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Sommario del 03/12/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: Spirito Santo trasforma fedeli abitudinari in missionari coraggiosi

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In un “mondo secolarizzato” accogliente verso i valori evangelici di amore e pace, ma che non ritiene Gesù il Figlio di Dio, la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti. Così il Papa questa mattina incontrando i partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. “La missione – ha detto Francesco – trasforma, rinnova e rinvigorisce la fede e la vita cristiana”. Paolo Ondarza: 

Mondo secolarizzato accoglie valori evangelici, ma non riconosce Gesù
L’esperienza di fede è oggi esposta ad un’ambiguità: “il mondo secolarizzato – spiega Francesco – è accogliente verso i valori evangelici dell’amore, della giustizia, della pace, della sobrietà”, ma “non mostra uguale disponibilità verso la persona di Gesù: non lo ritiene né Messia, né Figlio di Dio:

“Al più lo considera un uomo illuminato. Separa, dunque, il messaggio dal Messaggero, il dono dal Donatore”.

La Chiesa riscopra la missione che trasforma e rinnova
Una situazione di scollamento - constata il Papa - in cui è vitale riscoprire la “missio ad gentes”:

“La missione non risponde in primo luogo ad iniziative umane; protagonista è lo Spirito Santo, suo è il progetto. E la Chiesa è serva della missione”.

“Non è la Chiesa che fa la missione - spiega il Santo Padre - ma è la missione che fa la Chiesa, rinnovandola e rinvigorendone fede, entusiasmo, motivazioni e identità cristiana". La missione dunque trasforma la Chiesa al suo interno ecco perché – è il desiderio del Papa – ogni parrocchia deve percorrere questa strada:

“In tal modo, lo Spirito Santo trasformerà i fedeli abitudinari in discepoli, i discepoli disaffezionati in missionari, tirandoli fuori dalle paure e dalle chiusure e proiettandoli in ogni direzione, sino ai confini del mondo”.

Chiese giovani donano sacerdoti in un momento di crisi vocazionale
Francesco ripensa al recente viaggio in Africa, ai tanti anonimi buoni samaritani incontrati, ed esprime l’auspicio che le Chiese di antica tradizione riscoprano lo slancio e l’entusiasmo missionario familiare tra le giovani Chiese, oggi capaci non solo ricevere, ma anche di dare sacerdoti in un momento di crisi vocazionale, segno di una “raggiunta maturità” e dell’“alba del nuovo giorno” :

“Paolo e Barnaba non avevano il Dicastero missionario alle spalle. Eppure, hanno annunciato la Parola, hanno dato vita a diverse comunità e versato il sangue per il Vangelo”.

La Chiesa vive "in uscita"
Forte l’esortazione alla Chiesa a porsi in ascolto della Parola e ad andare con slancio e freschezza missionaria sino ai confini del mondo, ad ascoltare il grido dei poveri e dei lontani, ad incontrare tutti e annunciare la gioia del Vangelo, speranza che non delude:

“Tutte le Chiese (…) se costrette nei propri orizzonti, corrono il pericolo di atrofizzarsi e spegnersi. La Chiesa vive e cresce 'in uscita', prendendo l’iniziativa e facendosi prossimo”.

Un rinnovato richiamo, quindi, ad “uscire dai recinti, emigrare in territori in cui siamo tentati di chiuderci”, per poter sempre camminare e seminare “oltre, più in là”.

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Francesco ai giovani: volete farmi contento? Leggete la Bibbia!

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La Bibbia non è un “capolavoro letterario”, ma un “libro come fuoco, un libro nel quale Dio parla”. E’ quanto scrive Papa Francesco nella prefazione di una edizione della Bibbia destinata ai giovani e da loro commentata, pubblicata in tedesco e frutto di un progetto che ha visto la collaborazione di diverse realtà, tra cui alcuni gesuiti austriaci, professori di Antico Testamento. La versione italiana della prefazione scritta dal Pontefice è pubblicata sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica in uscita questa settimana. Il servizio di Alessandro Gisotti

“Miei cari giovani amici, se voi vedeste la mia Bibbia, forse non ne sareste affatto colpiti. Direste: ‘Cosa? Questa è la Bibbia del Papa? Un libro così vecchio, così sciupato!’. Potreste anche regalarmene una nuova, magari anche una da 1.000 euro: no, non la vorrei. Amo la mia vecchia Bibbia, quella che ha accompagnato metà della mia vita. Ha visto la mia gioia, è stata bagnata dalle mie lacrime: è il mio inestimabile tesoro. Vivo di lei e per niente al mondo la darei via”. Inizia così, con una confidenza del cuore, la prefazione di Papa Francesco ad una Bibbia per giovani. E’ una prefazione in forma di lettera in cui il credente Jorge Mario Bergoglio racconta in prima persona il suo amore per la Bibbia.

Quanti cristiani sono perseguitati perché possiedono una Bibbia
Francesco chiede innanzitutto che questo libro, dopo essere stato letto tutto d’un fiato, non finisca poi “in terza fila”, negli scaffali della libreria, “finendo per riempirsi di polvere”. Finché, aggiunge amaramente, “un giorno i vostri figli la venderanno al mercatino dell’usato. No: questo non può essere!”. “Voglio dirvi una cosa – prosegue il Papa – oggi, ancor più che agli inizi della Chiesa, i cristiani sono perseguitati; qual è la ragione? Sono perseguitati perché portano una croce e danno testimonianza di Cristo; vengono condannati perché possiedono una Bibbia. Evidentemente la Bibbia è un libro estremamente pericoloso, così rischioso che in certi Paesi chi possiede una Bibbia viene trattato come se nascondesse nell’armadio bombe a mano!”.

La Bibbia non è un’opera letteraria, è un libro di fuoco
Mahatma Gandhi, che non era cristiano, rammenta Papa Francesco una volta disse: "A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. La trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più”. “Che cosa tenete allora in mano? Un capolavoro letterario? Una raccolta di antiche e belle storie?”, chiede il Papa ai giovani. “In tal caso – rileva – bisognerebbe dire ai molti cristiani che si fanno incarcerare e torturare per la Bibbia: ‘Davvero stolti e poco avveduti siete stati: è solo un’opera letteraria!’. No, con la Parola di Dio la luce è venuta nel mondo e mai più sarà spenta”. Tra le mani, riprende il Papa, avete “qualcosa di divino: un libro come fuoco, un libro nel quale Dio parla. Perciò ricordatevi: la Bibbia non è fatta per essere messa su uno scaffale, piuttosto è fatta per essere tenuta in mano, per essere letta spesso, ogni giorno, sia da soli sia in compagnia”.

Leggete la Bibbia in compagnia, senza paura di essere giudicati
Del resto, soggiunge, “in compagnia fate sport, andate a fare shopping; perché allora non leggere insieme, in due, in tre o in quattro, la Bibbia? Magari all’aperto, immersi nella natura, nel bosco, in riva al mare, la sera al lume di una candela… farete un’esperienza potente e sconvolgente. O forse avete paura di apparire ridicoli di fronte agli altri?”. “Leggete con attenzione – ribadisce – non rimanete in superficie, come si fa con un fumetto! La Parola di Dio non la si può semplicemente scorrere con lo sguardo!” Francesco invita i giovani a chiedersi cosa la Bibbia dice al loro cuore. “Solo così – avverte – la Parola di Dio potrà dispiegare tutta la sua forza; solo così la nostra vita potrà trasformarsi, diventando piena e bella”.

Quando leggo la Bibbia, mi lascio guardare da Gesù
“Voglio confidarvi come leggo la mia vecchia Bibbia – scrive ancora Francesco – spesso la prendo, la leggo per un po’, poi la metto in disparte e mi lascio
guardare dal Signore. Non sono io a guardare Lui, ma Lui guarda me: Dio è davvero lì, presente. Così mi lascio osservare da Lui e sento — e non è certo sentimentalismo —, percepisco nel più profondo ciò che il Signore mi dice”. “A volte – confida il Papa – non parla: e allora non sento niente, solo vuoto, vuoto, vuoto… Ma, paziente, rimango là e lo attendo così, leggendo e pregando. Prego seduto, perché mi fa male stare in ginocchio. Talvolta, pregando, persino mi addormento, ma non fa niente: sono come un figlio vicino a suo padre, e questo è ciò che conta. Volete farmi felice? Leggete la Bibbia”.

