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Sommario del 06/09/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa a vescovi Camerun: dialogo con musulmani, no a violenze anticristiane

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Dialogo interreligioso, famiglia, evangelizzazione. Sono tre temi forti toccati da Papa Francesco nel suo discorso consegnato ai vescovi del Camerun, ricevuti stamani in occasione della visita ad Limina. Il Pontefice ha inoltre messo in guardia i sacerdoti dalle tentazioni del potere e del denaro, che rappresentano una “contro testimonianza” in una regione dove tante persone mancano del necessario. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

Testimonianza e dialogo. E’ quanto chiesto da Papa Francesco ai vescovi del Camerun. In alcune vostre diocesi, afferma nel discorso, “la presenza importante dei musulmani” è “un invito pressante a testimoniare coraggiosamente e gioiosamente la fede nel Cristo Risorto”. “Sviluppare il dialogo della vita con i musulmani, in uno spirito di fiducia reciproco – soggiunge – è oggi indispensabile per mantenere un clima di coabitazione pacifica e scoraggiare lo sviluppo della violenza di cui i cristiani sono vittime in alcune regioni del continente” africano. Il Pontefice non manca inoltre di esortare il clero locale ad essere unito e a trovare delle “soluzioni comuni e concertate” alle sfide da affrontare, “superando i pregiudizi, in particolare quelli etnici”.

Il Papa chiede ai vescovi di impegnarsi nella “formazione permanente della vita spirituale dei sacerdoti” e questo soprattutto perché le “tentazioni del mondo sono numerose, in particolare quelle del potere, del prestigio e del denaro”. Su questo, avverte, “la controtestimonianza che potrebbe essere offerta da una cattiva gestione dei beni, l’arricchimento personale o lo spreco sarebbero particolarmente scandalosi in una regione dove tante persone mancano del necessario”. Una parte del discorso è dunque dedicata alla famiglia, in un contesto che vede “il relativismo e la secolarizzazione mettere radici anche in Africa”. Francesco chiede ai pastori del Camerun di mettere al centro dell’attenzione le famiglie, alle prese con “la povertà, la mancanza di sicurezza e la tentazione di ritornare a pratiche ancestrali incompatibili con la fede cristiana”.

Il Pontefice incoraggia dunque una “feconda collaborazione” tra Chiesa e Stato in Camerun e sottolinea il grande ruolo che hanno le istituzioni ecclesiali “non solo a beneficio della Chiesa, ma di tutta la società camerunese”. Ed evidenzia che “l’impegno nelle opere sociali fa parte integrante dell’evangelizzazione, giacché esiste una connessione intima tra l’evangelizzazione e la promozione umana” specie dei più poveri. Francesco conclude il discorso affidando i fedeli del Camerun alla Vergine e a San Giovanni Paolo II che, ricorda il Papa, ha visitato due volte il Paese africano.

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Il Papa ai fedeli cubani: Maria insegna a non temere impegni per tutta la vita

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“Maria allarga l’anima di coloro che la invocano con devozione, perché ci conduce a Gesù”: è quanto scrive Papa Francesco in un messaggio alla Chiesa cubana in occasione della Festa della Vergine della Carità del Cobre, che si celebra l’8 settembre. Il messaggio è stato inviato a mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, arcivescovo di Santiago de Cuba e presidente della Conferenza episcopale cubana. Il servizio di Sergio Centofanti

Solo pochi giorni fa l’immagine della Vergine della Carità del Cobre è stata collocata nei Giardini Vaticani. “La sua presenza – afferma il Papa - costituisce un ricordo evocatore dell’affetto e della vitalità della Chiesa pellegrina in quelle luminose terre dei Caraibi che da più di quattro secoli si rivolge alla Madre di Dio con questo bel titolo”. Papa Francesco presenta la figura di Maria soffermandosi su tre verbi ricordati dai Vangeli: rallegrarsi, alzarsi, perseverare.

Rallegrarsi – osserva – “è stata la prima parola che l’arcangelo Gabriele ha rivolto alla Vergine: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28). La vita di colui che ha scoperto Gesù si riempie di una gioia interiore tanto grande, che niente e nessuno può rubare. Cristo dà ai suoi la forza necessaria per non rattristarsi né abbattersi, pensando che i problemi non abbiano soluzione. Sostenuto da questa verità – scrive - il cristiano non dubita che ciò che si fa con amore crea una serena gioia, sorella di quella speranza che rompe la barriera della paura ed apre le porte ad un futuro promettente”. Il Papa incoraggia i cubani, specialmente i giovani, a vivere “per amare veramente” senza rimanere intrappolati “nella spirale nociva dell’occhio per occhio–dente per dente”. Amare “con i fatti quotidiani” e non con “parole vuote che il vento porta via”.

Il secondo verbo è alzarsi: “con Gesù, nel suo grembo, dice San Luca, Maria si è alzata e con prontezza è andata ad aiutare sua cugina Elisabetta, che nella sua anzianità stava per diventare madre (Lc 1, 39-45). Ella ha compiuto la volontà di Dio mettendosi a disposizione di chi aveva bisogno. Non ha pensato a se stessa, è passata sopra alla difficoltà e si è donata agli altri. La vittoria – afferma il Papa - è di coloro che si rialzano di volta in volta, senza scoraggiarsi. Se imitiamo Maria, non possiamo rimanere con le braccia inerti, lamentandoci soltanto, o forse scansando un peso perché altri facciano quello che è nostra responsabilità. Non si tratta di grandi cose, ma di fare tutto con tenerezza e misericordia”. Maria – ricorda il Pontefice - è sempre stata accanto al suo popolo, accanto ai più piccoli: “ha conosciuto la solitudine, la povertà e l’esilio, e ha imparato a creare fratellanza e a fare di qualunque posto, in cui nasce il bene, la propria casa. Supplichiamola – è la sua preghiera - affinché ci dia l’anima del povero che non ha superbia, un cuore puro che veda Dio nel volto dei più svantaggiati, una pazienza forte che non indietreggi davanti alle difficoltà della vita”.

