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Sommario del 29/09/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa: Satana presenta le cose come buone, ma vuole distruggere umanità

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Satana presenta le cose come se fossero buone, ma la sua intenzione è distruggere l'uomo, magari con motivazioni "umanistiche". Gli angeli lottano contro il diavolo e ci difendono. Questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa nell'omelia mattutina a Casa Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Ce ne parla Sergio Centofanti

Le letture del giorno ci presentano immagini molto forti: la visione della gloria di Dio raccontata dal profeta Daniele con il Figlio dell’Uomo, Gesù Cristo, davanti al Padre; la lotta dell’arcangelo Michele e i suoi angeli contro “il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo” e “seduce tutta la terra abitata” ma viene sconfitto, come afferma l’Apocalisse; e il Vangelo in cui Gesù  dice a Natanaèle: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. Papa Francesco parla della “lotta fra il demonio e Dio”:

“Ma questa lotta avviene dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il figlio. Satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaèle che sarebbe venuto in gloria. Dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: di questa seduzione per distruggere, di Satana. Magari per invidia. Noi leggiamo nel Salmo 8: ‘Tu hai fatto l’uomo superiore agli angeli’, e quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo”.

Satana, dunque, cerca di distruggere l’umanità, tutti noi:

“Tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo, sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo. E’ astuto: lo dice la prima pagina della Genesi; è astuto. Presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione. E gli angeli ci difendono. Difendono l’uomo e difendono l’Uomo-Dio, l’Uomo superiore, Gesù Cristo che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto. Per questo la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio – sono nella gloria di Dio – perché difendono il gran mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo è venuto in carne”.

“Il compito del popolo di Dio – ha affermato il Papa - è custodire in sé l’uomo: l’uomo Gesù” perché “è l’uomo che dà vita a tutti gli uomini”. Invece, nei suoi progetti di distruzione, Satana inventa “spiegazioni umanistiche che vanno propriamente contro l’uomo, contro l’umanità e contro Dio”:

“La lotta è una realtà quotidiana, nella vita cristiana: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese … Se non si lotta, saremo sconfitti. Ma il Signore ha dato questo mestiere principalmente agli angeli: di lottare e vincere. E il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: ‘Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte’”.

Il Papa, infine, invita a pregare gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e a “recitare quella preghiera antica ma tanto bella, all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto Uomo, è morto e è risorto. Questo è il nostro tesoro. Che lui continui a lottare per custodirlo”.

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Francesco: impegnarsi a portare la Bibbia alla gente semplice

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Far conoscere sempre meglio la Parola di Dio, soprattutto alla gente semplice. E’ l’esortazione di Papa Francesco nell’incontro ai membri dell’Alleanza Biblica Universale, in occasione della pubblicazione della traduzione interconfessionale della Bibbia, frutto della collaborazione dell’organismo biblico internazionale con la Casa editrice “Elledici”. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Papa Francesco ha, innanzitutto, messo l’accento sull’importanza di una “versione interconfessionale” della Bibbia. Si tratta, ha detto, di “uno sforzo particolarmente significativo, se si pensa a quanto i dibattiti attorno alla Scrittura abbiano influito sulle divisioni, specie in Occidente”. Quindi, ha parlato di una sua esperienza in Argentina quando fu realizzata una traduzione in sinergia tra cattolici ed evangelici:

“È un’idea buona, perché la gente può capirla, la gente semplice … perché è un linguaggio vero, proprio, ma vicino alla gente. Nelle missioni che facevamo nella parrocchia a Buenos Aires andavamo sempre alla società biblica a comprare questi. Mi facevano un bello sconto, eh! E davamo alla gente e la gente capiva la Bibbia! Capiva!”

È stato uno “sforzo bello”, ha detto il Papa esprimendo compiacimento che adesso un esperimento simile si ripeta in Italia:

“Questo progetto interconfessionale, che vi ha dato la possibilità di intraprendere un cammino comune per qualche decennio, vi ha permesso di affidare il cuore agli altri compagni di strada, superando sospetti e diffidenze, con la fiducia che scaturisce dall’amore comune per la Parola di Dio".

Ha quindi elogiato il “lavoro paziente, attento, fraterno, competente e, soprattutto, credente” di chi ha realizzato questa versione interconfessionale. E si è augurato che “questo testo, che si presenta con il beneplacito della Cei e della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, spinga tutti i cristiani di lingua italiana a meditare, vivere, testimoniare e celebrare il messaggio di Dio”:

“Vorrei tanto che tutti i cristiani potessero apprendere ‘la sublime scienza di Gesù Cristo’ (cfr Fil 3,8) attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, poiché il testo sacro è il nutrimento dell’anima e la sorgente pura e perenne della vita spirituale di tutti noi. Dobbiamo quindi compiere ogni sforzo affinché ogni fedele legga la Parola di Dio, poiché ‘l’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo’, come dice san Girolamo”.

Il Papa ha quindi incoraggiato “a proseguire sul cammino intrapreso, per far conoscere sempre meglio e per far comprendere sempre più profondamente la Parola del Dio vivente”.