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Presentato al Papa Evangeliario Misericordia con mosaici di Rupnik

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E’ stato presentato stamane al Papa l'Evangeliario della Misericordia. Si tratta del libro con i Vangeli domenicali e festivi del Giubileo della Misericordia, commentati dai bellissimi mosaici del padre gesuita Marko Ivan Rupnik. Ha partecipato all'udienza anche mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che ha curato la prefazione. Ascoltiamo padre Rupnik al microfono di Sergio Centofanti

R. – L’Evangeliario è il libro dal quale si leggono i Vangeli durante la Liturgia. E’ un libro che si presenta in un modo più liturgico, più solenne e che si porta in processione. I Paolini hanno fatto una edizione veramente molto curata, preparando tutti i testi che saranno letti durante quest’anno del Giubileo, nelle domeniche e nei giorni festivi, e sempre con una sottolineatura della misericordia. Questa sottolineatura è fatta anche visivamente con opere d’arte che sono all’interno, che sono i mosaici e che non sono soltanto una illustrazione decorativa: i mosaici attraverso le immagini, i gesti, i colori, sottolineano aspetti teologici della misericordia.

D. – Un esempio di un mosaico?

R. – Facciamo l’esempio proprio del primo, quello che si trova sul frontale e che lo si vede quando il diacono lo porta il processione verso l’ambone, dal quale si proclama il Vangelo. Su questo frontale si trova un mosaico reale: l’edizione che hanno consegnato al Santo Padre è proprio un mosaico vero; non è una fotografia, ma è un mosaico in miniatura, che anche tecnicamente è una cosa molto difficile perché ci sono alcune pietruzze che sono meno di metà millimetro. Lì c’è Cristo Crocifisso sacerdote, perché proprio nel Magistero di Francesco si può veramente capire che la misericordia va collocata nel sacerdozio di Cristo: e chi meglio della Lettera agli Ebrei rappresenta il sacerdote che è Cristo in chiave della misericordia? Perché Lui, essendo provato in tutto come tutti gli uomini ed essendo totalmente solidale con il popolo in tutto - eccetto il peccato –  è diventato un sacerdote misericordioso. E’ proprio attraverso l’essere provati come tutti gli uomini del nostro tempo che si diventa misericordiosi. Questo mi sembrava molto importante, perché Francesco sottolinea che la Chiesa si deve caricare del destino dell’uomo contemporaneo. Nel retro c’è, invece, l’immagine del logo del Giubileo, che è proprio l’immagine ispirata da Sant'Efrem il Siro, che scende negli inferi e si carica sulla spalle la pecora smarrita, che è l’umanità, che è Adamo e tutta la sua discendenza. Lì, c’è questo incontro di sguardi, perché - come diceva Sant’Atanasio - in Cristo Dio ha imparato a vivere da uomo, affinché noi possiamo imparare a vivere secondo Dio.

D. – Come è andato l’incontro con il Papa?

R. – Molto Bello! Mi ha veramente molto toccato, perché ho visto che il Papa è veramente preso da questa questione della misericordia, vuole una Chiesa evangelizzatrice e non una Chiesa ritirata e preoccupata delle proprie cose. E’ veramente proteso nel mondo. E’ veramente bello, bello…. Poi, personalmente, è stata una grande benedizione vedere che queste immagini gli parlano.

D. – Quali parole l’hanno colpita di più del Papa?

R. – Quando ha messo il dito su questo terzo occhio del logo, sul mosaico in miniatura del logo, in cui Adamo e Cristo condividono uno sguardo, e ha detto: “Questo veramente dice qualcosa di profondo sul Mistero”.

D. – La misericordia è proprio al centro di questo Pontificato…

R. – Penso di sì! Penso che questo sia visibilissimo, ma penso anche che questo sia un Magistero che va all’essenziale, all’abc della nostra fede: non si tratta tanto di insegnare quanto far vedere…

D. – Come si può descrivere, in brevi parole, la misericordia?

R. – Così come si presenta Dio nell’Esodo: “Una profonda commozione per l’uomo io provo”. Cioè Dio, nel suo modo di esistere, è la comunione che include l’altro ed è così potente che include un altro che è morto, un altro che si è perduto, un altro che è peccatore: lo include in Cristo. Per me questo è sconvolgente, perché non chiede nulla, ma vivifica, include, lava, pulisce, riveste, ti mette al banchetto. Questo è eccezionale!

D. – Per questo Papa Francesco chiede una Chiesa che include e che non condanna…

R. – Esattamente, proprio perché è il modo con cui esiste Dio, che include l’alterità, include l’altro. Il Padre include il Figlio …

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Il Papa parla col premier di Samoa dei cambiamenti climatici

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Papa Francesco ha ricevuto il primo ministro dello Stato Indipendente di Samoa, Tuilaepa Lupesoliai Sailele Malielegaoi, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati.

“Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati su alcuni aspetti della vita sociale ed economica del Paese, nonché sull’apprezzato contributo della Chiesa cattolica in vari settori della società samoana e, in particolare, nell’ambito dell’educazione. Nel prosieguo della conversazione, vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale e regionale, con speciale riferimento alla Conferenza sui cambiamenti climatici, in corso a Parigi, ed ai problemi ambientali che alcuni Stati insulari del Pacifico si trovano ad affrontare”.

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Giubileo. Mons. Andreatta: nessuna paura ferma i pellegrini

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Tra i protagonisti della macchina organizzativa del Giubileo ormai alle porte figura l’Opera Romana Pellegrinaggi (Orp), che questa mattina ha presentato in Laterano le iniziative legate all’Anno Santo della Misericordia. Luca Collodi ne ha parlato con il vicepresidente e amministratore delegato dell’Orp, mons. Liberio Andreatta

R. – Noi sappiamo che l’uomo è fatto di corpo e di anima e quindi è molto importante metterlo nelle condizioni di poter compiere, nell’ambito del Giubileo, quel percorso nella serenità, nella tranquillità, e che abbia quindi l’opportunità, anche attraverso una serie di organizzazioni che vanno messe in campo, di poter vivere una sua conversione interiore.

D. – Sul piano organizzativo quali sono gli elementi principali?

R. – Prima di tutto la carta, il kit dell’“Omnia card”, assieme al percorso dei quattro cammini e all’utilizzo della app che dà l’opportunità non solo di scoprire le bellezze di Roma, ma anche di fare una serie di riflessioni e meditazioni lungo il percorso.

D. – La paura dell’ordine pubblico lascerà molti pellegrini fuori da Roma?

R. – Guardi, io ho l’esperienza della Terra Santa e del Medio Oriente: la paura non ferma il pellegrino. Lo può fermare per due o tre giorni, dopo le notizie date dalla televisione, ma poi si dimentica facilmente e la forza della fede, la forza dell’amore, ma soprattutto il desiderio di vivere questa esperienza supera anche le paure.

D. – Mons. Andreatta, siamo di fronte a un evento spirituale ma che anche, soprattutto, chiede organizzazione…

R. – Sì, certamente. Sono molto rinfrancato perché i progetti erano tutti pronti. Purtroppo le vicissitudini che abbiamo vissuto a Roma li hanno solo ritardati. Saranno fatti, quindi, ma saranno fatti un po’ in ritardo. Io dico sempre che se anche un marciapiede non è finito, è nella natura del pellegrino superare le difficoltà, gli ostacoli della vita.

D. – Quante persone hanno per ora prenotato il passaggio alla Porta Santa?

R. – Questo dovete chiederlo a mons. Fisichella, perché è lui “l’osservatorio” delle prenotazioni, attraverso l’app del Pontificio Consiglio.