Il terzo verbo è perseverare: Maria ha proclamato le cose grandi che Dio ha compiuto in Lei (Lc 1, 46-55). Lei “non ha confidato nelle proprie forze, ma in Dio, il cui amore non ha fine. Per questo, è rimasta insieme a suo Figlio, che era stato abbandonato da tutti; ha pregato senza cedere, insieme agli Apostoli e gli altri discepoli, perché non si perdessero d’animo. (At 1,14). Anche noi siamo chiamati a rimanere nell’amore di Dio e a rimanere nell’amore verso gli altri. In questo mondo, in cui si scartano i valori eterni e tutto è mutabile, in cui trionfa l’usa-e-getta, in cui sembra che si abbia paura degli impegni per tutta la vita, la Vergine ci incoraggia ad essere uomini e donne costanti nel fare del bene, che mantengano la parola e siano sempre fedeli. E questo perché confidiamo in Dio e poniamo in Lui il centro della nostra vita e quella dei nostri cari”.

Il Papa esorta a mettere in pratica ciò che ci insegna Maria: condividere la gioia cristiana con coloro che ci circondano e aiutare “infaticabilmente quanti sono oppressi da sofferenze e afflizioni”. “Nelle sue materne mani – conclude Francesco - pongo i Pastori, le comunità religiose ed i fedeli di Cuba, affinché ella incoraggi il loro impegno evangelizzatore e la loro volontà di fare dell’amore il fondamento della società. Così non mancherà la gioia di vivere, il coraggio nel servire e la perseveranza nelle opere buone”.

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Il 28 settembre Giornata di preghiera per il Sinodo sulla famiglia

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Il Papa ha indetto per domenica 28 settembre una Giornata di preghiera per la terza Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Il Sinodo dei vescovi invita le Chiese particolari, le comunità parrocchiali, gli Istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti a pregare nelle Celebrazioni Eucaristiche e in altri momenti celebrativi, nei giorni precedenti e durante i lavori sinodali.

A Roma, ogni giorno si pregherà nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore. I fedeli possono unirsi nella loro preghiera personale a questa intenzione, soprattutto nelle famiglie. Viene raccomandata ai fedeli la recita del Santo Rosario per i lavori sinodali. Nei prossimi giorni verrà pubblicato in diverse lingue un breve Sussidio a cura della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, con la Preghiera alla Santa Famiglia per il Sinodo, composta da Papa Francesco per la Domenica della Santa Famiglia del 29 dicembre scorso.

In questa preghiera il Papa chiede che le nostre famiglie possano essere “luoghi di comunione”, dove non si faccia mai più “esperienza di violenza, chiusura e divisione”. “Chiunque è stato ferito o scandalizzato – prega il Papa - conosca presto consolazione e guarigione”. Quindi concludeva: "Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio”.

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Tweet del Papa: Gesù è il Buon Pastore, ci cerca perché siamo peccatori

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“Gesù è il Buon Pastore. Ci cerca e ci sta vicino anche se siamo peccatori, soprattutto perché siamo peccatori”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex, seguito da oltre 15 milioni di follower.

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Il Papa riceve il card. Ouellet e l’ambasciatrice di Georgia

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Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e Tamar Grdzelidze, ambasciatrice di Georgia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

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P. Spadaro: "Evangelii gaudium" commentata dai Gesuiti di Civiltà Cattolica

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Esce il 10 settembre in libreria la prima edizione commentata dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium, a firma dei Gesuiti de “La Civiltà Cattolica” e di alcuni collaboratori Gesuiti argentini che conoscono Jorge Maria Bergoglio da molti anni. Alessandro Gisotti ha chiesto al direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, di raccontare come è nata l’idea di pubblicare questo volume: 

R. - In realtà l’esortazione apostolica Evangelii gaudium può essere tranquillamente letta senza apparati critici o lunghe spiegazioni. E’ un linguaggio molto semplice molto immediato, diretto: arriva immediatamente al punto e al cuore. Tuttavia, noi Gesuiti della Civiltà Cattolica ci siamo sentiti chiamati non a spiegare il testo che si comprende da sé ma ad accompagnare i nostri lettori nell’esperienza della lettura. E per questo abbiamo chiesto aiuto anche ad alcuni Gesuiti argentini, nostri collaboratori, che conoscono molto bene Papa Francesco, che insegnano all’Università del Salvador di San Miguel, presso Buenos Aires. E, così, abbiamo cercato di mostrare le radici di questo documento, di cogliere le sfide e le prospettive che apre, e quindi presentare questo documento da punti di vista differenti: dal punto di vista sociale, per la mistica popolare che esprime, l’importanza del dialogo, l’importanza della gioia…

D. - Cosa è emerso da questo esperimento, cioè Gesuiti che commentano e accompagnano la lettura dell’Esortazione apostolica del primo Papa gesuita, quindi anche con un linguaggio comune, condiviso da chi l’ha scritto e da chi lo commenta…