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Immigrati e famiglie nel colloquio tra Francesco e presidente di Malta

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Papa Francesco ha ricevuto, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, che poi ha incontrato l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

“Nel corso dei cordiali colloqui - riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulle buone relazioni tra la Santa Sede e Malta, rilevando il significativo apporto della Chiesa cattolica in campo educativo e assistenziale, specialmente a favore dei poveri. Nel prosieguo della conversazione sono stati affrontati alcuni temi di comune interesse, con particolare riferimento al ruolo dei valori cristiani nell’edificazione della società maltese e al rafforzamento dell’istituto familiare. Infine, si è parlato del contributo di Malta in seno all’Unione Europea, come pure di alcune questioni di carattere internazionale, quali le situazioni di conflitto nella regione del Mediterraneo, per le quali si è auspicata una pronta soluzione attraverso il dialogo, nonché il fenomeno delle migrazioni verso l’Europa, che vede impegnati la Chiesa e il Governo”.

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Comunicare la famiglia, tema della Giornata delle comunicazioni sociali 2015

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“Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro, nella gratuità dell’amore” è il tema scelto da Papa Francesco per la  49.ma Giornata per le comunicazioni sociali che sarà celebrata il 17 maggio 2015. Tema scelto in continuità con quello dello scorso anno, dedicato alla cultura dell’incontro, contestualizzato e attualizzato quest’anno nell’ambito familiare. La famiglia sarà infatti al centro delle riflessioni e del dibattito nei prossimi due Sinodi dei Vescovi. Il servizio di Roberta Gisotti: 

Famiglia, incontro nella gratuità. “La Chiesa oggi – si legge in una nota del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali - deve nuovamente imparare a raccontare quanto la famiglia sia un dono grande, buono e bello”. Ma la cronaca quotidiana del vivere delle famiglie, un cammino impegnativo, a volte faticoso e volte conflittuale e i cambiamenti sociali in atto che sovente aggrediscono l’istituto familiare non aiutano “a far comprendere quanto la famiglia sia un bene”. “E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia”, ha ricordato Papa Francesco alle coppie unite in matrimonio in San Pietro il 14 settembre scorso, senza nascondere loro le fatiche, le stanchezze, i conflitti che spesso insorgono nel viaggio coniugale e familiare e le tentazioni di tornare indietro ed abbandonare il cammino. Da qui la sfida per i media a rappresentare le famiglie nella storia di ogni giorno, dove le persone si formano e crescono. “Il matrimonio non è una fiction” - ha ammonito Francesco, è il simbolo della vita reale. “Ci saranno le croci: ci saranno! Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti”. L’incoraggiamento del Papa, che tutti gli operatori cattolici dei media debbono saper tradurre nei mezzi di comunicazione sociale.

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Messaggio del Papa per la riapertura della Cattedrale di Gaeta

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La Cattedrale di Gaeta, intitolata a Santa Maria Assunta, è stata riaperta al culto sabato scorso dopo lunghi anni di lavori di restauro. A presiedere la cerimonia di dedicazione, dopo una processione al santuario locale della Santissima Annunziata, è stato l’arcivescovo della città, mons. Fabio Bernardo D’ Onorio.

Nell’occasione, il Papa ha inviato un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in cui esprime “vivo compiacimento per l’accresciuto decoro dell’edificio sacro e per l’opportuno recupero del significativo monumento di fede e di arte, ove il popolo santo di Dio professa la fede dei padri, canta le lodi del Signore e attinge dalla Parola e dall’Eucaristia l’alimento per camminare unito nella via del Vangelo”. Il Papa “auspica che il significativo evento susciti nei pastori e nei fedeli sempre più generoso impegno nella testimonianza cristiana, affinché cresca quella costruzione spirituale di cui Cristo è la pietra angolare”.

La Cattedrale di Gaeta fu edificata tra il X e XI secolo su una pre-esistente chiesa dedicata a Santa Maria del Parco del VII secolo e consacrata da papa Pasquale II nel 1106. Dopo un disastroso terremoto nel 1231 fu ricostruita in sette navate, per poi esser restaurata in stile neoclassico da Pietro Paolo Ferrara. Il Duomo è stato oggetto di forti rimaneggiamenti nei secoli. Il restauro attuale ha rappresentato anche un tentativo di fare luce sulle diverse fasi edilizie, le cui tracce furono offuscate dal catastrofico bombardamento dell'8 settembre 1943.

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Udienze di Papa Francesco

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Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’ex console onorario della Confederazione Elvetica a Rosario Marcelo Julio Martin, accompagnato dalla sua famiglia, e l'on. Stephan Weil, ministro presidente del Land Bassa Sassonia.

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Radio Vaticana. Il card. Baldisseri: "Vivete nelle strade digitali"

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La comunicazione sociale è un “bene di primaria importanza per la Chiesa” che va promosso e tutelato. Lo ha affermato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che ha presieduto la Messa nella sede della Radio Vaticana, a Palazzo Pio, nel giorno della festa di San Gabriele Arcangelo, patrono dell’emittente. Il servizio di Alessandro De Carolis

Partite e vivete “nelle strade digitali” del mondo contemporaneo. E siate come gli angeli, la cui missione sempre e comunque è annunciare il messaggio di Dio. Anche il cardinale Lorenzo Baldisseri – all’omelia della Messa nella Cappella dell’Annunciazione di Palazzo Pio – non si esime dal ricordare la particolare valenza che il mestiere del comunicare assume se lo si esercita nella Radio del Papa. Informare e annunciare il Vangelo sono in questo caso due facce della stessa professione, ovvero un surplus rispetto al dovere professionale di giornalisti e operatori di altre testate, i quali pure – ricevendoli subito dopo la sua elezione – Papa Francesco invitò a servire, nel loro lavoro, tre valori alti:

“Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza. E questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo, la verità, la bontà e la bellezza, in persona: Cristo. Dovrebbe apparire chiaramente – dice il Papa – che siamo chiamati tutti, non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale, che conformano verità, bontà e bellezza. Queste sono le parole del Papa”.

