questione della vita, del diritto alla vita e così via. Se non abbiamo in questo momento una violenza di Stato contro le persone, c’è comunque una violenza molto diffusa nella società, che è mancanza di rispetto del diritto alla vita di tante persone. Muoiono tante persone assassinate. Dall’altra parte, il diritto alla vita dei non ancora nati, ma che sono persone umane esistenti. Questo non sempre è ben capito. Quando si vede ammazzare una persona adulta o un bambino c’è grande sensibilità da parte della società, dell’opinione pubblica, ma non succede lo stesso nei confronti dei bambini abortiti ogni anno, che sono numerosissimi. Anche questo, invece, è un diritto umano fondamentale che va difeso e promosso.
Patti Lateranensi, card. Parolin: intervento in Libia sotto egida Onu
Preoccupazione per la situazione in Libia. Italia e Santa Sede, nel consueto vertice per l'anniversario dei Patti Lateranensi, svoltosi ieri a Roma, guardano agli scenari internazionali e ribadiscono piena collaborazione per il bene comune. Il servizio di Alessandro Guarasci:
Il clima ieri era piuttosto disteso ma è chiaro che quanto avviene in Libia è stato al centro dei colloqui. Alla fine del consueto incontrato bilaterale a Roma tra Italia e Santa Sede, in ricorrenza dei Patti Lateranensi, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha detto che "occorre intervenire presto, ma sotto l'ombrello Onu". Nessun allarme terrorismo, però, dice il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi:
“Sono le cose che anche il ministro Alfano ha detto, cioè che ci vuole un’attenzione, però non ci sono minacce particolari, quindi non bisogna neanche alimentare una preoccupazione che non ha riferimenti concreti precisi”.
Piena assistenza, poi, ai profughi che fuggono da fame e persecuzioni. Presenti da parte italiana, tra gli altri, il presidente Mattarella e il premier Renzi, al loro primo vertice bilaterale. Altro tema al centro dei colloqui, la scuola paritaria, che la Chiesa ritiene fondamentale per il sistema educativo.
Padre Lombardi ha poi precisato che nei colloqui non è stato affrontato il tema delle unioni civili. Il premier Renzi nei giorni scorsi aveva annunciato che è in preparazione un provvedimento per regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso.
Papa, tweet: Signore, dacci la grazia di sentirci peccatori
Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account @Pontifex. Questo il testo del messaggio: “Signore, dacci la grazia di sentirci peccatori”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
Soluzioni pacifiche per la Libia: nuovo appello di Papa Francesco alla comunità internazionale.
Dalla stessa carne: all'udienza generale il Papa parla dei fratelli.
Mezzi per uno sviluppo più condiviso: intervento della Santa Sede a New York.
Un Papa radicale: anticipazione dal libro del cardinale Walter Kasper su Francesco, che esce domani in Italia.
Se la mummia non dà il consenso: Carlo Petrini riguardo a un'etica della ricerca sul materiale biologico umano.
E la macchina va da sola: Cristian Martini Grimaldi su rischi e controindicazioni legati al mondo dominato dalla tecnologia.
Libia, attesa decisione Onu. Gentiloni: soluzione politica
Bisogna fare presto perché sulla crisi libica il tempo a disposizione non è infinito: così si è espresso il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in un’informativa sulla Libia, alla Camera. Non vogliamo avventure, né crociate, ha ribadito il capo della Farnesina, ma l’unica soluzione alla crisi è quella politica e impone un cambio di passo da parte della comunità internazionale. D’altra parte l’Egitto, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che si riunisce oggi, continua a chiedere una risoluzione urgente e per il presidente egiziano al-Sisi non ci sono altre scelte se non quella militare. Il Cairo dunque non ferma i suoi raid. Forze speciali egiziane sono inoltre entrate via terra a Derna, la città dichiaratasi "califfato" del sedicente Stato islamico nell’est della Libia, catturando 55 terroristi. Secondo il Daily Telegraph, che cita documenti segreti dei jihadisti, l’Is sarebbe intenzionato ad utilizzare la Libia “per portare il caos nel sud dell’Europa”. I miliziani sarebbero inoltre pronti a infiltrarsi sui barconi di migranti nel Mediterraneo e attaccare le “compagnie marittime". Come si deve muovere la comunità internazionale per fronteggiare l’escalation di violenza nel Paese nordafricano? Al microfono di Cecilia Seppia, l'opinione del giornalista, direttore di Cosmonitor ed esperto dell’area della rivista di geopolitica "Limes", Bernard Selwan Khoury:
R. – Un conto è respingere la minaccia dello Stato islamico a migliaia di chilometri di distanza – come nel territorio siro-iracheno – un conto è farlo in un’area strategica e sensibile come la Libia in cui ci sono diversi interessi, ma soprattutto in un’area che è vicina, a pochissimi chilometri dalle coste europee, in particolare a quelle italiane. Quindi, serve un’azione condivisa, ma anche urgente.