R. – Sì, in fondo, questa forse è la caratteristica principale di questo che mi sembra sia il primo commento esteso alla Esortazione apostolica. Si comprende chiaramente come questo testo abbia radici solide a livello teologico e che esprime in maniera organica la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Ma, nello stesso tempo, non è un documento che nasce solo da un livello di riflessione. La sua radice più profonda, ed emerge dal commento, è l’esperienza pastorale, cioè il contatto vivo con la gente. Papa Francesco è stato pastore, innanzitutto, come arcivescovo di Buenos Aires, quindi si comprende in fondo come l’Evangelii gaudium non sia il frutto di un laboratorio teologico ma è il frutto di una riflessione sul campo partita dall’esperienza. Quindi, probabilmente l’elemento più significativo che emerge è questo gusto dell’esperienza che nello stesso tempo dà corpo alla riflessione.

D. – Se possibile quali sono i punti dell’Evangelii gaudium che stanno emergendo con più forza nell’azione pastorale di Papa Francesco?

R. – Certamente l’importanza della periferia della frontiera e, soprattutto, la visione della Chiesa come ospedale da campo, che è un’immagine molto forte, che rende la missionarietà, la “Chiesa in uscita” come ama esprimersi Papa Francesco. E c’è anche un aspetto che emerge già dal titolo, che però è molto importante, cioè la gioia. In questa Esortazione apostolica il Papa ci esorta a non avere quella che lui chiama la “psicologia della tomba” che poi trasforma i cristiani in mummie da museo. L’invito è a lasciare quella tristezza senza speranza, un po’ dolciastra, che si impadronisce del cuore. Il Vangelo quindi non può essere presentato come un macigno, come un peso.

D. – Rileggendo Evangelii gaudium, anche per questa pubblicazione, cosa l’ha colpita personalmente rispetto alla prima lettura, anche considerando gli incontri che ha potuto avere con Papa Francesco…

R. – Forse è proprio lo stile, cioè: leggendo questa Esortazione si ha l’impressione di sentire la voce del Papa. Quindi l’impressione è che una seconda lettura non sia tanto di approfondimento teologico. Certamente il nostro commento è un approfondimento di questo tipo, però rileggendo una seconda volta questa esortazione si ha l’impressione che lui parli direttamente al lettore, a me che lo leggo.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Papa Francesco chiede ai vescovi del Camerun, ricevuti in udienza, di favorire la convivenza pacifica per scoraggiare la violenza contro i cristiani.

Nell'informazione internazionale, in rilievo le violenze in Nigeria per mano di Boko Haram: centinaia di persone abbandonano la capitale del Borno.

Sant'Efrem e lo smartphone: Silvia Guidi illustra il nuovo collegamento multimediale disponibile da lunedì per i lettori de “L'Osservatore Romano”.

Un mistero grande come una palla di neve: in cultura, Ugo Sartorio sul viaggio di san Francesco in Spagna e l’ipotetico pellegrinaggio a Compostela, otto secoli fa.

Incubo di cose: Enrico Reggiani sulla nuova edizione per «L’uomo che fu Giovedì» di Gilbert Keith Chesterton.

Quel fianco colpito dalla luce: Marco Agostini sul «Martirio di Sant’Erasmo» di Poussin.

Una macchia vergognosa: nel servizio religioso, il patriarca di Babilonia dei Caldei sulle sofferenze delle minoranze in Iraq.

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Oggi in Primo Piano



Ucraina, rotta la tregua: scambio di accuse tra Kiev e filo-russi

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In Ucraina, Kiev e filo-russi si accusano reciprocamente di aver violato la tregua. Intanto, al vertice Nato di Newport, in Galles, è stata decisa una risposta comune alla crisi ucraina e alla minaccia dell'autoproclamato Stato Islamico, nonché l’aumento delle spese militari di ogni singolo Stato membro. Il servizio di Marco Guerra: 

Il vertice della Nato ha approvato il nuovo piano di difesa dell’alleanza che include una forza di intervento rapida multinazionale, che avrà cinque basi nei Paesi baltici, Polonia e Romania. Sarà “molto reattiva” e “avrà una presenza continua” nell'Est europeo, ha spiegato il segretario Rasmussen. "Un chiaro messaggio – ha aggiunto - ad ogni potenziale aggressore". A tale scopo è stato quindi chiesto a tutti i Paesi membri della Nato di aumentare le spese della difesa al 2% del Pil nazionale in 10 anni. Importante poi lo sforzo comune per combattere lo Stato Islamico, Obama annuncia la formazione di una grande coalizione internazionale che coinvolge anche diversi Paesi arabi, ma escludendo ancora un intervento con le truppe sul terreno. Intanto dopo la prima notte senza spari in Ucraina orientale, sembra vacillare la tregua firmata a Minsk tra Kiev e ribelli filo-russi. Stamane le prime accuse reciproche sulla violazione del cessate il fuoco. Finora sembrano provocazioni isolate. Infine Mosca ha detto che reagirà alle nuove sanzioni decise nella notte dai 28 ambasciatori dell’Ue. Ma per un commento sulle decisioni del vertice Nato. Sentiamo Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’università di Torino: 