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Papa Francesco crea una nuova diocesi in Venezuela

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Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienza, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e i vertici della Chiesa del Canada: mons. David Douglas Crosby, vescovo di Hamilton, presidente della Conferenza episcopale, mons. Lionel Gendron, vescovo di Saint-Jean-Longueuil, vicepresidente, e mons. Frank Leo, segretario generale.

In Venezuela, il Papa ha eretto la nuova diocesi di Guasdualito, con territorio dismembrato dalle diocesi di San Fernando de Apure e Barinas, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi metropolitana di Mérida. Come primo vescovo di Guasdualito, Francesco ha nominato padre Pablo Modesto González Pérez, salesiano, finora direttore del Centro agricolo Don Bosco in El Molinete, nell’arcidiocesi di Maracaibo. È nato  il 30 giugno 1959 a San Antonio de los Altos, diocesi di Los Teques (Venezuela). Ha ottenuto i seguenti titoli accademici: Baccalaureato in Scienze in Venezuela, Baccalaureato in Filosofia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, Licenza in Educazione presso l’Università “Simón Rodríguez” di Caracas e Licenza in Teologia Pastorale, presso l’Università Pontificia di Salamanca (Spagna). Ha emesso la Professione Religiosa Perpetua il 3 settembre 1983 ed è stato ordinato Sacerdote il 26 luglio 1986. Ha svolto successivamente i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale ed Economo nella Parrocchia “San Francisco de Sales” a Caracas (1986-1995), Parroco e Superiore locale nella Parrocchia “San Juan Bosco” a Valencia - Venezuela (1995-2002), Consigliere Provinciale (2000-2006), Parroco e Superiore locale nella Parrocchia “San Francisco de Sales” a Caracas (2002-2005), Parroco e Superiore locale della Parrocchia “San Juan Bosco” a Los Teques (2005-2008). Dal 2010 era Direttore del Centro Agricolo “Don Bosco” in El Molinete, nell’arcidiocesi di Maracaibo.

La neo-eretta diocesi di Guasdualito è ubicata a sudovest del Venezuela e comprende tre municipi civili dello Stato Apure, finora appartenenti alla diocesi di San Fernando de Apure: José Antonio de Páez, Rómulo Gallegos – distretto Alto Apure, e Muñoz; e il municipio Andrés Eloy Blanco dello Stato Barinas, finora appartenenti alla diocesi di Barinas. La superficie di 35 mila Kmq conta una popolazione di 200 mila persone, con 14 parrocchie rette da 9 sacerdoti diocesani e 4 religiosi, I seminaristi sono 4, le religiose 9.

In Irlanda, il Pontefice ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di Down and Connor, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Anthony J. Farquhar.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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La Chiesa è serva della missione: il Papa ricorda il dinamismo e le difficoltà delle popolazioni africane.

Un libro pericoloso: il Pontefice per un'edizione della Bibbia destinata ai giovani.

In equilibrio fra tradizione e innovazione: Emilio Ranzato recensisce il film di Daniele Luchetti su Papa Francesco.

In difesa della libertà di religione: intervento della Santa Sede al Consiglio ministeriale dell'Osce.

Chi tutela il bambino? Alberto Gambino su tutela del bambino e maternità surrogata.

Opportunità e rischio: Dario Edoardo Viganò a mezzo secolo dal decreto del Concilio Vaticano II "sugli strumenti di comunicazione sociale".

Per una transazione ecologica: Andrea Possieri sulla finanza a servizio della nuova frontiera dell'economia.

Missione e sacrificio: la beatificazione, sabato prossimo in Perù, di tre sacerdoti uccisi in odio alla fede nel 1991.

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Oggi in Primo Piano



GB: sì ai raid in Siria. Russia: affari di Ankara con Is

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Ieri sera il parlamento inglese ha dato il via libera ai bombardamenti contro il Califfato in Siria, cominciati già questa notte. E le minacce jihadiste non si sono fatte attendere sul web. On line anche un nuovo video choc di una decapitazione in Siria, vittima sarebbe un agente dei servizi segreti russi. Intanto si aggrava sempre più la crisi tra Mosca e Ankara dopo che il ministero russo della Difesa ha mostrato le prove del traffico di petrolio tra la Turchia e il Califfato. Possibile un incontro bilaterale tra i ministri degli Esteri oggi al vertice Osce di Belgrado. Il servizio di Gabriella Ceraso: 

“Non prendetevela con l’Islam quando vi colpiremo”. Arriva puntuale la minaccia jihadista sul web dopo che il premier Cameron ha incassato l’ok del parlamento britannico ai raid contro il sedicente Stato islamico in Siria. Già stanotte da Cipro il decollo di quattro tornado. Due anni fa il no contro Assad, ma ora la minaccia è da parte dell’Is e, come hanno chiesto gli alleati Ue e Usa all’indomani dei fatti di Parigi, occorre una larga coalizione. E’ così che la maratona notturna porta 157 sì tra i deputati britannici inclusa una decina di laburisti all’opposizione. Dunque si allarga il coordinamento Ue- Usa- Russia sui cieli siriani, ma non senza tensione. Ad alimentarla lo scontro sempre più acceso tra Mosca e Ankara dopo che ieri il ministero della Difesa russo ha fornito prove inconfutabili dell’esistenza di tre rotte di petrolio rubato, percorse dalle autocisterne turche da e verso le zone controllate dall’Is in Iraq e Siria. Un giro di affari da 2 miliardi di euro l’anno che finisce in Asia e che i raid russi stanno cercando di spezzare come la coalizione a guida Usa, sostiene Mosca, finora non ha fatto. Accuse pesanti a tutta la famiglia del presidente Erdogan che parla di calunnie e si dice pronto a dimettersi se fosse tutto vero. Il Pentagono lo difende: "sono accuse totalmente assurde", afferma il portavoce, "data la partecipazione attiva della Turchia ai raid della coalizione contro i jihadisti". Ma Mosca non si ferma e i suoi generali promettono a breve anche le prove di addestramento e invio di armi tra turchi e jihadisti. 

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California: identificati i presunti killer della strage

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Sono in corso le indagini in California dopo la sparatoria nel Centro per disabili di San Bernardino costata la vita a 14 persone. Secondo i media, sono stati identificati i due killer che hanno provocato anche 17 feriti. Per il momento, l’Fbi non esclude la pista terroristica. Il servizio di Eugenio Bonanata: 

Un uomo e una donna - marito e moglie - di 28 e 27 anni. Ora circolano i nomi: si tratterebbe di Syed Farook e Tashfeen Malik, entrambi uccisi dalla polizia al termine di un inseguimento subito dopo la strage, seguito dagli americani in diretta televisiva. A confermare l’identità della donna anche i parenti, che hanno espresso cordoglio per le vittime e condannato quanto accaduto. Neanche loro hanno idea del movente, così come la polizia che lavora a pieno ritmo per accertare il quadro. Alla pista terroristica – non esclusa dall’Fbi – si affianca anche quella della possibile vendetta privata. Anche se le modalità lasciano pensare a una premeditazione accurata, visto che l’attacco è stato condotto con fucili d’assalto ed esplosivi. Armi detenute regolarmente, secondo i media locali che sottolineano la presenza dell’uomo alla festa presso il centro per disabili come affermato dal capo della polizia di San Bernardino.

355.ma sparatoria del 2015
I giornali, intanto, continuano a diffondere altri dettagli sull’uomo: era di fede musulmana e pare che nei mesi scorsi abbia compiuto un lungo viaggio in Arabia Saudita. E la comunità islamica - attraverso Council on American-Islamic Relations (CAIR) - ha subito condannato la strage con parole molto dure. Anche la Chiesa locale ha espresso profondo dolore. Il presidente Obama, invece, ha puntato il dito contro le troppe armi in giro esortando il Congresso ad agire. E’ stata la sparatoria numero 355 dall’inizio dell’anno, per un totale di 464 morti e 1.319 feriti. A ricordarlo il sito internet "Mass Shooting Tracker".