D. – Contemporaneamente, si sta però inasprendo anche lo scontro interno tra le diverse fazioni che già si fronteggiavano in Libia…
R. – Esattamente. Ricordiamo che in Libia ci sono ancora due governi, due parlamenti, due eserciti. Insomma, è un Paese letteralmente spaccato. Quello che è accaduto nei giorni scorsi, non ha sortito l’effetto di unire la popolazione libica, e quindi la classe politica, contro l'unico nemico. In realtà, questa spaccatura è rimasta, anzi emerge un rafforzamento di quest’ultima tra chi sostiene in modo diretto l’intervento dell’Egitto – e chiede un intervento militare occidentale, come ad esempio il governo di Al Thani e il leader dell’"Operazione Dignità", il generale Haftar, che si trovano nella Cirenaica – e tra chi invece sta condannando senza mezzi termini le operazioni aeree da parte dell’Egitto delle forze di Haftar. Questo è ovviamente il governo al-Sisi e la sua "Operazione Alba" che hanno luogo a Tripoli.
D. – Oggi, c’è stata l’informativa alla Camera del ministro degli Esteri Gentiloni, che ha chiesto un cambio di passo alla comunità internazionale dicendo: “Non vogliamo né avventure, né crociate, ma l’unica soluzione alla crisi è quella politica”...
R. – Ovviamente, dopo lo sgozzamento dei soldati egiziani il ministro degli Esteri italiano, così come quello della Difesa ed altri, tra le varie opzioni hanno fatto cenno a quella militare intesa come una prosecuzione dell’operazione iniziata dalla Nato nel 2011 che ovviamente oggi richiederebbe una pianificazione diversa perché la situazione e la conformazione territoriale della Libia è totalmente diversa rispetto a quella del 2011. I Paesi occidentali, e quindi anche l’Italia attraverso il ministro degli Esteri, stanno cercando di perseguire quella che è l’ultima strada per evitare che il Paese cada nella mani di formazioni che possono rappresentare una minaccia diretta alla sicurezza dei Paesi europei. Questa strada è, appunto, rappresentata dal dialogo internazionale.
D. – Sul fronte del mare arrivano anche notizie molto allarmanti: secondo il Daily Telegraph, che cita documenti segreti dei jihadisti, lo Stato islamico sarebbe intenzionato ad utilizzare la Libia per portare il caos nel Sud dell’Europa e, ancora, ad infiltrarsi sui barconi di immigrati attaccando le prime compagnie marittime – pensiamo alla Capitaneria di porto, per esempio – che prestano soccorso. Quanto c’è di vero in questa proclama?
R. – Questi ultimi documenti in cui si parla di una strategia da parte dell’Is di infiltrare terroristi sui barconi, in realtà non è passata attraverso i canali di comunicazione ufficiale dell’Is, ma si è trattato di documenti, di analisi, di suggerimenti, che sono stati scritti e diffusi nel web, ovviamente anche sui siti jihadisti, da sostenitori o comunque simpatizzanti dello Stato islamico. Questo non significa comunque che nella strategia dello Stato islamico non ci sia appunto quella di infiltrare o quanto meno di cercare di sfruttare questa rotta. Il secondo aspetto importante da analizzare è il fatto che lo Stato islamico invece ha una strategia: sta cercando di aprire un secondo fronte come ha fatto in Siria in Nord Africa, in modo che possa alternare le pressioni in un fronte o nell’altro nei Paesi in cui si trova a combattere.