R. - La caduta del Muro di Berlino, la fine del bipolarismo, la fine dell’Unione Sovietica hanno avuto conseguenze immense. E io da allora mi chiedo: come mai in Occidente nessuno se ne preoccupa? Credemmo allora che il mondo fosse diventato un grande giardino, in cui fiorivano soltanto fiori e non problemi. Un po’ per volta, invece, ci siamo accordi che le cose non erano così semplici… Poi è arrivato Putin, sono successe tutte le cose che sappiamo. Putin si è trovato di fronte ad un Occidente o meglio a degli Stati Uniti estremamente fragili, deboli, poco attenti e ha capito che poteva anche fare dell’altro: nel 2008 aveva già occupato la Georgia, aveva affrontato la questione dell’Ossezia; poi c’è stata la Crimea e adesso questa situazione qui. Cosa si vuole fare ora, andare a fare la guerra a Putin? Adesso si tratterebbe non di dotarsi di grandi armi di pronto intervento, si tratterebbe di cercare di far ragionare ... non vedo a che cosa serve riarmarsi. Tra l’altro l’Occidente è infinitamente più potente della Russia dal punto di vista strategico-militare. Quindi il problema non è digrignare i denti: il problema è fare politica! Cosa che non si fa da tanti anni…

D. - L’altra decisione importante uscita dal Vertice, oltre a quella delle basi nei Paesi Baltici  e in Romania e Polonia, è l’impegno a portare la spesa militare al 2 per cento del Pil di ogni Paese membro della Nato…

R. - Ma cosa vuol dire il 2 per cento? Ogni Paese avrà le sue possibilità, le sue capacità, il suo ruolo. Per intenderci: ma che cosa mai gliene potrebbe importare al Portogallo di spendere molto di più, avendo le difficoltà che ha avuto? E agli Stati Uniti? Ma chiediamoci: perché gli Stati Uniti devono pensare di regolare il funzionamento del mondo? Sono rimasti attaccati all’idea che c’erano due grandi potenze, se ne va via una e ne rimane una sola: non è assolutamente così! Gli Stati Uniti non sono più lo Stato protettore del mondo occidentale, della libertà e della democrazia… Questi sono beni - e problemi conseguenti - che riguardano tutto il mondo. Se invece che dire aumentiamo tutti del 2 per cento la spesa militare, ci dicessimo diminuiamo tutti del 2 per cento, questo mi sembrerebbe una politica significativa. Aumentare gli armamenti mi pare assolutamente inutile e insignificante.

D. - Quindi il problema dell’Occidente è politico e non militare…

R. - Assolutamente! Guardi che è sempre così, anche durante una guerra la dimensione è sempre prevalentemente politica. Poi naturalmente ci sono gli strumenti militari, ma la guerra è politica! La politica deve essere fatta tutti i giorni! Cominciamo ad essere un po’ più attenti a quello che succede nel mondo e non affrontiamo i problemi soltanto dopo che sono scoppiati: dopo che sono scoppiati i problemi sono difficili. Bisogna, invece, fare politica tutti i giorni.

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Tensione Siria-Libano. Cresce emergenza profughi

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Tensione tra Siria e Libano dove oltre al sedicente Stato Islamico (Is) sono attivi diversi altri gruppi terroristi. Tra questi, il fronte Al- Nusra legato ad al Qaeda che accusa e minaccia di attentati il governo libanese dopo la diffusione di un video degli Hezbollah sciiti libanesi che sostengono il regime di Assad, in cui sui vedono 9 militari di Beirut tenuti duramente in ostaggio. Oltre la minaccia di attacchi terroristici, la situazione è al collasso sul fronte umanitario: si contano migliaia di profughi e sfollati. Ma qual è il clima nel Paese?  Cecilia Seppia lo ha chiesto a Tommaso Della Longa, responsabile comunicazione per la crisi mediorientale della Croce Rossa Internazionale:  

R. – Quello che si legge sui giornali, quello che si sente nei discorsi, in mezzo alla strada, tra la gente, è che la preoccupazione, i problemi che arrivano dall’esterno, come il conflitto armato siriano, si possano ripercuotere nel territorio libanese.

D. - Al Nusra lancia minacce a Beirut ... La gente è più spaventata del solito ma sono state anche intensificate le misure di sicurezza: ci sono soldati schierati, il governo libanese ha previsto misure particolari?

R. – Nelle strade della città si vedono le normali procedure di sicurezza che si sono sempre viste. Sicuramente però in alcune città al confine con la Siria l’esercito libanese ha intensificato gli interventi.

D. – Com'è invece la situazione sul fronte profughi?

R. – Diciamo che la situazione umanitaria legata alla crisi siriana è solamente in peggioramento. L’Unhcr ha fatto avere gli ultimi dati pochi giorni fa, secondo i quali i profughi siriani nelle nazioni confinanti con la Siria hanno superato i tre milioni. Sette milioni sono gli sfollati interni dentro la Siria. Solo in Libano i profughi registrati sono un milione e duecento. Questo significa che le priorità umanitarie continuano ad aumentare invece che diminuire e che la mancanza di fondi, la mancanza di attenzione della comunità internazionale sulla crisi siriana diventa più grave di giorno in giorno.

D. - Stanno arrivano persone anche dall’Iraq dove lo Stato Islamico ha costretto migliaia di civili alla fuga…

R. – In Iraq abbiamo un nuovo spostamento di popolazione nelle zone più sicure e lontane dai combattimenti. In alcuni casi, addirittura, la Mezzaluna Rossa siriana si è trovata ad aiutare e supportare profughi che dall’Iraq sono entrati in Siria per trovare posti sicuri dove stare.