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Utero in affitto. Accademia Vita: non fare commercio di donne e figli

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Mercoledì prossimo la Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo valuterà se confermare o meno la sentenza che, lo scorso gennaio, aveva condannato l’Italia per non aver riconosciuto come legittimo un rapporto genitori-figlio nato da una “maternità surrogata” avvenuta all’estero. Il rischio, in caso di riconferma, è quello che si possa arrivare a legalizzare quella che appare sempre più come una compravendita di bambini. I dettagli nel servizio di Michele Raviart

Nel febbraio del 2011 una coppia italiana residente nella provincia di Campobasso si era recata in Russia, dove, attraverso una società privata, aveva ottenuto un bambino, nato da una “madre surrogata” e che non aveva nessun legame biologico con i due. Secondo la legge russa la coppia ha potuto registrare il bambino come figlio proprio, un atto tuttavia non riconosciuto dal tribunale italiano, che ha disposto l’allontanamento del bambino dalla coppia e il suo affidamento in adozione ad un’altra famiglia. Il bambino aveva vissuto sei mesi con la coppia che lo aveva portato in Italia, circostanza che per la Corte di Strasburgo era sufficiente per la creazione di legami famigliari consolidati. Per questo, pur lasciando il bambino nella famiglia dove si trova ora, la Corte ha affermato che la magistratura  italiana non aveva diritto di sottrarre il bambino alla prima coppia, perché non ha tenuto conto dell’”interesse superiore del bambino”. Don Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita:

R. – Le conseguenze sono molto preoccupanti, perché introducono interpretazioni del concetto e dell’esperienza di genitorialità, di famiglia e di rapporto genitori-figli molto strane e molto gravi nelle sue conseguenze. Per cui “il figlio” diventa sempre più un oggetto in base ai desideri e alle decisioni di una coppia, anziché riconoscere l’accoglienza di un figlio in quanto figlio oppure l’adozione secondo le regole esistenti.

D. – La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha affermato che la magistratura italiana aveva sì il diritto di togliere il bambino alla coppia che lo aveva ottenuto in Russia, ma che non ha seguito l’interesse superiore del bambino che ha passato con loro sei mesi. Basta questo tempo per legittimare l’unità familiare nata di fatto da una pratica commerciale?

R. – Direi di no! Intanto perché il tempo è molto breve, ma poi il fatto che alla base ci sia una pratica illegale o commerciale o quello che può diventare un vero e proprio traffico di bambini, è molto preoccupante. Per cui credo che sia stata legittima la decisione della Corte italiana di procedere con un affidamento o una adozione ad un’altra coppia, con la quale il bambino sembra aver instaurato un buon rapporto e che si siano creati dei legami più trasparenti, più corretti e più rispettosi, anziché forme di compravendita che non rispettano né le leggi nazionali né quelle internazionali.

D. – Come funzionano queste società private, come quelle che operano in questo caso in Russia? Anche dal punto di vista delle donne?

R. – L’elemento che preoccupa molto è questa forma di commercializzazione per cui con il denaro si può comprare una donna, trasformandola semplicemente in una incubatrice e comprarne poi il figlio. E’ quindi una agenzia che offre tutto un pacchetto di servizi rendendo una gravidanza e anche un bambino che nasce un qualcosa che si può acquistare, invece di qualcosa verso il quale avere responsabilità di tutti i tipi.

D. - Quanto è diffuso questo fenomeno a livello internazionale?

R. – Ci sono la Russia e qualche altro Paese dell’Est; l’altro grande Paese soggetto a questo è l’India, dal quale sono già venute segnalazioni di proteste da associazioni femminili e da associazioni legate ai diritti dell’uomo per evitare proprio questo abuso della donna, “comprata” per essere un utero in affitto, e questo approfittando delle donne più povere e più in difficoltà, oltretutto con contratti che poi sono tante volte forme di capestro e con possibilità poi di non accogliere il bambino oppure di obblighi per la madre e cosa consegue se la coppia poi rifiuti di prendere quel bambino perché ha magari una disabilità o perché la mamma non ha avuto dei comportamenti corretti durante la gravidanza col consumo di sostanze. Oppure nel caso siano gemelli e uno dei due fosse disabile, uno disabile va “soppresso” rispetto all’altro… Quindi altre forme di violenza di abuso che si ripercuotono sulla donna.

D. – Quali sono i rischi di mettere sullo stesso piano questa pratica di utero in affitto con quella dell’adozione?

R. – La differenza è notevole, in quanto adozione significa già l’esistenza di un bambino o di una bambina che ha bisogno di genitori, di una famiglia, di un contesto fondamentale per la sua crescita e il suo sviluppo. E quindi l’adozione fa incontrare il desiderio di una coppia col bisogno di un bambino. Quando si parla, invece, di utero in affitto vuol dire proiettare una pretesa di dominio e di potere sulla procreazione umana e di soddisfare i desideri di una coppia forzando qualsiasi regola di rispetto sia biologico che soprattutto sociale e legale.

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Nasce "Afriactivistes", rete di blogger per la democrazia

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A Dakar, in Senegal, è nata ufficialmente “Afriactivistes”, la Lega dei blogger africani per la democrazia. Al lavoro in 35 Paesi, attraverso la tecnologia e i social network mobilitano la popolazione, come nel caso della campagna per elezioni trasparenti in Burkina Faso tre giorni fa. Veronica Di Benedetto Montaccini ha intervistato Souleymane Ouedrago, portavoce di Balai Citoyen, movimento del Burkina Faso, tra i fondatori della Lega dei blogger: 

R. –  I cyber-attivisti d’Africa, ovvero tutti i blogger impegnati nelle battaglie sociali, si sono riuniti a Dakar, abbiamo così cercato di mettere in piedi una lega. Abbiamo capito che i social network in Internet hanno contribuito enormemente a sensibilizzare la popolazione, a mobilitarla.

D. – Nel caso particolare del Burkina Faso, movimenti di cittadini come “Je vote et Je reste” (io voto, e dunque resisto ndr) sono fondamentali per elezioni trasparenti e libere?

R. – In Burkina Faso, per esempio, è la Rete che ha permesso che si sviluppasse l’insurrezione e che il potere cambiasse. Con Balai Citoyen abbiamo lanciato la campagna “Je vote et je reste” che ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione affinché il maggior numero di persone possibile vada a votare. E’ importante che ciascuno si senta osservatore: ognuno svolge un ruolo di controllo, di sentinella per le elezioni libere, così come per altri diritti in altri Stati dell’Africa.

D. – Mi racconta quali sono le azioni pratiche che si possono svolgere attraverso Internet?

R. – Considerate che le radio avevano avuto il divieto di trasmettere, la televisione pure e non noi avevamo altro se non Facebook, Twitter e gli altri social network per comunicare tra di noi. Facebook, Twitter e YouTube sono stati strumenti molto utilizzati per informare la popolazione, per sensibilizzarla, per mobilitarla in funzione dei diversi incontri e delle diverse manifestazioni. Perfino chi non è andato a scuola o chi non sa leggere né scrivere molto bene, si trova sulla rete dei social!

D. – Ma come possono essere possibili queste strategie con un divario digitale? Quante persone hanno uno smartphone o un portatile?

R. – Devo dirle che circa l’80 per cento della popolazione ha il cellulare, e bisogna dire anche che in Burkina Faso ci sono tra le 150 mila e le 200 mila persone che sono iscritte a Facebook. E’ sufficiente che solo una percentuale anche bassa di popolazione sia sulle reti, affinché un evento della vita reale vada a toccare tutto il resto della popolazione, diventi quindi virale. E’ una rivoluzione che è in atto nel Burkina dal 2014: d’ora in avanti, tutti dovranno fare i conti con Internet.

D. – 35 Stati si sono uniti a questa Lega dei Blogger Africani. Quali sono, secondo lei, i punti in comune di questi Paesi?

R. – Abbiamo deciso di formalizzare le cose, cioè di incontrarci per istituire questa “Lega” per far sì che le esperienze di ciascun Paese possano diventare utili agli altri Paesi. E credo che siamo riusciti a mettere in piedi un buon coordinamento. Sono solo piccoli passi, quelli che stiamo facendo, perché a lungo termine le voci dei popoli, le voci dei giovani siano ascoltate ai livelli politici più alti in Africa.