Per la Chiesa – “comunicatrice nella storia” del messaggio di Cristo, a sua volta “comunicatore perfetto del Padre” – si tratta, afferma il cardinale Baldisseri citando la Redemptoris Missio, di esplorare quella “nuova cultura che nasce prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici”:

“La possibilità di comunicare in modo nuovo e diffuso è un bene di tutta l’umanità e come tale va promosso e tutelato. Quanto più potenti sono i mezzi di comunicazione, tanto più forte deve essere anche la coscienza etica di chi in essi opera e di chi ne fruisce. E’ necessario pertanto che la comunicazione sociale resti e si sviluppi, nel quadro dei beni di primaria importanza per il futuro dell’umanità e della Chiesa”.

Il cardinale Baldisseri, che aveva iniziato l’omelia ringraziando la Radio Vaticana per il suo servizio e augurandole un lavoro di comunicazione basato “sulla verità”, “sul rispetto della libertà e sulla giustizia”, suggella la sua riflessione con un un’ultima esortazione concreta e spirituale insieme:

“Accogliamo, dunque, l’invito al termine di questa celebrazione eucaristica, a partire e a vivere nelle strade digitali del nostro mondo contemporaneo, nel segno della verità e dell’amore, per fare di Cristo il cuore del mondo”.

Come sempre in questa occasione, dopo la Messa, la direzione dell’emittente ha conferito alcune onorificenze a colleghi distintesi nel servizio alla Radio del Papa. A essere decorati quest’anno sono stati suor Lidia Korotkova, del Programma ucraino, in servizio dal 1981 – alla quale il direttore dei Programmi, padre Koprowski, ha espresso solidarietà in questo periodo così difficile per il suo Paese – Silvonei Protz, del Programma brasiliano, alla Radio Vaticana dal 1990, e Giuseppe Fantucci, responsabile del settore antenne nel Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Tra le generazioni”.

Angeli e demoni: omelia del Papa a Santa Marta.

Una minaccia sottovalutata: Obama spiega che il pericolo costituito dall’Is non è stato tenuto nella giusta considerazione.

La tela di Matteo: Lucetta Scaraffia recensisce il nuovo romanzo di Franco Scaglia “L’erede del tempo” che esce questa settimana.

Cardinale con emicrania: Jean-Pierre De Rycke sul “San Girolamo” di Van Eyck.

Miracolo d’Oriente: Irene Iarocci sul gruppo di chiese di Nagasaki, candidato alla lista dell’Unesco.

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Oggi in Primo Piano



Hong Kong: si allarga la protesta antigovernativa

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In Cina, è altissima la tensione a Hong Kong, ex colonia britannica, dopo la dura repressione delle proteste dei giovani e l’allargarsi delle proteste nella città. Il governo cinese ha annunciato il ritiro della polizia antisommossa chiedendo però ai manifestanti di "liberare al più presto le strade occupate". Si protesta perché la Cina ha blindato le candidature per le elezioni 2017 che invece la popolazione di Hong Kong vuole che siano aperte a tutti i cittadini in base al principio di democrazia sancito dalla Costituzione, che nel 1997 ha accompagnato il passaggio di Hong Kong da governatorato del Regno Unito a Speciale Regione Amministrativa di Pechino. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Hong Kong il corrispondente dell’Ansa, Beniamino Natale: 

R. - E’ una situazione che covava da mesi, da mesi… Si sapeva dall’inizio dell’anno che il governo di Pechino avrebbe dovuto pronunciarsi sulle modalità dell’elezione del capo del governo locale di Hong Kong del 2017. Da allora è nata questa mobilitazione dei gruppi democratici che chiedevano che le elezioni fossero veramente libere: non solo quindi a suffragio universale, ma anche libertà di candidatura per tutti i cittadini. Invece Pechino ha posto dei seri limiti a questa libertà, dicendo che i candidati saranno solo due o tre e dovranno essere approvati da un comitato di un po’ più di mille persone, che è composto di fedelissimi di Pechino: questo ha quindi innescato la protesta, che è montata lentamente in questi mesi con manifestazioni, assemblee, pronunciamenti e grandi manifestazioni in alcune situazioni. E poi c’è stato un effetto moltiplicatore, perché questo intervento della Polizia molto duro è stato controproducente: ha provocato non solo l’indurimento degli studenti e dei giovani che protestano, ma anche di tanti cittadini che prima erano assenti dalla protesta, adesso si sono schierati con i ragazzi. Quindi è veramente una città che è contro il suo governo.

D. - C’è un margine nella Costituzione di ambiguità oppure siamo in presenza di una palese violazione di quanto prescrive la Costituzione dopo la fine del Governatorato britannico?

R. - La Costituzione di Hong Kong, che chiamano “Basic Law”, in alcuni punti chiave è abbastanza vaga e si limita ad indicare dei principi, come quello dell’obiettivo finale che deve essere una piena democrazia. Quindi diciamo che si presta un po’ ad interpretazioni controverse. Naturalmente l’interpretazione che dà Pechino non è quella che danno i democratici di Hong Kong.

D. - Studenti in prima linea, ma adesso anche gli insegnanti in sciopero: ci sono intellettuali, chi sono gli altri convinti dimostranti?