Funerali Ferrero. Mons. Lanzetti: uomo mai sul piedistallo
La città di Alba si è fermata stamattina per rendere l’ultimo omaggio a un suo figlio illustre, Michele Ferrero, patron dell'omonima industria dolciaria, scomparso sabato scorso a 89 anni a Montecarlo. I funerali sono stati celebrati in cattedrale dal vescovo, mons. Giacomo Lanzetti, che ha ricordato le qualità di Ferrero sotto il profilo umano, sociale e imprenditoriale e la sua convinta adesione alla fede. "Sappiamo quanto ha fatto per Alba e non solo, quanto si è speso in tanti anni fino alla fine", ha detto il vescovo sottolineando: “Tutte le famiglie albesi sono in lutto”. Alla cerimonia molte le personalità presenti, a cominciare dal presidente del consiglio, Matteo Renzi e dal presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, secondo cui Michele Ferrero ''è stato un grande innovatore, un grande imprenditore che ha saputo coniugare l'interesse del territorio con lo sviluppo dell'impresa che è diventata globale''. Nell'intervista di Adriana Masotti, mons. Lanzetti sottolinea la modestia di Ferrero e il suo essere tutt'uno con la sua terra:
R. – Mi esprimo in questo modo perché Ferrero è un uomo che non è salito su un piedistallo, non ha preso distanze. E' stato con la gente, ha permesso alla gente di crescere e di non spopolare l’Alta Langa, si è fatto uno di loro… Mandava a prendere con i pullman gli operai e le ragazze, perché non fossero sbandate… Diciamo che è stato una persona attenta a ogni famiglia e ognuno ha una partecipazione, come fosse un familiare, a questo lutto: sentono che quest’uomo li ha accompagnati come fosse stato uno della loro famiglia, ecco. Poi, certo, c’è tutta la logica di questa industria a livello internazionale, questa multinazionale, che sta facendo un gran bene in venti e più nazioni, promuovendo il lavoro, promuovendo le imprese sociali…
D. – Lei parla di sentimento di riconoscenza nella gente. Quindi, Ferrero ha amato il suo territorio, la sua gente, ma poi anche quando è andato all’estero ha pensato anche alla gente di quel luogo, che poteva lavorare e crescere…
R. – Questo stile l’ha portato all’estero e l’ha portato sempre in chiave molto umana, molto familiare, non mettendosi al comando ma cercando di suscitare le energie nuove in questi nuovi luoghi di espansione, per dare futuro anche agli stessi operai, alla stessa imprenditoria che c’è ad Alba: perché possa essere il fulcro di una proposta valida, una proposta che ha bisogno di specializzazione, di gente sempre più competente e preparata per affrontare il mercato mondiale, ma soprattutto la promozione umana, perché il dialogo che lui instaura, fondando una fabbrica, non è solo un dialogo di guadagno o di vendita.
D. – Naturalmente, ha dovuto anche affrontare dolori personali forti, come quello della morte del figlio…
R. – Certo. E in quel momento, l’ho visto un po’ più abbattuto. Poi, quando ha capito che toccava a lui – perché gli anni c’erano: 89, incominciava a scricchiolare la salute – ha preparato in modo manageriale la sua partenza, l’ha proprio programmata nella preghiera, nell’atto di fede, nella devozione alla Madonna, nell’offrirsi al Signore… E mi pare che lasci un “dopo” molto valido, molto interessante. Per esempio – adesso, non so se faccio bene a dire questo – nessun imprenditore italiano o del mondo, quando un suo dipendente muore per incidente o malattia, gli assicura tre anni di stipendio ancora, dopo la morte, come se fosse ancora un suo operaio. Come pure tutta la parte assistenziale: i bambini, l’asilo, tutto lì sul posto, anche le attività di attenzione al lavoro che deve proseguire. Facciamo un esempio: se una mamma deve chiedere un’ora di permesso per andare a comprare le medicine per i figli o per la famiglia, deposita la ricetta nella portineria della fabbrica. Quando esce, a mezzogiorno o la sera, trova le medicine, già pagate. Cioè, c’è una grande attenzione alla fatica del lavoro ma anche a creare quella famosa "comunità di lavoro", che è simile a una comunità ecclesiale.
