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Sommario del 17/12/2015
- Papa Francesco: cresce reazione non violenta a guerre e terrorismo
- Il compleanno del Papa con i ragazzi dell'Azione Cattolica
- Compleanno Papa. Card. Hummes: gli auguro la tenerezza di Dio
- Padre Pepe: vi racconto i compleanni di Bergoglio tra i poveri
- Papa a Caritas di Roma. Mons. Feroci: Gesù si incontra nei poveri
- Aperta la Porta della Speranza del Bambin Gesù di Palidoro
- Altre udienze di Papa Francesco
- Oggi su "L'Osservatore Romano"
- Il Parlamento europeo boccia l’utero in affitto
- Patriarca Twal e vescovo ausiliare Shomali: pace in Terra Santa
- Rialzo tassi in Usa: chiusa l'era del denaro a costo zero
- Centrafrica: ribelli annunciano la secessione del Nord
- Bagnasco ai politici: onesti, competenti e al servizio della gente
- A Roma, "Credo - un oratorio interreligioso"
- Vescovi Colombia: intesa governo-Farc è preludio di pace
- Canada: appello vescovi e rabbini per cristiani perseguitati
- Mongolia: aperta la Porta Santa a Ulan Bator
- Burkina Faso. Card. Ouedraogo: Giubileo promuova santità di vita
- Vescovi Nuova Zelanda: nell'Anno Santo, perdono senza limiti
- Giordania: ad Amman ristorante della Misericordia per i poveri
Papa Francesco: cresce reazione non violenta a guerre e terrorismo
Di fronte al moltiplicarsi dei conflitti e del terrorismo, sta crescendo nel mondo una reazione non violenta che va sostenuta e alimentata per costruire la pace: è quanto ha detto il Papa ricevendo i nuovi ambasciatori di Guinea, Lettonia, India e Bahrein per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il servizio di Sergio Centofanti:
Coscienze più mature di fronte alla violenza
L’anno che sta per concludersi – ha affermato Papa Francesco – “è stato segnato purtroppo da un moltiplicarsi di conflitti violenti, sia bellici sia terroristici”. Ma c’è una buona notizia:
“Questa situazione sta provocando sempre più nelle coscienze più mature una reazione non violenta, ma spirituale e morale. E’ questa che noi vogliamo e dobbiamo alimentare con i mezzi a nostra disposizione e secondo le nostre responsabilità”.
Indifferenza verso Dio, il prossimo e l'ambiente sono collegate
La Chiesa cattolica, da parte sua - sottolinea il Papa - vuole “diffondere in tutto il mondo lo spirito di perdono e di riconciliazione” e lo sta facendo adesso in particolare con il Giubileo della Misericordia. Si tratta di vincere “quella globalizzazione dell’indifferenza che è purtroppo una delle tendenze negative della nostra epoca” e per questo occorre “collaborare insieme per promuovere nel mondo una cultura della solidarietà”. La causa principale di questa indifferenza crescente – rileva il Papa – è “un umanesimo squilibrato, in cui l’uomo ha preso il posto di Dio e, quindi, è rimasto a sua volta vittima di varie forme di idolatria. Anche la gravissima crisi ecologica che stiamo attraversando si può ricondurre a tale squilibrio antropologico”:
“L’indifferenza verso Dio, quella verso il prossimo e quella verso l’ambiente sono tra loro collegate e si alimentano a vicenda; e pertanto si possono contrastare solamente con una risposta che le affronti tutte insieme, cioè con un rinnovato umanesimo, che ricollochi l’essere umano nella sua giusta relazione con il Creatore, con gli altri e con il creato”.
Appello agli Stati: difendere i più fragili
Per il Papa “un ruolo decisivo, in questa sfida, svolgono anche i mass-media, che ai nostri giorni influenzano in misura notevole gli atteggiamenti personali e sociali”. Inoltre, “rimane indispensabile continuare ad investire sulla scuola, non concepita in maniera isolata ma in costante rapporto con le famiglie e con il contesto sociale, collaborando per rafforzare un’alleanza educativa che in diversi Paesi si è molto indebolita”. Il Papa chiede agli Stati “gesti concreti” nei confronti delle persone più fragili, come i prigionieri, i migranti, i disoccupati e i malati:
“In questo Anno giubilare, desidero formulare un pressante appello ai responsabili degli Stati a compiere gesti concreti in favore dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto”
Libertà religiosa
Infine, Papa Francesco rivolge il suo saluto ai cattolici di Guinea, Lettonia, India e Bahrein, incoraggiandoli “a collaborare sempre in maniera leale al bene comune dell’intera società” e “tanto più e meglio potranno farlo – ha concluso - quanto più sarà loro riconosciuta effettivamente la piena libertà religiosa”.
Il compleanno del Papa con i ragazzi dell'Azione Cattolica
Un invito a percorrere la strada del bene, del perdono, della pace e della solidarietà e a dire no al male, alla vendetta, alla guerra e all’egoismo. Lo ha proposto il Papa ai circa 60 ragazzi dell’Azione Cattolica ricevuti in Vaticano per il tradizionale scambio di auguri natalizi. Da Francesco anche l'esortazione all’accoglienza dei migranti. Da parte loro i bambini hanno espresso con gioia gli auguri a Francesco per il suo 79.mo compleanno che ricorre proprio oggi. Paolo Ondarza:
(coro bambini) “Auguri Papa Francesco!".
E’ stata una mattinata speciale quella trascorsa dai ragazzi dell’Azione Cattolica giunti in Vaticano per fare doppi auguri al Papa: per il Natale e per il suo compleanno. Francesco, accolto da una torta , li ha ricevuti con l’allegria e la gioia che sempre riserva ai più piccoli e ha apprezzato l’impegno dell’Azione Cattolica nel favorire nei ragazzi una conoscenza da vicino del Vangelo stimolando quella missionarietà che a lui sta tanto sta a cuore. Siamo tutti in viaggio verso il Signore, ma tanti non ci pensano”, ha detto il Santo Padre citando il motto “Viaggiando verso Te” scelto per quest’anno dall’Acr:
"Ma che cosa significa viaggiare verso il Signore? Significa percorrere la strada del bene, non quella del male; la strada del perdono non quella della vendetta; la strada della pace, non quella della guerra; la strada della solidarietà, non quella dell’egoismo".
Francesco ha lodato l’iniziativa di carità che i ragazzi dell’Acr hanno scelto di portare avanti in favore dei migranti nella diocesi di Agrigento:
"Ieri nell’udienza mi è stato presentato dai genitori un bambino di colore, un bambino che avrà cinque mesi, e mi hanno detto: “E’ nato sul barcone al largo della Sicilia”… Tanti, tanti… Tanti bambini riescono ad arrivare, altri no. E tutto quello che voi farete per questa gente è buono, grazie di farlo.
Voi ragazzi – ha detto Francesco – potete dare un contributo speciale a questa iniziativa con l’entusiasmo, la preghiera, qualche rinuncia per condividere il necessario con altri vostri coetanei che ne sono privi e l’entusiasmo:
"A proposito della rinuncia, vorrei fare una domanda, ma rispondete voi ragazzi, non i grandi. Se voi avete due caramelle e tu hai accanto a te il tuo amico o la tua amica che non ne ha, cosa fai? Cosa fate? [Un bambino risponde: “Gliene do una”] Gliela date. E se voi avete una caramella e lui niente, cosa fate? [Un bambino risponde: “A metà!”] La metà! Va bene! Vai avanti così".