R. - Ci sono gli insegnanti, che hanno dichiarato da oggi uno sciopero di sostegno agli studenti e poi i gruppi riuniti sotto questa sigla “Occupay Central” sono gruppi di cittadini che intendono partecipare alla vita politica, che esistono da tanti anni ad Hong Kong, che sono persone di tutte le età. C’è una situazione che oggi è “calma” ma rimane esplosiva perché è una città che è contro il governo.

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Proseguono i raid contro i jihadisti. Obama: li abbiamo sottovalutati

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La coalizione internazionale a guida americana ha lanciato nelle ultime ore raid aerei contro il principale impianto di gas naturale della Siria orientale controllato dai jihadisti del sedicente Stato islamico: raid anche in Iraq, contro posti di controllo a sud di Kirkuk. Il presidente Obama ha ammesso di aver sottovalutato i jihadisti, ma ha ribadito: siamo in guerra contro l'Is, non contro l'Islam che è una grande religione. Intanto, secondo fonti di stampa il Fronte al Nusra, braccio siriano di al Qaeda, si starebbe compattando con l’Is, contro cui ha combattuto all'inizio dell'anno, in chiave occidentale. A questo punto l’opzione militare sembra l’unica scelta. Su questo aspetto, Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco di Pax Christi, in continuo contatto con l’Iraq: 

R. – Noi, credo, siamo tentati di ritenere che di fronte a questa emergenza l’unica cosa sia intervenire, bombardare e così risolvere. Ma abbiamo spesso visto che la soluzione non è questa... E ce lo ricorda il Papa. Questo fatto di annunciare che sarà un’operazione lunga, da una parte dà un messaggio ai "terroristi" – non possiamo chiamarli in un altro modo – come a dire: “Avete tutto il tempo per organizzarvi, per avere nuovi finanziamenti, perché tanto la cosa è lunga”, mentre dall’altra a chi è lì disperato in quella situazione si dice: “Mettete in conto che la cosa migliorare è scappare...”. Quindi, ho una posizione critica su questa scelta interventista che, credo, non risponda neanche al ragionamento del Papa, che dice: “Dobbiamo partire dall’Onu. Dobbiamo mettere al centro la comunità internazionale e trovare lì la soluzione”. D’altronde, la situazione era già tragica molti anni fa e non ci si è certo scandalizzati anche quando è stato ucciso, tra gli altri – per esempio – il vescovo Rahho. In quel frangente, la comunità internazionale non si è mossa molto… Sembra alla fine, che dietro ci sia più un disegno di difesa dei propri interessi. Quindi, io credo che la scelta di una coalizione armata, che dice “andiamo lì, facciamo piazza pulita e risolviamo” non sia quella che risolve davvero anche il dramma delle popolazioni: ci vuole una soluzione politica e ci vuole anche una soluzione economica. Per cui il fatto che vi sia qualche Stato che va a bombardare quelli che prima ha però armato indica che c’è qualcosa che non funziona.

D. – Qual è l’alternativa all’intervento armato nei confronti di un movimento – quello fondamentalista – che rischia di ricompattarsi e quindi di creare ancora più problemi?

R. – Cominciamo a togliere i finanziamenti. Se è vero che questo movimento dell’Is è ricchissimo e ha grandi finanziatori, andiamo a vedere chi sono i finanziatori, facciamone una questione di dibattito nella comunità internazionale e interveniamo contro tutti i fondamentalismi e contro tutti quelli che calpestano la dignità delle persone. Basta con le armi!

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Nelle scuole campagna per la prevenzione del gioco d’azzardo

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Al via la “Campagna di informazione nelle scuole per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico”. Il progetto è stato presentato, stamani, a Roma. Tra i relatori il prof. Tonino Cantelmi, docente di Psicopatologia presso l’Università Gregoriana. Amedeo Lomonaco lo ha intervistato: 

R. - Un adolescente su due dai 12 ai 18 anni - e la percentuale cresce man mano che si va avanti con l’età - gioca d’azzardo. Il gioco d’azzardo sarebbe vietato ai minorenni. Di fatto, un adolescente su due gioca e gioca nella piena e totale disattenzione degli adulti.

D. - E questa disattenzione può portare a comportamenti problematici e patologici …

R. - I minorenni non solo giocano, ma purtroppo poi abbiamo a che fare con una quota pari circa al dieci percento dei minorenni che giocano, che assume le caratteristiche del gioco problematico. Per esempio: il minorenne non è a conoscenza che sta facendo un gioco d’azzardo; ritiene che le sue abilità siano superiori al computer; il minorenne spende più di quanto dovrebbe e di quanto potrebbe. Insomma, il gioco diventa problematico nel dieci percento dei minorenni e, in una percentuale di questi, addirittura patologico. Dunque il problema si pone proprio perché il contatto con il gioco è troppo precoce, troppo pervasivo e gli adulti sono troppo assenti.

D. - E tutto questo ha sullo sfondo un’età cruciale come quella dell’adolescenza …

R. - Durante l’adolescenza un po’ si confonde il gioco d’azzardo con il gusto della sfida, tipica dell’adolescenza e che andrebbe incoraggiata. Il problema è che oggi, nella totale disattenzione degli adulti, gli adolescenti sfidano il mondo giocando. È molto importante agire sulla consapevolezza dei ragazzi. Si tratta di recuperare non tanto un aspetto terapeutico quanto un aspetto educativo che viene a mancare.