D. – Come vengono accolte queste persone? Cosa si sta facendo? Quali le priorità?

R. – In questo momento le priorità sono il cibo e l’accesso a tutti i servizi sanitari e una delle nostre priorità sono i kit per l’inverno. In questa zona del mondo l’inverno può essere molto rigido. L’anno scorso abbiamo avuto temperature sotto lo zero e neve. In molti casi gli sfollati vivono in case ancora non finite, quindi per capirci senza porte e finestre, e senza acqua corrente, e senza elettricità o, addirittura, solamente sotto ripari di fortuna e quindi tutti i materiali che possono servire per proteggerci dal freddo e dall’inverno sono di fondamentale importanza.

D. – Il Libano era già al collasso per la massiccia presenza di profughi siriani... Adesso c’è stato anche il conflitto in Medio Oriente, l'avanzata dell'Is in Iraq: si sta fronteggiando un’emergenza ancora più grande, in questi giorni?

R. – Il problema è generico, non è solamente legato al Libano. Penso alla Giordania, per esempio, che è uno Stato che ha sempre aperto le porte a tutti i profughi di tutte le crisi che ci sono state negli ultimi venti, trent’anni. Quello che la comunità internazionale dovrebbe capire dall’esterno è che questi Stati stanno facendo in molti casi tutto il possibile ma mancano le materie prime e in molti casi c’è un problema di acqua e di elettricità, come nello stesso Libano, e che quindi c’è bisogno di un grandissimo bisogno di supporto e di intervento. Anche perché il rischio reale e concreto è quello di accendere una miccia di conflitto sociale interno nelle nazioni che accolgono i profughi. E’ chiaro che posti e nazioni come la Giordania o come il Libano che vedono milioni di persone arrivare alle loro porte e con cui, quindi, devono condividere due su tutte, acqua e elettricità, potrebbero ingenerare una sorta di nuovo conflitto tra poveri.

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Israele: fine embargo con disarmo a Gaza, ma Hamas dice no

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Nuove tensioni in Medio Oriente. Il movimento palestinese Hamas ha respinto la richiesta di Israele di smilitarizzare la Striscia di Gaza come condizione per mettere fine all’embargo e per costruire un porto e un aeroporto. Intanto, Israele ha annunciato la costruzione di altre 283 unità abitative nell’insediamento di Elkana in Cisgiordania. Sulla situazione ascoltiamo Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni Internazionali all’Università di Firenze, al microfono di Marina Tomarro

R. – Questo è veramente un momento di transizione: nel campo palestinese, Hamas avanza pretese ma ha anche accettato la base di discussione del ’67 per futuri negoziati di pace, che è una mossa moderata; da parte israeliana c’è una manovra di confermare l’occupazione con nuove costruzioni e soprattutto con l’esproprio di un’ampia area vicino a Gerusalemme, ma c’è anche – dopo la delusione dei risultati nella guerra di Gaza – la necessità per Netanyahu di riposizionarsi all’interno del governo della coalizione. Si parla, forse, di un nuovo partito; si parla di primarie anticipate e di elezioni abbastanza veloci; nel frattempo, l’unica cosa sicura è la profonda irritazione degli europei e anche una grande freddezza degli americani. La vera partita però si giocherà in autunno in sede Onu dove, finora, il veto americano ha fatto da argine a qualunque risoluzione che condannasse, o costringesse Israele a determinate mosse. Questa volta, il veto è veramente in pericolo se venisse sostituito da una semplice astensione: una risoluzione contro Israele rischia di passare.

D. – Entro un mese si dovrebbero ottenere i colloqui tra le delegazioni palestinesi e quelle israeliane. Quale situazione si va a definire, secondo lei?

R. – I colloqui ci saranno - si spera - ma non condurranno a nulla perché tutti gli addetti ai lavori, sia le due parti, sia tutti quelli che gli stanno intorno, sanno che al momento non ci sono serie condizioni di negoziato. Gli stessi palestinesi minacciano grandi iniziative se fallisse entro tre anni un serio piano di pace; quindi neanche loro lo vedono nell’immediatezza; è tutto rimandato a domani ed è anche rimandato - nel famoso calendario che guida queste cose – a dopo l’elezione del nuovo presidente americano.

D. – A che punto è il processo di pace?

R. – Il processo di pace è letteralmente fermo, se fa qualche passo è semplicemente un saltello sul posto. Non prenderà nessuna direzione – men che mai quella costruttiva – finché in Israele non ci sarà una coalizione di governo che abbia i numeri per avviare un ritiro, anche parziale; e finché da parte palestinese non ci si sentirà garantiti che qualunque loro iniziativa non porti all’ennesima delusione, il che avrebbe seri problemi di opinione pubblica interna.