Tanta la gioia tra i piccoli partecipanti all’udienza che in questa fredda giornata di dicembre hanno scaldato il cuore del Papa.:
R. – Ti vogliamo bene, un mondo di bene!
R. – Tanti auguri!
R. – Buon compleanno!
R. – Buon compleanno!
D. – Che cosa vi piacerebbe regalare al Papa?
R. – Una coperta…
R. – Un cuscino…
R. – Ti aspettiamo a Loreto…
R. – Ti aspettiamo a Cesena…
R. – Ti voglio tanto bene!
R. – Siamo contenti di festeggiare il tuo compleanno!
R. – E poi averlo lì davanti… E’ tanta roba…
Evviva Papa Francesco!
Compleanno Papa. Card. Hummes: gli auguro la tenerezza di Dio
In queste ore giungono da tutto il mondo gli auguri a Papa Francesco per il suo 79.mo compleanno. Cristiane Murray ha chiesto un pensiero su questa felice ricorrenza al cardinale brasiliano Claudio Hummes, legato a Jorge Mario Bergoglio da una lunga amicizia:
R. – Voglio fare i miei complimenti, i miei auguri cordiali, amichevoli a Papa Francesco, al nostro Santo Padre, che tutti noi amiamo tanto, e dirgli anche che tutti noi preghiamo sempre per lui e rivolgiamo di cuore a Dio queste preghiere, che lui ci chiede tanto. Che Dio gli dia sempre gioia, felicità, serenità in questo ministero così importante e, alle volte, anche tanto difficile. Che abbia tutta questa tenerezza in questo compleanno, una tenerezza speciale, di cui lui stesso ci parla sempre, quella che Dio manifesta a tutti noi, la sua tenerezza. In questo compleanno Dio riservi a lui una tenerezza molto speciale.
D. – Cosa gli possiamo augurare come traguardo?
R. – Gli auguriamo un lungo Pontificato, prolungato. La Chiesa ha bisogno di questo Pontificato, la Chiesa ha bisogno di questo progetto che lui manifesta e che ha messo in marcia. Allora, che lui abbia un Pontificato prolungato e che Dio lo incoraggi sempre in questo lavoro.
Padre Pepe: vi racconto i compleanni di Bergoglio tra i poveri
Tra i tanti che festeggiano con gioia i 79 anni di Jorge Mario Bergoglio, un posto speciale ce l'hanno sicuramente i "suoi" poveri delle Villas Miserias, le baraccopoli di Buenos Aires. In queste estreme periferie della capitale argentina, l'allora arcivescovo della città era solito passare molto tempo. A fianco a lui c'era sempre padre "Pepe" Di Paola, a cui Bergoglio ha affidato proprio la cura pastorale dei poveri delle Villas Miserias. Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Buenos Aires padre Pepe per una sua testimonianza e un augurio a Papa Francesco nel giorno del suo compleanno:
R. – El mi mejor deseo es que….
Il mio migliore augurio è che questa forza e questa saggezza che lo hanno accompagnato in tutta la vita, lo accompagnino specialmente in questo momento in cui è il Successore di Pietro e in cui il popolo cattolico si sente interpretato in questa saggezza, in questa forza nel cammino che sta segnando.
D. – Ha un ricordo di un compleanno di padre Bergoglio in Argentina?
R. – Me acuerdo, sì, que los chicos de la Villas ....
Mi ricordo che i ragazzi della Villas gli avevano fatto una “vetrata artistica” con l’immagine di Madre Teresa. La prepararono con grande affetto, ma anche con un grandissimo lavoro: la lavorazione delle vetrate artistiche esige un lavoro delicato e di grande attenzione. Desideravano regalarglielo per il compleanno e quindi glielo portarono alla Curia di Buenos Aires.
D. – Qualche giorno fa, in una omelia a Casa Santa Marta, Francesco ha detto che la vera ricchezza della Chiesa sono i poveri e non il denaro. Questa è stata esattamente la sua testimonianza a Buenos Aires e ora lo vediamo anche a Roma…
R. – Sin dudas. Yo creo que siempre el camino de el entre los pobres ...
Senza alcun dubbio. Io credo che il suo cammino tra i poveri non è mai stato, come spesso avviene con i gruppi politici o le Ong che li guardano da fuori e che sostengono che il povero bisogna soltanto aiutarlo e quindi dicono: “Il povero bisogna aiutarlo”. Va bene, il povero deve essere aiutato e questo è un dovere come cristiani… Ma lo sguardo di Francesco è stato sempre più ampio: è necessario stare con il povero per imparare dal povero: il povero mi aiuta spiritualmente e anche io devo aiutarlo. Questa è la Chiesa dei poveri e per i poveri, in definitiva. Il povero condivide la sua saggezza: non è un oggetto da aiutare soltanto, ma ha una dignità molto grande ed è capace di trasmettere valori straordinari al cuore delle persona.
D. – Che dice la gente della Villas Miserias, adesso che non vede da così tanto tempo il suo padre Bergoglio?
R. – Generalamente los extraña. Los extraña. Pero ...
Normalmente è sopresa. E' sorpesa. Però poi guardandolo in televisione, vedendo il compito che sta portando avanti si sente felice che il Papa, il capo della Chiesa, sia quell’uomo che li ha visitatati tante volte e che condivideva con loro una Messa, un incontro o un ritiro spirituale, e che oggi sia la guida della Chiesa. Si sente realmente molto, molto felice.
Papa a Caritas di Roma. Mons. Feroci: Gesù si incontra nei poveri
Si lavora ancora senza sosta alla Caritas di Roma di via Marsala per finire tutto in tempo per la visita, domani pomeriggio, di Papa Francesco con l’apertura della Porta Santa della Carità, nel Giubileo della Misericordia. Sui preparativi e le attese per questo significativo evento, il servizio della nostra collega del programma tedesco, Nina Oezelt:
Rumori, fumo e operai che finiscono gli ultimi ritocchi: così si presenta la Caritas di Via Marsala. La nuova struttura è stata già aperta ufficialmente, ma ancora non ci vive nessuno. Questa si divide una parte nella mensa serale dedicata a San Giovanni Paolo II e un'altra nell'ostello Don Luigi di Liegro. Qui si vede subito il mosaico illuminato con l’icona del Giubileo, realizzata dal gesuita padre Marko Ivan Rupnik e sotto la Porta Santa. La riflessione di mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma:
"Noi avevamo preventivato di aprire l’ostello e la mensa per l’autunno di quest’anno. Papa Francesco ci ha sorpreso perché ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia e le due realtà sono confluite nello stesso momento, nello stesso tempo. L’8 dicembre ha aperto la Porta Santa di San Pietro e adesso lui domani aprirà la Porta Santa della misericordia”
Dietro questa porta si trova la mensa – quindi il cuore di ogni luogo caritativo - in grado di offrire pasti per 500 persone senza fissa dimora. Il Papa presiederà la celebrazione eucaristica, che per sua volontà sarà molto semplice, con pochi costi, e solo esclusivamente per persone delle strutture di accoglienza – madre, figli, rifugiati politici e anche musulmani saranno presenti – lì dove normalmente queste persone possono mangiare dalle 17,30 alle 20,30. Ancora mons. Feroci:
“Quello che abbiamo pensato di offrire alla città di Roma e soprattutto ai poveri della città di Roma un luogo dove potessero essere accolti per dormire e mangiare. Questo luogo è diventato anche attraverso questo Giubileo il luogo dove si servono i poveri, ma perché nel povero, lui ci suggerisce sempre, come Gesù nel Vangelo, di saper vedere il volto del Cristo, quindi questo è luogo dell’incontro con il Signore attraverso il povero.”