D. - Cosa dovrebbe fare lo Stato?

R. - Lo Stato ha già vietato abbondantemente il gioco d’azzardo per gli adolescenti, i minorenni. Il problema è che questa norma viene a totalmente raggirata. I gestori delle sale consentono questo, ma soprattutto Internet, dove i ragazzi sono molto più abili e molto più svegli degli adulti, amplifica le possibilità di gioco. Allora non c’è tanto una norma ma un’educazione da raccomandare.

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Giovani sempre connessi al web. Sip: "Occorre vigilare"

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Otto giovani su dieci utilizzano lo smartphone per collegarsi ad Internet anche nelle ore notturne. E’ quello che emerge dall’indagine nazionale condotta dalla Società Italiana di Pediatria. La maggior parte dei ragazzi tra i 13 e i 14 anni ha un profilo sui social network e resta connesso senza alcun controllo da parte dei genitori. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria: 

R. - Questi dati sono il frutto di un’indagine che la Società italiana di pediatria porta avanti ormai da 16 anni. Abbiamo verificato alcuni dati che ci hanno un po’ sorpreso: intanto una "migrazione", che si è già realizzata per gli adolescenti, dal computer verso lo smartphone, verso il telefonino. Questo da un certo punto di vista è un potenziale fattore di rischio perché aumenta il tempo di connessione e favorisce anche la connessione nelle ore notturne con la possibilità che si riscontrino anche delle conseguenze cliniche. Noi vediamo negli adolescenti un aumento di alcuni disturbi come l’insonnia, cefalea, lo scarso rendimento nelle ore mattutine.

D. - Che effetti può avere l’utilizzo di Internet senza controlli su ragazzi di 13 e 14 anni?

R. - Il problema infatti non è l’uso, ma è l’abuso. Lo strumento in sé non solo non va demonizzato, ma può essere anche uno strumento utile per interagire anche con i coetanei. Il problema è che non si può lasciare all’assoluto arbitrio dell’adolescente. Gli adulti devono intervenire, cercare di conoscere quella che è la realtà virtuale dei loro figli.

D. - Aumenta sempre di più l’utilizzo dei social network, soprattutto Whatsapp e Facebook. Che consigli pratici può dare ai genitori dei ragazzi che utilizzano questi mezzi di comunicazione?

R. - I consigli pratici sono essenzialmente questi. Intanto non trascorrere troppe ore sui social network, ma utilizzare Internet in tutte le sue potenzialità; non inviare delle immagini che possono essere considerati in qualche modo provocanti. Un altro consiglio pratico è quello di astenersi dal cosiddetto "gambling", un fenomeno che si sta diffondendo, cioè il gioco d’azzardo via Internet. Dall’indagine emerge che circa il 15 percento degli adolescenti ha fatto questa esperienza, contravvenendo ad una norma di legge che vieta il gioco d’azzardo ai minori di 18 anni. Questo è sicuramente un elemento che costituisce un pericolo per gli adolescenti, perché innesca una tendenza ad utilizzare questo gioco d’azzardo sempre più spesso e anche con altri adolescenti, attivando quindi una realtà di gruppo che può essere sicuramente pericoloso non solo per le somme che potenzialmente possono spendere, ma perché – appunto - può diventare poi un habitus che persiste nell’età adulta.

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Monte Sole ricorda la strage nazista di 70 anni fa

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“Ci sono luoghi in cui la storia mostra il fondo, tempi in cui Dio sembra ritirarsi dalle faccende umane”. E’ la meditazione lanciata ieri dall’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, nel 70.mo anniversario della strage di Monte Sole, avvenuta ad opera dei nazisti sull’Appennino tosco emiliano. Momento culminante del pellegrinaggio diocesano la Messa nella chiesa distrutta di San Martino di Caprara. Il servizio di Luca Tentori

"Quando i soldati delle SS arrivarono ..." - "... uccisero là: subito. La stessa mattina." - "Pastore kaputt! Pastore kaputt!" - "Come posso abbandonare la mia famiglia, la mia gente e scappare? Ma dove? E la cosa incredibile ..." ...

Il 29 settembre 1944 a Monte Sole la storia piombò senza chiedere il permesso e travolse tutto e tutti, anche la geografia. Fu il più grande massacro delle SS in Europa: 800 morti, trucidati in 115 luoghi. Un’intera comunità contadina cancellata; lo sterminio per la maggior parte riguardò anziani, donne e bambini. Gli uomini e i giovani scapparono nei boschi per fuggire a un rastrellamento che le regole della guerra fino a quel momento non riservava agli inermi. Invece fu un’azione barbaramente pianificata dai nazisti guidati dal maggiore Walter Reder. L’obiettivo era quello di fare terra bruciata intorno ai partigiani che insediati su quei monti avrebbero potuto ostacolare la presenza militare sulla linea del fronte. Quei fatti sono conosciuti come la strage di Marzabotto, ma in realtà l’eccidio riguardò il vicino Monte Sole, luogo strategico sulla linea gotica dell’Appennino. Oggi per quelle vittime il dovere della memoria, ma non solo, come ha ricordato il cardinale Carlo Caffarra nell’omelia della Messa in loro suffragio ieri pomeriggio:

“Monte Sole insegna a noi sacerdoti, a voi fedeli come rimanere dentro la drammatica vicenda storica dei nostri giorni. Non stiamo celebrando solamente un ricordo. Ciò che si è visto in questi monti: la contesa fra il potere delle tenebre e l’apparente impotenza dell’umile, quotidiana sequela di Gesù. E’ questo lo scontro che qui ha generato i martiri, il martirio dei pastori e delle comunità”.