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Alla Mostra del cinema di Venezia assegnati i premi cattolici

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Al Festival del cinema di Venezia sono stati consegnati, nello spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo, i premi collaterali cattolici e quello nato per promuovere il dialogo interreligioso. Assegnati anche il Premio della Settimana della Critica e quello delle Giornate degli Autori. Scelte estremamente meditate che hanno segnalato alcuni film di grande spessore narrativo e di impegno civile e morale. Il servizio, da Venezia, di Luca Pellegrini

La giuria cattolica del Premio SIGNIS e quella di Interfilm, nato per promuovere il dialogo interreligioso, concordano nel riconoscere “Loin des hommes” del regista David Oelhoffen, con un intenso Viggo Mortensen protagonista, il miglior film del Concorso. “Prendendo le mosse da un racconto di Albert Camus ambientato in Algeria nel 1954 - recita la motivazione del SIGNIS - il film descrive la fuga di due uomini, un europeo e un arabo, molto diversi tra loro. I due sperimentano profondi valori umani quali la fraternità, l’umiltà, il coraggio e il rispetto. Il film aiuta a comprendere l’importanza della formazione e del dialogo fra religioni e culture». La Giuria del Premio “Civitas Vitae - Rendere la longevità risorsa di coesione sociale”, presieduta dalla scrittrice Antonia Arslan, ha individuato in “Dancing with Maria”, presentato dalla Settimana della Critica, “un film che ci fa incontrare Maria Fux, 90enne pioniera della danza terapia, e ce ne fa innamorare. Nella sua sala prove di Buenos Aires, Maria accoglie tutti, sani e malati, uomini e donne, e anche noi spettatori: la danza non ha età, la cura nemmeno, la felicità è possibile, in punta di piedi. Anche la storia di Maria è una concreta dimostrazione che la longevità può essere una risorsa”. Il Premio intitolato al gesuita Padre Nazareno Taddei è andato, invece, a “Birdman” di Alejandro Iñárritu, “un film che pur nel rischio di confondere i piani della vita reale con quella virtuale, non impedisce che si possa ritrovare l'autentico senso del vivere attraverso la riscoperta dei valori e dei sentimenti primari come l'amore”.

Il Premio Raro Video della Settimana della Critica è stato assegnato dal pubblico all’intenso film serbo “No one’s child – Il figlio di nessuno”, toccante storia, realmente accaduta, di un bambino che, ritrovato nei boschi allo stato quasi animale nella Jugoslavia degli anni ’80 e rieducato a Belgrado, in quei medesimi boschi della Bosnia si trova a combattere dieci anni dopo allo scoppio della guerra, con tragiche conseguenze. Infine, la Giuria del Premio delle Giornate degli Autori ha assegnato il suo riconoscimento a “Ritorno a L’Avana” di Laurent Cantet, perché capace “con un luogo e un tempo delimitato, di realizzare un racconto emotivo e complesso su come affrontare i segreti del passato”.

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Al via a Perugia la Sagra Musicale Umbra sul tema della libertà

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E' la “Libertà” il tema conduttore della 69.ma Sagra Musicale Umbra, che si apre questa sera a Perugia presso il Teatro Morlacchi, con l’opera di Mozart “Il Ratto dal serraglio” diretta da  René Jacobs. I tredici concerti previsti dall’evento si svolgeranno nel capoluogo umbro ed in alcuni fra i più suggestivi luoghi della regione, come Montefalco, Gubbio, San Gemini e in chiusura, il prossimo 13 settembre, la Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. Ascoltiamo il direttore artistico della sagra  Alberto Batisti al microfono di Marina Tomarro: 

R. - Il tema mi è stato suggerito dal fatto che l’edizione di quest’anno contiene anche la II edizione del Concorso di Composizione Sacra Francesco Siciliani, che la Fondazione Perugia Musica Classica ha istituito in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura e in particolare con il suo presidente, il cardinale Gianfranco Ravasi. Il Concorso quest’anno invitava i compositori a scrivere il “Pater Noster”. L’ultimo verso del Pater Noster recita "Lìbera nos a malo-Liberaci dal male": da questa esigenza di liberazione dal male dell’umanità, io ho cercato di costruire tutto un percorso della Sagra, che comincia con il “Ratto dal Serraglio” di Mozart, che è - appunto - una storia molto giocosa, brillante di liberazione dalla schiavitù da un harem, dal serraglio. E’ una storia che si occupa di condizione femminile naturalmente, ma è una storia anche molto politica, perché in realtà l’opera venne progettata da Giuseppe II, l’imperatore, insieme a Mozart come un vero e proprio manifesto della sua politica ispirata alle grandi speranze e ragioni dell’Illuminismo europeo.

D. - Ma quali sono gli appuntamenti più importanti?

R. - Si parte per un vero e proprio viaggio nei temi della libertà religiosa - come per esempio la figura di Williams Byrd, un compositore inglese cattolico, che continuava a comporre musica cattolica nella persecuzione dei cattolici sotto Elisabetta I di Inghilterra; oppure il tema fortissimo dell’arte che cantava l’aspirazione alla libertà sotto il giogo nazista, per esempio i canti di prigioni di Luigi dalla Piccola a Montefalco, nella Chiesa museo di San Francesco, dal Coro del Maggio musicale fiorentino; insieme ad un pezzo molto forte, quasi violento, di Darius Milhaud, che si intitola “La mort d'un Tyran” (La morte di un tiranno). E poi una composizione che verrà eseguita, invece, a San Gemini dal Coro di Saint Jacob’s di Stoccolma, dove figura in programma una cantata di Poulenc, scritta durante gli anni della guerra, in una Francia occupata dai nazisti e che termina con la grande poesia di Paul Éluard “Libertè”.

D. - Il prossimo 13 settembre ci sarà, appunto, la premiazione della II edizione del Concorso internazionale di composizione sacra: sono ben 146 le partiture che vi sono arrivate da tutto il mondo sul tema del “Pater Noster”. In che modo avete scelto i finalisti?