L'Ostello è stato fondato nel 1987 per iniziativa dell’allora direttore della Caritas, Don Luigi Di Liegro, ma da allora molte cose sono cambiate. Nella parte della mensa si trova anche il centro diurno con una sala video e posti per pc e laboratori e il centro ascolto per un inserimento nel tessuto sociale possibile; sulla destra si trova il vero e proprio ostello con i circa 200 posti di letto. Tutto costruito con un occhio di riguardo agli ospiti – cioè dei senzatetto - che possono stare nella struttura fino a tre mesi, come sottolinea il responsabile dei servizi generali dell’area tecnica Fulvio Ferrari, che lavora da 2012 per la Caritas:
“Qui tutto è studiato per i nostri ospiti a partire dal materiale, la distribuzione, la forma del letto, la capacità dell’armadio… per esempio questa stanza non ha nessun interruttore. La luce non si accende e non si spegne dalla stanza. C’è bisogno che sia eterodiretto, cioè dalla reception. Alle 23 si passa alla modalità notturna, quindi le luci passano al 5 per cento – come negli ospedali, nei posti pubblici, perché se io voglio scendere del letto, devo vedere il mio percorso.”
I dormitori sono su due piani: donne e uomini separati, ogni stanza con sei letti. Il materiale del letto è per esempio anche antibatterico, spiega Ferrari. Un altro elemento simpatico è che per distinguere le stanze sono stati scelti non i numeri, ma i colori, come dice ancora Ferrari:
“Perché le persone possono riconoscersi: 'io sono quello della stanza verde al primo piano'”.
Nella struttura non manca la cappella, che ancora sembra vuota, ma l’allestimento, che sarà donato della Casa Pontifica arriverà giusto in tempo. L'Ostello è il più grande centro d'accoglienza italiano gestito dalla Caritas – e la scritta nella sala mensa spiega bene il suo compito e dovere: “Una città in cui un uomo solo soffre meno è una città migliore”.
Aperta la Porta della Speranza del Bambin Gesù di Palidoro
Si è aperta oggi una delle Porte Sante nei luoghi dove si sperimenta ogni giorno la misericordia: è la Porta della Speranza dell’Ospedale Bambin Gesù di Palidoro. Con una cerimonia presieduta dal vescovo Gino Reali, la struttura medica diventa a tutti gli effetti luogo giubilare per la Diocesi di Porto-Santa Rufina che va da Fiumicino a Santa Marinella, fino a Castelnuovo di Porto. Veronica Di Benedetto Montaccini ha sentito Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù:
R. - Per noi la speranza è veramente la forza che dà il permesso a tutti di continuare a vivere e a lavorare: per i bambini malati, per le famiglie che stanno loro vicino, ma anche per chi li cura, tutti i medici e gli infermieri. Perché la speranza è quella di vedere che la ricerca serve, che le cure fanno qualcosa. Molte volte non guariscono, ma possono curare, possono migliorare la vita. Ed è anche l’augurio che noi facciamo a Natale, l’unico augurio che noi possiamo fare è proprio quello di dire: “Speriamo” e "Andiamo avanti nel nostro lavoro di medici".
D. – In quanti hanno partecipato all'evento?
R. – Certo non moltissimi, perché i nostri bambini sono pazienti gravi, quindi molti dovevano rimanere allettati, purtroppo sono pazienti in terapia intensiva. Però molti altri hanno potuto alzarsi e per tutti c'è stato un momento di condivisione con le loro famiglie. Il vescovo ha preparato un momento celebrativo intenso e importante.
D. - A rendere questo luogo più bello sono stati sia i pazienti bambini sia le famiglie, ci racconta in che modo?
R. - Le famiglie stanno condividendo molto, tutto quello che l’ospedale fa, perché per molti di loro, l’ospedale è ormai la loro casa. Alcuni rimangono mesi da noi per le terapie dei figli e quindi qualche volta, addirittura, quando un bambino muore qualche mamma e papà mi dicono: “Questa è stata la nostra casa per tanti anni”. In questa occasione dell'apertura della Porta della Speranza bambini e famiglie hanno realizzato piccoli presepi e delle tele che rappresentano in qualche modo la misericordia: tutto questo ha aiutato i pazienti perché é stato un modo per non pensare alla malattia. Tutto quello che può essere fatto perché le famiglie collaborino, perché le nostre famiglie sentano di partecipare a tutti i progetti non solo quelli di cura ma anche quelli di relazione, quelle di benessere, questo viene fatto. Quindi questo sarà il Giubileo particolare dei bambini ammalati.
Altre udienze di Papa Francesco
Papa Francesco ha ricevuto il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; Mons. Alessandro D'Errico, Arcivescovo tit. di Carini, Nunzio Apostolico in Croazia; Mons. Aldo Cavalli, Arcivescovo tit. di Vibo Valentia, Nunzio Apostolico nei Paesi Bassi; il Professor Carl A. Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, con Mons. William Edward Lori, Arcivescovo di Baltimore (Stati Uniti d'America).
Oggi su "L'Osservatore Romano"
Per il compleanno del Papa, testi e disegni tratti dal libro "Letterine a Papa Francesco. Il dialogo tra i bambini e il Pontefice attraverso i messaggi che arrivano in Vaticano" a cura di Alessandra Buzzetti.
La risposta della non violenza: Francesco sottolinea l'importanza di una reazione spirituale e morale alla guerra e al terrorismo.
Confuso e sfocato: Emilio Ranzato sul deludente settimo episodio di "Star Wars".
La vita è incontro: Cristiana Dobner recensisce una monumentale biografia di Martin Buber.
La casa è pronta: Marco Valenti sull'accoglienza nella parrocchia romana di San Saturnino in risposta all'invito del Papa.
Sampietrini smart: Giampaolo Imbrighi illustra un modo nuovo di affrontare il percorso delle Sette chiese.
Il Parlamento europeo boccia l’utero in affitto
L’assemblea plenaria al Parlamento europeo boccia l’utero in affitto. Oggi è stato infatti recepito l'emendamento dell’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik all’interno del Rapporto annuale sui diritti umani. Il testo votato oggi “condanna la pratica della maternità surrogata, che mina - si legge - la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba esser vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani”. La decisione segna senza dubbio un punto fermo in materia, anche se il Rapporto nel suo insieme continua a contenere punti negativi come, come negli anni passati, ovvero la richiesta agli Stati membri di assicurare nel quadro della pianificazione familiare, il “facile acceso all’aborto sicuro”, garanzie per unioni tra persone dello stesso sesso, “possibilmente attraverso unioni registrate o matrimoni”, ed un ampio riferimento al concetto di “identità di genere”.