In quelle terribili settimane morirono anche cinque sacerdoti, tre diocesani e due religiosi, che decisero di rimanere con la loro gente fino alla fine. Per questi Servi di Dio il processo, dopo la fase diocesana, è approdato al Congregazione per le Cause dei Santi. Così li ricorda don Dario Zanini, un loro confratello, oggi parroco a Sasso Marconi:

“Sacerdoti fedeli al loro impegno pastorale che avevano con i fedeli un rapporto privilegiato, nel senso che le chiese dove loro celebravano con i loro fedeli erano il punto di riferimento e la loro condotta era di una grande semplicità, ma anche di una estrema fedeltà. Una vita condotta insieme alla loro gente con cui avevano un rapporto di comunione, non solo di amicizia. E questo ha portato poi alla fine che il loro sacrificio sia da collegare con il sacrificio delle loro comunità”.

Comunità che hanno aspettato decenni prima di iniziare a ricordare, a raccontare fatti tanto inumani da non sembrare veri. Ferite sanguinanti che non si voleva riaprire, timore di non essere creduti, paura di testimoniare su persone ancora vive. E così i resti di interi paesi bruciati dai tedeschi furono inghiottiti dai boschi dell’abbandono e dalla terra che addormentò le coscienze. Monte Sole non fu più abitato. Anche per la giustizia degli uomini il procedimento giudiziario arrivò solo nel 2008 al tribunale militare di La Spezia. «Il significato del processo – ha detto Andrea Speranzoni avvocato difensore dei familiari delle vittime e dei pochi sopravvissuti - è stato liberatorio non solo per le condanne ai responsabili, ma anche per l’oblio imposto a questa vicenda»:

“Io vorrei ricordare le parole di uno dei miei assistiti che mi disse questa frase all’inizio del processo: «Avvocato, il contrario dell’oblio non è la memoria, ma la giustizia». La giustizia è stato il primo passo, ora dobbiamo essere buoni difensori fuori dalle aule giudiziarie della memoria. Una memoria non semplice di cui questo Paese non ha il vizio”.

Nel 1984 l’allora arcivescovo, il cardinale Giacomo Biffi, diede mandato alle comunità monastiche della Piccola famiglia dell’Annunziata di don Giuseppe Dossetti di rimanere in quei luoghi a nome della Chiesa di Bologna, nel silenzio e nella preghiera per ricordare i morti, accogliere i pellegrini, conservare la memoria e intercedere per la pace.

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Nella Chiesa e nel mondo



Hong Kong: il card. Tong chiede di ascoltare i giovani

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Il governo di Hong Kong "metta la sicurezza personale dei cittadini al primo posto", limitando l'uso della forza e sforzandosi di ascoltare i giovani. È il desiderio espresso dal vescovo del Territorio, card. John Tong Hon, in un "appello urgente" diffuso oggi dopo gli scontri violenti dei giorni scorsi e di ieri nel centro della città.

"Facendo riferimento agli eventi spiacevoli avvenuti a Central, Admiralty e Wanchai negli ultimi giorni - afferma il card. Tong ripreso dall'agenzia AsiaNews - vorrei sinceramente invitare il governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong a mettere la sicurezza personale dei cittadini al primo posto nella lista delle proprie preoccupazioni, esercitando moderazione nell'uso della forza e cercando di ascoltare la voce delle giovani generazioni e dei cittadini di tutti i ceti sociali".

"È anche mio sincero desiderio - continua il porporato - che tutti coloro che stanno cercando di esprimere le proprie obiezioni e rimostranze siano persistenti nel mantenere la calma. Dove c'è la volontà, c'è una strada. Come cristiani, crediamo che avendo Dio come suo Creatore, il nostro mondo può sempre offrirci una speranza. Pertanto, vorrei chiedere a tutti i cristiani di continuare a pregare per la riconciliazione delle parti in conflitto a Hong Kong, e per la pace e il benessere della nostra Comunità".  (R.P.)

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Afghanistan: in carica il neopresidente Ghani

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Prima transizione pacifica dei poteri in Afghanistan da decenni, stamattina, a Kabul. Dopo il breve discorso di commiato del Presidente uscente Hamid Karzai, il giuramento del nuovo Capo dello Stato, Ashraf Ghani e quello immediatamente successivo di Abdullah Abdullah a capo dell’amministrazione.

Ghani, ex economista, diventato Presidente una settimana dopo essere stato dichiarato vincitore del voto del 14 giugno, ha indicato le linee-guida del suo mandato ma anche avvisato il rivale Abdullah Abdullah, ora cooptato in un difficile tandem alla guida dei 30 milioni di afghani, che non si tratta di una condivisione di poteri ma di doveri.

Abdullah Abdullah, ex ministro degli Esteri - riporta l'agenzia Misna - è tra i politici che sono stati parte della guerriglia anti-sovietica prima e delle forze opposte al potere talebano poi. Per lui, che avrebbe ottenuto il 45% delle preferenze di voto ma che non ha mai accettato i risultati riferiti dalla Commissione elettorale, accusando il rivale di brogli, ha ottenuto una carica con attribuzioni simili a quella di un primo ministro, che non esiste nell’ordinamento afghano ma che è frutto del compromesso tra i due rivali e mettere fine a un pericoloso vuoto di poteri.