Terra Santa: a Beit Jala prima pietra Centro giovanile "Papa Francesco"
Ieri, il patriarcato latino di Gerusalemme ha benedetto la posa della pietra di fondazione del Centro "Papa Francesco" per i giovani. Il Centro, secondo quanto riporta il patriarcato latino, sarà costruito a Beit Jala, a meno di 2 km. da Betlemme. Il progetto è quello di ripristinare un edificio storico un tempo chiamato "Casa per studenti Santa Teresa", aggiungendo un‘ala di tre piani. Gli edifici coprono una superficie complessiva di 3.840 metri quadrati e, se si includono gli spazi esterni dei giardini, del parcheggio per auto e per bus, il Centro si estenderà per 5 ettari.
Il Centro, fonte di occupazione per i cristiani di Beit Jala e Betlemme
Scopo del progetto - riferisce l'agenzia Sir - è realizzare un Centro di accoglienza per i giovani locali e internazionali, garantendo uno spazio per attività e riunioni. Il progetto prevede anche la costruzione di 56 camere per giovani pellegrini a prezzi economici, una camera da pranzo, una sala riunioni, una cappella e altri spazi esterni. La struttura rappresenterà un‘importante fonte di occupazione per i cristiani di Beit Jala, di Betlemme e della zona circostante. La celebrazione è stata presieduta da Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, con i suoi vicari, mons. William Shomali e mons. Giacinto Marcuzzo, alla presenza di Nicolas Khamis, sindaco di Beit Jala. I lavori dovrebbero essere completati entro il 2015 in modo che la casa possa aprire già all‘inizio del 2016. (R.P.)
Afghanistan: in forte aumento vittime civili nel conflitto
Nel 2014, il numero di civili uccisi o feriti nel conflitto in corso in Afghanistan è aumentato del 22%. Il numero più alto negli ultimi cinque anni, secondo un rapporto pubblicato ieri dalle Nazioni Unite. “I livelli spaventosi di violenza in Afghanistan nel 2014 non dovrebbero essere ripetuti nel 2015″ ha detto Nicholas Haysom, capo della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama).
Aumento del 40% delle vittime tra i bambini
I dati annunciati - riporta l'agenzia Misna - parlano di 10.548 vittime civili, tra cui 3.699 morti, a causa dei combattimenti a terra. Il numero dei morti e dei feriti di guerra è salito del 54% anche a causa dell’uso di mortai, razzi e granate da parte delle forze governative. Il rapporto attribuisce la responsabilità del 72% delle vittime ai talebani, con le forze governative e le truppe straniere responsabili per il 14%, mentre le restanti vittime non possono essere chiaramente attribuite. Allo stesso tempo, i dati hanno documentato un aumento del 40% delle vittime tra i bambini rispetto all’anno precedente e un aumento del 21% delle vittime tra le donne. I gruppi dei militanti talebani hanno contestato queste cifre e hanno più volte dichiarato la loro volontà di limitare la perdita di vite civili.
Timori dopo il ritiro delle forze Nato
Nel 2014, l’estate, la stagione più adatta per gli scontri armati, è stata particolarmente intensa per il Paese, in coincidenza con il ritiro graduale delle forze della Nato e nel mezzo di una crisi politica prolungata, innescata da un’elezione presidenziale segnata da brogli. La prossima estate, che inizierà ad aprile o maggio, sarà la prima senza la presenza di truppe da combattimento straniere ed è vista come un test cruciale per le forze afgane. Il presidente Ashraf Ghani ha invitato i talebani a negoziare per la pace, ma i militanti hanno finora rifiutato di tenere colloqui diretti con il suo governo. (R.P.)