Patriarca Twal e vescovo ausiliare Shomali: pace in Terra Santa
“È il momento di dar prova di coraggio e di operare per una pace stabile fondata sulla giustizia”. Così il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, nel suo messaggio di Natale, lancia un appello per la Terra Santa. Chiede che vengano rispettate le risoluzioni internazionali e ascoltate le voci degli israeliani e dei palestinesi che aspirano alla pace, agendo nel loro interesse. Per un quadro della situazione in Terra Santa, alla vigilia del Natale e nell’Anno Santo della Misericordia, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente mons. William Shomali, vescovo ausiliare del patriarca latino di Gerusalemme:
R. – Dal primo ottobre, c’è una tensione quotidiana. Ogni giorno c’è un attacco da parte o dei palestinesi contro gli israeliani o una risposta israeliana contro i palestinesi. E quello che i palestinesi chiamano “martire”, gli israeliani chiamano “terrorista”. Stiamo così: due lingue, due modi di esprimere il conflitto. Non c’è comprensione, non c’è soluzione. Allora il patriarca dice: “Siamo stanchi di procrastinare una soluzione, senza giustificazioni. Vogliamo una soluzione”. Si è fatto portavoce del popolo che soffre, che è stanco delle scuse dei politici. E’ un altro modo per dire che la violenza che c’è oggi è dovuta a questo ritardo nel dare una soluzione a al conflitto.
D. - Cosa ha indotto questa situazione?
R. – La causa immediata è la tensione attorno a quello che i musulmani chiamano “Al Aqsa” e che gli ebrei chiamano “Monte del Tempio”: gli israeliani, gli ebrei vogliono pregare lì e alcuni di loro hanno l’ambizione di ricostruire il terzo Tempio, con una divisione geografica o cronologica. I musulmani non accettano. E dal primo ottobre c’è una tensione che si è estesa anche a tutti i territori, sia israeliani sia palestinesi. La seconda ragione, indiretta, è il ritardo nel risolvere il problema politico, nel proclamare uno Stato palestinese accanto a uno Stato israeliano, in modo che vivano in pace e in sicurezza.
D. – In questa realtà come vivono i cristiani di Terra Santa?
R. – Con tensione. L’occasione del Natale, con la nascita di Gesù Cristo Salvatore del mondo, ci dà però una speranza spirituale. Oggi per esempio accenderemo l’albero di Natale al Campo dei pastori, a Beit Sahur. Una settimana fa lo abbiamo fatto a Betlemme. Domani avverrà a Gerusalemme. Questo albero di Natale acceso, nonostante la tensione e il conflitto, è segno che c’è nel cuore ancora qualche speranza.
D. - Il patriarca Twal si è soffermato in particolare sulle guerre alimentate dal commercio di armi. Un argomento trattato spesso anche da Papa Francesco. L’invito è a convertirsi. Come?
R. – Il patriarca ha denunciato la vendita delle armi. Ha voluto mostrare l’ambiguità, l’ipocrisia degli Stati che vogliono la pace, la giustizia, la riconciliazione, una soluzione al conflitto siriano e iracheno, ma sono loro che vendono le armi, fanno soldi sulla morte di una parte di questa popolazione. Sua Beatitudine Twal ha fatto solo una denuncia, come il Papa, ma questo è già un modo per guarire.
D. – Questo è il Natale del Giubileo: come la misericordia può vincere la violenza in Terra Santa?
R. - La misericordia viene da Dio, è un dono, lo riceviamo. Dunque i politici hanno bisogno di capire che pure loro devono praticare la misericordia, come il Signore ce la dà. Dobbiamo pregare per una conversione pure dei politici.
D. – Una iniziativa particolare, sollecitata dal patriarca Twal, è quella di spegnere per qualche minuto le luci dell’albero di Natale in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza. Qual è il vostro auspicio?
R. – Lo faremo la Vigilia di Natale, per cinque minuti: è un’azione simbolica per ricordarci che, nonostante la gioia natalizia, c’è una compassione, una solidarietà con le vittime e le loro famiglie a Parigi, Beirut, Damasco, Aleppo: dappertutto c’è sofferenza e non vogliamo dimenticarla il giorno di Natale, il giorno della nostra gioia per la nascita del Salvatore.
Rialzo tassi in Usa: chiusa l'era del denaro a costo zero
Negli Stati Uniti, chiusa l’era del denaro a costo zero, iniziata nel 2008 con la crisi finanziaria. La Fed ha rialzato i tassi di interesse di un quarto di punto. L'aumento ''moderato'' dei tassi ''riconosce i progressi dell'economia'', afferma la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, sottolineando che la mossa mette fine a una ''fase straordinaria'' della politica monetaria. L’ultimo rialzo dei tassi risale al 2006. Poi dopo lo scoppio della crisi, nel 2008, esattamente il 16 dicembre, il costo del denaro viene portato ai minimi storici. Alla guida della Banca centrale Usa c'è Ben Bernanke, che lega il suo nome alle misure non convenzionali adottate contro la crisi e al salvataggio dell’economia statunitense: oltre al taglio dei tassi, tre programmi di quantitative easing. Oggi, si annunciano altri rialzi di un quarto di punto nel prossimo anno. Ma si può davvero parlare di un segnale frutto della ripresa economica negli Stati Uniti? Fausta Speranza l'ha chiesto a Carlo Altomonte, docente di Politiche economiche all'Università Bocconi:
R. – Sì, sostanzialmente sì. L’annuncio del rialzo dei tassi Fed toglie incertezza ad una fase di politica monetaria americana: ci si aspettava già a settembre un rialzo dei tassi, che poi non c’è stato alla luce di incertezze sul fronte dell’economia internazionale. Quindi, dicembre viene visto come segnale che probabilmente le cose non sono poi così male e allora le Borse reagiscono.
D. – Che cosa dire di questo periodo: dal 2008 non c’era stato alcun rialzo?
R. – Si tratta di un periodo straordinario di politica monetaria quello che abbiamo visto negli ultimi sette anni. Non abbiamo visto una nuova grande depressione, anche se abbiamo rischiato di vederla e questo proprio grazie alla politica monetaria non convenzionale portata avanti in questi anni, prima dalla Fed, poi dalla Banca di Inghilterra e infine anche dalla Banca Europea. Tuttavia 7-8 anni sono, più o meno, quello che ci vuole per venir fuori da uno shock così violento come è stato quello del 2008. Da qui in poi, ci si aspetta che le cose si normalizzino sempre di più in termini di politica monetaria, quindi con tassi di interesse positivi: una situazione che arriverà poi in Europa, anche se con ritardo.