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Giornata Disabilità. Argentin: rispondere a diritti negati

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Oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, un'occasione per promuovere la piena inclusione e allontanare ogni forma di discriminazione. Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella "è compito della società nel suo insieme ...far crollare le barriere, fisiche e culturali, che impediscono una piena partecipazione alla vita della societa'". In Italia, nella Legge di Stabilità è previsto un fondo da 90 milioni per il “dopo di noi”, dunque per aiutare i disabili gravi che vivono soli e hanno risorse economiche scarse. Tra i promotori, la deputata Ileana Argentin. Alessandro Guarasci l’ha intervistata: 

R. – Io credo che il fatto che ci sia una Giornata vuol dire soltanto che ancora c’è il bisogno di rispondere a dei diritti negati. Perché noi non è che festeggiamo la disabilità: noi rivendichiamo la Giornata per i diritti dei disabili.

D. – A livello nazionale sicuramente ci sono differenze territoriali. Quanto incidono su questo le politiche dei Comuni, secondo lei?

R. – Moltissimo! Gli enti locali sono fondamentali, perché sia l’assistenza che la sanità è decentrata, è demandata alle Regioni. Quindi avere la fortuna di nascere in un posto o la sfortuna di nascere in un altro fa una grande differenza… Ci tengo a dire che, soprattutto per quanto riguarda la sanità, ad esempio, nel Lazio viviamo grossissimi problemi perché la Regione Lazio ancora non si è messa in equilibrio ed è sì “commissariata” in qualche modo.

D. – Secondo lei, bisogna cominciare anche un’azione nelle scuole per far capire che alcuni atteggiamenti sono sbagliati e sono lesivi dei diritti di altri?

R. – Io credo di sì! Se noi insegniamo ai ragazzi  e sensibilizziamo su alcune tematiche, rivendicando il grande fenomeno della diversità come patrimonio e non come limite, credo che poi, quando diventeranno adulti e grandi, educheranno, a loro volta, i loro figli e le cose potrebbero cambiare. Il vero problema della disabilità ancora oggi - mi creda - non sono l’assistenza, le barriere, ma sono le barriere culturali: il pregiudizio è il limite del non riconoscimento delle persone più fragili.

D. – Lei è tra i proponenti di una cosiddetta legge sul “Dopo di noi”. In Italia si sta cominciando a cambiare su questo fronte? Si sta cominciando a delineare anche tra le priorità del welfare questo aspetto?

R. – Assolutamente si! Basta vedere la Legge di Stabilità, in cui sono previsti finanziamenti. Finalmente abbiamo un capitolo di bilancio per il “Dopo di noi”. Questo fa sicuramente la differenza e sicuramente possiamo dire che dal prossimo anno in poi per i genitori anziani ci saranno delle risposte in Italia, sempre che vengano poi applicati bene questi finanziamenti dai Comuni e dalle Regioni … Però ora lo Stato ci ha pensato, c’è una norma, ci sono i finanziamenti e quindi tutte le carte in regola per rispondere ai genitori anziani che hanno figli con disabilità gravi.

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Misericordie d'Italia in veglia di preghiera per il Giubileo

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Le Misericordie d’Italia, oltre 300, si ritroveranno spiritualmente unite questa sera alle 21.00 in una grande veglia di preghiera in tutto il Paese. L’iniziativa vuole essere un atto di comunione con Papa Francesco, per ringraziarlo del dono straordinario del Giubileo della Misericordia. L’assistente spirituale nazionale, mons. Franco Agostinelli, presiederà la veglia, trasmessa via streaming, presso la sede di Prato. Previsto anche un collegamento con Betlemme. Massimiliano Menichetti ha intervistato il presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, Roberto Trucchi: 

R. – E’ un’iniziativa che abbiamo pensato perché Papa Francesco spesso ci dice “pregate per me”, e quindi noi pregheremo per lui, per il Giubileo e naturalmente per tutti. Le Misericordie d’Italia, singole o raccolte in coordinamenti, a livelli provinciali o regionali, tutti insieme faremo la stessa preghiera, alle 21, in contemporanea, nelle sedi dove ci sono le Misericordie che hanno la chiesa o la cappella o nelle parrocchie della Misericordia.

D. – Si prevede il coinvolgimento di oltre 300 confraternite: come si articolerà la preghiera?

R. – E’ una vera e propria veglia, quindi inizieremo con momenti di preghiera e di riflessione, ci sarà la lettura del Vangelo, ci sarà un’omelia e poi canti … un momento di riflessione anche sull’attualità e poi continueremo con le preghiere e la benedizione finale. In alcune realtà ci sarà anche la presenza del vescovo.

D. – Mons. Franco Agostinelli, che è l’assistente spirituale nazionale delle Misericordie, presiederà questa veglia che sarà trasmessa anche via streaming: internet godrà di questa veglia di preghiera delle Misericordie …

R. – E’ così. E non solo: abbiamo pensato anche a un hashtag per twitter, quindi: #Misveglia, in cui tutte le Misericordie potranno inserire foto, filmati, commenti alla veglia che hanno fatto o che stanno realizzando in quel momento.

D. – Diciamo che con questa veglia prende avvio il percorso delle Misericordie per il Giubileo...

R. – Certamente. E’ l’inizio del Giubileo per le Misericordie, che già dalla mattina dopo avrà un nuovo momento con un primo percorso di formazione per “i 72”. Manderemo 72 confratelli - forse saranno anche un multiplo di 72  viste le richieste – nelle Misericordie di tutta Italia per portare i nostri principi e cercare anche di creare rapporti.

D. – Lo ricordiamo: la Misericordia è la forma più antica di volontariato al mondo. Qual è lo stato, oggi, delle Misericordie?

R. – Naturalmente, le Misericordie sono una realtà in cammino, una realtà che si è evoluta rispetto al 1244 quando è nata. Oggi ci sono sul territorio italiano circa 700 sedi di Misericordie, ma ci sono anche realtà all’estero. E poi come non ricordare la Misericordia di Betlemme che sarà in preghiera con noi! Alle 21 ora locale pregherà dalla parrocchia di Bet-Saur, quindi al campo dei pastori, la stessa veglia, la stessa preghiera che faremo noi qui, in Italia.

D. – Qual è il messaggio forte che si vuole lanciare con questa veglia di preghiera?

R. – Il Giubileo è un anno di perdono e di riconciliazione. La preghiera è importante e serve per questo. Anche le Misericordie ne hanno bisogno e sono pronte a portare questo messaggio al di fuori delle proprie realtà e delle proprie sedi.

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A Roma la Fiera della piccola editoria "Più libri più liberi"

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A Roma torna “Più libri più liberi”. Si svolge dal 4 all'8 dicembre la quattordicesima edizione della Fiera della piccola e media editoria nella consueta sede del Palazzo dei Congressi. Un appuntamento per grandi e piccini fatto di anteprime, incontri con gli autori e spettacoli. Corinna Spirito ha intervistato Antonio Monaco, presidente del gruppo Piccoli Editori AIE e responsabile del Comitato promotore di “Più libri più liberi”: 

R. – Come tutti gli anni, “Più libri più liberi” si propone di presentare le novità, le cose più significative della piccola editoria indipendente, e quindi anche quest’anno propone autori che contiamo che nel tempo possano avere grande successo. Non dimentichiamo che Zerocalcare è stato presentato per la prima volta proprio a “Più libri”. Ci sono quindi autori di Paesi come il Sudamerica, come la Germania, come i Paesi subsahariani; ci sono autori come Marc Lazar, Alain Mabanckou, Morten Brask che magari oggi non sono così noti in Italia ma che sono, appunto, portati dai piccoli editori. E questi autori sono accompagnati – questa è la novità di quest’anno – da autori invece molto conosciuti in Italia, come Massimo Carlotto, Erri De Luca, Andrea Camilleri, Paolo Poli, Giuseppe Pulicchia, Giancarlo De Cataldo che fanno, in qualche modo, da testimoni-presentatori-accompagnatori di molti autori che ancora non sono noti. La manifestazione ha una sua funzione divulgativa: vuole avvicinare le famiglie – perché questo è il nostro destinatario, e proponiamo infatti iniziative in parallelo per i bambini e per i genitori, che possono quindi venire alla manifestazione seguendo ciascuno i propri interessi – e vuole far conoscere ciò che ancora non è noto. Se pensiamo che dall’anno scorso a quest’anno gli editori presenti hanno pubblicato più di 4.000 libri, nel senso quindi di novità significative, all’interno della manifestazione ne presenteremo complessivamente almeno 400: sono il 10 per cento ma sono la possibilità per i lettori di scoprire cose che diversamente non potrebbero fare, perché hanno in questa occasione una visibilità, la possibilità del contatto diretto con gli autori o con gli editori o con i traduttori o con gli illustratori, che solitamente non è fattibile.