Onu-Siria: possibile cessate-il-fuoco "umanitario" ad Aleppo
Il regime siriano ha aderito all'idea di sospendere i bombardamenti aerei su Aleppo per sei settimane, così da rispondere all'emergenza umanitaria della città. E' quanto ha affermato l'inviato Onu Staffan de Mistura in un incontro al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo aver incontrato nei giorni scorsi lo stesso Presidente siriano Bashar Assad. Secondo de Mistura, anche le truppe ribelli, che controllano alcune zone della città e non posseggono artiglieria aerea, potrebbero essere d'accordo. L'inviato Onu - riferisce l'agenzia AsiaNews - cercherebbe un quartiere di Aleppo dove si potrebbe varare un vero cessate il fuoco e rispondere alle esigenze della popolazione. "Il proposito - ha detto - è di risparmiare il maggior numero di vite civili, mentre cerchiamo di trovare una soluzione politica".
Aleppo è una città distrutta. La popolazione sopravvive
Dal luglio 2012 la città è divisa fra truppe siriane, che controllano la zona ovest, e i ribelli che controllano la zona est. Un tempo il cuore pulsante dell'economia del Paese, oggi Aleppo è un cumulo di macerie, anche se le centinaia di migliaia di abitanti che non sono fuggiti cercano di sopravvivere nella città divisa.
La guerra ha causato 220mila morti e 10 milioni di sfollati
La "primavera araba" scoppiata in Siria nel 2011, con la richiesta di maggior democrazia, è scivolata sempre più in una guerra civile e in un conflitto regionale e internazionale, con i Paesi arabi (Arabia saudita, Qatar, Emirati) e gli Usa che sostengono i ribelli, e l'Iran e la Russia che sostengono Assad. A causa delle divisioni presenti nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, è stato impossibile finora il dialogo e la ricerca di soluzioni. Secondo stime dell'Onu, la guerra ha fatto finora almeno 220mila morti; più di 3 milioni di siriani sono rifugiati in Libano, Turchia, Giordania, Iraq; circa 6 milioni sono gli sfollati interni. (R.P.)
India. Vescovi al premier: azioni concrete per le minoranze
Far seguire alle parole azioni concrete: con questo invito i vescovi cattolici indiani hanno accolto le dichiarazioni del Primo Ministro indiano, Narendra Modi, che ha promesso l’impegno del suo governo a protezione delle minoranze religiose. “Accogliamo con favore le sue parole e aspettiamo ora passi concreti per fermare la violenza” ha detto all’agenzia Fides padre Joseph Chinnayyan, portavoce della Conferenza episcopale dell’India (Cbci).
Dopo le parole di Modi i vescovi attendono i fatti
Secondo il portavoce, le parole di Modi, in passato criticato per il silenzio di fronte a episodi di violenza sui cristiani e sui recenti attacchi alle chiese di Delhi, “sono dichiarazioni importanti: il premier ha ribadito che tutte le religioni in India hanno gli stessi diritti, che siano maggioritarie o minoritarie; e che ogni individuo ha la libertà di professare e diffondere la propria religione. Siamo felici per queste parole che sono un messaggio a tutti, anche ai gruppi estremisti indù. Ora attendiamo i fatti”.
Modi ha condannato le violenze anticristiane
Modi ha partecipato a un evento organizzato dalla Chiesa cattolica siro-malabarese per ricordare la canonizzazione di due indiani, avvenuta lo scorso anno: già questa sua presenza è stata accolta come un buon segnale. Nel suo discorso per l’occasione, ha detto tra l’altro: “Condanno tutti gli episodi di violenza che hanno preso di mira le minoranze religiose. Nessun gruppo religioso può incitare alla violenza. Il mio governo assicurerà completa libertà di fede e non permetterà che alcun gruppo religioso, appartenente alla maggioranza o alla minoranza, possa incitare all'odio contro gli altri, apertamente o velatamente”.
Su 1,2 miliardi di abitanti dell’India, gli induisti sono il 75%, i musulmani sono il 13% e i cristiani, di tutte le confessioni, circa il 4,5%; seguono altri culti minoritari. (P.A.)
No dei vescovi sudafricani alla tratta degli esseri umani
“Si stima che il traffico di esseri umani sia una delle maggiori imprese più redditizie al mondo, insieme alla droga e alle armi. Ed è in crescita in Africa, il Sudafrica è diventato un punto caldo particolare. Sulla nostra porta di casa vengono rapite delle persone, in un mondo che ha perso la paura di Dio e ogni percezione della sacralità della vita umana” afferma la Lettera pastorale della Southern Africa Catholic Bishop’s Conference (Sacbc) sul traffico degli esseri umani.