D. – Professore, qualcuno parla di rischi recessione…
R. – No, non penso assolutamente ci sia un rischio di recessione. Però dobbiamo essere ben consci del fatto che quando si inizia un percorso di salita dei tassi di interesse, come quello fatto dal Federal Reserve, vuole dire che si apre un anno di picco della fase espansiva: questo vuol dire che gli Stati Uniti continueranno a crescere per tutto il 2016 e poi nel 2017 inizieranno – com’è nella natura della cose – a entrare in una fase di crescita meno brillante e quindi ad avere un minimo di rallentamento, che è poi il ciclo economico normale. E’ per quello che noi europei dobbiamo mettere fieno in cascina per tutto il 2016, perché poi dal 2017 sicuramente le notizie economiche che arriveranno dal di là dell’Atlantico dovrebbero essere meno brillanti di quelle che arrivano oggi.
D. – Parliamo proprio di coinvolgimento dell’Europa, di possibile ripercussione…
R. – Quella che vediamo oggi è una divergenza molto chiara di politica monetaria: mentre da un lato dell’Atlantico tirano su i tassi, noi li stiamo addirittura portando sotto zero. Il fatto, forse, che Draghi qualche settimana fa non abbia completamente ottemperato alle attese dei mercati, che si aspettavano una manovra ancora più aggressiva di riduzione dei tassi o comunque di aumento degli acquisti da parte della Bce, è probabilmente dovuto al fatto che si sapeva già che dall’altra parte dell’Atlantico invece i tassi sarebbero saliti. Questa differenza nei tassi di interesse e nelle politiche monetarie ha un evidente impatto sul tasso di cambio euro-dollaro: quindi è probabile che l’Euro si indebolisca un po’ nei confronti del dollaro e potrebbe anche arrivare alla parità - 1:1 euro-dollaro - verso la fine dell’anno. Questo ovviamente fa bene all’Europa, fa bene in particolare all’Italia e alle sue imprese che dal dollaro sono molto influenzate in termini di capacità di esportazione.
Centrafrica: ribelli annunciano la secessione del Nord
Il colonnello Moussa Terap, portavoce dell’ex coalizione ribelle Seleka, ha proclamato la nascita della “Repubblica di Logone” nelle aree del Nord del Centrafrica. Il governo di transizione della Repubblica Centrafricana ha condannato la dichiarazione mentre si prepara alle elezioni presidenziali del 27 dicembre, che si spera riportino la pace dopo due anni di guerra civile. A fine novembre, Papa Francesco nella sua visita in Centrafrica aveva lanciato un forte appello alla riconciliazione. Per un commento sulla situazione, Marco Guerra ha intervistato Enrico Casale, redattore della rivista “Africa” dei Padri Bianchi:
R. – Intanto va detto che Moussa Terap non parla per conto proprio, ma parla per conto del capo ribelle musulmano, Nouredine Adam, l’ex numero due delle formazioni ribelli della Seleka. Alle sue spalle c’è un movimento che si oppone o, comunque, vuole rallentare la fase di transizione, che si sta vivendo in questo momento. Non mi sentirei dire che è una boutade. E’ certamente una notizia da prendere sul serio, anche se probabilmente non è da prendere troppo sul serio, nel senso che, comunque, questo movimento può essere ancora stoppato, può ancora essere messo ai margini. Come si è visto, anche le truppe della missione di pace dell’Onu sono intervenute proprio per bloccarlo. Certo, è il sintomo del fatto che non è in corso una pacificazione, ma ci sono ancora delle forti tensioni all’interno del Paese.
D. – Lo stesso Moussa Terap avverte che il Paese deve essere diviso proprio per garantire la pace. Perché?
R. – Certamente la parte Nord e Nord-Est della Repubblica Centrafricana sono fuori controllo, non dal momento in cui è scoppiata la crisi, ma da molto prima. Già i vecchi governi non riuscivano a gestire l’intero Paese e spesso queste regioni erano teatro di scorrerie e di ribelli, non erano zone sicure. E certamente questa zona a Nord è una zona diversa dal punto di vista religioso ed etnico rispetto a quella del Sud: c’è una maggioranza musulmana nelle regioni del Nord, Nord-Est. Da queste regioni sono scesi i ribelli della Seleka. C’è, quindi, una distinzione. Questo, secondo me, non giustifica una secessione delle regioni del Nord. Questa secessione delle regioni del Nord probabilmente ha altre motivazioni di tipo economico, per lo sfruttamento delle risorse, che ci sono in loco.
D. – Il tentativo secessionista arriva dopo pochi giorni dal referendum sulla nuova Costituzione, mentre le elezioni presidenziali sono in agenda per il 27 dicembre. Con quali presupposti si svolgeranno queste elezioni?
R. – Il clima non è mai migliorato nella Repubblica Centrafricana: è un clima di tensione tra la comunità musulmana e la comunità cristiana, dietro la quale si nascondono degli interessi forti per la gestione delle risorse naturali del Paese. Penso all’uranio, penso all’oro, penso anche al legname pregiato. Io temo che anche queste elezioni non solo possano scatenare nuove tensioni, ma non riescano a risolvere completamente la crisi del Centrafrica.
D. – Dopo la visita di Papa Francesco e l’apertura della Porta Santa si erano alimentate tante speranze. E’ ancora importante il ruolo che può giocare la Chiesa in questo Paese?
R. – Sì, io penso che sia determinante. Lo si è visto nel passato, quando l'arcivescovo di Bangui ha più volte aperto al dialogo con la comunità musulmana, e lo si è visto soprattutto con la visita di Papa Francesco al quartiere musulmano, quando è entrato nella Grande Moschea di Bangui, ha teso una mano alla comunità musulmana e ha chiesto la pacificazione del Paese. Quello è stato certamente un grande gesto, un grande messaggio. Tutto sta nel vedere quanto riusciranno a recepirlo le milizie sul territorio e quanto gli interessi contrapposti, che sono dietro a queste milizie, possano ricomporsi. Soltanto da questo, a mio parere, passa una reale pacificazione del Paese.
Bagnasco ai politici: onesti, competenti e al servizio della gente
Per il cardinale Angelo Bagnasco i politici devono svolgere il loro ruolo con “competenza, onestà morale e sacrificio”. Nella Messa di ieri sera a Roma ai parlamentari per il Natale, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha ribadito anche l’esigenza di rilanciare il lavoro. Alessandro Guarasci:
Una politica sempre al servizio della gente, ma anche “affidabile per i cittadini, altrimenti si espande uno spirito di sfiducia verso chi li rappresenta, e ciò che sarebbe peggio, verso le istituzioni. Ma che cosa ha da dire il presepe, rappresentazione di dolcezza, all’agire politico? Il cardinale Angelo Bagnasco:
“Ad essere umile, nel segno del servizio non del potere; lo sollecita a non essere supponente e arrogante e – quanto più ha il dovere e il potere di decidere per tutti - è chiamato, il potere politico, ad essere altamente consapevole delle difficoltà a individuare il bene comune e a perseguirlo. E’ chiamato a dire la verità sempre senza esibire se stesso”.