R. - C’è una giuria di altissimo profilo, presieduta da Ennio Morricone. Questa giuria ha lavorato, attraverso un lungo lavoro di scrematura, per arrivare - con una certa fatica devo dire, perché la qualità era molto molta - a queste tre composizioni, che si sono poi rivelate tre composizioni italiane di tre giovani che - credo - riserveranno delle belle sorprese.

D. - La Sagra è giunta quest’anno alla sua 69.ma edizione: perché continua ad avere tanto successo presso un pubblico non solo di addetti ai lavori, ma anche e soprattutto di non addetti?

R. - Perché rappresenta uno dei pochi Festival dedicati alla spiritualità. Sempre e comunque un pellegrinaggio con la musica nei luoghi dello spirito, perché la particolarità pressoché unica della Sagra Musicale Umbra è quella di essere un Festival itinerante nei luoghi più belli dell’Umbria, in luoghi che respirano una storia: queste sono le terre - ricordiamolo - di San Benedetto e in particolare di San Francesco.

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Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

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Nella 23.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù invita i discepoli alla correzione fraterna:

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma: 

Le parole di Gesù sul perdono al fratello che ha peccato – parlare prima con lui da solo, poi con due o tre testimoni e infine dirlo alla comunità –, prima di essere una pedagogia del perdono, dicono cos’è l’amore di Dio, che prende sul serio il peccato dell’uomo. L’iniziativa è del fratello che ha subito il torto: “Se tuo fratello commette una colpa contro di te…, tu va’ e ammoniscilo…”. Non si tratta di “scusare il peccato”. Non c’è nessun “buonismo”. Il significato originale del verbo peccare, è quello di “sbagliare il bersaglio”, di fallire. In senso spirituale è il fallimento completo verso se stessi, verso il prossimo, verso il mondo e verso Dio. Il peccato è una tragedia, un fallimento serio. Per questo il fratello va aiutato, ammonito; va strappato da quella situazione di morte, anche ponendolo fuori dalla comunità cristiana: non come un giudizio contro di lui, ma perché apra gli occhi e la comunità cristiana possa compiere la sua missione di luce e sale del mondo, missione che il peccato compromette. Per questo la Chiesa lega o scioglie, non a capriccio, ma in funzione della missione per cui è stata costituita. La parola conclusiva del Vangelo: “Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”, ha un valore particolare anche in relazione al peccato del fratello che non si vuole convertire: la Chiesa continua a chiedere questa grazia al Signore ed a fare tutto ciò che è possibile per il fratello e il Padre non lascerà inascoltata la preghiera.

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Nella Chiesa e nel mondo



Vescovi Sri Lanka: fermare crimini contro umanità in Iraq e a Gaza

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“Le azioni dello Stato Islamico (Is) devono essere condannate dalla comunità internazionale con la massima fermezza possibile e possono essere perseguite come crimini contro l’umanità”. Lo afferma, in una nota, la Conferenza episcopale dello Sri Lanka, guardando con forte preoccupazione all’Iraq, dove “la persecuzione delle minoranze religiose, soprattutto cristiane, è in aumento”. Sottolineando, quindi, la tragedia dei massacri e degli sfollamenti di massa perpetrati soprattutto a Mosul, i vescovi di Colombo evidenziano che ormai i cristiani possono scegliere solo di “convertirsi, fuggire o morire”, poiché “chi non rispetta gli ordini dei miliziani dell’Is, viene brutalmente massacrato”.

“Il dramma dei cristiani in Iraq non deve essere ignorato”, ribadiscono i presuli dello Sri Lanka, chiedendo a tutti i fedeli di “unirsi in preghiera di solidarietà, perché non si può restare indifferenti di fronte a questi terribili eventi”. La nota episcopale ricorda anche i numerosi appelli alla pace lanciati da Papa Francesco, in particolare quello dell’Angelus del 10 agosto scorso: “Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!”.

Allo stesso modo, i vescovi di Colombo condannano “con assoluta fermezza i bombardamenti indiscriminati e la conseguente uccisione di civili, specialmente donne e bambini, nel conflitto in corso” a Gaza e chiedono alla comunità internazionale di “prendere in seria considerazione questi crimini contro l’umanità, adottando misure immediate e adeguate per porvi fine”. (I.P.) 

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Appello vescovi Malawi: tutelare popolazione da espropri terrieri

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La legislazione che regola lo sfruttamento delle risorse minerarie in Malawi non tutela a sufficienza i diritti e le prerogative delle popolazioni locali. E’ quanto emerge da un rapporto presentato nei giorni scorsi a Lilongwe dalla Commissione giustizia e pace (Ccjp) della Conferenza episcopale sugli espropri e gli spostamenti non volontari legati alle attività estrattive nel Paese.

Obiettivo del documento - ha spiegato alla presentazione il segretario della Commissione episcopale Chris Chisoni - è di richiamare l’attenzione sulla necessità di garantire che i proventi delle attività estrattive nel Paese - spesso gestite da compagnie straniere - vadano a beneficio anche dei cittadini malawiani. Questo implica anche indennità e nuove sistemazioni adeguate a chi è stato espropriato.

Di qui la richiesta della Commissione Giustizia e Pace di un quadro normativo chiaro che tuteli i diritti dei cittadini e l’interesse pubblico. “E’ ora che il Malawi adotti le best practices dei nostri Paesi vicini”, ha dichiarato da parte sua un coordinatore della Commissione che ha citato in proposito l’esempio della legge sullo sfruttamento suolo in vigore in Mozambico, che fissa procedure chiare per gli investitori che chiedono le concessioni, tenendo in considerazione le prerogative ed esigenze dei proprietari dei terreni. (L.Z.) 