Il ricordo delle 200 ragazze rapite da Boko Haram
Il documento - riferisce l'agenzia Fides - è stato pubblicato in occasione della prima Giornata di preghiera e riflessione sulla tratta delle persone, celebrata l’8 febbraio, ricorrenza di Santa Josephine Bakhita, la religiosa sudanese che in tenera età era stata rapita dai mercati di schiavi. Nel loro messaggio i vescovi ricordano il dramma delle 200 ragazze rapite in Nigeria da Boko Haram e tutti coloro che operano a favore delle vittime di questa piaga, definita “uno scandalo terribile, un male abominevole, fonte di tante sofferenze”.
La Giornata ricordata con una processione a Soweto
La giornata contro la tratta è stata celebrata in Sudafrica con una processione, alla quale hanno partecipato più di mille persone, che è partita dalla parrocchia Regina Mundi di Soweto fino alla stazione di polizia di Maroka, dove è stato consegnato un documento nel quale si esprime la condanna della comunità locale nei confronti del traffico di esseri umani. La processione era guidata da suor Melanie O’Connor, responsabile dell’ufficio contro il traffico di esseri umani della Sacbc. Soweto è la township di Johannesburg dove di recente ci sono stati gravi incidenti tra sudafricani e immigrati. (R.P.)
Messico: documento dei vescovi contro la corruzione
“Siamo tutti tentati dalla corruzione, ha detto Papa Francesco, il quale osserva che sono i poveri a pagare il prezzo della corruzione di politici, imprenditori e uomini di Chiesa che trascurano i loro doveri pastorali. Pagano gli ospedali perché rimangono senza medicine, pagano i pazienti perché non ricevono le cure, i bambini perché rimangono senza educazione. Quando c’è la corruzione, anche il povero rischia di perdere i valori, perché vengono loro imposti costumi, leggi, che sono in contrasto con i valori". Sono le parole iniziali del documento pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale messicana (Cem) con il titolo “Alto a los corruptos!” (Stop ai corrotti!).
La corruzione è una forma di violenza
I vescovi del Messico esprimono con parole dure la loro preoccupazione per la situazione del Paese: "Già 5 anni fa, abbiamo denunciato in un messaggio che la corruzione è una forma di violenza che, entrando nelle strutture di servizio pubblico, si trasforma in crimine organizzato, perché ‘la tangente’ viene imposta al cittadino per poter avere un servizio o un beneficio che è gratuito".
I vescovi invocano leggi per prevenire la corruzione
Il documento dei vescovi suggerisce una soluzione: "È necessario far fronte a questo gravissimo male con molte azioni comuni. Fra cui la riforma delle leggi e la creazione di istituzioni che, in modo completo, coordinato e in tempo reale, riescano a prevenire, individuare, indagare e modificare situazioni o condizioni favorevoli alla corruzione; puniscano adeguatamente i corrotti e risarciscano per il danno causato".
Chiesto al governo un impegno forte contro la corruzione
Il testo si conclude con un appello alle autorità: "Facendo eco alle preoccupazioni della nostra gente, chiediamo ai legislatori, ai vari livelli di governo e ai partiti politici un impegno risoluto ed efficace per la lotta contro la corruzione, che provoca innumerevoli mali e mette a rischio la fiducia, valore fondamentale per la convivenza pacifica e per il progresso. La gravità del problema richiede soluzioni radicali e immediate e non ‘qualche maquillage’ che non inganna più nessuno e che aggravano solo lo stato d'animo". (R.P.)
Canada: Campagna di Quaresima contro la fame nel mondo
È dedicata alla lotta contro la fame nel mondo la campagna di Quaresima della Chiesa canadese, realizzata attraverso il suo specifico organismo “Sviluppo e pace”. In un messaggio a firma di mons. Paul-André Durocher, la Conferenza episcopale locale si riallaccia all’iniziativa “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”, portata avanti dalla Caritas Internationalis dal 2013, e sottolinea l’importanza di “mettere in pratica la fede, condividendo l’abbondanza della creazione con tutti i membri dell’umanità”.