Il bene comune passa anche per il lavoro, che, ricorda il cardinale, genera vita e futuro. Esso non ammette né ritardi né distrazioni. E ai nostri microfoni, il presidente della Cei chiede al governo di fare di più:
“Ci sono dei segnali, almeno a Genova ho visto qualche segnale, qualche assunzione: pochi numeri, ma l’anno scorso non c’erano… Però le nostre parrocchie vedono ancora molti, molti disoccupati che vanno a chiedere e cercare lavoro, a chiedere aiuto. Questo è quello che noi vediamo”.
Che il 2016 - è l'auspicio - sia quindi un anno di massimo impegno per la politica.
A Roma, "Credo - un oratorio interreligioso"
L’Orchestra di Piazza Vittorio esegue questa sera al Teatro Olimpico di Roma nell'ambito della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, “Credo - Un oratorio interreligioso” nato dalla collaborazione con il sacerdote e poeta portoghese José Tolentino Mendonça, vice rettore dell’Università Cattolica di Lisbona e consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, una fra le voci più autorevoli e note della cultura cattolica portoghese. Il servizio di Luca Pellegrini:
Si tratta di un vero viaggio musicale, ma segnato da un messaggio di fratellanza e di pace, testimoniato dalla compresenza sul palco di musicisti provenienti da ogni parte del mondo, uniti dalla musica al di là delle diverse fedi e diverse appartenenze politiche, sociali e culturali. Uno sguardo sereno e profondo, quello offerto dall'esecuzione del Credo dell'Orchestra di Piazza Vittorio, un complesso davvero multietnico, in sintonia anche con il Giubileo della Misericordia. Si passerà dalla musica araba al canto armonico, da Rossini a Britten al canto mistico sufi, dalla voce del griot - il cantastorie della tradizione africana - al fascino del timbro dell’oud – l’antico liuto del mondo arabo-islamico – che si fonde con il suono dell’organo e della kora, una sorta di arpa-liuto proveniente dall’Africa occidentale. Il testo accosta frasi celebri di Giordano Bruno ai versi del poeta portoghese Fernando Pessoa, di Giorgio Caproni, del filosofo e poeta musulmano andaluso del XIII secolo Ibn Arabi, di Zwi Kolitz ebreo lituano scampato alla Shoah e dello stesso don Tolentino Mendonça, che ne ha curato la selezione. E' Mario Tronco, direttore artistico e musicale dell’Orchestra di Piazza Vittorio, che spiega come è nato questo suggestivo progetto musicale:
R. – È un progetto che nasce da una richiesta esplicita dei musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, perché per molti musicisti d’orchestra la religione è un fatto importantissimo. Era tanto che mi chiedevano di fare qualcosa che desse il loro punto di vista sul concetto di credere. E quindi abbiamo chiamato un teologo portoghese, José Tolentino Mendonça, che ha scritto un testo ispirato a quello che poi noi avevamo voglia di raccontare. Noi avevamo voglia di scrivere una preghiera dedicata a chi crede in Dio e anche a chi, guardando il cielo o davanti a un disastro, spera che Dio esista.
D. – Da quali sentimenti è preso, secondo lei, l’ascoltatore?
R. – Posso adesso dirlo perché è un’esperienza vissuta in questa chiesa meravigliosa: la Iglesia de São Doimingos a Lisbona; il pubblico era commosso e questo mi ha stupito. Prima di portare una cosa davanti al pubblico, non si sa mai se è bene quello che è stato fatto. Poi si perde la proprietà di quella cosa, che diventa di tutti. Per cui l’attenzione, la partecipazione commossa del pubblico, mi hanno stupito.
D. - Non c'è un pericolo di sincretismo religioso?
R. – È molto sincera. Io ci ho messo tanto prima di decidere di fare questa cosa, perché avevo moltissimi dubbi. Ci ho messo un po’ di tempo, ma poi ho capito che l’atteggiamento doveva essere lo stesso che hanno i bambini. I bambini, come diceva Giordano Bruno, e come diciamo noi nell’oratorio attraverso le sue parole, hanno questa “magia naturale”, che crescendo perdono; e in quel momento iniziano a pregare. E il mio atteggiamento è stato un po’ infantile, disincantato e sincero…
Vescovi Colombia: intesa governo-Farc è preludio di pace
“Un passo avanti che prelude ad un clima di pace duratura”: così mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente della Conferenza episcopale colombiana, commenta l’intesa siglata il 15 dicembre a Cuba tra il governo di Bogotà e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Sul tavolo, la spinosa questione della riparazione dovuta alle vittime del conflitto armato, iniziato nel 1964 e costato la vita ad almeno 220 mila persone.
Risarcimento per le vittime e giurisdizione speciale
L’intesa prevede ora un risarcimento per i sopravvissuti ed i parenti di chi è stato ucciso o ha subito comunque un atto di violenza, ed una giurisdizione speciale, forse a partecipazione internazionale, che vigilerà per la correttezza del procedimento. In programma anche, per il 2016, un referendum sull’accordo di pace definitivo.
La popolazione sostenga il processo di pace
Sottolineando che “è importante che tutto il Paese comprenda gli elementi fondamentali di tale intesa”, mons. Castro ha invitato il governo e le Farc ad una “collaborazione reciproca”, auspicando anche che l’accordo, composto da 63 pagine scritte con un linguaggio tecnico e giuridico, possa essere “tradotto in una forma più semplice, affinché tutti i colombiani abbiano chiaro di cosa di tratta”. In questo modo, ha evidenziato mons. Castro, “la popolazione viene incoraggiata a sostenere positivamente il processo di pace” nel Paese.
Necessarie procedure trasparenti
Dal presule anche l’auspicio che l’accordo finale di pace non vada contro la costituzione, il diritto internazionale e quello nazionale, ma sia condotto in modo “trasparente”, affinché la popolazione comprenda l’importanza di sostenere gli sforzi compiuti per superare la guerra e raggiungere la riconciliazione del Paese. (I.P.)
Canada: appello vescovi e rabbini per cristiani perseguitati
In una lettera congiunta indirizzata al nuovo Ministro degli Esteri canadese Stéphane Dion, la Conferenza episcopale (Cecc) e il Consiglio dei rabbini del Canada chiedono che la difesa delle comunità cristiane minacciate in Africa e in Medio Oriente sia una priorità del Governo di Ottawa. La missiva, firmata da mons. Douglas Crosby, presidente della Cecc e dal rabbino Baruch Frydman-Kohl, esprime profonda inquietudine per le sofferenze inflitte ai cristiani nel continente africano e in Medio Oriente.
I cristiani sono oggi la comunità più perseguitata nel mondo
Se è vero che i cristiani non sono le uniche minoranze religiose ad essere vittime discriminazioni nel mondo - scrivono i due leader religiosi – da diversi anni tutte le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e le agenzie dei Governi occidentali sono concordi nel dire che essi sono il gruppo religioso più perseguitato nel mondo oggi. Le cifre parlano chiaro: tra 200-230 milioni di cristiani sono oggetto di minacce di morte, violenze, arresti e torture e tra 350-e 400 milioni sono discriminati nell’accesso al lavoro e alla casa. Dati confermati da un’indagine pubblicata lo scorso febbraio dall'istituto di ricerca statunitense Pew Research Center e dai rapporti annuali dell’Aiuto della Chiesa che Soffre sulla libertà religiosa nel mondo.