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Messico. Il card. Rivera: no a eutanasia e cultura dello scarto

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"La vita, anche se ha delle limitazioni, è un dono per il quale dobbiamo sempre ringraziare Dio”: con queste parole, nei giorni scorsi, il card. Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, ha celebrato la Giornata degli anziani con una Messa speciale a loro dedicata. “Chiedo – ha detto il porporato nella sua omelia – a tutti i responsabili della vita pubblica, alle organizzazioni sociali, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di creare insieme una nuova cultura in cui tutte le persone della terza età possano realizzare la loro vita con dignità e speranza”.

Quindi, il card. Rivera ha puntato il dito contro la cultura attuale “voracemente economica, che non sa apprezzare il valore specifico della vecchiaia come una tappa della vita, ma insiste sulla produttività economica, su un’esistenza attiva ed efficiente, sulla prestanza fisica”, ponendo l’anzianità “ai margini” della società, come se fosse “composta fondamentalmente da malattie”. Ed è proprio da qui, è stato il forte richiamo dell’arcivescovo messicano, dal fatto che “non si comprende il vero senso del dolore e della sofferenza”, che si vanno diffondendo “sempre più una mentalità ed un atteggiamento contro la vita, tramite campagne in favore dell’eutanasia, accompagnate da un’anti-cultura della morte che considera i malati e gli anziani come un fastidio ed un peso per la famiglia e la società”.

La sfida della Chiesa, allora, ha spiegato il card. Rivera, è quella di “incarnare il Vangelo” in questo contesto, “senza mettere a tacere, per nessun motivo, la trascendenza dell’essere umano, nella quale si può trovare il senso del dolore e della sofferenza ed in cui il nostro cammino viene illuminato da una salda speranza nella vita eterna”. Infine, il porporato ha esortato i fedeli a rinunciare ad una cultura esclusivamente “in funzione dell’autorealizzazione, del successo, dell’egoismo” per seguire gli insegnamenti del Vangelo e metterli in pratica. (I.P.) 

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Inghilterra. Domenica per la giustizia razziale: no alla tratta

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"Combattere il traffico di esseri umani”: è questo il tema della Domenica per la giustizia razziale che i vescovi di Inghilterra e Galles celebrano il 14 settembre. “È un giorno – si legge sul sito web dei presuli inglesi – in cui tutti i cristiani sono chiamati a pregare con fervore per la fine del razzismo e della disuguaglianza razziale”. A questo proposito, i vescovi ricordano la conferenza internazionale sul traffico di esseri umani promossa dalla Chiesa del Regno Unito in Vaticano nell’aprile scorso e la centralità di questo tema nel magistero di Papa Francesco, che ad esso ha dedicato numerosi appelli. Quindi, i presuli ribadiscono l’impegno della Chiesa nell’affrontare “gli orrori” della tratta, “forma moderna di schiavitù”.

“La Domenica della giustizia razziale – si legge ancora sul sito web – è una giornata di preghiera per una società più giusta e più umana, in cui tutti hanno pari valore ed uguale dignità”. Particolare attenzione, naturalmente, viene data alle vittime della tratta: “Esse sono al centro degli sforzi della Chiesa per combattere tale traffico”, spiegano i vescovi inglesi, che ricordano poi la preziosa testimonianza delle tante religiose che per prime, nel corso degli anni, hanno portato sostegno ed aiuto spirituale ai più colpiti da questo crimine.

I vescovi inglesi suggeriscono, infine, alcune iniziative per celebrare la giornata del 14 settembre: intenzioni di preghiera speciali, tra cui una dedicata a Giuseppina Bakhita, la Santa sudanese che visse per molti anni in schiavitù; iniziative di volontariato da realizzare nelle parrocchie; materiale informativo utile per organizzare seminari e dibattiti sul tema della tratta. (I.P.) 

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Angola: un milione di pellegrini al Santuario mariano di Muxima

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Sono oltre un milione i pellegrini che partecipano al tradizionale pellegrinaggio che ogni anno si tiene in Angola, presso il Santuario di Nostra Signora di Muxima. L’evento, promosso per il 6 e 7 settembre, ha come tema “Radicati in Cristo, camminiamo con Maria”. Padre Queirós Figueira, portavoce del comitato organizzatore del pellegrinaggio, afferma: "Sono state rafforzate le misure di sicurezza e salute pubblica, considerata l’epidemia di ebola che ha colpito molti Paesi africani”. All’evento, infatti, partecipano fedeli non solo angolani, ma anche provenienti da altre regioni del continente.

Il Santuario di Muxima si trova sulle rive del fiume Kwanza, a circa 120 km dalla capitale dell’Angola, Luanda. Costruito dai portoghesi tra il 1594 e il 1602, grazie a Baltazar Rebelo di Aragona, è il Santuario più caro alla pietà popolare angolana, tanto che i fedeli lo chiamano “casa di Mamã Muxima” e si rivolgono alla Vergine con l’affettuoso nome di “Mamã do coração", “mamma del cuore”: nella lingua locale, infatti, il kimbundo, “muxima” significa “cuore”.  Attualmente, esiste un progetto –già presentato a Benedetto XVI durante la sua visita al Paese africano nel 2009 – per la costruzione di una Basilica destinata ad accogliere al suo interno circa 4mila persone e altre 120mila nel piazzale antistante. (I.P. – Portoghese Africa)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 249

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.