D. – Come si muove la Fiera del Libro in un Paese che legge sempre meno?

R. – Sicuramente questo è un dato preoccupante. L’Italia è l’unico Paese occidentale nel quale i lettori diminuiscono; mentre da altre parti continuano a crescere o sono stabili, in Italia sono già due anni di seguito che diminuiscono. Quindi, ovviamente questo è un elemento preoccupante. Una manifestazione come la nostra non può che tentare di fare una proposta sempre più rigorosa, qualificata trovando delle formule in cui sia piacevole venire lì, poter assecondare i propri gusti, potersi fare sorprendere da qualcosa che non si conosce … Però, la qualità dell’offerta è il modo in cui noi cerchiamo di rispondere a questa “disaffezione” in generale, puntando sul fatto che noi pensiamo sia una proposta positiva e cerchiamo di mostrarla. È una sfida e si tratterà di vedere che cosa accade.

D. – In questo panorama, qual è il mercato dei piccoli editori in Italia?

R. – Il mercato del libro in Italia, in generale, si è ristretto: tra il 2010 e oggi è diminuito dal 20% al 25%, rispetto a quello che era prima. E quando un mercato si restringe, naturalmente i grandi editori tendono a concentrarsi e a occupare anche quegli spazi dove prima non erano. I piccoli, per difendersi, possono aggregarsi, possono diventare ancora più specializzati, quindi farsi riconoscere ancora di più dal proprio pubblico, offrire un servizio adeguato, oppure essere fortemente innovativi, cioè andare a scoprire cosa c’è di nuovo. Su tutti questi piani i piccoli editori italiani si stanno muovendo, resistendo in un certo senso. Ovviamente la difficoltà si sente, la crisi c’è ancora; c’è però una certa resistenza da parte dei piccoli editori, nonostante le difficoltà.

D. – Tornando a “Più libri, più liberi”: tra gli ospiti di quest’anno ci saranno anche alcuni “youtubers”. Cosa portano le star del web in una fiera del libro?

R. – Ci rendiamo conto che oggi la proposta culturale sta avvenendo in modalità diverse, stanno cambiando i linguaggi. Abbiamo citato prima l’editoria per ragazzi: è stata quella che è stata maggiormente investita dai cambiamenti. Ha cambiato formati, formule, materiali con cui sono fatti i libri e certamente il linguaggio del web è una delle novità importanti di questo momento, che cambia il modo con cui si pongono gli autori, nel rapporto diretto con il loro pubblico, quindi sono una sfida anche alla domanda “a che cosa servono gli editori”, e dall’altra parte, però, riformulano anche il modo con cui si fa informazione, si fa verifica di quello che accade. Noi non vogliamo avere un rapporto ingenuo con queste nuove realtà; vogliamo avere un rapporto critico. Ma ci interessa molto conoscerle, vedere, entrare in contatto, capire che non avvengano delle semplificazioni eccessive, perché la qualità della cultura non può avvenire in maniera troppo semplice …

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Nella Chiesa e nel mondo



Chiese europee: appello integrazione migranti a lungo termine

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“La sfida più grande è l’integrazione a lungo termine dei migranti e dei rifugiati nelle società di accoglienza e sul mercato del lavoro”: scrivono così le Chiese europee in un comunicato congiunto diffuso ieri al termine di un seminario dedicato al tema delle migrazioni. All’evento, organizzato dalla Commissione europea con sede a Bruxelles, hanno preso parte rappresentanti della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea), della Cec (Conferenza delle Chiese europee) che riunisce ortodossi, protestanti, anglicani e cattolici, e della Ccme (Commissione delle Chiese per i migranti in Europa), agenzia ecumenica per la migrazione e l’integrazione.

Occorrono obiettivi politici chiari e risposte coordinate
“Abbiamo bisogno – si legge nel comunicato – di obiettivi politici chiari, di risposte coordinate, ma anche concertate, da parte dei migranti e delle società europee”, perché “la stretta cooperazione tra le autorità pubbliche a tutti i livelli, la società civile, le Chiese e le comunità religiose permetterà di rispondere in modo più efficace alla crisi” umanitaria provocata “dal recente flusso di migranti e di rifugiati sul suolo europeo”. Infatti, spiegano ancora Comece, Cec e Ccme, “l’accoglienza di migranti, richiedenti asilo e rifugiati è una sfida urgente, in particolare per gli Stati membri dell’Ue che hanno una frontiera esterna all’Unione stessa”.

Chiese contribuiscono in modo significativo all’integrazione dei migranti
Il tutto mentre “la crisi che si è aggravata drammaticamente nel corso dell’estate del 2015 pone il tema delle migrazioni in primo piano nell’agenda politica dell’Ue”. “La disponibilità dei poteri pubblici e l’ospitalità di numerose Chiese cristiane e comunità religiose in Europa – continua la nota – sono segnali incoraggianti”, perché “nel loro operato quotidiano, le Chiese hanno contribuito in maniera significativa all’integrazione dei nuovi arrivati”.

Crisi attuale non è questione di statistiche, ma di dignità umana
Ribadendo, inoltre, l’importanza di “coltivare un’immagine più positiva di tutti i migranti ed i rifugiati in Europa”, i presuli cattolici e gli altri organismi ecumenici sottolineano “l’aspetto personale ed umano della crisi attuale: essa non è una mera questione di statistiche o di economia, bensì una questione di dignità umana e di bene comune”. In quest’ottica, è da notare che “le Chiese in Europa sono spesso il primo ed il più importante punto di contatto per i migranti ed i rifugiati” che in esse trovano “il sostegno necessario per iniziare ad adattarsi alle società di accoglienza”.

Favorire l’incontro tra migranti e società di accoglienza
​Nell’ambito del seminario, infine, i partecipanti si sono impegnati a “fornire uno spazio di incontro tra i migranti, rifugiati e società di accoglienza”, così come “uno spazio per affrontare i timori delle comunità ospitanti”. (A cura di Isabella Piro)

 

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Irlanda. Plenaria dei vescovi: attenzione a vita e famiglia

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La difesa della vita sin dal concepimento e la tutela della famiglia sono state al centro della Plenaria della Conferenza episcopale irlandese (Ibc), conclusasi ieri, a Maynooth. Nel comunicato finale diffuso al termine dei lavori, i presuli fanno riferimento, in particolare, alla recente sentenza della Corte suprema di Belfast che ha definito la legge che proibisce l’aborto una violazione dei diritti umani, in quanto impedisce di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza anche alle donne che hanno subìto uno stupro, o nel caso che sia diagnosticata una grave deformità del feto.

Vita umana è sacra e merita massima cura e protezione
I vescovi irlandesi fanno proprio, dunque, lo sconcerto espresso nei giorni scorsi dai presuli di Belfast e ribadiscono: “Il progresso di una società deve essere misurato su come essa si prende cura dei più vulnerabili” ed è quindi “disumano” privare un nascituro del “diritto alla vita, garantito dalla Costituzione”. Per questo, scrivono i vescovi di Dublino, “è più urgente che mai amare tutti i bambini in modo uguale, siano essi già nati o nascituri, a prescindere dalle loro condizioni di salute”. “La vita umana è sacra – continua la nota episcopale – e merita la massima protezione, compassione e cura in tutti i suoi stadi”, anche perché “la Chiesa insegna che il dovere di tutelare e proteggere la vita umana riguarda ugualmente la madre ed il figlio”.