L’esodo dei cristiani dal Medio Oriente una tragedia nella tragedia
La lettera ricorda quindi i ripetuti appelli rivolti da Papa Francesco alla comunità internazionale per la protezione dei cristiani e delle altre minoranze perseguitate , e in modo particolare il discorso all’Assemblea generale dell’Onu, il 25 settembre, ma anche l’intervento, il 16 luglio, del rabbino capo inglese Jonathan Sacks alla Camera dei Lord in cui aveva chiamato tutti i credenti e non credenti “a serrare i ranghi perché siamo tutti in pericolo”. La missiva richiama inoltre l’attenzione sull’esodo al quale sono costretti i cristiani dal Medio Oriente: una tragedia nella tragedia – affermano - considerando che queste comunità sono presenti da millenni in questa regione che è la culla del cristianesimo. Di qui l’appello al Governo canadese a “cercare nuove strategie efficaci per fornire un’assistenza diplomatica e umanitaria in grado di alleviare le sofferenze” dei cristiani perseguitati. (A cura di Lisa Zengarini)
Mongolia: aperta la Porta Santa a Ulan Bator
Il concetto di misericordia, delle “viscere materne” di Dio Padre, “stravolge la vita dei mongoli. Quasi tutti coloro che hanno abbracciato il cristianesimo lo hanno fatto perché colpiti dalla possibilità del perdono e dall'idea che il peccato non ti segna per sempre. Il Giubileo sarà vissuto anche dalla Mongolia”. Ne è convinto padre Giorgio Marengo, missionario della Consolata che dal 2003 vive nel Paese e dal 2006 ad Arvaikheer. Gli fa eco il vicario del prefetto apostolico, padre Ernesto Viscardi, che all'agenzia AsiaNews racconta la cerimonia di apertura della Porta Santa: “Il rito si è svolto l’8 dicembre, molto semplice, ma molto partecipato. Il prefetto apostolico, mons. Wenceslao Padilla, ha guidato i rappresentanti delle sei parrocchie della Mongolia in una piccola processione che si è chiusa con l’apertura della Porta. Questa è stata parzialmente ristrutturata, per darle un simbolismo nuovo che richiama i temi dell’Anno Santo”.
La Bolla 'Misericordiae Vultus' tradotta in mongolo
Per la Chiesa di Mongolia, racconta il missionario anch'egli della Consolata, “è un’esperienza del tutto nuova. I cristiani delle varie parrocchie organizzeranno dei pellegrinaggi alla cattedrale per poter lucrare l’indulgenza, e nel corso dell’anno liturgico daremo tantissimo spazio al tema della misericordia. Cercheremo di spiegare ai nostri cristiani cos’è un Giubileo, il significato del perdono di Dio, la sua presenza nelle Scritture”. Per comprendere meglio il tutto, la Bolla di Indizione Misericordiae Vultus è stata tradotta in mongolo.
Abolizione della pena di morte nel Paese, un bel segno per il Giubileo
Se tutto procederà come da programma, aggiunge padre Viscardi, “riusciremo persino a compiere un pellegrinaggio a Roma, nella seconda metà di giugno, per passare dalla Porta Santa di San Pietro. La misericordia è un tema conosciuto nella società locale, di impronta buddista, ma bisogna spiegare loro l’ottica cristiana. Però penso che sia un bel segno che in questo anno sia passata, alcune settimane fa, la legge che abolisce la pena di morte nel Paese. Sono quasi sicuro che chi l’ha proposta e votata non aveva proprio in mente l’Anno santo, ma è un bel segno”.
Una tenda come Chiesa per le popolazioni nomadi
A 430 chilometri da UlaanBaatar vive invece padre Giorgio: “Noi qui non abbiamo un edificio come chiesa, ma una ger [tenda della tradizione nomadica mongola ndr]. La nostra comunità ha partecipato alla messa dell’Immacolata con una particolare intenzione per l’inizio dell’Anno Santo. Il 20 dicembre, dopo la Messa, faremo un momento di approfondimento ad hoc sul significato del Giubileo”.
Il perdono, un concetto rivoluzionario
Il concetto di misericordia, spiega il missionario, “fa moltissima presa in Mongolia. Le viscere di misericordia di Dio Padre colpiscono molto. L’esperienza dei nostri pochissimi cristiani è singolare, perché proprio il loro cammino di apertura al cattolicesimo è stato aiutato da questo concetto. C’è un grande stupore davanti al fatto che Dio è misericordioso, il concetto di perdono come vita nuova è rivoluzionario. Apprezzano l’idea che si possa sempre ricominciare. È una cosa che stravolge la loro vita”.
La Chiesa locale in prima linea contro l’alcolismo, piaga sociale
Anche dal punto di vista pratico, la Chiesa locale ha le idee chiare: “Vogliamo sviluppare un programma di accompagnamento di chi vuole uscire dall’alcolismo, che qui è un problema molto forte. Due nostri battezzati vogliono aprire un gruppo di sostegno, e noi li sosteniamo molto. È una cosa che si sposa con l’Anno Santo, perché ogni forma di dipendenza è una forma di schiavitù. Questa dell’alcol è la più diffusa, una vera e propria piaga sociale. Vogliamo sensibilizzare però tutti, non soltanto gli alcolisti. Tutti hanno dipendenze, fisiche o spirituali. Preghiamo che l’Anno della Misericordia ci aiuti a liberarci da queste schiavitù”.
Missionari del Cuore Immacolato di Maria, evangelizzatori del Paese
La Chiesa cattolica in Mongolia è nata poco più di 23 anni fa, con l'arrivo nel 1992 di uno sparuto gruppetto di missionari del Cuore Immacolato di Maria (Cicm). Fra questi anche il futuro Prefetto mons. Padilla. Da allora le conversioni al cattolicesimo sono state circa 1.100, le parrocchie da zero sono divenute sei e la comunità cattolica ha creato infrastrutture sanitarie ed educative molto apprezzate nel Paese. (I.P.)
Burkina Faso. Card. Ouedraogo: Giubileo promuova santità di vita
Il Giubileo straordinario della misericordia è “destinato a promuovere la santità di vita attraverso i sacramenti e le opere di misericordia”: è un passaggio dell’omelia pronunciata dal card. Philippe Ouedraogo, arcivescovo metropolita di Ouagadougou, in Burkina Faso, che in questi giorni ha inaugurato il Giubileo nella sua diocesi. Due, in particolare, le Porte Sante aperte nel territorio ecclesiastico: quella della cattedrale cittadina, dedicata all’Immacolata Concezione, e quella del santuario mariano di Yagma, tradizionale meta di pellegrinaggi.
Giubileo, tempo di riconciliazione e di impegno verso Dio e il prossimo
“Questo Anno Santo – ha detto il porporato – sarà un tempo di riconciliazione, di conversione e di penitenza, di impegno verso Dio ed i nostri fratelli”, ma anche un’occasione per “aiutare la Chiesa a rendere più evidente la sua missione di testimone della misericordia e segno vivente dell’amore del Padre”. Invitando, quindi, i fedeli a “lasciarsi attirare dal volto misericordioso di Dio, così da renderlo proprio dello stile di vita” quotidiano, il card. Ouedraogo ha ricordato che la misericordia si pratica con “amore e giustizia”.