Entrambi sono due moderati filo-occidentali intenzionati a rimodernare il Paese ma che si trovano davanti anzitutto la sfida dei militanti armati, cacciati dal potere e da Kabul nel 2001 e mai sconfitti nei 13 anni di guida Karzai, con forti tratti anti-occidentali e pro-Pashtun, etnia maggioritaria nel Paese e da cui provengono i talebani.

Come primo provvedimento del nuovo Capo dello Stato, ci sarà la firma – probabilmente già domani – dell’accordo che permetterà a 12.500 militari a guida americana di restare nel Paese per sostenere e preparare le forze di polizia afghana alla fine del mandato internazionale il 31 dicembre di quest’anno.

Con il graduale smantellamento delle basi Usa e Nato, arrivate fino a 800 e ora ridotte a 33, davanti all’offensiva talebana in diverse regioni, esercito e polizia afghana sono rimaste quasi sole a operare, con evidenti difficoltà.

Ampia la presenza straniera alla cerimonia, anche se relativamente qualificata. A parte il Presidente pachistano Mamnoon, il vice-Presidente indiano Ansari e il ministro per le Risorse umane Yi, le diplomazie hanno partecipato con i rappresentanti diplomatici a Kabul. (R.P.)

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Erutta il vulcano Ontake: salgono a 36 le vittime

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Questa mattina i soccorritori hanno iniziato il trasporto aereo di oltre 30 vittime, morte due giorni fa in seguito all'eruzione del vulcano Ontake in Giappone, al confine con la prefettura di Nagano-Gifu, avvenuta due giorni fa. Non è ancora chiaro come siano avvenuti i decessi - riferisce l'agenzia AsiaNews - se per inalazione di gas tossici, soffocamento da cenere, caduta di massi o altro. Molti corpi sono stati rinvenuti letteralmente pietrificati e ricoperti di cenere.

Il vulcano Ontake, popolare meta turistica nazionale e internazionale, è eruttato poco prima delle 12 del 27 settembre scorso. Uno dei momenti peggiori, perché oltre 250 persone - approfittando della bella giornata - si trovavano sul monte per una passeggiata. Grosse colonne di fumo bianco sono salite fino al cielo, oscurando il sole e ricoprendo l'area circostante di cenere.

Secondo le autorità, almeno 36 persone sono morte, dopo che oggi i soccorritori hanno rinvenuto altri cinque cadaveri, oltre a quelli già trovati. Circa 550 tra poliziotti, vigili del fuoco e militari stanno partecipando alle operazioni di recupero.

L'Agenzia nazionale di polizia ha detto che almeno 63 persone sono rimaste ferite. Oltre 230 scalatori sono stati costretti a rifugiarsi in alberghi locali per la notte, a causa della scarsa visibilità. Non è ancora chiaro quanti possano essere i dispersi, poiché non tutte le persone sul monte avevano segnalato ai funzionari competenti la loro presenza.

Secondo il gruppo consultivo dell'Agenzia metereologica nazionale, a scatenare l'eruzione è stata una "esplosone idrovulcanica", nella quale vapore acqueo ad alta pressione esplode dopo che le falde sotterranee vengono riscaldate dal magma. L'Agenzia ha avvertito della possibilità di una nuova eruzione.

L'eruzione di sabato è la prima fatale avvenuta in tempi moderni sul vulcano Ontake. L'ultima - di analoga entità - risale al 1979, ma all'epoca non causò morti. (R.P.)

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Senegal. Tragedia del traghetto Joola: per la Chiesa ancora navi sovraccariche

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Il naufragio del traghetto Joola, avvenuto il 26 settembre 2002, “ci mostra ancora oggi i nostri peccati di negligenza, di mancanza di senso di responsabilità, di fatalismo” ha detto mons. Alphonse Seck, vicario generale di Dakar nell’omelia della Messa di suffragio delle vittime dell’incidente avvenuto 12 anni fa. Il traghetto, sovraffollato, si rovesciò lungo la rotta da Ziguinchor, in Casamance, alla capitale senegalese, Dakar. È considerato il secondo maggiore disastro navale in tempo di pace.

Mons. Seck - riferisce l'agenzia Fides - ha sottolineato che “ufficialmente le vittime sono state 1.863” lasciando intendere che le proporzioni della tragedia sono forse state più ampie. “La tragedia dello Joola” ha rimarcato il vicario generale è derivata “dalla cupidigia nella ricerca del proprio interesse a detrimento dell’interesse generale, dalla leggerezza e dall’indisciplina”.

Purtroppo, ha denunciato il sacerdote, i tragici fatti di 12 anni fa non hanno insegnato nulla, perché “il sovraccarico dei mezzi di trasporto è ancora oggi visibile dappertutto, come se avessimo scelto il partito della morte e non quello della vita”. “La vita umana, occorre ricordarlo, è sacra, la nostra come quella degli altri, perché la riceviamo da Dio, e abbiamo la responsabilità di preservarla”. (R.P.)

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Festival Francescano concluso dal cardinale filippino Tagle

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“Dobbiamo resistere alla tentazione di rassegnarci” di fronte alla difficile situazione internazionale attuale, alla pazzia degli estremisti, ai conflitti spinti da chi vede nella guerra una fonte di ricchezza. “La speranza e la fede devono spingerci a mantenere lo spirito di dialogo con persone di altre religioni, a credere nella pace”. Con questa riflessione il card. Luis Antonio Tagle ha chiuso ieri il Festival Francescano che in tre giornate, a Rimini, ha registrato oltre 30mila presenze.