Sostenere le donne che sperimentano gravidanze difficili
Per questo, “ogni tentativo” di abrogare gli articoli della Costituzione riguardanti questo principio rappresenta “un attacco diretto al diritto umano più fondamentale di tutti, ovvero il diritto alla vita”. Allo stesso tempo, la Conferenza episcopale irlandese ricorda il suo massimo impegno nel “sostenere le donne che sperimentano gravidanze difficili”.

Più tutele per il matrimonio e la famiglia
Altro tema esaminato dalla Plenaria dell’Ibc, quello della famiglia, soprattutto in relazione al 14.mo Sinodo generale ordinario ad essa dedicato, svoltosi ad ottobre in Vaticano. Facendo eco a quanto emerso dai lavori sinodali, i vescovi irlandesi ribadiscono l’importanza del nucleo familiare non solo come oggetto, ma anche e soprattutto come soggetto di evangelizzazione ed esprimono l’auspicio di “maggiori tutele per il matrimonio e la famiglia”. Lo sguardo dei presuli si proietta poi in avanti, in preparazione al nono Incontro mondiale delle famiglie, fissato per il 2018 a Dublino.

Occorre impegno internazionale per la salvaguardia del Creato
Ma i vescovi di Dublino non dimenticano di guardare alla più stretta attualità, ovvero alla Cop21, la Conferenza internazionale sul clima in corso a Parigi: si tratta – si legge nel comunicato –“di uno dei temi di giustizia sociale più urgenti” al quale è necessario rispondere con “un forte impegno, a livello internazionale, per la salvaguardia del Creato, in solidarietà con i poveri ed i vulnerabili del mondo”. In quest’ottica, i presuli annunciano una conferenza nazionale sulla tutela dell’ambiente da tenersi entro il 2016, con il supporto del governo.

Necessaria conversione ecologica per preservare il pianeta
“Tutti noi – prosegue il comunicato – dobbiamo prenderci cura della Terra e dobbiamo riconoscere che, in passato, le risorse non sono state utilizzate a beneficio di tutti”. È, quindi, “dovere dei cristiani fare un esame di coscienza sul proprio stile di vita ed intraprendere un cammino di conversione ecologica per preservare il pianeta, affinché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente salutare e sostenibile”.

Giubileo Misericordia: “Porte Sante” in tutte le diocesi irlandesi
Riflettendo, in particolare, sul riscaldamento globale, l’Ibc ne sottolinea “le profonde conseguenze sui più vulnerabili della popolazione mondiale”, costretti “alla fame ed agli sfollamenti”. Di qui, gli auspici dei presuli affinché i leader mondiali riuniti a Parigi “raggiungano un accordo che assicuri il futuro della Creazione di Dio”. Quindi, l’Ibc si sofferma sul Giubileo straordinario della misericordia, indetto da Papa Francesco dal prossimo 8 dicembre al 20 novembre 2016, ed esortano i fedeli ad aderirvi con la preghiera, ricordando che in ogni diocesi irlandese verrà aperta una “Porta Santa”.

30.mo anniversario del Consiglio episcopale per detenuti di oltremare
​Infine, i vescovi ricordano il 30.mo anniversario del Consiglio episcopale per i detenuti di oltremare, organismo che segue circa 1.200 irlandesi imprigionati in più di trenta Paesi del mondo. Vicino anche alle famiglie dei carcerati, questo Consiglio episcopale si adopera, in particolare, per il reinserimento sociale dei detenuti. (I.P.)

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Filippine: card. Tagle aprirà la Porta Santa aiutato dai poveri

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“Avere misericordia nell'Anno Santo significa per ogni uomo aprire gli occhi e le orecchie per vedere e ascoltare i poveri. Ma non è abbastanza: bisogna agire per loro e cambiare il proprio stile di vita”: lo ha detto all’agenzia Fides il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, a margine della Assemblea plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in corso in Vaticano. Riferendosi al contesto filippino, segnato dalla concentrazione della ricchezza nazionale nelle mani di poche famiglie, il card. Tagle ha detto: “Misericordia significa rivedere la propria vita nell'ottica della condivisione e di una equa distribuzione delle ricchezze”.

Il card. Tagle aprirà la Porta Santa aiutato dai poveri
​Con questo spirito, ha informato che il rito di apertura della Porta Santa che si terrà il 9 dicembre a Manila, avrà una dimensione e una presenza speciale: quella dei poveri che aiuteranno il cardinale a spingere i battenti della Porta, in un gesto che intende simboleggiare “l’attenzione preferenziale” agli emarginati e agli indigenti nell'Anno Santo. 

Speciale fondo per l’assistenza a malati e anziani bisognosi
Come rimarca una nota dell’arcidiocesi di Manila inviata a Fides, durante l'Anno Santo la Chiesa locale aprirà uno speciale fondo per l’assistenza ai malati e agli anziani bisognosi, che non possono permettersi di coprire le spese di assistenza sanitaria. Sarà potenziato anche il servizio della Caritas Manila che ha già in piedi programmi di istruzione per i bambini di famiglie meno abbienti e piani di aiuti umanitari per le vittime di disastri naturali che si sono abbattuti sul Paese negli ultimi anni. (P.A.)

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Iraq: nuovo appello mons. Sako per legge islamizzazione dei minori

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Una nuova lettera-appello è stata rivolta ai rappresentanti del Parlamento iracheno dal Patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Raphael Sako, per sollecitarli a rompere gli indugi e superare le eventuali resistenze poste alla già approvata modifica della legge che attualmente dispone il passaggio automatico alla religione islamica dei figli minori, quando accade che uno dei due genitori non musulmani si converte all'islam.

Sako ricorda che il Corano afferma che "non c'è obbligo nella religione"
Nella lettera, diffusa dei media ufficiali del Patriarcato caldeo e ripresa dall'agenzia Fides, il Patriarca caldeo ricorda che i bambini cristiani, sabei, mandei e yazidi non vogliono diventare musulmani nel caso che un loro genitore si converta all'islam, e cita tutti gli articoli della Costituzione che affermano e tutelano l'uguaglianza tra i cittadini, come l’articolo 37/2 ("Lo Stato garantisce la protezione dell'individuo dalla coercizione  intellettuale, politica e religiosa") e l'articolo 42 ("ogni individuo deve godere della libertà intellettuale, di coscienza e di fede"). Nella lettera del Patriarca viene citata anche la raccomandazione del Corano secondo la quale "non c'è obbligo nella religione".

I cristiani partecipano ai riti islamici ed accolgono gli sfollati musulmani
"I cristiani – scrive il Primate della Chiesa caldea - “partecipano ai riti religiosi islamici come la Ashura e la ricorrenza della nascita del Profeta Maometto, e varie chiese in Occidente hanno aperto le loro porte per accogliere gli sfollati musulmani, permettendo loro di praticare i loro riti religiosi al loro interno. (…). Noi speriamo che i musulmani si comportino allo stesso modo nei nostri confronti, perché l’Islam è una religione di misericordia e perdono".

Il Patriarca invita a rispettare le modifiche apportate alla legge
La richiesta rivolta ai parlamentari iracheni è sempre quella di permettere ai minorenni di mantenere la religione che avevano alla nascita, fino al raggiungimento della maggiore età, quando saranno liberi di scegliere la propria appartenenza in piena coscienza. Secondo quanto riportato dal sito Baghdadhope, il nuovo intervento del Patriarca caldeo è stato ispirato anche dal fatto che alcuni parlamentari si sono rivolti all'ayatollah sciita Ali Al Sistani per avere un suo parere riguardo alla modifica della legge, già disposta dal Parlamento. Con la lettera, il Patriarca ha voluto implicitamente rimarcare che le decisioni prese non possono essere ora cambiate, anche nel caso Sistani esprimesse un parere negativo rispetto alla modifica della legge. (G.V.)