I tre segni giubilari: Porta Santa, pellegrinaggio, indulgenza
Di qui, l’invito a vivere il Giubileo attraverso tre segni: la Porta Santa, il pellegrinaggio e l’indulgenza. Riguardo al primo segno, l’arcivescovo di Ouagadougou ha sottolineato che “la Porta Santa rappresenta Cristo, unica via per accedere alla salvezza ed alla comunione con Dio”. Passare la Porta Santa, dunque, non significa solo “lasciarsi abbracciare dalla misericordia di Dio”, ma anche “impegnarsi ad essere misericordiosi con gli altri, come il Padre lo è con noi”. Quanto al pellegrinaggio, il porporato ha ribadito che esso è “uno dei segni privilegiati dell’Anno Santo”, perché “la misericordia divina è un obiettivo da raggiungere che richiede impegno e sacrificio” e “stimola la conversione”.
L’importanza della confessione
Quindi, in relazione al segno giubilare dell’indulgenza, il card. Ouedraogo ha spiegato che essa “libera il peccatore dalle conseguenze del peccato, permettendogli di agire con carità e di crescere nell’amore, piuttosto che di ricadere nell’errore”. Di qui, il richiamo all’importanza della confessione ed al compimento delle opere di misericordia, sia spirituali che corporali. In questo contesto, il porporato ha ricordato anche i “missionari della misericordia” ovvero i sacerdoti che il prossimo 10 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, riceveranno dal Papa la facoltà di assolvere anche i peccati solitamente riservati alla Santa Sede, come l’aborto.
Anno Santo, momento di grazie e rinnovamento spirituale
“Sforziamoci di celebrare e di vivere con frutto l’Anno Santo della misericordia – ha concluso l’arcivescovo – perché esso è un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale che la Chiesa del Burkina Faso vive in comunione con la Chiesa universale”. (A cura di Isabella Piro)
Vescovi Nuova Zelanda: nell'Anno Santo, perdono senza limiti
Il Giubileo straordinario della misericordia sarà un’occasione “di profondo rinnovamento spirituale, di perdono senza limiti e di servizio al prossimo, in particolare ai sofferenti e bisognosi”: è quanto scrivono i vescovi della Nuova Zelanda in una lettera pastorale pubblicata in questi giorni per l’avvio dell’Anno Santo indetto da Papa Francesco. Nel documento, i presuli sottolineano che “la misericordia ci parla della vera natura di Dio”, tanto che, una volta sperimentata a livello personale, “tutti desideriamo essere più misericordiosi con gli altri”.
Il mondo ha il cuore indurito. Il potere della misericordia è il bene
Purtroppo, notano i presuli, “il nostro mondo mostra, talvolta, un cuore indurito: i poveri, le minoranze, coloro che non sono conformi alle norme sociali sono visti con fastidio oppure vengono oppressi e disprezzati”, mentre si diffonde sempre più “una cultura della cupidigia che considera gli individui solo come un intralcio, piuttosto che esseri umani degni di rispetto ed ascolto”. Al contrario, “il potere della misericordia è il potere del bene che scaturisce dalla fede, che deriva da Dio ed a Lui e ci guida”. In questo senso, “la misericordia risuona profondamente nel cuore dei battezzati, popolo di Dio”.
Giubileo non è esperienza bigotta, ma occasione di giustizia
Ricordando, poi, quanto scritto nel Levitico a proposito del Giubileo, i vescovi neozelandesi evidenziano che l’Anno Santo “non è un’esperienza bigotta”, ma ha a che fare con “la giustizia, il perdono, il giusto rapporto con Dio, con l’altro, con la terra”. Quando è “vissuto bene”, quindi, esso permette “l’esperienza pratica del ritorno all’equità, alla bontà, alla santità che deriva dalla gioia di fare ciò che è giusto agli occhi di Dio”. Naturalmente, continua la lettera pastorale, “tutto questo non è nuovo”; tuttavia, “dobbiamo riconoscere che abbiamo il bisogno di ricordarlo, di tanto in tanto, per vivere la nostra vita in famiglia, a scuola, sul lavoro, secondo la volontà di Dio”.
Misericordia vede il bene invisibile all’occhio dell’uomo
I vescovi evidenziano, inoltre, che “al centro dell’Anno giubilare c’è, per i fedeli, l’impegno a partecipare alla Santa Messa domenicale ed a riconoscere che ogni scusa che ci allontana da questa celebrazione non è altro che un falso idolo”. La misericordia, dunque, è “desiderio e dovere” di ciascun fedele, da mettere in pratica con le apposite opere corporali e spirituali, affinché questo Giubileo sia “innanzitutto un tempo di conversione sia individuale che comunitario”. Il modello da seguire, suggeriscono i presuli, deve essere quello di Papa Francesco che sin dalla scelta del suo motto episcopale, “Miserando atque eligendo”, ha fatto riferimento al principio evangelico della misericordia, capace di “vedere la bontà esistente, invisibile agli occhi degli uomini”.
Essere missionari del perdono
Esortando, infine, i fedeli a vivere con gioia questo “anno di grazia”, i vescovi di Wellington affidano il Giubileo in particolare alla Vergine Maria, affinché, con il suo aiuto, tutti siano “mossi da una rinnovata volontà di essere missionari del perdono, della giustizia e della misericordia”. (A cura di Isabella Piro)
Giordania: ad Amman ristorante della Misericordia per i poveri
Aprirà i battenti il 21 dicembre ad Amman il “Ristorante della Misericordia”, un’iniziativa pensata per celebrare l’inizio dell’Anno giubilare della Misericordia.
Fino a 500 pasti gratuiti ogni giorno per gli indigenti durante il Giubileo
La diocesi di Amman e la Caritas Giordania serviranno gratuitamente, nell’ex sede della stampa cattolica, a Jabal Luweibdeh, dai 300 ai 500 pasti al giorno a poveri e bisognosi e 100 pasti supplementari ad operatori ecologici. Il “Ristorante della Misericordia”, riferisce il portale Abouna, sarà inaugurato lunedì prossimo con una cerimonia alla quale prenderanno parte mons. Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania, e il sindaco di Amman, Aqil Biltaji.
Ad Amman l’Anno della Misericordia aperto il 12 dicembre dal Patriarca Twal
Il Giubileo della Misericordia è stato aperto nella capitale giordana dal Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal il 12 dicembre scorso nella chiesa del Collegio De La Salle. Nella sua omelia il patriarca ha espresso l’auspicio che quest’anno giubilare “possa portare misericordia e benedizioni” alla Terra Santa che sta vivendo tempi difficili e sta soffrendo per la crudeltà degli uomini contro i loro fratelli “che porta odio e morte”. Il Patriarca Twal ha poi sottolineato che la misericordia invita ad ascoltare le grida degli oppressi, dei poveri e di quanti vivono problemi familiari ed ha esortato ad offrire aiuto ed amicizia, ad abbattere le barriere dell’indifferenza “che spesso velano la cattiveria e l’egoismo delle persone intorno a noi”. (T.C.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 351