Agire sulle cause profonde di povertà e ingiustizia
In un contesto globalizzato in cui “quasi un miliardo di persone soffre la fame”, si legge nel messaggio, i fedeli vengono esortati a “sostenere i progetti a lungo termine promossi da “Sviluppo e pace” in più di trenta Paesi del sud del mondo, così da migliorare la vita delle comunità locali”. Necessario, inoltre, scrive mons. Durocher, “sensibilizzare i canadesi sulle cause profonde della povertà e dell’ingiustizia, esortandoli ad agire per suscitare un cambiamento” nella società.
Seminare amore e cambiamento nel sud del mondo
Non è, infatti, “sufficiente – sottolineano i vescovi canadesi – condividere i beni materiali con i più indigenti, ma occorre anche seminare la fede e l’amore nel nostro cuore”. In questo, il tempo di Quaresima può essere d’aiuto poiché rappresenta “un momento di riflessione personale sul nostro rapporto con Dio e con gli altri”. Infine, la Chiesa di Ottawa lancia un appello a “seminare l’amore ed il cambiamento nelle vite dei nostri fratelli e sorelle del sud del mondo, facendo una donazione per la Campagna di Quaresima di Sviluppo e pace”. (I.P.)
Amecea: celebrazione regionale Anno della vita consacrata
Organizzare una celebrazione regionale dell’Anno della vita consacrata, per riflettere meglio sulle forme di collaborazione, tra i sacerdoti ed i religiosi, nell’apostolato dell’Africa orientale. A proporre questa iniziativa è stata l’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale che riunisce i vescovi di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. In questi giorni, infatti, l’organismo si è riunito a Nairobi, in Kenya, per la prima Assemblea ordinaria del 2015 e durante i lavori si è riflettuto sulla necessità di celebrare ad ampio raggio l’Anno della vita consacrata, indetto da Papa Francesco a 50 anni della promulgazione del decreto conciliare "Perfectae caritatis" sul rinnovamento della vita religiosa. L’iniziativa si concluderà il 2 febbraio 2016.
Anno vita consacrata, momento di grazia per la Chiesa
Intanto, le celebrazioni per la vita consacrata sono già iniziate presso l’Università cattolica dell’Africa orientale, con sede a Nairobi. Nei giorni scorsi, la cerimonia inaugurale è stata presieduta da mons. John Oballa Owaa, vescovo di Ngong, il quale ha affermato che lo speciale Anno “è un momento di grazia per tutta la Chiesa, specialmente di coloro che hanno consacrato se stessi a Dio” e “un momento intenso per celebrare, con la Chiesa intera, il dono della vocazione e per ravvivare la missione profetica di ciascuno”.
Promuovere dialogo ecumenico
Poi, mons. Oballa ha sottolineato che l’Anno della vita consacrata si pone anche l’obiettivo di promuovere il dialogo ecumenico tra le religioni cristiane ed il confronto intergenerazionale fra i religiosi più giovani e quelli più anziani. Infine, il presule ha esortato tutti i cristiani a “onorare e rispettare tutti i membri di ciascuna comunità e congregazione, senza pregiudizi, a prescindere da cultura, genere, razza, etnia”. (I.P.)
Regno Unito: Chiesa dona libretti di preghiera ai detenuti
“Preghiere del mattino e della sera per le persone in prigione”: si intitola così il libretto che la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew) ha donato ai detenuti cattolici del Paese. L’iniziativa ha preso il via domenica scorsa, con una Messa celebrata da mons. Richard Month, responsabile della Pastorale carceraria, nel Centro di detenzione minorile di Feltham.
La preghiera supera le mura di una cella
“È un libro di preghiere facile, da usare ogni giorno – spiega in una nota il card. Vincent Nichols, presidente della Cbcew – perché pregare porta i detenuti oltre le mura nelle quali sono confinati. Le loro singole preghiere, così, diventano parte di un un’unica invocazione che sale a Dio da ogni angolo del mondo”. “Le vostre voci non saranno più silenziose – continua il porporato, rivolgendosi direttamente ai carcerati – ma verranno liberate, unendosi ad un grande insieme di preghiere che include quelle di monaci, suore di clausura, sacerdoti, diaconi, insegnanti, genitori e molti altri”.