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L'8 dicembre nasce “Radio Maria” in lingua araba

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Inizieranno l'8 dicembre, nel giorno della solennità dell'Immacolata in cui inizia anche l'Anno Santo della Misericordia, le trasmissioni via web in lingua araba dell'emittente radiofonica Radio Maria. La nuova iniziativa si sviluppa all'interno della rete radiofonica mariana diffusa in tutto il mondo, e nelle intenzioni degli ispiratori vuole essere un segno concreto di vicinanza e conforto per i cristiani sparsi in tutti i Paesi di lingua araba. 

Un aiuto ai cristiani perseguitati
​“Una Radio Maria in lingua araba” ha scritto sul sito web dell'emittente radiofonica il direttore, padre Livio Fanzaga “è un modo concreto ed efficace per aiutare i nostri fratelli perseguitati, le cui radici antiche sono una ricchezza per la nostra fede”. Le trasmissioni - riferisce l'agenzia Fides - potranno essere ascoltate accedendo al sito web www.radiomariam.org. Eventuali richieste di informazioni possono essere inoltrate scrivendo all'indirizzo e-mail info.arab@radiomaria.org. (G.V.)

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Vescovi Cuba: preoccupazione per profughi tra Costa Rica e Nicaragua

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La Chiesa cubana esprime preoccupazione per la situazione di migliaia di cubani bloccati alla frontiera tra Costa Rica e Nicaragua – dato che quest’ultimo Paese non permette loro di entrare nel suolo nicaraguense – e spera che si trovi una soluzione che permetta ai profughi di emigrare negli Stati Uniti ed essere accolti nell’ambito della “Ley de Ajuste”. Ad esprimere tale preoccupazione - riporta l'agenzia Sir - è il presidente della Conferenza episcopale cubana (Cocc), mons. Dionisio García, in una lettera inviata a mons. José Domingo Ulloa, presidente del segretariato episcopale dell’America Centrale (Sedac), che nel suo incontro della scorsa settimana ha affrontato la questione chiedendo l’apertura di un corridoio umanitario. 

Washington blocca i permessi ai migranti cubani per restare negli Usa
“A nome della Chiesa cubana vorrei esprimerle il nostro ringraziamento per la preoccupazione e l’appoggio materiale che i vescovi della Sedac stanno offrendo e per cercare una soluzione umanitaria”, si legge nella lettera pubblicata nella rivista diocesana dell’Avana. Intanto gli Stati Uniti hanno respinto la richiesta del governo cubano di porre fine alla “Ley de Ajuste”, che permette a qualunque migrante del Paese caraibico che tocca il suolo statunitense di ottenere in un anno “la carta verde” per poter restare negli Usa. (R.P.)

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Nepal: 3 milioni di bambini a rischio per blocco indiano

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L'allarme è stato lanciato dall'Unicef (Fondo Onu per l'infanzia): oltre tre milioni di giovanissimi nel paese himalayano rischiano serie conseguenze o addirittura la morte nei mesi invernali per l'impossibilità di disporre di combustibile, cibo, medicinali e vaccini in quantità adeguata. Responsabile il blocco parziale delle frontiere con l'India, quelle da cui transita in condizioni normali la maggior parte dei beni d'importazione ma che da dieci settimane sono sottoposte da un lato alle proteste della locale popolazione Madeshi che aveva chiesto inutilmente che loro regione, il Terai (Madesh) diventasse una delle province autonome previste nella nuova costituzione, e dall'altro alle decisioni dell'India, favorevole alle istanze dei Madeshi ma che dichiara di limitare i traffici transfrontalieri per ragioni di sicurezza.

Rischio patologie per i più piccoli che il Paese non può affrontare
L'inverno è arrivato anche in Nepal e con esso i disagi abituali del freddo e delle precipitazioni, a cui si aggiungono quelli del dopo-terremoto con una ricostruzione lontana anche dall'essere avviata. Elementi che accrescono il rischio di patologie, soprattutto per i più piccoli, che il Paese non è in grado oggi di affrontare. I depositi governativi hanno esaurito il vaccino contro la tubercolosi, mentre anche altri vaccini come pure gli antibiotici sono a livello critico.

L'Onu ha sollecitato India e Nepal per la riapertura delle frontiere 
Sono almeno 200.000 le famiglie terremotate che vivono in condizioni precarie ad una altitudine superiore ai 1.500 metri dove le condizioni climatiche risulteranno ancora più difficili. Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon ha nei giorni scorsi lanciato un appello ai governi di Kathmandu e New Delhi affinché giungano presto a un accordo per la riapertura della frontiera per ragioni umanitarie. (C.O.)

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Australia: gioia e misericordia al Festival dei giovani cattolici

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Sono oltre 3mila i giovani provenienti da tutte le diocesi australiane giunti ad Adelaide per celebrare l'Australian Catholic Youth Festival, Convention di tre giorni, organizzata dalla Chiesa australiana. L’incontro, apertosi oggi, è dedicato ai giovani fino ai 25 anni che, con l'aiuto di vescovi, sacerdoti e religiosi, rifletteranno e approfondiranno il tema della misericordia, coniugato con quello della gioia, declinate in tutti i campi della loro vita personale, comunitaria, di studio, lavoro, nella società, nella comunicazione.

Tra i temi del Festival il brano del Vangelo scelto dal Papa per la Gmg di Cracovia
Come riferisce un comunicato ripreso dall'agenzia Fides, Malcolm Hart, direttore dell'Ufficio per la gioventù nella Conferenza episcopale, ha detto che “il Festival offre ai giovani una straordinaria opportunità di incontrare e comprendere la diversità e la ricchezza della Chiesa cattolica”. Il Festival ha preso tra i temi principali il versetto “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt, 5, 8), dato da Papa Francesco come tema per la Giornata Mondiale della Gioventù 2015, in preparazione alla Gmg di Cracovia nel 2016.

Un incontro per approfondire il rapporto con Gesù
Il Festival, afferma la Conferenza episcopale australiana, intende “offrire ai giovani l'opportunità di approfondire il loro rapporto con Gesù, e poter essere discepoli nel mondo di oggi”. La prima edizione si è tenuta a Melbourne a dicembre 2013. (P.A.)

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Morta Silvana Veronesi, stretta collaboratrice di Chiara Lubich

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E' morta ieri a Rocca di Papa, all’età di 86 anni, Silvana Veronesi. Era nata a Trieste ed era tra le più giovani del primo gruppo formatosi attorno a Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, agli inizi del Movimento a Trento. Nel darne notizia alle comunità presenti nei cinque continenti, la presidente Maria Voce ha scritto: "L’accompagniamo con la certezza che sarà grande festa in Cielo".

Il suo primo incontro con la Lubich, al risale al 1945. Aveva solo 16 anni ed era una giovane alla ricerca di qualcosa di grande per cui vivere. Nella “spiritualità dell’unità” proposta da Chiara e nel Vangelo vissuto aveva trovato le risposte che cercava non lasciando più il Movimento e seguendone per tutta la vita gli sviluppi. Nel 1949 è a Firenze per frequentare la facoltà di Medicina. Qui testimonia la novità di vita che aveva trovato facendo sorgere la prima comunità dei Focolari in Toscana. Sarà poi a Torino, Milano, Roma. Nel 1960, si trasferisce negli Stati Uniti e Canada, dove pone le basi per lo sviluppo del Movimento nel Nord America. Nel 1972, le viene affidata la formazione dei giovani e sarà in prima linea nell’accompagnare le nuove generazioni del Movimento per quasi due decenni. A loro ricordava spesso la viva impressione del suo primo incontro con Chiara Lubich: "Abbiamo capito che c’è una vita sola, diceva, se ne avessimo 3 o 4 potremmo spenderle in tanti modi, ma siccome ne abbiamo una sola, merita spenderla bene, per qualcosa di grande, per qualcosa che valga la pena, per qualcosa che resti: è Dio, e noi abbiamo fatto di Dio l’Ideale della nostra vita". Questa la consegna che lascia a tutti.

I funerali di Silvana Veronesi si svolgeranno al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo domenica 6 dicembre alle ore 9.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 337

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.