L’arcivescovo filippino - riferisce l'agenzia Sir - ha invitato i tantissimi presenti a coltivare la pace “partendo dalle piccole cose, dalla strada, da piccoli grandi gesti di amicizia” verso il prossimo. “Ognuno di noi può gettare semi di pace - ha proseguito -. Forse non verranno visti in Ucraina o in Siria, ma il Signore li vede e può accrescere la loro forza”. L’arcivescovo ha riportato al Festival esperienze concrete di come sia possibile far brillare la forza del Vangelo nelle periferie dimenticate, tanto care, da sempre, anche a Papa Francesco. Uno “spazio umano, non solo geografico” dove è possibile al di là della disperazione, vivere la “vera letizia” francescana”. “La gioia che scopriamo nell’avvicinarci agli emarginati - continua il cardinale - è una gioia missionaria, molto più forte della felicità. È la gioia che si prova nel sentirsi inviati di Dio”. 

La gioia, di cui parla il card. Tagle dal palco del Festival Francescano dedicato alla “vera e perfetta letizia”, è anche quella della “comunione e solidarietà” e dell’imparare dall’altro, dai poveri “che pur nella sofferenza continuano a sperare in Dio”. Un pensiero va anche a Papa Francesco, al suo recente viaggio in Corea. “La sua opera rivoluzionaria non è altro che la continuazione del suo modo di essere: un cuore semplice aperto al Signore” ha detto l’arcivescovo invitando la Chiesa, su questo esempio, ad essere non solo effetto, ma “strumento della compassione di Dio”. Vale per la Chiesa ma anche per il singolo.

“È necessario che ognuno di noi rifletta su come la compassione di Dio tocca la propria vita”. Il cambiamento per una Chiesa più rispondente ai bisogni dell’umanità, “deve partire dai nostri cuori”. Infine, un pensiero va anche alla letizia francescana: com’è possibile sperimentarla in un contesto, come il continente asiatico, tanto stravolto dal dramma della persecuzione religiosa?

“Anche nelle zone di conflitto la letizia è presente - ha concluso il cardinale -. È un dono che si manifesta con una tal potenza, da rimanere, a volte, un mistero”. Con la testimonianza del card. Tagle il Festival Francescano ha salutato Rimini: nel 2015 si trasferirà a Bologna sul tema del rispetto per il Creato. (R.P.)

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Colonia. Card. Scola nell'850.mo della traslazione reliquie Re Magi

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“Da sempre gli uomini hanno identificato nel ‘viaggio’ il simbolo della loro vita. Anche noi, sofisticati uomini e donne del Terzo Millennio, sappiamo di essere pellegrini sempre in viaggio, ma tante volte rischiamo di smarrire da dove siamo partiti e dove andiamo”. Lo ha detto ieri il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, inviato speciale di Papa Francesco a Colonia per la celebrazione dell’850° anniversario della traslazione delle reliquie dei Re Magi da Milano in Germania.

“Il travaglio del nostro tempo, aggravato dalla crisi economico-finanziaria - ha osservato il porporato ripreso dall'agenzia Sir - ci chiede di rispondere sempre e di nuovo alla decisiva domanda: ‘Chi vuol essere l’uomo del terzo millennio?’. I santi Magi ci insegnano innanzitutto che non si parte a caso; essi non sono vagabondi che muovono i passi senza meta e nemmeno turisti che girano per svagarsi dalla noia della vita quotidiana”.

Meta del cammino è incontrare. Ed “incontrare Gesù è scoprire il segreto della vita. L’Apostolo delle genti chiama questa novità “conoscenza del Mistero”, dove la parola “mistero” non vuol dire “qualche cosa di nebuloso o esoterico”, ma indica “il disegno originario di Dio su tutta la realtà, il progetto imperscrutabile della Trinità santissima sul cosmo e sulla storia che si è manifestato definitivamente in Gesù”.

Tutti i popoli sono chiamati ad essere “l’uno membra dell’altro in Cristo”. Ecco “la familiarità nuova che il dono di Cristo e del suo Santo Spirito fanno ad ogni uomo che accoglie l’incontro”. “I santi Magi - ha chiarito il card. Scola - sono dunque testimoni del destino buono preparato da Dio per tutta l’umanità. Non siamo stati creati per la solitudine e l’estraneità ma per la comunione”. “La pace e la comunione che sono offerte in Cristo alla nostra libertà - ha aggiunto - sono donate per il mondo intero.

Esse domandano di diventare criterio di proposta sociale e di partecipazione all’edificazione di una vita buona che favorisca il dialogo interculturale e interreligioso come i santi Magi ancora oggi ci ricordano”. Allo stesso tempo “chiedono di promuovere politiche di accoglienza, rispettose del bene di tutti. Opere preziose come Missio, Misereor, KinderMissionWerk testimoniano come custodire le reliquie dei Magi mantiene accesa la solidarietà. La coda luminosa della stella continua a creare un ponte tra la Germania e le terre dell’Oriente”.

Maria Santissima, ha concluso, “custodisca il nostro incontro con il Signore, ci aiuti a rinnovarlo ogni giorno. Interceda per noi la Vergine Madre, perché le nostre Chiese abbiano il coraggio di essere nelle nostre terre europee - come ci chiede instancabilmente il Santo Padre Francesco - testimonianza della Gioia del Vangelo”. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 272

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.