Ascoltare Dio per pacificare il cuore
“Pregate! – esorta il card. Nichols – Imparate ad ascoltare Dio nella preghiera e troverete la pace nel vostro cuore”. Dal canto loro, molti detenuti hanno espresso soddisfazione per il dono ricevuto, raccontando come la preghiera abbia fortificato il loro spirito, confortandoli nei momenti di difficoltà e tristezza che si vivono in prigione. (I.P.)
E' morto ieri il vescovo di Modena mons. Lanfranchi
Si è spento ieri a Modena mons. Antonio Lanfranchi, 68 anni, arcivescovo di Modena-Nonantola e vicepresidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, in seguito alla malattia di natura ematologica che lo aveva colpito lo scorso anno. Il presule è spirato “circondato dai parenti, dai collaboratori e medici che in questi mesi lo hanno assistito”. “Affidiamo al Signore misericordioso - riporta la nota della diocesi ripresa dall'agenzia Sir - il nostro caro e amato vescovo Antonio. Chiediamo alla comunità diocesana di accompagnare con la preghiera il suo incontro con il Padre di ogni misericordia”.
La diocesi ha promosso due Veglie di preghiera. Ieri sera alle 21 in cattedrale la comunità diocesana si è raccolta in preghiera con una Veglia presieduta dal vicario generale, mons. Giacomo Morandi. Oggi, sempre alle 21 in cattedrale, la Veglia di preghiera sarà animata dai giovani della diocesi e guidata da don Stefano Violi. Sara' il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, a presiedere i funerali di mons. Lanfranchi. Le esequie saranno celebrate domani alle 15 nella cattedrale di Modena. (R.P.)
La cronaca vista dalla Quaresima, la sfida di Chicercate.net
“Un incontro inedito tra informazione e spiritualità, pagine evangeliche e cirenei nell'Italia di oggi”. È il biglietto da visita del zito nuovo di zecca (“chicercate.net”), lanciato in coincidenza con l’inizio della Quaresima dagli autori del blog collettivo “VinoNuovo.it”, che raccoglie da alcuni anni le riflessioni di molte tra le migliori firme dell’informazione e del pensiero cattolico in Italia, assieme a quelle di cultori del tema di varia provenienza professionale. Per 50 giorni, questa squadra – spiega il coordinatore di “VinoNuovo.it”, Giorgio Bernardelli – emigra in un nuovo spazio web per provare a “immaginare qualcosa di nuovo nel panorama della comunicazione partendo da un cammino che da secoli scandisce la vita della Chiesa”, quello della Quaresima appunto.
Cinquanta giorni abbondanti
La sfida, prosegue Bernardelli, è circoscritta al tempo di preparazione alla Pasqua e mira, in questo “tempo forte” della fede, a promuovere in parallelo anche un “rinnovamento anche per i linguaggi dei media di ispirazione cattolica”. L'idea, rivela Bernardelli, è nata dall'insistenza di papa Francesco sulla ‘Chiesa in uscita’. Ci siamo chiesti: oltre a discutere di riforme della Curia e a intervistare i preti di strada, non sarebbe ora di cominciare anche noi a interrogarci su quale volto potrebbe avere una comunicazione cattolica diversa, pensata davvero come un'esperienza ‘in uscita’, capace di parlare anche con chi sta ‘fuori’?”.
Tra Quaresima e cronaca
Una sfida che vale un manifesto, non enunciato una volta per tutte ma scandito giorno per giorno assieme al tempo liturgico, e non nella forma di “un sussidio pastorale on line”, bensì di ”un giornale vero e proprio che leggerà le notizie del giorno a partire da una serie di parole chiave del cammino quaresimale”. Ovviamente, “Chicercate.net” non tradirà la sua vocazione originaria di blog collettivo. Faremo “incrociare – dice Bernardelli – le ricerche di oggi (da quelle su Google a quelle, molto concrete, di chi è relegato ai margini della nostra società, fino a quelle simboliche espresse dall'arte contemporanea...) con la domanda evangelica che nella Pasqua trova il suo culmine”. Il tutto con l’immancabile attenzione ai social network, intesi come “uno spazio aperto” di ricerca comune. (A.D.C.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 49